31 maggio 2006

SCIGGHI(TI)TANI(C)

(Trasposizione elettoral-dialettale di “Titanic” di F. De Gregori)

  • ‘A prima lista di voti è china,
  • ‘a sicunda nenti,
  • e ‘a terza mali forti si senti
  • e varda in giru mi trova cunfortu
  • pirchì iu tuttu stortu.
  • Sturiata e nta ‘n misi proposta,
  • pu scigghitanu chi cerca risposta,
  • a li domandi ch’ ‘a genti si faci
  • ma mi rispundi non fu capaci.
  • Sacciu sulu chi avi cinc’ anni
  • chi a Scilla cchiù nenti si movi,
  • ‘a genti è chiusa e voli parrari
  • sulu ru tempu, s’è bellu o se chiovi.
  • E intantu cu ha vintu festeggia,
  • sorispazioni chi mancu li cani,
  • a patraternu ognunu s’atteggia,
  • a tutti bacia, stringendu li mani.
  • I vincituri poi fuiunu abbasciu,
  • sì, brinda tutta ‘na tavulata,
  • pi ‘na vittoria chi fu bella pi iddhi
  • ma chi pi l’atri, ahi!, fu ‘na lignata.

  • Ma cu ‘u rissi chi ccà si sta mali,
  • chi ru paisi non c’è nenti ‘i pigghiari
  • 'imu ‘a Marina e ‘a Chianalea,
  • 'imu San Giorgiu e poi Iaracari.
  • Nto Scigghiu aimu la nominata,
  • chi propria ccà si spaccau lu saccu,
  • a cu ndu rici nci ramu ragiuni,
  • ndi difindimu, non iamu all’attaccu.
  • Ccà ‘u mari cangia mmilli culuri,
  • i quandu brisci fin’ a quandu fa sera
  • e ogni annu mi ndi fannu cuntenti
  • pi quant’è nettu purtamu ‘a bandera.
  • Simu nu vantu pi tutta ‘a Calabria e
  • ra Costa Viola la perla ‘nvidiata,
  • ma non facimu mai ‘n piritu tundu,
  • puh! fora iabbu, oh malachiamata!

  • ‘A cosa è seria e non è generica,
  • nc’è cu non voli sintiri ‘sta prerica,
  • nc’è cu rici "Vi salutu, figghioli,
  • ccà jeu non ci ‘a fazzu, ora partu pa ‘Merica."

  • O’ primu pianu ru vecchiu Palazzu
  • lu dadu è trattu nta tuttu ‘u Cumuni,
  • ma chi nci cunti? chi signi? chi spunti?
  • mancu ‘sta vota si cangia patruni.
  • Ora a cu’ ‘st’elezioni ‘i pirdiu
  • nci ‘oli nu pocu ‘a rraggia mi sbenta,
  • ma pi favuri, cu’ a iddhi scigliu
  • m’avi ‘a buntà non mi si lamenta.
  • E pi camora, dopu ‘sti votazioni,
  • aundi è sulu lu vecchiu ch’avanza,
  • megghiu far scorta di calamiddha,
  • sarannu forti ‘i duluri di panza.
  • Oh scigghitani, vuliti sapiri
  • mi staiu nto Scigghiu ora comu mi sentu?
  • Comu ‘n maritu cu ‘na bella mugghieri,
  • ch’ ‘a porta in giru, curnutu cuntentu!

  • E’ propriu ura mi si cangia, si spera
  • ma c’è cu non voli sintiri ‘sta prerica,
  • nc’è cu rici "Vi salutu, figghioli,
  • ccà non ci ‘a fazzu, ora partu pa ‘Merica."
  • Nc’è cu rici "Vi salutu, figghioli,
  • ccà non ci ‘a fazzu, ora partu pa ‘Merica."
  • Nc’è cu rici "Vi salutu, figghioli,
  • ccà non ci ‘a fazzu, jeu vaiu a’ ‘Merica."

30 maggio 2006

IL NUOVO (?) CONSIGLIO COMUNALE

  • SINDACO: avv. Gaetano Ciccone

  • CONSIGLIERI DI MAGGIORANZA:
  • BELLANTONI Francesco Gabriele preferenze 179
  • VITA Antonino preferenze 169
  • PALADINO Girolamo preferenze 166
  • MOLLICA Domenico preferenze 152
  • COTRONEO Filippo preferenze 148
  • ARBITRIO Pasquale preferenze 119
  • DIANO Domenico preferenze 118
  • MANGERUCA Pietro preferenze 105
  • CAMBARERI Domenico preferenze 102
  • FAVA Francesco preferenze 97
  • FEDERICO Giuseppe preferenze 89

  • CONSIGLIERI DI MINORANZA:
  • BUETI Rocco –candidato a sindaco
  • PERINA Santo preferenze 144
  • CAMBARERI Antonio preferenze 139
  • PIRROTTA Antonio preferenze 121
  • GIORDANO Rocco –candidato a sindaco


    CURIOSITA':

  • Candidato più votato: Bellantoni Francesco Gabriele (lista n. 1): 179 preferenze

  • Candidato meno votato: D’Amico Giuseppe (lista n. 2): 0 preferenze*
    *Campagna elettorale fatta a suon di bigliettini che invitavano a votare liberamente, ma non per lui!

