Le cene di famigghia, da molti ritenute 'na gran camurrìa, sono dal sottoscritto (e dai suddoli in generali, comu a mia) molto apprezzate, non sulu per la quantità e la qualità mangiatoria ma anche perché, il più delle volte, finiscono col rivelarsi una miniera di informazioni che oserei definire malanovamente istruttive.
Cena di famiglia per festeggiare un compleanno da "cuntu paru". Al tavolo simu in setti, età media 65 anni, escluso il sottoscritto, 'u cchiù figghiolu.
I miei commensali ricordunu i loro tempi, i mitici anni '60 ru Scigghiu: 'i iati a fungi, castaniti castaniti; i mangiati 'i pisci friscu, appena piscatu, nei locali cittadini, ecc.
Certo, erano tempi "ruspanti", genuini, dove ognunu s'industriava comu putiva, anche in tema di "vizi giovanili". E, parrandu di vizi e di fumu in particolari, di sigaretti cu filtru o senza filtru, ru tabaccu ch'i cartini, ecc., a sorpresa, un amico confessa:
"A mucciuni, mi ndi sintimu 'randi, siccomu 'i sigaretti custavunu, ndi calaumu nto Vaddhuni 'i Livurnu* e ndi fumaumu 'i ramitti sicchi ri cucuzzi 'i spina." Tanto erano preziosi e "proibiti" che, continua l'amico "'i tiniumu 'mmucciati tra li petri 'ill'armacii".
Lo ammetto:provo quasi tenerezza davanti a questo tipo di "trasgressioni".
Eh già. Negli anni '60, la 'ndrangheta non si era ancora urbanizzata e non produceva certo quanto oggi: il giro d'affari (sporchi) è pari a quasi 1/5 della ricchezza prodotta in Calabria. Di questa "ricchezza" particolare, poco più del 60% deriva dal traffico di stupefacenti che le 'ndrine calabre (e reggine in primis) importano direttamente dal Sud America.
A quel tempo, gli unici legami che univano la Calabria e l'Aspromonte con l'America erunu sulu Garibaldi (ferito ad una gamba quando si trovò tra le nostre montagne e poi divenuto l'eroe dei due mondi) e i vapuri carichi dei nostri emigranti che sbarcavano a Ellis Island (Stati Uniti) o a Mar del Plata (Argentina), inconsapevoli di ciò che li aspettava e, soprattutto, del fatto che -dopu quarant'anni- avrebbero fatto la fortuna (loro e) di...Raffaella Carrà.
Ma parrandu di fumu, trattandusi di tema delicatu e pi non criari cunfusioni vista la difficoltà di leggere e comprendere a volte il dialetto, prima mi vi 'mmaginati cu sapi chi, mi tocca spiegari megghiu a cosa si riferisse l'amicu meu.
Tra le tante specie di zucca (o cucuzza che dir si voglia), ce n'è una i cui frutti sono caratterizzati dalla presenza, sulla buccia, di piccole ed esili parti legnose, appuntite simili a spine, da cui il nome scigghitano: cucuzzi 'i spina.
Questa pianta, crisci in fusti prostrati o rampicanti, muniti di viticci ramificati, la cui sezione circolare è pari -cchiù o menu- a quella delle comuni sigarette. Proprio per questo, i viticci venivano quindi essiccati, tagghiati a misura e fumati.
Di norma, il combustibile di queste "sigarette" era il tabacco. A lu voti però, in periodi di fami nira, approfittando del fatto che ci si trovava spesso vigni vigni, il tabacco veniva sostitito dalle foglie secche delle viti.
C'era anche chi alle "sigarette" di campagna preferiva (essendu cchiù viziusu oppuru attento lettore di Tex Willer), le più "aristocratiche" cartine, che si trovavano nei tabacchini.
I loro emuli cchiù povireddhi, invece di andare al tabacchino, le cartine le realizzavano da soli, utilizzando carta di giornale e, in particolare, la parte bianca -priva d'inchiostro- compresa tra l'inizio della pagina e la testata.
Ora, siccomu mi piaci essiri completu nell'apprendere le cose, comu fu e comu non fu, soo andato a pigghiari il vocabolario della lingua italiana Treccani, che testualmente riporto:
SPINELLO: [Etimo incerto] Voce gergale, usata originariamente da carcerati per indicare la sigaretta fatta a mano con la cartina (o anche con carta qualsiasi) e poco tabacco. Nell'uso odierno, sigaretta confezionata artigianalmente con droga leggera, cioè con marijuana (o hascisc).
Varda, varda! Vo' viriri chi, da nu fatticeddhu cuntatu cusì, pi passari 'na sirata, abbiamo scoperto l'etimologia di una parola della lingua 'taliana?
Lo spinello, altro non era che la "sigaretta" che i giuvini scigghitani, già quarant'anni fa , ricavavanu ri ramitti sicchi ra cucuzza 'i spina!
Mi tocca comunicare la felice scoperta alla Treccani: l'etimo non è più incerto.
*N.B.: Vallone Livorno -Vallone ubicato nel quartiere Marina Grande, prende il nome dall'omonimo torrente che sfocia a mari, supr' a' spiaggia.
