Presterà giuramento oggi pomeriggio l’undicesimo Presidente della Repubblica Italiana: Giorgio Napolitano.
Nonostante l’opposizione non abbia gradito il "metodo" con il quale si è proceduto all’elezione del Presidente –poiché il Suo nome non era stato preventivamente inserito nella "rosa" dei candidati- alla fine più di uno dei suoi esponenti di primo piano ha ammesso di aver commesso un errore.
L’errore di non aver sostenuto con il proprio voto una personalità di cui tutti, alla fine, hanno riconosciuto pubblicamente il profilo morale e l’alta competenza istituzionale.
Ciò per non turbare l’elettorato di centrodestra, al quale è stata propinata una campagna elettorale dominata da un unico tema portante: l’anticomunismo, nella sua forma più accesa, da anni ’50. Da qui il problema: come giustificare il voto dato proprio ad un "ex comunista"?
A dire il vero, per quanto hanno riferito tutti i mezzi d’informazione, potremmo definire Giorgio Napolitano come il "meno comunista" tra i comunisti, nel senso che ha improntato tutta la sua attività all’interno del partito cercando il dialogo con le altre forze politiche, venendo in più di un’occasione "emarginato" dai suoi stessi compagni i quali però hanno poi riconosciuto la validità e la fondatezza delle sue posizioni, improntate verso un moderno socialismo riformista.
Al di là di tutto ciò, credo comunque che davanti a personalità dello spessore e del carisma del Senatore Napolitano, proprio per la speciale carica di "Senatore a vita" che già rivestiva, i veti posti e le perplessità sollevate dal centrodestra sono del tutto infondate.
Di sicuro, il neo Presidente Napolitano lo proverà, svolgendo la necessaria opera di mediazione all’interno di un clima politico surriscaldato dagli eccessi di personalismo. Lo proverà riportando al centro del dibattito "l’attualità" della nostra Costituzione, che deve essere sì adattata alle nuove esigenze di questo periodo storico ma che, non per questo, deve essere necessariamente stravolta nel suo impianto base. Un’impostazione conferitale dai Padri della Costituente, la cui lungimiranza nel prevedere già a quel tempo le soluzioni per i futuri possibili adeguamenti e miglioramenti, è stata subito sottolineata e messa in evidenza dal nuovo Presidente.
Oggi, ventuno salve di cannone saluteranno la Sua elezione e l’inizio di un cammino nuovo della politica italiana. Un cammino fatto di dialogo tra gli schieramenti, di rispetto per le reciproche posizioni. Un cammino nel quale vengono messi da parte i poco comprensibili "odi" o le infondate "paure", retaggio di un passato che è ormai storia e che oggi può servire da utile insegnamento.
Mi auguro che questi ventun colpi di cannone diano la "sveglia" a tutta la nostra classe politica (di governo e opposizione), che certamente potrà e dovrà fare tesoro dell’apporto fattivo, concreto e di sicuro al di sopra delle parti del neo eletto, Giorgio Napolitano. Auguri, Presidente!
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