Figghioli, è Pasca. Come ogni anno, non importa quandu veni, ogni vota ch'è Pasca torna puntuali 'u malutempu.
Pure le condizioni meteorologiche si adeguano, nel ricordo della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
Ieri, c'è stato il rito della Via Crucis: partenza dalla Matrice e arrivo alla chiesetta del Carmine, attraversando la via Sinuria -naturalmente illuminata a giorno dal rivestimento, ancora lì nonostante abusibvamente realizzato, come chiarito in diverse occasioni- la piazza San Rocco e la via Umberto I.
Nutrita la partecipazione della gente, a dispetto del freddo e degli spifferi di "vilenu" che ti accarezzavano la cozzarina tra 'na vineddha e 'n'atra.
Oggi, giornata di riflessione, in attesa che spari la 'Loria e si possa festeggiare la Pasqua.
Com'è tradizione, nelle case scigghitane è forti 'u scuiauru di dolci e dolcetti vari: ova 'i Pasca, colombe farcite cu cedru, stracetti e, per finire in bellezza, il tipico dolce pasquale: 'a cuddhura (o cuddhuraci, comu rinnu a Riggiu).
E' pasta frolla, 'ntrizzata in varie forme:treccia, esse, tarallini, a stella, ecc. Ma la cuddhura classica è chiddha a panareddhu, guarnita con tanto di uovo sodo d'ordinanza.
(Immagini tratte da: www.lagazzettadelmezzogiorno.it e www.giallozafferano.it)
Quandu ancora l'ova i Pasca non se li potevano permettere tutti, ogni bambino aveva la sua bella cuddhura -motivo d'orgoglio delle proprie mamme- che si distingueva dalle altre oltre che per aggiunte varie (una passata di ovu sbattuttu per dar loro un po' di colore, opppuru palline di zuccuru colorate, ecc.), principalmente per l'iniziale del proprio nome, 'mbiddhata proprio sopra la cuddhura-panareddhu.
Mi raccontano che a Scilla, c'era una bella tradizione.
L'aviti presenti 'u Natali, quando i figghioli portano in chiesa 'u Bambinuzzu per farlo benedire? Beh, qualcosa di simile avveniva puru durante la messa della notte di Pasqua, a conclusione della veglia.
Infatti, i più piccoli, calavunu a' cresia con la propria bella cuddhura, 'ntrusciata ben bene e, allo scoccare mezzanotte, quando, salutata dal risuonare gioioso delle campane, sparava 'a 'Loria, in segno di festa ciascun bambino rompeva la propria cuddhura. Da qui il detto:'A 'LORIA E' SUNATA, 'A CUDDHURA E' SPIZZATA!
Tanti auguri di buona Pasqua a tutti!
News, pensieri e parole (non di Battisti) dallo Scigghio calabrese. ‘Chi non vive per servire, non serve per vivere’
22 marzo 2008
02 marzo 2008
STAVAMO MEGLIO QUANDO STAVAMO PEGGIO
Dopo una lunga pausa, in quanto "cagiuniatu" dall'implacabile "fustrioni" di stagione che ha caratterizzato lo scorso mese, rieccomi a voi, miei cari malanovissimi amici.
Pi furtuna, ndi scutulammu finalmenti nu misi di frivaru che, come vuole la tradizione, pur se menu curtu del solito (essendo stato bisesto), si è dimostrato essere tantu amaru, nel senso che nci fu nu paisi sanu 'mpistatu dalla 'nfruenza.
La prima domanda chi unu profanu di medicina -come il sottoscritto- si faci è: ma 'u vaccinu, chi malanova u 'mbintaru a fari?
Anche quest'anno i virus hanno avuto la meglio, costringendo quasi tutti a iazarsi e calarsi dal letto tri e quattru voti nell'arco di una vintina di iorna. Comu mai?
Evidentemente, anche nella farmaceutica vale quel che succede in campo informatico, dove, per esempio, i programmi che vengono messi in commercio contengono sempre qualche piccolo difettuccio che verrà corretto col tempo, solo dopo avervi costretto a comprare la millesima versione dello stesso software che, naturalmente, non legge i file creati con la versione precedente ma, in compenso, custa puru 'n cacchi paru i carti 'i 10 in più.
Se così non fosse, il progresso si fermerebbe, l'economia si bloccherebbe e ritorneremmo indietro di decine e decine d'anni, quando non c'erano i telefonini, né i computer, né 'a playstation.
Mi vi ricu 'a sincera virità, certe volte non è che mi dispiacerebbe poi tanto se questa (per taluni sventurata) ipotesi si avverasse.
Se tornassimo ad incontrarci senza avere la necessità della "convocazione" per via telefonica: "Ndi virimu e' setti, a' chiazza" si riciva 'na vota e, puntuali, erimu tutti ddhà, presenti.
Oggi no, ci dobbiamo chiamare sei, setti, deci voti nto spaziu 'i menz'ura, pirchì? Mistero.
Quando andavamo alle elementari, non c'è stata mai una volta che le nostre mamme abbiano avuto la necessità di farci chiamare dalla direttrice al telefono della Presidenza, pi sapiri quanti bacchettati nte 'ita nd'aviva tiratu 'a maestra, o se nd'aviumu mangiatu 'u paninu ca murtadella (cunzatu ra casa), durante la ricreazione; se 'u cumpagnu 'i bancu copiava o se 'a cumpagna 'i bancu aviva 'a nnocca ru fioccu ru grembiuli fattu megghiu di quello della propria figghiola.