ELEZIONI SCIGGHITANE: AUND’ERIMU, SIMU!

Il risultato è definitivo ed ufficiale: ha vinto, andando oltre ogni più ottimistica previsione la lista n. 1 del Sindaco uscente, avv. Gaetano Ciccone e della sua amministrazione, confermata in blocco.
Come facilmente pronosticato alla vigilia e come potrete leggere nelle tabelle allegate a giocare un ruolo decisivo, scavando un solco incolmabile con le altre due liste in corsa, sono state le frazioni, senza eccezione alcuna.
La vera sorpresa è stata la netta affermazione anche nelle sezioni cittadine (soprattutto la n. 1!), fatta eccezione per la n. 2, dove il confronto tra la lista Ciccone e quella Bueti è stato maggiormente in equilibrio. Il distacco è stato minore –seppur di poco- se si considerano anche i voti dati alla sola lista, senza preferenza.
Altro dato significativo è la buona affluenza alle urne, a dimostrazione del fatto che l’appuntamento elettorale era atteso dalla popolazione.
Ma tale attesa non ha cambiato per niente le cose. Anzi, l’enorme divario venuto fuori dal risultato delle urne (seppur in parte giustificato dal fatto che i rapporti di parentela hanno la loro influenza nel decidere a chi assegnare la preferenza), a ben vedere non trova un effettivo ed oggettivo riscontro nella realtà quotidiana degli abitanti dello Sciglio, considerate le numerose lamentele e gli altrettanto numerosi mugugni liberamente espressi da diversi ambiti socio-culturali della popolazione nei cinque anni appena trascorsi.
Perciò, dal punto di vista strettamente logico, appare a dir poco inspiegabile l’aver contribuito –di fatto- in maniera così massiccia all’ulteriore e per molti versi avvilente consolidamento di una situazione politica scigghitana che appare così completamente, pericolosamente e colpevolmente (per chi ha perso) cristallizzata. Figghioli, in pratica, aund’erimu, simu!
Visto che il Giro d’Italia si è concluso da poco, possiamo dire che quella ottenuta dal Sindaco Ciccone più che una vittoria alla Coppi o alla Bartali, è stata una vittoria alla Eddy Merckx, detto "il cannibale".
Chi ha perso, s’interroga, com’è giusto che sia, sui motivi di questo fallimento.
Da un lato, la lista proposta da Rocco Giordano è stata il frutto di un’iniziativa personale, basata principalmente sul suo particolare "carisma" e sulla sua genuina simpatia, che non ha mancato di raccogliere consensi per alcune idee proposte dal "Bais", al quale, comunque, va senz’altro il primo premio per la campagna pubblicitaria, con cartelloni immortalati anche in numerose foto ricordo: eccezionale!
Dall’altro, la lista che candidava Rocco Bueti. Era quella che dal punto di vista più strettamente politico avrebbe dovuto contrastare maggiormente la compagine "cicconiana".
Visti i risultati però, c’è parecchio su cui riflettere e interrogarsi. In primo luogo, la tempistica nella formazione della lista. Considerata la particolare mentalità paesana –simu tutti testa dura, calabrisi!- si sarebbe dovuti partire con molto più anticipo nelle "consultazioni" preliminari, coinvolgendo maggiormente tutta quella parte di popolazione che ha espresso in tutti questi cinque anni un profondo disagio per la situazione economico-sociale in cui vive. E poi, ci si sarebbe dovuto ricordare del semplice ma detto: "A jatta prescialora, faci i jattareddhi orbi" !
Il tempo -che come si sa, aggiusta ogni cosa- sarebbe servito anche a smussare e dirimere quelle reciproche riserve avanzate dalle diverse forze politiche interessate (tutte collocate all’interno del centrosinistra), le quali hanno purtroppo impedito di portare avanti un discorso unitario che poteva essere maggiormente apprezzato dagli scillesi.
Infine, la propaganda. Non serve a niente affidarsi a volantini dell’ultim’ora, tipo strillo dei giornali. Non servono perché agli occhi del popolo –che deve poi giudicare- appaiono essere solo un gioco a rimpiattino, un <> <>, che alla fine risulta essere del tutto sterile e, peggio ancora, fuorviante.
Per chi ha perso, ci sarà modo, comunque, di riparare, di far sciogliere questo pericoloso ghiaccio che tende a cristallizzarsi. Come?
In primo luogo utilizzando lo strumento democratico costituito dalla presenza all’interno del futuro Consiglio Comunale. Una presenza che deve essere convinta e continua, non fantasma, come oramai da dieci anni a questa parte. Una presenza vigile, che tenga d’occhio l’operato della maggioranza, e metta al corrente la cittadinanza tutta di quel che avviene nella "stanza dei bottoni". Una presenza propositiva, nel senso di portare avanti le istanze provenienti dalla società scillese, di saper cogliere e segnalare a chi amministra quelle opportunità di risparmio per la collettività e di sviluppo sociale offerte dalla legislazione vigente e futura (nazionale ed europea, in particolare), che finora sono state sfruttate se non male, diciamo così, senz’altro ad intermittenza.
In secondo luogo, avviando sin da domani una forma di dialogo e di coinvolgimento nell’azione politica che sia davvero continuo, quasi quotidiano, con tutte quelle parti della popolazione scillese –sicuramente in numero maggiore di quanto non abbiano detto i risultati finali- e soprattutto i giovani, che possono rappresentare quella scossa di cui la politica scigghitana denota avere estremo bisogno.
I quali, da parte loro, non possono e non devono starsene alla finestra, fingendo che la politica sia un’entità astratta. Ma ai quali non bisogna ricorrere solo e soltanto per riempire qualche posto vuoto nella prossima lista.

