25 settembre 2009

IL COMUNE NON PUO' "SPEGNERE" I TELEFONINI


Pigghiati dal convulso susseguirsi di accadimenti che hanno caratterizzato l'estate scigghitana e gli ultimi giorni settembrini, sicuramente nessuno si ricorderà più del regolamento comunale per gli impianti di telefonia mobile.

Anche se sulla stamapa locale la cosa non ha fatto tanto 'rumore' da destare l'attenzione degli scillesi, proprio di recente è intervenuta una decisione del T.A.R. reggino che ci induce a dovercene ricordare forzatamente.

Nell'aprile del 2007, in piena 'bagarre elettrodotto', su questo blog si era diffusamente parlato dell'allora neo-licenziato regolamento comunale in materia.
Dopo una lunga disamina dei vari articoli e delle vigenti norme legislative -sia europee che nazionali- nonché di diverse sentenze della magistratura amministrativa, si concludeva:

"gli articoli: 1, 7, 8, 12, 13 e 15 sono del tutto o in gran parte contestabili da parte di qualsiasi titolare degli impianti in oggetto, in quanto contrastanti con la normativa vigente."

Sulla base del regolamento comunale, a febbraio dello scorso anno il Comune intimava alla Vodafone "la cessazione di ogni attività di trasmissione dai due impianti dei quali essa è titolare nel Comune (via Parco angolo via Matteotti e Stazione F.S.)", dando avvio al procedimento di disattivazione.
Il gestore telefonico ha proposto ricorso al T.A.R. -sezione di Reggio Calabria, il quale, con sentenza n. 541 dello scorso 29 agosto, come del resto era stato ampiamente previsto
, ha accolto le tesi esposte dalla Vodafone.
Infatti, oltre a lamentare l'illogicità manifesta del provvedimento inviato dal Comune, la Vodafone faceva presente che lo stesso atto era viziato 'a monte' "
dall’illegittimità del Regolamento in materia di telefonia mobile approvato con deliberazione consiliare n. 56/2006".

Questa osservazione è stata accolta in pieno dal T.A.R. reggino, che l'ha addirittura ritenuta "preliminare e assorbente" -vale a dire di importanza rilevante rispetto alle altre "lagnanze".
L'attenzione dei magistrati si è concentrata in particolare su due articoli: il 7 -che stabilisce le aree di divieto assoluto e quelle di particolare tutela, limitando perciò le aree di territorio utilizzabili per l'installazione degli impianti- e il comma 2 dell'art. 15, che estendendo le prescrizioni del nuovo regolamento anche agli impianti già esistenti, viola un principio dettato da norme europee.

In merito all'art. 7, nella sentenza si afferma chiaramente: "La giurisprudenza ha da tempo chiarito, infatti, che al Comune non è concesso di limitare soltanto ad alcune zone del territorio l’installazione degli impianti di telefonia mobile e che l’unica condizione che può essere imposta è quella di non superare i limiti legali di esposizione, oltre a poche eccezioni sui c.d. siti sensibili, singolarmente individuati e legittimamente esclusi dalle installazioni (es. scuole, ospedali, ecc.).
E’ altresì pacifico che ai Comuni non spetta disciplinare, nei loro regolamenti, l’installazione di impianti di telefonia mobile con limitazioni o divieti generalizzati e tali da non consentire una diffusa localizzazione sul territorio del servizio pubblico relativo, quando tale potere sia rivolto ad aspetti collegati con la salute umana (il che nella specie non risulta avvenuto), dal momento che siffatte esigenze sono valutate dagli organi statali a ciò deputati. Al Comune è consentito solo, con disposizione innovativa rispetto alle precedenti competenze in materia urbanistica, dettare prescrizioni volte a "minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici" (art. 8, comma 6, legge n. 36 del 2001).
A tale scopo può prevedere siti sensibili, quali scuole o ospedali, ma non può estendere, come avvenuto nella fattispecie, siffatti siti all’intero centro abitato (v.. ad esempio, C.S., VI, 19 giugno 2009, n. 4056, cit.; C.S., VI, 5 giugno 2006, n. 3332)."
Riguardo alla retroattività stabilita dall'art. 15 -comma 2, spiega che essa: "... viola chiaramente il principio, di derivazione comunitaria, di tutela dell’affidamento e della stabilità dei rapporti giuridici (v. T.A.R. Campania, I, 8 aprile 2005, n. 3587; C.S., VI, 9 giugno 2006, n. 3452)."