Una delle preoccupazioni primarie delle mamme di oggi, invece, è iarmari di telefuninu i loro piccoli criatureddhi, di 8-10 anni, perfino per sapere se hannu a calari 'a pasta longa oppuru chiddha curta.
E che diri poi, dei giochi che si facevano quando la playstation non era ancora mancu nta menti 'i Diu?
Erano giochi semplici, che coniugavano divertimento, abilità, astuzia, strategia. Ricordo per esempio i giochi che facevamo con le figurine dei calciatori: a ppà, a tric-trac, a cciappa, a 'mbiddha, a scalitta....Qui, ci vorrebbe troppo spazio per spiegarli tutti. Prometto perciò di dedicare presto a questi temi un apposito malaspeciale.
Oggi, in televisione e sui giornali, non si sente parlare d'altro che di "società incattivita"; di bambini e ragazzi esposti quotidianamente a ogni sorta di pericolo e perciò in un certo senso costretti a fare bene attenzione a chi si ritrovano davanti.
La nostra generazione no. Forse eravamo più ingenui, più incoscienti? Può darsi, e anche un po' cchiù "babbasuni" aggiungerei.
A pensarci bene però, non è che siamo poi venuti su tanto male. Gira, vota e firrìa, vuoi vedere che stavamo meglio quando stavamo "peggio"!?
Pi furtuna, ndi scutulammu finalmenti nu misi di frivaru che, come vuole la tradizione, pur se menu curtu del solito (essendo stato bisesto), si è dimostrato essere tantu amaru, nel senso che nci fu nu paisi sanu 'mpistatu dalla 'nfruenza.
La prima domanda chi unu profanu di medicina -come il sottoscritto- si faci è: ma 'u vaccinu, chi malanova u 'mbintaru a fari?
Anche quest'anno i virus hanno avuto la meglio, costringendo quasi tutti a iazarsi e calarsi dal letto tri e quattru voti nell'arco di una vintina di iorna. Comu mai?
Evidentemente, anche nella farmaceutica vale quel che succede in campo informatico, dove, per esempio, i programmi che vengono messi in commercio contengono sempre qualche piccolo difettuccio che verrà corretto col tempo, solo dopo avervi costretto a comprare la millesima versione dello stesso software che, naturalmente, non legge i file creati con la versione precedente ma, in compenso, custa puru 'n cacchi paru i carti 'i 10 in più.
Se così non fosse, il progresso si fermerebbe, l'economia si bloccherebbe e ritorneremmo indietro di decine e decine d'anni, quando non c'erano i telefonini, né i computer, né 'a playstation.
Mi vi ricu 'a sincera virità, certe volte non è che mi dispiacerebbe poi tanto se questa (per taluni sventurata) ipotesi si avverasse.
Se tornassimo ad incontrarci senza avere la necessità della "convocazione" per via telefonica: "Ndi virimu e' setti, a' chiazza" si riciva 'na vota e, puntuali, erimu tutti ddhà, presenti.
Oggi no, ci dobbiamo chiamare sei, setti, deci voti nto spaziu 'i menz'ura, pirchì? Mistero.
Quando andavamo alle elementari, non c'è stata mai una volta che le nostre mamme abbiano avuto la necessità di farci chiamare dalla direttrice al telefono della Presidenza, pi sapiri quanti bacchettati nte 'ita nd'aviva tiratu 'a maestra, o se nd'aviumu mangiatu 'u paninu ca murtadella (cunzatu ra casa), durante la ricreazione; se 'u cumpagnu 'i bancu copiava o se 'a cumpagna 'i bancu aviva 'a nnocca ru fioccu ru grembiuli fattu megghiu di quello della propria figghiola.
Una delle preoccupazioni primarie delle mamme di oggi, invece, è iarmari di telefuninu i loro piccoli criatureddhi, di 8-10 anni, perfino per sapere se hannu a calari 'a pasta longa oppuru chiddha curta.
E che diri poi, dei giochi che si facevano quando la playstation non era ancora mancu nta menti 'i Diu?
Erano giochi semplici, che coniugavano divertimento, abilità, astuzia, strategia. Ricordo per esempio i giochi che facevamo con le figurine dei calciatori: a ppà, a tric-trac, a cciappa, a 'mbiddha, a scalitta....Qui, ci vorrebbe troppo spazio per spiegarli tutti. Prometto perciò di dedicare presto a questi temi un apposito malaspeciale.
Oggi, in televisione e sui giornali, non si sente parlare d'altro che di "società incattivita"; di bambini e ragazzi esposti quotidianamente a ogni sorta di pericolo e perciò in un certo senso costretti a fare bene attenzione a chi si ritrovano davanti.
La nostra generazione no. Forse eravamo più ingenui, più incoscienti? Può darsi, e anche un po' cchiù "babbasuni" aggiungerei.
A pensarci bene però, non è che siamo poi venuti su tanto male. Gira, vota e firrìa, vuoi vedere che stavamo meglio quando stavamo "peggio"!?