P.S.: Un ringraziamento a Pepè B. e a me' patri per le preziose informazioni.
Cena di famiglia per festeggiare un compleanno da "cuntu paru". Al tavolo simu in setti, età media 65 anni, escluso il sottoscritto, 'u cchiù figghiolu.
I miei commensali ricordunu i loro tempi, i mitici anni '60 ru Scigghiu: 'i iati a fungi, castaniti castaniti; i mangiati 'i pisci friscu, appena piscatu, nei locali cittadini, ecc.
Certo, erano tempi "ruspanti", genuini, dove ognunu s'industriava comu putiva, anche in tema di "vizi giovanili". E, parrandu di vizi e di fumu in particolari, di sigaretti cu filtru o senza filtru, ru tabaccu ch'i cartini, ecc., a sorpresa, un amico confessa:
"A mucciuni, mi ndi sintimu 'randi, siccomu 'i sigaretti custavunu, ndi calaumu nto Vaddhuni 'i Livurnu* e ndi fumaumu 'i ramitti sicchi ri cucuzzi 'i spina." Tanto erano preziosi e "proibiti" che, continua l'amico "'i tiniumu 'mmucciati tra li petri 'ill'armacii".
Lo ammetto:provo quasi tenerezza davanti a questo tipo di "trasgressioni".
Eh già. Negli anni '60, la 'ndrangheta non si era ancora urbanizzata e non produceva certo quanto oggi: il giro d'affari (sporchi) è pari a quasi 1/5 della ricchezza prodotta in Calabria. Di questa "ricchezza" particolare, poco più del 60% deriva dal traffico di stupefacenti che le 'ndrine calabre (e reggine in primis) importano direttamente dal Sud America.
A quel tempo, gli unici legami che univano la Calabria e l'Aspromonte con l'America erunu sulu Garibaldi (ferito ad una gamba quando si trovò tra le nostre montagne e poi divenuto l'eroe dei due mondi) e i vapuri carichi dei nostri emigranti che sbarcavano a Ellis Island (Stati Uniti) o a Mar del Plata (Argentina), inconsapevoli di ciò che li aspettava e, soprattutto, del fatto che -dopu quarant'anni- avrebbero fatto la fortuna (loro e) di...Raffaella Carrà.
Ma parrandu di fumu, trattandusi di tema delicatu e pi non criari cunfusioni vista la difficoltà di leggere e comprendere a volte il dialetto, prima mi vi 'mmaginati cu sapi chi, mi tocca spiegari megghiu a cosa si riferisse l'amicu meu.
Tra le tante specie di zucca (o cucuzza che dir si voglia), ce n'è una i cui frutti sono caratterizzati dalla presenza, sulla buccia, di piccole ed esili parti legnose, appuntite simili a spine, da cui il nome scigghitano: cucuzzi 'i spina.
Questa pianta, crisci in fusti prostrati o rampicanti, muniti di viticci ramificati, la cui sezione circolare è pari -cchiù o menu- a quella delle comuni sigarette. Proprio per questo, i viticci venivano quindi essiccati, tagghiati a misura e fumati.
Di norma, il combustibile di queste "sigarette" era il tabacco. A lu voti però, in periodi di fami nira, approfittando del fatto che ci si trovava spesso vigni vigni, il tabacco veniva sostitito dalle foglie secche delle viti.
C'era anche chi alle "sigarette" di campagna preferiva (essendu cchiù viziusu oppuru attento lettore di Tex Willer), le più "aristocratiche" cartine, che si trovavano nei tabacchini.
I loro emuli cchiù povireddhi, invece di andare al tabacchino, le cartine le realizzavano da soli, utilizzando carta di giornale e, in particolare, la parte bianca -priva d'inchiostro- compresa tra l'inizio della pagina e la testata.
Ora, siccomu mi piaci essiri completu nell'apprendere le cose, comu fu e comu non fu, soo andato a pigghiari il vocabolario della lingua italiana Treccani, che testualmente riporto:
SPINELLO: [Etimo incerto] Voce gergale, usata originariamente da carcerati per indicare la sigaretta fatta a mano con la cartina (o anche con carta qualsiasi) e poco tabacco. Nell'uso odierno, sigaretta confezionata artigianalmente con droga leggera, cioè con marijuana (o hascisc).
Varda, varda! Vo' viriri chi, da nu fatticeddhu cuntatu cusì, pi passari 'na sirata, abbiamo scoperto l'etimologia di una parola della lingua 'taliana?
Lo spinello, altro non era che la "sigaretta" che i giuvini scigghitani, già quarant'anni fa , ricavavanu ri ramitti sicchi ra cucuzza 'i spina!
Mi tocca comunicare la felice scoperta alla Treccani: l'etimo non è più incerto.
*N.B.: Vallone Livorno -Vallone ubicato nel quartiere Marina Grande, prende il nome dall'omonimo torrente che sfocia a mari, supr' a' spiaggia.
P.S.: Un ringraziamento a Pepè B. e a me' patri per le preziose informazioni.