Davanti a tali motrivazioni -peraltro suffragate da una vasta e consolidata giurisprudenza- appare evidente che le previsioni dettate dal regolamento comunale di telefonia relativamente agli articoli citati (7 e 15.2) sono illegittimi, per cui anche il provvedimento con il quale il Comune intimava la 'fine delle trasmissioni' nei due impianti, è illegittimo.

Pertanto
il T.A.R. ha accolto il ricorso della Vodafone e, oltre ad annullare il provvedimento comunale dello scorso anno, ha disposto il "...conseguente annullamento degli articoli 7 e 15 del Regolamento per l’installazione di impianti fissi di telefonia approvato con deliberazione del Consiglio comunale di Scilla n. 56/2006 - nella parte in cui, rispettivamente, vietano l’installazione degli impianti nei centri abitati e estendono retroattivamente la disciplina regolamentare agli impianti esistenti...".

Un'ultima annotazione: per stavolta, la corte ha disposto la compensazione delle spese tra le parti, senza decidere oltre in danno del Comune, ma poteva andare peggio...

Alla luce di quanto avvenuto, appare in maniera evidente
l'urgenza di intervenire sul testo del regolamento approvato e apportare le necessarie modifiche, così che esso divenga davvero uno strumento utile alla salute e agli interessi della collettività e dell'Ente che la amministra.

20 settembre 2009

FRANE E "IADDHINARI": SIMU A MARI!

L'autunno è quasi arrivato e le prime piogge si sono fatte sentire. Ma non sono state piogge normali, comu a chiddhi 'i 'na vota.

Brevi temporali ma di un'intensità talmente forte da rendere le nostre strade vere e proprie sciumare.

Il risultato è che una discreta quantità di "maddu" si riversa per le vie del paisuzzo, finendo con l'arrivari direttamente a mari.
Il fenomeno non è nuovo, ed era stato segnalato già in passato a più riprese, l'ultima delle quali risale al febbraio scorso, quando sul malasito avevamo battiatu la neonata malanova's beach.

Il problema è che la frequenza con la quale il fenomeno si ripete, tanto da essere divenuto praticamente "normale".
Ma 'sta cosa normali non è, pi nenti.
Siccomu dalle nostre bande 'u mundu è 'i calata, per capire aundi può essere la rericata del pobblema, siamo andati a monte, vali a diri...'nchianammu p'a Mulia.
Ed è proprio percorrendo la strada provinciale "Scilla-Melia" che abbiamo avuto non poche sorprese, allo stesso tempo però piuttosto chiarificatrici.
Non sono poche, infatti, le innovazioni tecnologiche piuttosto "originali" adottate per regimentare il deflusso delle acque e prevenire l'insorgere di quei fenomeni franosi che nello scorso mese di gennaio hanno provocato disagi a non finire. Vediamole.

1. Dopo i primi tornanti, in località "Santa Croce", hanno provveduto a "murare" letteralmente i piccoli intervalli esistenti tra un muretto e l'altro che delimitano la sede stradale.















La soluzione adottata, dovrebbe evitare -secondo chi l'ha realizzata- che le acque meteoriche si riversino nei terreni di proprietà privata (come accaduto decine di volte in passato), danneggiandoli pesantemente, con conseguente danno patrimoniale anche alle casse provinciali.
Però, come vedete dalle foto (scattate nello scorso giugno, mentre venivano eseguiti i lavori), non esiste la minima traccia di cunetta in grado di convogliare debitamente l'acqua che invece finisce con l'occupare direttamente la sede stradale, con relativo pericolo per gli automobilisti.

