Questa mattina, al Comune, ci sarà una riunione tra il Sindaco, il Presidente della Provincia e l’assessore all’assetto del territorio Pirrotta. Tema dell’incontro la viabilità provinciale che attraversa il territorio di Scilla. Prima fra tutte la Strada Provinciale 107, meglio nota come “Scilla-Melia”.
Percorrerla non vuol dire solo fare un viaggio in macchina. Spostarsi oggi seguendo i tornanti che collegano il paese alla sua frazione collinare più vicina, significa avventurarsi in una sorta di dedalo fatto di deviazioni, slalom tra vere e proprie trappole, in un continuo alternarsi di brevi rettilinei, tornanti, restringimenti.
Insomma, un percorso che mozza il fiato per il paesaggio che si attraversa, in un continuo alternarsi/mischiarsi di verde e di blu –i boschi che costeggiano la strada, il mare che si intravede tra i rami degli alberi, i laghi di Ganzirri che sembrano star lì, a portata di mano.
Ma c’è un’altra cosa che fa mancare il fiato: lo stato pietoso in cui versa da tempo una delle principali arterie di collegamento tra il mare e la collina del nostro territorio nonché uno degli assi principali attraverso cui si svolge l’attività economica scillese.
Sì, si corre il rischio di avere dei veri e propri mancamenti a vedere quegli improvvisi ‘mancamenti’ della sede stradale.
Non voglio certo sembrare irriguardoso e mi scuso per il paragone un po’ azzardato. Ma percorrere la SP 107 è come fare un breve (per fortuna) viaggio nell’inferno dantesco.
Un altro girone di quell’inferno che è la viabilità della provincia reggina, la quale annovera tra le sue più disgraziate componenti la S.S. 106 –alias ‘strada della morte’- e la S.S. 18 che potremmo oggettivamente definire ‘la strada delle frane’.
Transitare lungo la “Scilla-Melia” e vederla ridotta in questo stato, fa tornare alla mente –con il dovuto riguardo- lo stato di abbandono totale, di umana alienazione raccontato da Primo Levi nel romanzo autobiografico scritto alla fine della seconda guerra mondiale.
In questi ultimi anni si sono posti in essere interventi tampone di cui abbiamo riferito in diverse occasioni (vedi: qui e qui). Si è continuato a ‘sopravvivere’, facendo affidamento solo ed esclusivamente alla buona stella dei tanti automobilisti che ogni giorno percorrono la '”Scilla-Melia”.
Ma adesso le cose si sono fatte ancora più serie: i numerosi fronti franosi staccatisi dalle nostre colline hanno quasi completamente riempito quei ‘contenitori’ precari che abbiamo ribattezzato ‘iaddhinari’.
Inoltre, in questi ultimi mesi si sono aperti nuovi fronti franosi, in alcuni casi molto pericolosi. Per rendere meglio l’idea, a guardare le colline che sovrastano Scilla, sembra siano state SGARGIATI ‘I ‘NA IATTA ‘RAGGIATA [graffiate da una gatta arrabbiata –n.d.r.].
La sede stradale costruita per lo più a mezza costa, specie nelle parti più esterne, come detto, manca. E’ venuta giù, tirata via come fosse stata MUZZICATA I NU ‘NFAMATU [presa a morsi da un affamato]. In altri tratti, la sagoma è completamente deformata e si notano veri e propri ‘scalini’ che non preannunciano niente di buono.
L’aggravamento dei pericoli già esistenti, la nascita di nuove criticità, l’importanza assoluta che riveste nell’ambito dell’economia cittadina, impongono il dovere di intervenire in maniera imperativa, puntuale e definitiva da parte degli enti competenti, ai quali non può non chiedersi uno sforzo che sappiamo essere superiore alla loro perennemente limitata disponibilità di risorse che, comunque, non costituirebbe un alibi.