14 maggio 2010

CONTINUIAMO A SORPRENDERCI!

 "La Regione Calabria, al fine di consentire uno sviluppo economico e sociale libero da condizionamenti illegali e con l'intento di contrastare il sempre più crescente fenomeno mafioso, promuove la realizzazione di interventi volti a prevenire e combattere il fenomeno dell'usura e dell'estorsione ed istituisce misure di solidarietà in favore delle vittime di reati, con particolare riferimento alla criminalità organizzata, all'estorsione e all'usura"

Così recita il primo articolo della Legge Regionale n° 31del 16 Ottobre 2008.


In pochi sanno di che legge si tratta. La disposizione che si applica, o meglio, si potrebbe applicare in tutto il territorio regionale, prevede espressamente " Interventi regionali in materia di sostegno alle vittime della criminalità e in materia di usura". Sono solo 18 articoli -di cui 14 quelli che danno effettiva "sostanza"- che invitiamo tutti a leggere per conoscere.
Costituiscono, unitamente al  regolamento applicativo,  lo strumento operativo che la Regione ha messo a disposizione dei suoi cittadini danneggiati -più o meno gravemente- dalla criminalitàper aiutarli a non avere paura, a essere consapevoli che lo Stato è comunque al loro fianco e non li abbandona, ma anzi li assiste e li aiuta a rimettersi in piedi dopo una caduta.
Non so quanti di noi fossero effettivamente, a parte naturalmente le associazioni interessate e coloro che l'hanno approvata. L'applicazione più immediata si è verificata con la costituzione di parte civile da parte della Regione nei processi di mafia che sono iniziati dopo la pubblicazione della Legge.
Fate attenzione alla data: il 16 ottobre 2008 ricorreva il terzo anniversario della morte dell'On. Franco Fortugno, ucciso in un agguato mafioso mentre era vicepresidente del nostro Consiglio Regionale.
Quella data ha segnato un punto di svolta nella percezione del fenomeno mafioso per tutti gli onesti cittadini calabresi. C'è stata una presa di coscienza tale da consentire un senso di ribellione che mai prima d'allora si era verificato in Calabria, con la nascita di movimenti che poi si sono estesi a tutta Italia. Uno fra tutti: Ammazzateci tutti!
Coloro che si sono succeduti sul palco hanno ricordato e raccontato a loro stessi e agli altri le sofferenze patite -in passato e nel presente- a causa della criminalità mafiosa. Nessuno di loro, almeno da due anni a questa parte, credo  abbia mai pensato di servirsi della suddetta Legge regionale.
Scrive don Francesco Cuzzocrea nel suo commento alla manifestazione:
"Mi sarei anch’io aspettato qualcosa di più concreto…forse anche il sentire proposte e impegni concreti o anche solo il coraggio di vedere altre vittime su quel palco ma…pazienza! Il cammino della Riconciliazione è tra i più ardui della storia."
Beh, una proposta è venuta grazie  al forte e deciso coordinamento di Libera: il primo passo da fare è quello di sfruttare appieno le possibilità che la Legge stessa ci offre. Quella Legge di cui molto spesso lamentiamo l'inadeguatezza o, peggio, l'assenza.
A questa presa di coscienza, dovrà seguire l'impegno di ciascuno di noi, perché lo "spirito" del 14 Maggio non svanisca.
Ecco, venerdi scorso, tutti insieme, abbiamo fatto il primo passo di questo arduo cammino, nella consapevolezza che sarà comunque meno duro se ci daremo una mano a vicenda. Come hanno affermato le associazioni scillesi nel loro intervento, è "L’inizio di un percorso che ci porti a riappropriarci del senso della legalità, della giustizia e del rispetto delle regole."
Molti si sono emozionati, in piazza l'altra sera. Molti si sono sorpresi per il modo in cui si è svolta la manifestazione. E' la prima volta che una cosa del genere accade a Scilla.
E l'emozione, la sorpresa, sono sentimenti che non dimostrano certo indifferenza e rassegnazione bensì il coraggio, la vitalità di una comunità intera che, magari, fino allo scorso 14 Maggio era rimasta inespressa, almeno pubblicamente, nascosta, come qualcosa di cui vergognarsi.
Ma non ci si può,  non ci si deve vergognare di questi sentimenti, di sentirsi liberi, vivi, perché continuare a sorprendersi significa vivere.
Perciò, continuiamo a sorprenderci!

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