Nella due giorni calabrese (giovedì la prima tappa era stata Cosenza), il Presidente Napolitano ha messo in chiara evidenza che una delle armi più potenti in mano ai calabresi per invertire la rotta del loro attuale destino, è la possibilità di poter fare cultura, di poter vivere della loro cultura.
Napolitano ha poi posto l'accento sul momento politico attuale, sottolinenado ancora due aspetti.
Il primo, la necessità di salvaguardare sempre e comunque l'unità nazionale, anche e soprattutto in un momento in cui, parlando di federalismo fiscale, a qualcuno potrebbe far tornare quella voglia di secessione che troppo spesso in questi anni ha fatto capolino da alcune regioni del Nord. Un federalismo fiscale che deve contemperare le esigenze di una buona amministrazione, con il bisogno di non aggravare ulteriormente le forti disparità economiche attualmente esistenti tra Nord e Sud.
Il secondo, quello più importante, l'assoluto bisogno in Calabria di rinnovare una classe politica che oramai ha fatto il suo tempo, ha esaurito il suo percorso.
Qualche riflessione.
E' innegabile che poter contare su due università come quelle di Cosenza (dove si sono formati tanti paisani scigghitani) e di Reggio Calabria (che ha sviluppato in particolare le materie scientifiche, ma che ha anche avviato da qualche anno la facoltà di giurisprudenza), costituisce un'occasione importante per i giovani della nostra terra, affinché possano non solo imparare ma anche sviluppare e mettere in pratica quanto di buono proviene dalle nuove tecnologie e dal sapere in generale, direttamente "in loco", come direbbe Catarella.
Ricordo che dopo una delle sedute di laurea cui ho avuto modo di assistere, l'allora preside della facoltà di ingegneria, ing. Morabito, dopo aver lodato i laureandi per l'alto valore scientifico delle loro tesi aggiunse, con grande amarezza, che sapeva già che tanti di quei ragazzi, sarebbero presto partiti per altri lidi, in Italia e all'estero, dove avrebbero portato le conoscenze acquisite a Reggio, facendo valere altrove la loro intelligenza.
E' bene, invece, che i nostri ciriveddhi rimangano qui. Perché non pensare a una serie di agevolazioni -concesse dallo Stato o dalla stessa Regione- per le industrie o le ditte disposte a trasferirsi o ad aprire alcune loro sedi in Calabria, dove potranno trovare lavoro i laureati -ma anche i diplomati in istituti tecnici, con qualifiche specifiche- 'ndigini?
Un progetto simile -seppur in scala ridotta- è già stato avviato lo scorso anno dalla facoltà di Ingegneria di Reggio Calabria. Sarebbe senz'altro il caso di ampliarlo, anche in altri campi.
In merito all'appello all'unità del nostro Paese lanciato dal Presidente della Repubblica, per tutta risposta, agli alleati meridionali che gli facevano notare la sfacciataggine dimostrata da Bossi nel tenere praticamente in pugno il Governo, "costretto" ad approvare dei provvedimenti a dir poco discutibili, con buona pace della nerbatura smuvuta (invano) del Presidente della Camera Fini (chi puru di pacenzia ndi poti vindiri), il nostro caro cavalier Silvio ha dato il seguente consiglio: invece di lamentarvi sempre, perché non fate anche voi [meridionali] una Lega come quella dell'Umberto? Alla faccia dell'unità d'Italia!
E' l'ennesima riprova che al più conosciuto cittadino di Arcore non stanno a cuore né l'Italia, né le attuali Istituzioni repubblicane né, tantomeno, chi le rappresenta.
E' l'ennesima riprova che il vero scopo -che però mai confesserà- il disegno ultimo che il presidente Silvio ha in mente, è quello di modificare la Costituzione in maniera tale da poter arrivare ad essere il capo di una Repubblica presidenziale. E spero non voglia andare oltre.
Fin quando ci sarà chi ragiona così....
Torno però alla Calabria e ai suoi tanti guai. La possibilità di contare su tali "dispensatori di cultura", deve essere messa a frutto per poter avere nel più breve tempo possibile quel ricambio generazionale da tutti auspicato. "Preparatevi a sostituirli". Poche ma precise e dirette, le parole del Presidente Napolitano.
Solo con un nuovo modo di pensare potremo far sì che la nostra terra, abbandonata dallo Stato -che da anni non ha investito più cifre importanti per il Meridione, lasciandoci solo qualche "contentino di tanto in tanto-non sia condannata a dover contare sull'assistenzialismo mascherato costituito dai contributi piovutici addosso da otto anni a questa parte direttamente dall'Europa.
Sono cifre importanti, certo, però sono state concesse letteralmente a pioggia, senza aver dietro una programmazione seria, degna di questo nome.
Sono soldi che i calabresi -nella maggior parte dei casi- credendosi furbi, hanno utilizzato e speso "una tantum". Si è creduto comodo, cioè, accaparrarsi i fondi iniziali con la scusa di avviare iniziative produttive che avrebbero dovuto ammodernare la nostra regione, ma che invece sono miseramente e tragicamente abortite, in quanto non hanno mai visto la luce.
Una luce che è stata spenta dalle tante indagini che la magistratura ha dovuto avviare e ha portato a termine per truffa ai danni della tanto magnanima Comunità Europea.
Dice bene Napolitano:"Preparatevi a sostituirli". A sostituire quella mentalità attendista che da sempre ha contraddistinto la nostra politica. Dobbiamo essere noi stessi calabresi a essere propositivi, a dimostrare di avere idee concrete, realizzabili. Ne abbiamo tutti i presupposti, la capacità, l'intelligenza.
No, non possiamo aspettare che piova. Non possiamo più stare sotto una pioggia passeggera di denaro che, per colpa di pochi, non è stata portatrice di vita, ma si è trasformata in fango, in una melma dentro la quale siamo già scivolati, dentro la quale rischiamo di affondare.
E proprio come cantava un concittadino del Presidente Napolitano, Pino Daniele:
E aspiette che chiove
l'acqua te 'nfonne e va
tanto l'aria s'ha da cagnà
ma po' quanno chiove
l'acqua te 'nfonne e va
tanto l'aria s'ha da cagnà*
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