“Lo faccio per i miei figli”.
“Ho guardato negli occhi i miei figli
e sono venuto a partecipare”.
Queste due frasi, pronunciate da due giovani genitori nei giorni immediatamente precedenti e successivi alle recenti elezioni comunali, risuonano ancora nelle mie orecchie.
Adesso che il dado è stato tratto, che si è placata l’ondata adrenalinica che ha caratterizzato l’ultima settimana della campagna elettorale; adesso che è stata sostituita da un’ondata di indignazione per gli ultimi episodi vandalici che hanno visto Scilla sbattuta sulle prime pagine dei giornali locali; adesso che sembrano esserci stati i primi segni di un clamoroso risveglio della nostra comunità e in particolare la sua parte più giovane.
Lo facciamo seguendo la traccia del discorso riguardante il Medio Oriente e il Nord Africa, che il Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, ha tenuto lo scorso 19 Maggio scorso presso il Dipartimento di Stato americano.
Obama, che è uno dei pochi a possedere il dono della chiarezza espositiva che distingue i leader, i grandi statisti dai politici “normali”, ha espresso dei principi e dei concetti che, seppur riguardanti il tema specifico del suo discorso, ben si adattano a ciò che stiamo vivendo a Scilla.
E lo stesso discorso di Obama, riprende in più parti –sia pur in maniera indiretta- il ragionamento che Stéphane Hessel ha proposto nel recente “Indignatevi”, che tanto scalpore e seguito ha destato in tutta Europa.
Proviamo perciò a farne una sorta di “adattamento” alla realtà scillese.
Dice Obama: “Ci sono volte nel corso della storia in cui le azioni di normali cittadini sono la scintilla di movimenti per il cambiamento” .
E l’azione più normale e più nobile che un cittadino possa compiere è quella del voto. Un voto può segnare un momento di passaggio fondamentale, il risveglio per una società –quella scillese- tenuta insieme finora (e in questi ultimi 15-20 anni) dalla paura e dalla repressione. Sì, la paura delle proprie idee, represse dalla mancanza di riferimenti ma, soprattutto, dalla mancanza di dialogo.
Ma, come dice Obama: “Le società tenute insieme dalla paura e dalla repressione possono offrire l’illusione della stabilità per un po’, ma sono costruite su delle linee che alla fine si ridurranno in pezzi”.
La gente di Scilla, i giovani di Scilla in particolare, ne devono essere consapevoli e, perciò, reagire destandosi da questo stato soporifero. Devono indignarsi, cioè gridare a piena voce la propria dignità di esseri umani.
“Guardatevi intorno, troverete tutte le tematiche che giustificano la vostra indignazione. Troverete situazioni concrete che vi porteranno ad una forte azione di cittadinanza. Cercate e troverete!” Questo è il perentorio appello che Stéphane Hessel rivolge ai giovani.
I giovani di Scilla hanno un grande motivo per cui indignarsi. Sì, devono essere indignati in primo luogo con loro stessi, per essere rimasti troppo a lungo nell’indifferenza del “non posso farci nulla, mi arrangio”.
Devono indignarsi per tutta quella serie di processi burocratici o pseudo tali, che durano tempi in(de)finiti e non producono mai risultati.
Devono indignarsi nel sentir parlare sempre delle “potenzialità” di Scilla e di constatare che esse non sono mai state trasformate in energia cinetica.
Ma, parafrasando ancora le parole di Obama, Scilla non potrà mai raggiungere il suo pieno potenziale –e quindi non avrà la forza necessaria per tradurlo in energia positiva- fin tanto che gran parte della sua popolazione più giovane non potrà realizzarsi qui, nella terra dove è nato e cresciuto e si è formato.
Nell’indignarsi, però, non possono non tenere presente una cosa molto importante: in quanto individui, essere umani, sono responsabili in prima persona. Infatti, come afferma Stéphane Hessel, “La responsabilità dell’uomo…non si può scaricare né a un potere né a un dio”.
Ma all’indignazione e alla responsabilità consegue l’impegno concreto, fattivo che, in una società democratica deve avvenire attraverso forme di partecipazione organizzata (associazioni, circoli culturali, movimenti, partiti).
E’ un impegno da portare avanti oltre che con responsabilità, anche e soprattutto con umiltà, contando solo ed esclusivamente sulle proprie forze, sul proprio talento che, “è la più grande risorsa non sfruttata” -come dice Obama- che abbiamo a disposizione ed evitando di ricorrere a mezzi che addirittura accelerino quella corsa –così di moda oggigiorno- a essere i primi, a voler ottenere sempre di più. Una corsa che il più delle volte finirebbe col rivelarsi inutile e dannosa.
I giovani di oggi possono contare su un’”arma” nuova, moderna, potente: la comunicazione in rete, la condivisione istantanea di progetti, idee, emozioni.
Dice il Presidente statunitense: “Cellulari e social network consentono ai giovani di collegarsi e organizzarsi come mai prima d’ora. Così è emersa una nuova generazione. E le loro voci ci dicono che il cambiamento non può essere negato.”
Quindi, vi è una sola strada: il confronto continuo tra i giovani e le istituzioni, a qualunque livello ma in primo luogo quello locale, nell’elaborare idee e progetti e nella loro successiva traduzione in atti concreti di politica sociale e territoriale.
Ma non basta. Perché il dialogo cittadino-istituzione sia realmente efficace, lo stesso dialogo ci deve essere all’interno delle istituzioni stesse,tra chi governa e chi sta all’opposizione.
Un dialogo fatto, anche questo, di continui scambi di idee e proposte, nel quale devono essere presenti due ingredienti:
- il rispetto per le reciproche posizioni, e la capacità di ascolto ciascuno delle istanze dell’altro.
Comportamenti dovuti sia perché dettati dalla civiltà, sia perché sarebbe altamente inverosimile e altrettanto altamente presuntuoso credere che la verità e la ragione siano sempre e comunque da un lato solo.
- La trasparenza nell’adempimento del mandato ricevuto. Forte, in tal senso, è il richiamo di Obama: “Nel 21° secolo, informazione è potere, la verità non può essere nascosta, e la legittimità dei governi dipenderà in definitiva da cittadini attivi e informati.”
In breve: dobbiamo riscoprire tutti quel senso civico che è l’ingrediente unico ed indispensabile che forma l’individuo e quindi la società in cui vive.
Per Scilla, è appena cominciato il tempo di una nuova speranza. Per essere realisti, diciamo però che anche in altre occasioni e sempre in concomitanza con nuove elezioni (circa 15 anni fa), c’era stato il sentore di una nuova stagione che però, finì piuttosto precocemente.
Quello spirito adesso sembra sia rinato. L’auspicio è che esso duri e si prolunghi nel tempo e vada ben oltre “i giorni dello spumante”, nei quali si è ubriachi di voglia di fare. Ecco, vorremmo tanto che quello spirito d’iniziativa non sfumi, non evapori come le bollicine dello spumante.
Riassumendo gli slogan adottati dalle due liste civiche nella recente competizione elettorale, diciamo che ci sono tutte le condizioni, la possibilità, la consapevolezza delle proprie capacità e l’indignazione giuste per proseguire in questo cammino insieme verso il progresso per la Scilla di domani.
Siamo sicuramente consapevoli che in questo cammino, come afferma Obama, “Non c'è nessuna linea retta verso il progresso, e la difficoltà accompagna sempre una stagione di speranza”, ma dobbiamo impegnarci, dobbiamo provarci. Lo dobbiamo a noi stessi. Lo dobbiamo ai nostri figli.