28 settembre 2024

AL PRETE BISOGNA DIRE SEMPRE LA VERITA'

 Ai tempi della scuola, dal terzo anno delle superiori e fino al diploma, il professore di lettere era solito ripeterci a mo' di mantra: al medico, all'avvocato, al prete e al professore, bisogna dire sempre la verità.

Sono quattro figure fondamentali nella vita di ognuno di noi. Se il medico non viene messo a conoscenza di tutti i sintomi, non ci può prescrivere la cura più adatta per farci guarire; se all'avvocato non si raccontano tutti i fatti e (soprattutto) i misfatti, non può difenderci davanti al giudice, che ci condannerà; se al professore non dici se hai capito o no la lezione, non te la può spiegare meglio e...ti boccia e resti sceccu

Ho lasciato per ultimo il prete, perché è il primo che mi è tornato in mente. D'altra parte, se gli ultimi saranno i primi, per la proprietà transitiva i primi saranno gli ultimi, come il Vangelo insegna.  Mi è tornato in mente, dicevo, ieri, partecipando alla visita del nostro Arcivescovo, Mons. Fortunato Morrone, a quel che rimane del glorioso Ospedale "Scillesi d'America".  Se al prete non confessiamo tutti i nostri peccati, diceva il mio insegnate, non ci potrà assolvere e resteremo colpevoli davanti a Dio.

Da quanto ho avuto modo di vedere direttamente, partecipando alla visita del capo della Chiesa reggina-bovese, a Sua Eccellenza Mons. Morrone non sono stati confessati tutti i peccati commessi nella malagestione della struttura sanitaria scillese. I responsabili dell'ASP, seppur "padroni di casa", hanno disertato l'evento da loro stessi autorizzato. Il difficile compito di rappresentarli è toccato a uno dei sanitari con maggior anzianità di servizio nel presidio sanitario scigghitanu, che abbiamo tutti ringraziato per la disponibilità.

Ad accompagnare Mons. Morrone c'erano il nostro Parroco, don Francesco Cuzzocrea -da sempre accanto alla comunità in lotta per il suo diritto alla salute- e il Vice Sindaco della Città Metropolitana, Carmelo Versace che, ahimè, molti dei presenti non conoscevano. Nota a margine: ciò è segno evidente che l'istituzione che rappresenta non è percepita dai cittadini dell'area metropolitana reggina nel modo in cui, invece, dovrebbe essere, considerato che la Città Metropolitana ha molteplici competenze nell'assicurare servizi a un vasto territorio -quello dell'ex Provincia di Reggio Calabria- popolato da 515.224 persone (dato di un anno fa).

Educazione vuole che, quando inviti qualcuno a casa tua, gli apri non solo il portone di casa, ma gli mostri anche tutte le stanze, fiero e contento di avere un tetto sopra la testa. E chi ti fa visita, vedendo quanto sei riuscito a realizzare, condivide la tua soddisfazione. Se c'è qualche stanza in disordine o con qualche problema, educazione vuole che gliela mostri lo stesso, perché magari nel vederla, il visitatore può darti idee o suggerimenti per sistemarla e farla tornare al pari del resto della casa. Se poi il visitatore è un amico, gli mostri anche il bagno di servizio più piccolo, quello dove di solito c'è il cestone ancora pieno di panni sporchi da lavare, ché non hai fatto in tempo di avviare la lavatrice.

Ora, ieri è stato sottolineato come la visita organizzata e consentita avesse tutti i crismi dell'ufficialità riconosciuta ai massimi rappresentanti istituzionali, siano essi di un'amministrazione dello Stato o di una confessione religiosa. Mons. Morrone e il Vice Sindaco Metropolitano Versace non sono venuti a Scilla come semplici conoscenti, ma da amici degli scillesi. E agli amici, i responsabili dell'ASP avrebbero dovuto consentire di visitare anche il vano con il cesto dei panni sporchi da lavare.

Come raccontano le cronache, così non è stato. L'Arcivescovo Metropolita e il Vice Sindaco Metropolitano si sono ritrovati a una porta sbarrata, quella che collega l'originario presidio ospedaliero alla parte più grande della struttura: sei piani di cemento, dichiarati inagibili oramai da due anni. Che, a vederli da fuori non fanno una buona impressione, ma dentro non mostrano una crepa manco nella tinteggiatura. Sono i nostri panni sporchi, virgogni 'i 'mmucciari pure a chi viene da amico.

I responsabili diranno: quella parte della struttura è inagibile, per questo la porta era chiusa. Beh, se fosse stato sempre così, nessuno avrebbe avuto da obiettare. Peccato, però, che si nega quello che è il segreto di Pulcinella: tutti lo sapevano ma nessuno lo poteva dire -almeno fino a ieri pomeriggio- che, in realtà, in questi due anni quella porta è stata aperta, ogni giorno, per assicurare qualche importante servizio sanitario in più a un'utenza di migliaia di persone. 

Confesso che sono amaramente contento di quanto accaduto. Sì, perché da ieri, il segreto-non-segreto lo possiamo dire tutti, perché la verità è stata detta davanti all'Arcivescovo, primo prete della diocesi.

E' probabile, direi certo, che questa verità disvelata non porti nulla di buono per nessuno. Tant'è. Viviamo per sottrazione e per quanto riguarda i servizi sanitari non si è trattato di una semplice sottrazione ma di una spoliazione, lenta ma continua ed inesorabile, posta in atto dai decisori politici con particolare accanimento nell'arco degli ultimi quattordici anni. 

Dal 2010 la salute dei calabresi è "prigioniera" di "carcerieri" spietati, come quelli dei peggiori servizi segreti al mondo, capaci di torture lente, fatte di privazioni via via sempre maggiori, che hanno il risultato di annientare anche gli animi più combattivi, le teste più dure, i cervelli più liberi.

