A U G U R I !
Auguri a tutti, italiane e italiani.
Dumani, 2 giugno, è la festa nazionali. Nci sarà la sfilata di tutte le Forze Armate, reparti, mezzi, ecc. ecc. davanti al Presidenti della Repubblica e alle altre cariche istituzionali, che applaudiranno impettiti.
A prima pinzata, potrebbe sembrari 'na cosa inutili, 'na pacchianata senza sensu, ma ambeci, non è propria accussì.
In realtà, è la rappresentazione in breve della nostra storia. E' un momento particolare, anzi, il momento.
La iurnata in cui ci si rende conto di quantu simu furtunati. Sì, furtunati a viviri nta 'n Paisi chi -pur chinu di cosi storti- ci ha dato la possibilità di essiri libiri d'esprimiri tuttu chiddhu chi ndi passa pi l'anticamira ru ciriveddhu, ma sempri rispittandu la Leggi.
Magari nessuno di noi ci pensa, ma tutto ciò è stato scritto in maniera chiara, diretta e precisa, nella Legge fondamentale dello Stato italiano: la Costituzione.
E siccome, purtroppo, troppo spesso ce ne scordiamo e nte scoli ormai non s'impara cchiù (almeno non in tutti i tipi di scuola), mi piaci ricordare proprio oggi chiddhu che dici il primo articolo:
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."
Sono due righe appena, ma che esprimono in maniera completa quello che siamo.
Ora, pur non essendu né 'vvucatu, né prufissuri di dirittu, cercherò di spiegari chiddhu chi, sicundu mia, vonnu significari 'sti paroli.
Repubblica vol diri chi l'Italia è 'na cosa chi 'pparteni a tutti nui: masculi, fimmini, figghioli, giuvini, vecchi, belli, brutti, lisci o rappati.
Democratica vol diri chi cu' ndi guverna e nd' amministra lo fa per espresso mandato ricevutu dal popolo sanu. E nto populu, cuntunu tutti alla stessa manera: a partiri dal Presidenti, finu all'ultimu abitanti di Pantelleria.
Ma tutti 'sti belli cosi, questa piena libertà -dici la Costituzione- non sunnu nu rialu chiuvutu du cielu, ma si fondano e sono il frutto del sacrificio di ciascunu di nui autri, attraverso il nostro lavoro. Che non è solo un diritto ma, è bene ricordarlo a tutti ddhi schini lisci chi si 'ncuntrunu peri peri, è soprattutto un dovere, il fondamento appunto, della nostra civiltà.
Infini, la sovranità, cioè il potere originario è sempri del popolo che, però, non poti fari chiddhu chi nci pari e piaci ma è soggetto a un solo controllo. Non quello di un'autorità soggettiva, ma il controllo oggettivo operato attraverso le Leggi, diretta emanazione ed esplicitazione dei principi dettati dalla Costituzione.
Certo, come ha detto il Presidente Napolitano, dopo più di 60 anni, è necessario qualche adeguamento; è necessario salvaguardare questi principi che, a dire il vero, alcune leggi recenti hanno un pochino "annacquato" (vedi legge elettorale, per esempio). E' però un'operazione che bisogna fare insieme, tutti quanti, guardando avanti, cioè facendo in modo che i problemi di oggi non si ripercuotano sulle generazioni future.
E Carlo Azeglio Ciampi, ex Presidente della Repubblica (nonché ex Governatore della Banca d'Italia, Ministro del Tesoro -padre dell'Euro- ed ex capo del Governo), ha invitato gli italiani praticamenti a 'rrussigghiarsi dall'apatia e dallo scunfortu che sembra avriti pigghiatu lu nostru Paisi, che -dici Ciampi- deve ritrovare l'orgoglio. Quale migliore augurio?
Sugnu sicuru chi dumani, videndu sfilari a passu di marcia tutti ddhi banderi triculuri, chini di nastri e di mbragghi 'mpinduti, 'u cori ndi batterà cchiù forti.
Bona festa a tutti!
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