15 maggio 2006

AUGURI, PRESIDENTE!

Presterà giuramento oggi pomeriggio l’undicesimo Presidente della Repubblica Italiana: Giorgio Napolitano.
Nonostante l’opposizione non abbia gradito il "metodo" con il quale si è proceduto all’elezione del Presidente –poiché il Suo nome non era stato preventivamente inserito nella "rosa" dei candidati- alla fine più di uno dei suoi esponenti di primo piano ha ammesso di aver commesso un errore.
L’errore di non aver sostenuto con il proprio voto una personalità di cui tutti, alla fine, hanno riconosciuto pubblicamente il profilo morale e l’alta competenza istituzionale.
Ciò per non turbare l’elettorato di centrodestra, al quale è stata propinata una campagna elettorale dominata da un unico tema portante: l’anticomunismo, nella sua forma più accesa, da anni ’50. Da qui il problema: come giustificare il voto dato proprio ad un "ex comunista"?
A dire il vero, per quanto hanno riferito tutti i mezzi d’informazione, potremmo definire Giorgio Napolitano come il "meno comunista" tra i comunisti, nel senso che ha improntato tutta la sua attività all’interno del partito cercando il dialogo con le altre forze politiche, venendo in più di un’occasione "emarginato" dai suoi stessi compagni i quali però hanno poi riconosciuto la validità e la fondatezza delle sue posizioni, improntate verso un moderno socialismo riformista.
Al di là di tutto ciò, credo comunque che davanti a personalità dello spessore e del carisma del Senatore Napolitano, proprio per la speciale carica di "Senatore a vita" che già rivestiva, i veti posti e le perplessità sollevate dal centrodestra sono del tutto infondate.
Di sicuro, il neo Presidente Napolitano lo proverà, svolgendo la necessaria opera di mediazione all’interno di un clima politico surriscaldato dagli eccessi di personalismo. Lo proverà riportando al centro del dibattito "l’attualità" della nostra Costituzione, che deve essere sì adattata alle nuove esigenze di questo periodo storico ma che, non per questo, deve essere necessariamente stravolta nel suo impianto base. Un’impostazione conferitale dai Padri della Costituente, la cui lungimiranza nel prevedere già a quel tempo le soluzioni per i futuri possibili adeguamenti e miglioramenti, è stata subito sottolineata e messa in evidenza dal nuovo Presidente.
Oggi, ventuno salve di cannone saluteranno la Sua elezione e l’inizio di un cammino nuovo della politica italiana. Un cammino fatto di dialogo tra gli schieramenti, di rispetto per le reciproche posizioni. Un cammino nel quale vengono messi da parte i poco comprensibili "odi" o le infondate "paure", retaggio di un passato che è ormai storia e che oggi può servire da utile insegnamento.
Mi auguro che questi ventun colpi di cannone diano la "sveglia" a tutta la nostra classe politica (di governo e opposizione), che certamente potrà e dovrà fare tesoro dell’apporto fattivo, concreto e di sicuro al di sopra delle parti del neo eletto, Giorgio Napolitano. Auguri, Presidente!