Le sorprese non finiscono qui, anzi, sono appena iniziate. Vardàti:



2. Appena poche centinaia di metri più sopra, viene segnalato prima un pericolo generico, poi un senso alternato con limite a 20 km/h, poi una strettoia e, dopo una mezza curva appare quella che, a prima vista, sembra essere un'aiuola, con tanto di cordoletto in cemento, delimitata da paletti in ferro ivi annegativi ma privi di rete. L'"aiuola" è posta giusto ai piedi di un alto e spesso muraglione che era stato realizzato pochi anni fa, dopo una delle più grosse frane verificatesi sulla martoriata provinciale.
Guardandovi dentro, è possibile veerificare come questa "innovazione" si sia comportata comu 'na speci di...panaru, dove si vanno raccogliendo le pietre che, a poco a poco, cascano giù dalla sommità del muro.
Insomma, alla Provincia, si 'mbintaru una specie di "variante stradale" della normale pallacanestru: al posto del pallone a spicchi, ci sono le mazzacani; al posto del canestro, la simil-aiuola semirecintata.

3. Pochi tornanti più su, la storia si ripete. Altra simil-aiuola a fare da moderno cupeddhu in cemento, anche qui con cordolo, paletti ma senza rete.
In questo caso, la quantità di mazzacani cadute è maggiore e molte di esse sono finite proprio in mezzo alla strada.
In più, iazandu l'occhi giusto sopra la bizzarra aiuola, si vede che la frana è in pieno movimento.

4. Continuiamo a salire e, meraviglia delle meraviglie, ci appare davanti agli occhi un nuovo tipo di cunetta. Non è né all'italiana, né alla francese. E' alla... rriggitana


un pugnu i cimento, 'mmunziddhatu a manu!

Ironia della sorte, di fronte, giusto dall'altro lato della strada vi è una cunetta di vecchia realizzazione, fatta come si deve:

Vistu e consideratu che evidentemente alla Provincia non hanno idea di cosa sia una cunetta, non potevano almeno sforzarsi di...copiare quella che c'era??!!

Il nostro "poker" di segnalazioni si chiude facendo presente che, a parte le "maravigghie" di cui sopra, continuano a esserci tratti interessati da smottamenti e caduta di pietre un po' lungo tutto il percorso. Inoltre, tutte le cunette (quelle vere) esistenti, sono piene di erbacce o fogliame che finisce con il riversarsi sulla sede stradale, deviando peraltro il naturale deflusso delle acque.

Questo il quadro generale dello stato in cui versano i 7 km di strada provinciale che collegano Scilla a Melia.
Numerosi gli interrogativi che nascono spontaneamente, circa le scelte fatte dalla Provincia per "mettere in sicurezza" un tratto di strada altamente trafficato.
Come mai, nei tratti di muretti chiusi, non sono state realizzate le cunette? Come mai si sono realizzate quelle similcunette artigianali? Come mai, a distanza di tanti mesi e con l'approssimarsi del prossimo inverno, persistono ancora dei tratti di frane che non sono state eliminate completamente?
Ma soprattutto:
come si può pensare a limitare le frane con dei cupeddhi (alias canestri) destinati ad accogliere le pietre che cascano giù con preoccupante regolarità dopo ogni temporale?
Come si può pensare di avere a che fare con "pietre intelligenti", cioè capaci di cadere direttamente negli spazi così predisposti?
Come si può pensare di arginare le frane, realizzando dei pericolosi restringimenti della sede stradale, per di più in prossimità delle curve?
Come si può pensare di salvaguardare l'incolumità di coloro che transitano sulla Provinciale, affidandone la protezione a una semplice rete metallica sicuramente più adatta a qualche iaddhinaru?

Nonostante tutto, qualcuno non solo l'ha pensato, ma -quel ch'è più grave- l'ha anche messo in pratica anche se non l'ha ancora completato.
Chi l'ha pensato, è lo stesso Ente, la Provincia, che ha già fatto sfoggio nel nostro Comune di alta tecnologia e rispetto ambientale, realizzando quel capolavoro della via Sinuria!!!

E quest'ultima grande pensata, insieme alle soluzioni tecniche di cui s'è detto ampiamente, fanno sì che dopo ogni chiuvuta, le pietre e il fango arrivino -strata strata- fino in paese oppure giù dritti fino al mare, che sempre più spesso, cangia culuri.

E intantu nui, tra frane e "iaddhinari", simu a mari.

