"Che film è?" mi sono chiesto vedendo il fumo uscire dalla prima torre. Invece, in basso a destra c'era un piccolo logo:erano le immagini da New York trasmesse dal tg4. Un brivido mi ha percorso il corpo.
Ho chiamato i miei genitori e mia sorella "Venite a vedere, in America sta succedendo la fine del mondo!".
Era un martedi e quel giorno a Reggio Calabria era festa. Avevamo programmato di andare alla processione della Madonna della Consolazione, Patrona della città dello Stretto.
Non ci siamo andati.
Siamo rimasti a Scilla, in casa, impietriti davanti alla TV, impotenti, ad assistere all'impatto del secondo aereo dirottato sulla seconda torre e, poi, ancora, alla caduta sul Pentagono del terzo.
E poi, infine, ai crolli dei due giganti, con la gente penzolante dalle finestre, nell'ultimo disperato tentativo di trovare la forza per un ultimo respiro.
Non capivo più niente. L'incredulità, la rabbia, il dolore. Un accavallarsi di sentimenti che non si possono descrivere, anche oggi, a dieci anni di distanza.
L'unica cosa che abbiamo potuto fare è stato pregare, perché quella Madonna che saremmo dovuti andare a festeggiare consolasse il dolore dei parenti delle vittime, di New York, degli Stati Uniti, del mondo intero.
A Reggio quel giorno, la processione non si tenne. Non ci fu festa. Non ci poteva essere. Si rimase in chiesa, a pregare.
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