Nei giorni scorsi si è svolto a Scilla l’ennesimo convegno sullo stato della sanità locale nell’ottica della nuova Città Metropolitana. Dal convegno non è scaturito niente di nuovo, salvo la proposta di istituire un “tavolo tecnico”per monitorare le procedure che porteranno alla realizzazione della Casa della Salute di Scilla.
In verità, era qualcosa di cui si era già parlato in occasione dell’incontro pubblico svoltosi presso la sala consiliare scillese ai primi d’ottobre del 2015, al termine del quale i sindaci decisero “di istituire un Tavolo provinciale metropolitano con il compito di stilare una proposta– da presentare al commissario alla Sanità Massimo Scura e alla giunta regionale – alternativa alla graduale e inesorabile dismissione delle attività ospedaliere a cui stiamo assistendo”.
Evidentemente, quel tavolo provinciale non diede alcun frutto (ove mai fosse stato istituito), visto e considerato che adesso ne occorre un altro per monitorare la realizzazione di ciò che si intendeva scongiurare.
Inoltre, dopo l’istituzione della Città Metropolitana –che, ci piaccia o no, esiste almeno sulla carta- le eventuali proposte o atti di indirizzo inerenti tutte le materie di competenza della Città Metropolitana possono essere fatte attraverso la Conferenza Metropoolitana. E tra queste materie dovrebbe rientrare anche la sanità, visto e considerato che la prima finalità perseguita per statuto dal nuovo ente territoriale è “il miglioramento della qualità della vita delle persone che vivono sul territorio stabilmente od occasionalmente” [art. 10 Statuto]. I tavoli, allora, non servono più.
Servirebbe, invece, che i sindaci del nostro territorio proponessero l’istituzione in seno al Consiglio Metropolitano di una commissione permanente per le politiche sanitarie, che avanzi una seria proposta di rivisitazione su scala metropolitana delle mutate esigenze sanitarie di questa che è divenuta una comunità unica. E questa rivistazione, a modesto avviso di chi scrive, passa dal possibilissimo accorpamento funzionale della struttura sanitaria scillese agli Ospedali Riuniti.
A far più notizia, invece, è stato il suono del silenzio, imposto alla dott.ssa Domenica Patafio –consigliere comunale scillese, membro della Commissione Pari Opportunità all’interno del civico consesso nonché medico operante da anni presso le strutture dell’ex ospedale “Scillesi d’America.
In un suo messaggio, ripreso da tutti gli organi d’informazione locali, la dott.ssa Patafio scrive del silenzo impostole dai prepotenti cui, evidentemente, poco importava d’ascoltare una voce direttamente coivolta nelle atività ospedaliere e che, per questo, meglio di altri avrebbe potuto illustrare al pubblico le criticità attuali e proporre soluzioni attuabili per il miglioramento della situazione delle struttura sanitaria scillese.
Non dare la parola a un’ospite in un convegno (anche solo per un saluto, in caso il tempo a disposizione fosse breve) è un po’ come invitare al matrimonio qualcuno, contando sul suo nome e sulla sua riconoscibilità da parte degli altri invitati, e poi lasciarlo digiuno senza nemmeno accettare l’offerta che questo qualcuno era in grado di fare agli sposi. Così facendo, si è dimostrato che, in realtà, non si voleva che il matrimonio riuscisse, non interessava dare un futuro agli sposi. L’interessante, per chi ha organizzato il matrimonio era avere la sala piena, solo pi l’occhi ra genti, per potersene vantare. Mi vantu e mi vant’eu….
Il suono del silenzio, The sound of silence, è anche il titolo di una splendida canzone scritta da Paul Simon nel 1964 e da questi portata al successo inseme con Art Garfunkel (che potete ascoltare cliccando sulla foto in alto o anche qui), divenuta il simbolo della mancanza di comunicazione “tra gente che parla senza comunicare, sente senza ascoltare, è apatica nei confronti degli altri. La comunicazione è superficiale, nessuno osa raggiungere l’altro e disturbare il suono di quel silenzio assordante, di quel rumore di parole vane lasciate fluire per abitudine, per riempire il vuoto di esistenze che non vogliono interagire con l’altro.” [tratto da Wikipedia]
La vicenda di cui abbiamo letto è emblematica di questo “non voler interagire con l’altro”, proprio per evitare che possa distrarre l’attenzione sui reali obiettivi che ci si era prefissati, facendosi scudo dei nobili intenti e di cartelloni che alla prova dei fatti si sono dimostrati essere solo una lista di nomi da parata.
Il suono del silenzio, quello che ha fatto più rumore in questa ultima vicenda e che continua a far rumore nella travagliata vicenda dello “Scillesi d’America”. A che punto siamo?
Con una Convenzione stipulata tra la Regione Calabria e l’ASP di Reggio Calabria il 2 Febbraio 2016, si fissavano le regole del finanziamento di € 8.270.000,00 per la realizzazione della Casa della Salute scigghitana. La detta Convenzione, che però dovrà essere aggiornata alla nuova normativa sugli appalti approvata di recente, scadrà, comunque, il 31/12/2018 e contiene al suo interno numerose spade di Damocle che pendono minacciose su quel che resta dello “Scillesi d’America”.
