Si è conclusa domenica la seconda edizione del "Pentedattilo Filmfestival", svoltosi nel fine settimana appena trascorso nel suggestivo e a dir poco unico borgo, misteriosamente abbarbicato alla roccia, sopra Melito Porto Salvo.
Numerose le pellicole (corti della durata massima di 20') in concorso, divise in cinque categorie, proiettate in alcune delle case del paesino ionico, con una nutrita rappresentanza straniera (spagnoli in particolare).
Abbiamo assistito per voi alla serata finale -svoltasi nell'antichissima chiesa dei Santi Pietro e Paolo- durante la quale, dopo le premiazioni, sono stati proiettati i filmati vincitori del concorso.
Beh, personalmente non sono un esperto di cinema dal punto di vista strettamente tecnico, perciò quelle che seguono sono solo le sensazioni, le emozioni che questi lavori mi hanno trasmesso.
La cosa che più mi ha colpito è stato il contrasto, forte, tra le diverse aree del mondo. Tra quel ch'è storia e la modernità del presente.
Nelle proiezioni, sono stati passati in rassegna un po' tutti i "mali" che affliggono le nostre società occidentali, cosiddette "sviluppate".
Si parte dal menefreghismo, con conseguente perdita dei valori fondamentali (rappresentati da un futuro marito che pianta in asso la sua sposa nonché la testimone di nozze con la quale aveva instaurato uno strano feeling), nella dilagante convinzione che vada tutto bene, basta che siamo liberi di fare quel che ci pare, infischiandocene di promesse e/o impegni presi ["Va tutto bene"].
Si passa poi ad esaminare il fortissimo potere che esercita su tutti noi la televisione. Ci affanniamo ad attrezzarci di lettori di ogni genere, decoder, satelliti, parabole -costruite anche alla bell' e meglio, con mezzi artigianali- per seguire le tv di tutto il mondo, salvo poi scoprire che il mondo -almeno così come ci appare dai mezzi di comunicazione- non ci piace, perché troppo stridente è la differenza con l'ambiente naturale nel quale siamo cresciuti. ["La parabolica"]
Tocca poi ai sentimenti. Dal sogno platonico di un bambino di nove anni che -sempre influenzato dai film che manda in onda la tv- le studia tutte per poter riuscire a dare il suo primo bacio, salvo poi riuscirci quando ormai è...troppo tardi ["Antes y después de besar a Maria"]. Alla rappresentazione della futilità dietro la quale, in spregio assoluto dell'educazione che abbiamo ricevuto, si perdono e si spezzano i legami più profondi, come quello tra fratelli, incuranti di causare dolore ai nostri genitori, fino alle ....estreme conseguenze.["Meridionali senza filtro"].
E il tema dell'individualismo/solitudine e della famiglia tornano e si mischiano in altri due corti. In uno, la moglie "in carne", oramai ignorata dal marito e mal sopportata sul lavoro, trova il suo unico sfogo nel rimpinzarsi continuamente di cioccolata e dolciumi vari, salvo alla fine trovare il modo di trasformare questa sua debolezza/passione in lavoro più redditizio del precedente, alla faccia di marito e colleghe! ["Viola fondente"] Nell'altro, i familiari di una vecchia decrepita non fanno altro che pensare a come spartirsi l'eredità salvo poi rimanere di stucco nello scoprire che la vecchia è viva e vegeta e continua a far rigare dritto tutti. ["In famiglia"]
Al denaro è legato anche un corto passato nella sezione giovani, "Vox rerum". Tutti gli oggetti, anche quelli che appaiono essere futili e insignificanti, se ci fermiamo un attimo, ci fanno ripensare, riascoltare e rivivere i suoni di momenti, scene e parole della nostra vita. Il denaro no, ci fa solo male, come un colpo di fucile.
Infine, nella disamina dei "mali del nostro tempo", non poteva mancare una sottolineatura molto azzeccata di ciò che caratterizza sempre di più la nostra vita: la fretta, la "mancanza di tempo".
Viviamo di corsa, ci salutiamo a fatica e sempre di sfuggita, magari solo quando ci incontriamo per le scale. E finiamo con l''invecchiare senza riuscire a trovare neanche un minuto, per dire alle persone che ci sono care quanto le vogliamo bene. ["Corrientes circulares"]
A far da contraltare alla frenesia occidentale, il corto-documentario "Sulla strada per Bagan". In una Birmania pur segnata dalla dittatura e da forti limitazioni della libertà personale (che non può non contrastare con la nostra libertà assoluta), scopriamo un uomo semplice, che vive di poche cose: il cocco delle palme e i suoi derivati (dall'olio si ricava il caramello); le arachidi, macinate -per ricavarne l'olio- con un semplice palo di legno, grazie al lento girotondo di una povera mucca malnutrita.
Una vita dura, certo, ma quel giovane uomo birmano, pur tra mille difficoltà va avanti,aiutato dalla sua famiglia, la moglie e il fratello. E, soprattutto aiutato, nella sua pur rassegnata semplicità, dal suo sorriso.
Quel sorriso che noi, nell'occidente progredito e civilizzato,nonostante tutto ciò che abbiamo, facciamo davvero fatica a trovare.
Restiamo con queste emozioni, sospesi tra il passato e il futuro, che appaiono separati da un abisso. E il paesaggio che abbiamo davanti ne è una sintesi perfetta.
E' notte già alta quando lasciamo Pentedattilo. Da lontano, con la fioca luce delle ripide stradine di questo luogo impregnato di storia e d'antico, si scorgono le luci brillanti, sfavillanti di modernità, della città che si stende al di là dell'oscurità del mare.
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