Nella Striscia di Gaza, popolata da oltre due milioni di persone, prima dell'operazione terra chiana condotta da Israele c'erano ben 36 ospedali e ne restano solo 11, ridotti male, con poco più di 1,5 milioni di persone rimaste (le altre sono sfollate), In Calabria, dove siamo poco più di 1,8 milioni di abitanti, dal 2010 sono stati chiusi ben 18 ospedali e nella rete ospedaliera ce ne sono solo 14. Basta questo raffronto a mostrare in maniera impietosa il fallimentare risultato di una politica irrazionale che ha razionalizato l'irrazionalizzabile: il diritto alla salute. Il nostro territorio metropolitano è stato e continua a essere bombardato da decisioni irragionevoli, dimostratesi non meno dannose delle bombe su Gaza, che lo hanno privato anche delle strutture sanitarie più elementari e necessarie, come ha denunciato fino a ieri il Sindaco Metropolitano.

E' una verità amara, ma scomoda per tanti. Lo dimostra l'assenza dei massimi vertici dell'ASP: un'occasione sprecata, l'ennesima. Per loro. 

Era, invece, l'occasione giusta per illustrare a tutti quali passi si stanno facendo per dare a Scilla una struttura sanitaria nuova, degna di tale nome. Avrebbero potuto dirci a che punto è l'iter burocratico di un progetto promesso, presentato davanti ai Commissari Prefettizi, rimasto in parte senza fondi e perciò modificato, non è dato sapere in quali termini. 

Invece, hanno preferito evitare ancora una volta di dare risposte a una comunità che è arrabbiata, perché oltremodo stanca delle non-risposte. Hanno preferito evitare di mostrare la verità delle cose  anche al primo dei preti della diocesi Reggio-Bova. Hanno posto in atto, ancora una volta, una condotta poco educata ed irrispettosa, che li rende colpevoli agli occhi di una comunità intera e, per chi crede, anche davanti a Dio.

20 settembre 2024

L'ARTE DEL NON TACERE

Caru Petruzzu,

è passato un anno da quando, commossi e attoniti, ti abbiamo salutato.

Scilla era piena, come accade solo nei giorni della festa di San Rocco. Basta solo questo dato oggettivo a dare dimostrazione dell'affetto di cui sei stato capace di circondarti, ma soprattutto è stato il riconoscimento di un'intera comunità a un giovane uomo che con le sue capacità umane e professionali, è stato capace di tratteggiarne i pregi e i difetti, le cose buone e le cose tinte, l'entusiasmo e l'avvilimento, la voglia di fare e l'apatia, la lena e l'accidia.

Nel rivedere le tue foto nelle immagini che ti hanno dedicato i tuoi colleghi della TGR Calabria, non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa avresti annotato sui tuoi taccuini o su un pezzo di carta qualsiasi, sui quali avresti colto l'attimo -proprio come un attento fotografo, osservatore di ciò che lo circonda- lasciandovi impresso lo spunto per le tue acute e taglienti riflessioni.

Cosa avresti detto nel continuare a vivere l'oramai cronica inefficienza della sanità regionale, della quale hai denunciato non poche storture; cosa avresti scritto della scandalosa chiusura da oramai due anni di gran parte della struttura sanitaria che per noi scillesi è e rimane 'u 'Spitali, quello "Scillesi d'America" la cui strana storia amministrativa, che sotto la tua direzione era stata portata all'attenzione pubblica sulle colonne del piccolo mensile "Scilla", non è stata a tutt'oggi chiarita. Cosa avresti scritto e detto, nell'apprendere che da due anni l'ASP e la Regione da cui essa dipende, non riesce a dare una risposta sul destino di una struttura che era punto di riferimento nel fornire risposte alla legittima richiesta di diritto alla salute cui aspira questo territorio, che almeno sulle carte appartiene ancora alla Repubblica Italiana.

Mi chiedo quali altre magagne della macchina amministrativa degli enti che ci governano, dal livello regionale a quello cittadino, avresti fatto saltare fuori, continuando la tua opera di scoperchiatura di spesso malcelati altarini.

Non posso fare a meno di chiedermi cosa avresti pensato, scritto e detto della tua Scilla, che vedi bellissima dall'alto, i cui mali -visibili solo a chi la vive ogni giorno- conoscevi nel dettaglio.

Cosa avresti detto, dell'attuale situazione amministrativa, delle buone intenzioni che si perdono per strada, vittime delle porte in faccia e, peggio, dell'applicazione senza pari dell'arte del rimando nonché del quotidiano esercizio dell'arte del non decidere, con l'unico risultato di lasciare i cittadini senza risposte.

Posso solo immaginare le tue risate amare, nel vedere file di persone in attesa di ricevere una risposta. Risate, sì, perché avresti visto proprio là davanti, sutt' all'arbiru ra scienza, il formarsi di gruppetti più o meno evidenti di persone, di rigghiocculi, nei quali magicamente si trovano le soluzioni più disparate ai tanti problemi che, invece, oltre quei quattro gradini e quelle quattro mura della casa comunale, appaiono irrisolvibili.

La risposta a queste mie domande, alla mancanza di risposte sofferte dai cittadini, so essere una sola: non avresti taciuto.

E' questa l'eredità più preziosa che lasci a noi tutti, dalla tua famiglia agli amici, fino a coloro che magari hanno avuto modo di incontrarti solo per caso.

Nel ricordarti, ti prometto che davanti a tutto questo, eserciterò l'arte del non tacere, che è poi esercizio di umana dignità. Continuerò a indignarmi, a parlare pubblicamente e in ogni modo ed occasione in cui ne avrò la possibilità. Te lo devo, amico mio. Ciao, Petruzzu.