14 maggio 2006

LA JUVENTUS E I MODERNI MANGIAFUOCO

Piangeva Roberto Bettega domenica scorsa, sugli spalti del "Delle Alpi": la Juventus, la "sua" squadra, giocava l’ultima partita casalinga di un campionato che ha dominato, ma che l’ha vista arrivare al traguardo quasi senza fiato, stremata sia fisicamente che psicologicamente.
E’ passata solo una settimana e quelle lacrime, quella stanchezza, trovano oggi tutt’altra spiegazione.
Piangeva, "Penna Bianca", ma non per la gioia. Erano lacrime di amarezza, di sconforto, quasi di delusione. Sì, perché erano le lacrime d’addio al calcio di cui ha fatto parte, di cui è stato una delle tante (per fortuna) bandiere.
Piangeva, e con lui tutti i veri tifosi, la fine di un’epoca. Di un’epoca in cui per rinnovare un contratto, bastava una stretta di mano tra giocatori e presidente, in cui per capirsi era sufficiente guardarsi negli occhi, senza bisogno né di intermediari/procuratori né di telefonini. Un’epoca in cui gli accordi venivano rispettati per tutta la durata concordata e non venivano disattesi dopo poco tempo, così, perché imposti dalle convenienze personali di qualcuno.
Un’epoca in cui i calciatori erano ben consapevoli di essere dei "fortunati", dei privilegiati ma altresì rispettosi –con i loro sacrifici e il loro attaccamento alla maglia- del loro pubblico, quel pubblico che decretava poi i loro successi o i loro fallimenti.
Mi vengono in mente nomi del passato quali Boniperti, Sivori, Charles o, in epoca più recente, quelli di Zoff, Gentile, Cabrini, Tardelli, Platini, Rossi, Boniek e poi, il grande e sempre più compianto Gaetano Scirea.
Tutti loro hanno condiviso con Bettega quel modo di fare, quegli atteggiamenti, quella consapevolezza di persone dalle origini semplici, dotate di una particolare abilità nel dare calci ad un pallone e, per questo, capaci di regalare momenti di gioia e di speranza al loro pubblico, alla ricerca di quel sano divertimento che solo lo sport è in grado di offrire.
Dietro di loro, dirigenti capaci, ricchi sì delle necessarie risorse economiche –seppur modeste se paragonate a quelle di oggi- ma, soprattutto di tanta umanità e rispetto per il lavoro dei loro particolari "dipendenti" e per i loro tifosi.
Erano, sono stati grandi personaggi, in grado di fare visceralmente "innamorare" del gioco del calcio diverse generazioni di ragazzi. Grandi presidenti, grandi campioni, grandi uomini: uomini da serie A.
Le lacrime di Bettega, sono la più incredibile ed impensabile testimonianza di quanto è stato doloroso il passaggio dal calcio "tradizionale" delle semplici società sportive, alle S.P.A., alle "aziende".
E, si sa, l’azienda-calcio (come tutte le altre), deve far quadrare i conti. Ma per tenere alla pari i bilanci, alcuni maldestri burattinai hanno finito con l’inventarsi i metodi più impensabili, degni dei migliori equilibristi, finendo però col farle diventare delle splendide….scatole vuote.
I moderni Mangiafuoco, privi di qualsiasi scrupolo, per il loro tornaconto personale, per le loro effimere manie di grandezza, non hanno esitato a calpestare la dignità di tutto il mondo del calcio e di tutti quelli che direttamente (calciatori, arbitri, addetti ai lavori) o indirettamente (tifosi, semplici appassionati) ne fanno parte.
I Mangiafuoco dei nostri tempi avevano scritto e pianificato la loro "commedia", il loro spettacolo, a partire dai ruoli principali fino alle battute delle comparse. Ma è uno spettacolo squallido, che non ha niente di fiabesco, tutt’altro. Con la loro famelica ingordigia sono stati capaci di rovinare per sempre quella splendida fiaba –il calcio- con la quale siamo cresciuti, immaginando –per radio con Ameri e Ciotti- e poi vedendo –in TV con Martellini e Pizzul- le gesta di "Penna Bianca" e compagni.
Ridateci il calcio di una volta:allegria, divertimento, competizione. SPORT!
Restituiteci i campioni, gli uomini da Serie A da applaudire, incoraggiare, ammirare.
Loro invece, i maldestri burattinai, i moderni squallidi Mangiafuoco, solo loro, se ne stiano in C……!