20 settembre 2009

FRANE E "IADDHINARI": SIMU A MARI!

L'autunno è quasi arrivato e le prime piogge si sono fatte sentire. Ma non sono state piogge normali, comu a chiddhi 'i 'na vota.

Brevi temporali ma di un'intensità talmente forte da rendere le nostre strade vere e proprie sciumare.

Il risultato è che una discreta quantità di "maddu" si riversa per le vie del paisuzzo, finendo con l'arrivari direttamente a mari.
Il fenomeno non è nuovo, ed era stato segnalato già in passato a più riprese, l'ultima delle quali risale al febbraio scorso, quando sul malasito avevamo battiatu la neonata malanova's beach.

Il problema è che la frequenza con la quale il fenomeno si ripete, tanto da essere divenuto praticamente "normale".
Ma 'sta cosa normali non è, pi nenti.
Siccomu dalle nostre bande 'u mundu è 'i calata, per capire aundi può essere la rericata del pobblema, siamo andati a monte, vali a diri...'nchianammu p'a Mulia.
Ed è proprio percorrendo la strada provinciale "Scilla-Melia" che abbiamo avuto non poche sorprese, allo stesso tempo però piuttosto chiarificatrici.
Non sono poche, infatti, le innovazioni tecnologiche piuttosto "originali" adottate per regimentare il deflusso delle acque e prevenire l'insorgere di quei fenomeni franosi che nello scorso mese di gennaio hanno provocato disagi a non finire. Vediamole.

1. Dopo i primi tornanti, in località "Santa Croce", hanno provveduto a "murare" letteralmente i piccoli intervalli esistenti tra un muretto e l'altro che delimitano la sede stradale.















La soluzione adottata, dovrebbe evitare -secondo chi l'ha realizzata- che le acque meteoriche si riversino nei terreni di proprietà privata (come accaduto decine di volte in passato), danneggiandoli pesantemente, con conseguente danno patrimoniale anche alle casse provinciali.
Però, come vedete dalle foto (scattate nello scorso giugno, mentre venivano eseguiti i lavori), non esiste la minima traccia di cunetta in grado di convogliare debitamente l'acqua che invece finisce con l'occupare direttamente la sede stradale, con relativo pericolo per gli automobilisti.

Le sorprese non finiscono qui, anzi, sono appena iniziate. Vardàti:



2. Appena poche centinaia di metri più sopra, viene segnalato prima un pericolo generico, poi un senso alternato con limite a 20 km/h, poi una strettoia e, dopo una mezza curva appare quella che, a prima vista, sembra essere un'aiuola, con tanto di cordoletto in cemento, delimitata da paletti in ferro ivi annegativi ma privi di rete. L'"aiuola" è posta giusto ai piedi di un alto e spesso muraglione che era stato realizzato pochi anni fa, dopo una delle più grosse frane verificatesi sulla martoriata provinciale.
Guardandovi dentro, è possibile veerificare come questa "innovazione" si sia comportata comu 'na speci di...panaru, dove si vanno raccogliendo le pietre che, a poco a poco, cascano giù dalla sommità del muro.
Insomma, alla Provincia, si 'mbintaru una specie di "variante stradale" della normale pallacanestru: al posto del pallone a spicchi, ci sono le mazzacani; al posto del canestro, la simil-aiuola semirecintata.

3. Pochi tornanti più su, la storia si ripete. Altra simil-aiuola a fare da moderno cupeddhu in cemento, anche qui con cordolo, paletti ma senza rete.
In questo caso, la quantità di mazzacani cadute è maggiore e molte di esse sono finite proprio in mezzo alla strada.
In più, iazandu l'occhi giusto sopra la bizzarra aiuola, si vede che la frana è in pieno movimento.

4. Continuiamo a salire e, meraviglia delle meraviglie, ci appare davanti agli occhi un nuovo tipo di cunetta. Non è né all'italiana, né alla francese. E' alla... rriggitana


un pugnu i cimento, 'mmunziddhatu a manu!

Ironia della sorte, di fronte, giusto dall'altro lato della strada vi è una cunetta di vecchia realizzazione, fatta come si deve:

Vistu e consideratu che evidentemente alla Provincia non hanno idea di cosa sia una cunetta, non potevano almeno sforzarsi di...copiare quella che c'era??!!

Il nostro "poker" di segnalazioni si chiude facendo presente che, a parte le "maravigghie" di cui sopra, continuano a esserci tratti interessati da smottamenti e caduta di pietre un po' lungo tutto il percorso. Inoltre, tutte le cunette (quelle vere) esistenti, sono piene di erbacce o fogliame che finisce con il riversarsi sulla sede stradale, deviando peraltro il naturale deflusso delle acque.

Questo il quadro generale dello stato in cui versano i 7 km di strada provinciale che collegano Scilla a Melia.
Numerosi gli interrogativi che nascono spontaneamente, circa le scelte fatte dalla Provincia per "mettere in sicurezza" un tratto di strada altamente trafficato.
Come mai, nei tratti di muretti chiusi, non sono state realizzate le cunette? Come mai si sono realizzate quelle similcunette artigianali? Come mai, a distanza di tanti mesi e con l'approssimarsi del prossimo inverno, persistono ancora dei tratti di frane che non sono state eliminate completamente?
Ma soprattutto:
come si può pensare a limitare le frane con dei cupeddhi (alias canestri) destinati ad accogliere le pietre che cascano giù con preoccupante regolarità dopo ogni temporale?
Come si può pensare di avere a che fare con "pietre intelligenti", cioè capaci di cadere direttamente negli spazi così predisposti?
Come si può pensare di arginare le frane, realizzando dei pericolosi restringimenti della sede stradale, per di più in prossimità delle curve?
Come si può pensare di salvaguardare l'incolumità di coloro che transitano sulla Provinciale, affidandone la protezione a una semplice rete metallica sicuramente più adatta a qualche iaddhinaru?

Nonostante tutto, qualcuno non solo l'ha pensato, ma -quel ch'è più grave- l'ha anche messo in pratica anche se non l'ha ancora completato.
Chi l'ha pensato, è lo stesso Ente, la Provincia, che ha già fatto sfoggio nel nostro Comune di alta tecnologia e rispetto ambientale, realizzando quel capolavoro della via Sinuria!!!

E quest'ultima grande pensata, insieme alle soluzioni tecniche di cui s'è detto ampiamente, fanno sì che dopo ogni chiuvuta, le pietre e il fango arrivino -strata strata- fino in paese oppure giù dritti fino al mare, che sempre più spesso, cangia culuri.

E intantu nui, tra frane e "iaddhinari", simu a mari.

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