16 settembre 2009

ONNA, IL CAVALIERE E IL RECORD MANCATO

V'u dicu subitu: Non ho visto "Porta a Porta".
Non sopporto nemmeno l'idea di vedere e/o sentire cose che puzzano di propaganda di governo lontano un miglio.

Perciò, senza perdermi in chiacchiere, ecco qual' è lo stato dell'arte dei progetti avviati dalla Presidenza del Consiglio: fonte uffciale il sito della Protezione Civile. Chi può saperlo meglio di loro?


Questi che vedete sopra, segnati in nero, sono i paesi interessati dal progetto C.A.S.E., cioè dalle nuove costruzioni, concepite con sistemi di fondazione antisismici e realizzate con materiali sostenibili ed ecocompatibili.

Come si può constatare, la frazione di Onna (dove sono state consegnate le prime case in diretta TV), dista poco più di 3 km da Bazzano, l'ultimo paesino interessato dal progetto.
Nel progetto C.A.S.E., Onna [cerchiato in rosso-nda] non c'è.
La stessa Protezione Civile, nel rapporto al 14 settembre 2009, ci informa che: sono stati completati tutti gli scavi e le piastre di tutti gli edifici; sono iniziati i lavori per il 73% di essi; in verità, a oggi, ne sono stati ultimati solo 7 sui 164 previsti!
Gli altri 157 alloggi dovrebbero essere completati entro la fine di settembre.

Lo scorso 18 giugno, è stato pubblicato il bando -scaduto il primo luglio- per la fornitura delle "casette" in legno o, come vengono chiamate in termine tecnico i M.A.P. (Moduli Abitativi Provvisori).
Sono moduli da 40, 50 o 70 mq, il cui costo a base di gara è di € 760,00/mq (iva e oneri per la sicurezza esclusi).
Nell'edizione del 26 giugno scorso di "L'Abruzzo e noi" a cura sempre della Protezione Civile, a pagina 3 viene specificato che:
"Il Dipartimento della Protezione Civile può accettare in base all’art.12 dell’ordinanza n.3782 del 17 giugno 2009, donazioni per la realizzazione dei moduli abitativi provvisori.
...La cittadina di Onna, anche se frazione del Comune dell’Aquila, in cui viene realizzato il progetto C.A.S.E. (all'Aquila -nda), ha chiesto di adottare la soluzione dei prefabbricati in legno, più simili alle abitazioni del piccolo centro e quindi più familiari agli abitanti. Entro il 15 settembre i suoi trecento abitanti riceveranno 91 case in legno, donate dalla Provincia Autonoma di Trento e dalla Croce Rossa Italiana, che garantiranno agli abitanti di uno dei centri più duramente colpiti dal terremoto la possibilità di vivere in case sicure e funzionali. Per consentire alla persone di lasciare le tendopoli prima della stagione invernale, sono stati donati o finanziati anche asili nido, scuole, oliambulatori, un complesso per bambini diversamente abili, una tensostruttura per l’università e una cittadella scolastica."
Checché ne dicano i giornali, la radio o la Vespa ossequiosa, le casette di legno, che costituiscono pur sempre una sistemazione temporanea per loro stessa definizione -sia pur certamente più comoda di una tenda- sono il frutto di una parte delle gentili donazioni effettuate dalle provincie di Trento e Bolzano e dalla regione Friuli.

Questa è la verità.

Così com'è storicamente vero che in occasione del terremoto in Irpinia, nel 1980, in 122 giorni (poco più di quattro mesi), furono costruite 150 casette in legno tipo "chalet", a favore di 450 persone.
Si tenga conto però che la tecnologia era quella di trent'anni fa e i mezzi e l'organizzazione della Protezione Civile erano allo stato...artigianale, nemmeno lontanamente paragonabile alla struttura odierna.

Dispiace per il Cavaliere, diversamente da quanto fatto in diretta nazionale, non può vantarsi di niente, perché non potrà aggiungere questo record al suo palmares personale [vedi post precedente].

L'unica cosa di cui tutti possiamo vantarci è di avere una struttura come la Protezione Civile e, soprattutto, un cuore davvero grande, che ci rende fieri e orgogliosi di poterci dire italiani, a prescindere da chi, volenti o nolenti, ci rappresenta.

13 settembre 2009

IL BERLUSCA: MI VANTU E MI VANTEU...

