Dimentichiamoci delle turbolenze
dialettiche dei giorni appena trascorsi, ritroviamo un po' del nostro
orgoglio, troppo a lungo sopito.
Oggi è la festa degli italiani, non in
quanto nazione -cioè gruppo di persone che sono coscienti di avere
comuni origine, lingua e storia- ma in quanto parte essenziale dello
Stato italiano, cioè di un'entità politica sovrana, regolata da un
ordinamento giuridico formato da istituzioni e leggi.
E' stato bello, oggi, avere la
percezione visiva di cosa vuol dire essere parte di uno Stato
repubblicano, cioè cosa di tutti.
Alla parata militare ai Fori Imperiali,
ne erano presenti o rappresentate tutte le componenti.
C'era il popolo, gioioso e festante; il
neonato Governo e i sindaci, chiamati ad amministrarlo; le forze
armate, chiamate a difenderlo; il Presidente della Repubblica, che ha
l'onere e l'onore di rappresentarlo nella sua unità. E poi c'era
l'elemento unificante, che sta al di sopra di tutti: la bandiera
tricolore.
Non è 'na pezza che si sventola
per gioco o per fare scena. E' il simbolo di ciò che siamo stati e
di ciò che siamo. E oggi l'abbiamo festeggiato.
Una signora, intervistata in tv, ne ha
descritto in maniera efficace i colori: c'è il verde delle nostre
pianure, il bianco della neve delle nostre montagne e il rosso, del
sangue di chi questo Stato l'ha difeso a costo della propria vita.
Due sono stati i momenti più
significativi che mi piace ricordare.
Un paracadutista della Brigata Folgore
ha portato al centro del viale, atterrando di fronte al Presidentedella Repubblica, un enorme tricolore (400 mq). L'ho visto come il
segno della libertà, che a noi nati dopo l'ultima guerra, è stata
regalata come pioggia dal cielo, un regalo prezioso che dobbiamo
essere capaci di custodire con la massima cura e attenzione, proprio
come ha fatto il paracadutista durante la sua discesa a terra. Ma,
una volta a terra, quel tricolore è stato dispiegato con l'aiuto di
uomini e donne, rappresentanti di tutti i corpi e delle forze armate,
ed ha cominciato a muoversi, mosso dal vento, portato quasi a spalla
lungo il percorso. Ecco, la nostra libertà, come il tricolore, non
deve rimanere soltanto una parola, seppur preziosa, tenuta come un
gioiello, ma deve potersi muovere, evolversi, per il giusto
riconoscimento dei diritti e nei giusti limiti dei doveri. Il nostro
essere cittadini italiani, significa essere noi la prima istituzione
dello Stato, facendoci carico ognuno delle proprie responsabilità,
con la nostra intelligenza, il nostro lavoro, il nostro sacrificio,
con tutte le nostre forze.
Il secondo momento, è stato quello
finale: la consegna al Presidente della Repubblica, da parte di un
gruppo di bambine, di un tricolore lavorato a mano da loro insieme
alle loro nonne. Il segno della presenza forte e insostituibile delle
donne nella nostra società e, in maniera più figurata, della
continuità di questo impegno da cittadini nel tempo. Passano gli
anni, passano le generazioni, ma rimane lei, la bandiera, a
ricordarci che l'impegno e il sacrificio sono elementi essenziali per
continuare a meritare e garantire la nostra libertà. Viva l'Italia!
N.B.: foto tratta da http://www.tgcom24.mediaset.it
Nessun commento:
Posta un commento