L’intervento previsto dovrebbe essere attuato in due fasi:
Prima fase: dovrebbe essere redatto il progetto preliminare sulla base di uno studio di fattibilità –in realtà già redatto a Novembre 2011 e poi aggiornato e rivisto fino al Luglio 2012, delle cui “stranezze avevamo già riferito dettagliatamente nel 2013. Il progetto preliminare dovrà comprendere le indagini e le verifiche al fine di appurare lo stato di vulnerabilità sismica della struttura, in osservanza alle norme tecniche vigenti in materia antisismica, e la valutazione dei costi da sostenere per l’inevitabile adeguamento strutturale. Tali costi, però, non possono essere superiori al 15% dell’importo dei lavori, corrispondenti al masismo a € 865.800,00 stando agli importi indicati nel citato studio di fattibilità. La prima spada di Damocle, è dietro l’angolo: se per l’adeguamento strutturale dovesse servire una spesa maggiore, la Convenzione sarà risolta.
Seconda fase: Elaborazione del progetto definitivo, per il quale l’ASP è tenuta ad acquisire “tutti i pareri, nulla-osta, concessioni, licenze, assensi, autorizzazioni di legge” necessari per la realizzazione dell’opera. L’avvio della progettazione definitiva è subordinata –ancora!- all’approvazione da parte della Regione Calabria “di uno studio integrativo del modello organizzativo e gestionale della Casa della Salute”, elaborato dall’ASP e che comprende: analisi sulla fattibilità economica, sociale, costi-benefici, fattibilità finanziaria di costruzione e gestione”. La domanda sorge spontanea: ma queste analisi di fattibilità non avrebbero dovuto essere fatte quando si è deciso di sostituire l’Ospedale con la Casa della Salute?! Evidentemente questa trasformazione è stata fatta senza tener conto di questi aspetti se non a livello superficiale, visto e considerato che occorrerà uno “studio integrativo”.
Il finanziamento sarà erogato come segue:
- il 30% dopo la pubblicazione del bando di gara di appalto;
-il 60% in quote successive, sulla base degli stati d’avanzamento (ovvero le parti di lavoro completate), a condizione che sia documentalmente dimostrato l’utilizzo di almeno il 40% della quota precedente;
-il 10% del costo totale dell’intervento, dopo l’approvazione della contabilità e il collaudo finali.
La Convenzione prevede esplicitamente altre spade di Damocle. Vediamole:
-il finanziamento può essere revocato in caso di “inadempimento di una delle parti” che comprometta l’attuazione dell’intervento o ne determini un notevole ritardo;
- la revoca viene, altresì, disposta nell’ipotesi di “grave inerzia, omissione o di attività ostativa riferite alla verifica e al monitoraggio” da parte dei soggetti responsabili dei controlli (ASP e Regione, ciascuna per le proprie competenze fissate dalla stessa Convenzione).
C’è, però un altro vincolo di importanza fondamentale, fissato dall’art. 6.11 della Convenzione, che prevede: “Prima di procedere all’esecuzione dei lavori, il Beneficiario [del contributo, cioè l’ASP –ndr] dovrà comunque assicurarsi che non sussitono [ahi! ‘sti congiuntivi! –ndr] impedimenti di sorta alla loro esecuzione, anche ai fini espropriativi delle aree oggetto dell’intervento.”
E ccà ‘mpunta ‘u carru. Ora, la verifica di cui sopra non dovrebbe e non potrebbe essere fatta “Prima di procedere all’esecuzione dei lavori” –cioè a progetto approvato, quando si è già pronti a partire con ruspe, motopale e betoniere- ma, caso mai, dovrebbe essere fatta prima della redazione del progetto preliminare o comunque al suo interno, prevedendo le somme necessarie alla regolarizzazione della titolarità delle aree.
Premesso ciò, è qui il caso di ricordare ancora una volta che la questione della proprietà dell’immobile “Scillesi d’America” e delle adiacenti aree di sua pertinenza è rimasta irrisolta. Il Tribunale di Reggio Calabria, in una sentenza di qualche anno fa relativa proprio alla questione degli espropri, ha sancito che la struttura è stata realizzata con l’occupazione illegittima dei terreni, poiché le procedure finalizzate all’esproprio non sono state condotte come avrebbero dovuto. D’altra parte, la Regione Calabria aveva anch’essa preso atto che sia il fabbricato che il terreno non erano di sua proprietà, tanto da annullare il Decreto che ne disponeva l’acquisizione al patrimonio.
Insomma, su questo Malasito lo andiamo ripetendo da anni, falla comu la v’oi, sempri cucuzza esti: se non si scioglierà prima il nodo relativo alla proprietà, non si potrà dar luogo agli impegni sottoscritti con la Convenzione tra Regione e ASP, non potrà essere presentato il progetto di trasformazione dello “Scillesi d’America” in Casa della Salute e l’utenza resterà cu ‘na manu davanti e l’atra d’arretu, privata del sacrosanto diritto a curarsi.
Come abbiamo visto, il tempo stringe, ‘a cira squagghia ma ‘u Santu non camina. Potremo anche passare per pessimisti, ma crediamo che il futuro della Casa della Salute sia davvero appeso a dei sottili crini di cavallo, come le tante spade di Damocle che sono lì a ricordarci le gravi minacce cui è esposta la salute dell’intero comprensorio gravitante attorno allo “Scillesi d’America”.
E per quanto il suono del silenzio faccia rumore e sia una bellissima canzone, su queste minacce non possiamo tacere.
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