Ma comu s'avi a fari?
Non passa iornu che il nostro Presidente del Consiglio, il cavalier Berlusca, non ne inventa una o ne spara un'altra.
Sarà la vecchiaia che avanza? Non si sa. Fattu sta che il Silvio nazionale non perde occasione per rimarcare tutte le sue "virtù" e i suoi record personali.

Ora, avvicinandosi l'anniversario dei 150 dall'unità d'Italia, il Berlusca ha pensato bene di andarsi a sfogliare i libri di storia e ha fatto una scoperta sensazionale: è rimasto al potere più di Camillo Benso conte di Cavour e più di Alcide De Gasperi!
Un doppio sorpasso mancu fussi 'u megghiu pilota 'i formula 1: praticamenti megghiu puru 'i Michael Schumacher e Felipe Massa a Montreal l'anno scorso.

P'amuri 'i Diu, non voglio fari polemichi inutili. Mi limito solo a osservari che -pu giustu e pu sbagghiatu, il conte di Cavour l'Italia l'ha fatta e resa una nazione sola; il governo del cavaliere, in molte sue leggi e modifiche costituzionali o anche in comportamenti e atti, -per carità, alcune giustificate dal mutar dei tempi- non ha dato proprio l'impressione di volerla salvaguardare.
Che dire poi di De Gasperi. E' un personaggio la cui grandezza -politica e morale- è sicuramente fuori discussione. Il Papa Benedetto XVI, ricordandone la figura, ha detto di lui: fu un modello di fede e di coscienza morale, sia di stimolo a coloro che guidano l'Italia.
Rimanere al potere per un tempo maggiore rispetto a queste grandi figure storiche, non vuol dire però essere migliori.

Comunque, al Cavaliere questo non sembra interessare. Ciò che invece sembra interessarlo di più, è scrivere il suo nome su tutti i libri dei record, di qualunque tipo: politici, governativi, giudiziari (in più di un'occasione ha scherzato sul numero di provvedimenti emessi
a suo carico dalla magistratura).

Chi di voi negli anni '80 era figghiolu comu a mia, ricorderà di sicuru "Gli impossibili": tre supereroi, Coilman (l'uomo molla), Fluiman (l'uomo che si trasforma in liquido) e infine Multiman, l'uomo in grado di creare perfetti cloni di se stesso.
Ebbene, il cavaliere ha assunto in questi anni diverse sfaccettature ma è rimasto sempre fedele al suo ruolo di leader, in ogni settore: dal presidente-cantante al presidente-imprenditore; dal presidente-ferroviere, al presidente-operaio/muratore. Si può quindi dire con assoluta certezza che il cavaliere ha anche un altro record: Silvio ha battuto perfino Multiman!

L'ultima veste sotto la quale si è presentato in questi giorni è quella del presidente-conquistatore.
Non del Paese, quello ce l'ha già in mano da più di quindici anni, ma di donne.
Il nostro Silvio, novello Re Sole d'Italia, dice di averne conquistate parecchie e fare il conquistatore gli piace. Eccome se gli piace.

E come ogni grande conquistatore, tombeur de femmes, Silvio si piace così com'è e non perde occasione per vantarsene.

Di coloro che però si vantano sempre, di come sono, della loro immagine, di qualunque cosa facciano, ho imparato a diffidarne fin da bambino, tenendo bene in mente quello che -nei suoi commenti lapidari, diretti ed efficaci- diciva me' nonna: mi vantu e mi vantéu, chi bellu sceccu chi sugnu ieu!

Il Silvione nazionale da l'impressione di volersi sentire un giovincello, uno di quelli che -come dicevano i nostri antenati- 'u specchiu 'u rumpunu.
E' un po' un Dorian Gray dei moderni tempi italici. E questa sua politica fondata sull'immagine (come potrebbe essere altrimenti?), al momento lo sta ripagando ampiamente: "Gli italiani mi vogliono così".
Ma gli italiani non sunnu fissa. Almeno non tutti.
Se ne avessi la possibilità, come Lord Wotton, con il dovuto rispetto vorrei chiedergli: "Ora, ovunque andiate, voi incantate il mondo. Sarà sempre come oggi?... "