18 dicembre 2017

SCILLA E' CAMBIATA?



Scilla è cambiata! proclama, trionfante e soddisfatto, il volantino che annuncia un incontro pubblico nel corso del quale il Sindaco e l’Amministrazione comunale colloquieranno oggi con i cittadini, tracciando un bilancio di questi due anni e mezzo di amministrazione, praticamente metà mandato.
Ma è davvero così? Scilla è cambiata?
E’ indubbio che in questi due anni sono stati posti in essere diversi interventi finalizzati al recupero della decenza urbana che dovrebbe caratterizzare una cittadina come Scilla, che vive essenzialmente della sua immagine offerta ai turisti –vicini e lontani.
Si è puntato a recuperare un minimo di senso civico e di ordine e credo che lo sforzo profuso dagli amministratori, abbia portato i suoi primi frutti. Non starò qui a elencare tutti gli interventi messi in atto –ci ha già pensato il Sindaco nei post pubblicati sulla sua pagina Facebook, e ci penserà lui stesso a ricordarli sicuramente nel corso dell’incontro in programma questo pomeriggio- ma è obiettivamente visibile un inizio di cambiamento d’immagine della nostra Scilla.
Scilla, Scilla, luogo le cui origini sconfinano nel mito, nei miti, uno dei quali la vuole splendida principessa. E come si fa a non innamorarsi di una splendida principessa?!
Il nostro Sindaco, da primo cittadino, è il primo ad essere attratto dal fascino di questa principessa: personalmente conosco poco il Sindaco, ma nell’esercizio delle sue funzioni, pur avendo i suoi innegabili difetti –come tutti gli altri scillesi- si nota che di Scilla è innamorato, ma innamorato pazzo, come Celentano nel famoso film con Ornella Muti.
Ed è noto che chi è innamorato, ci tiene a che il soggetto o, in questo caso, l’oggetto delle sue attenzioni si presenti sempre bella, impeccabile ed invidiabile anche agli occhi degli altri che la guardano, anche se da più lontano.
Così, moltiplica l’attenzione ai particolari, cura ogni dettaglio, programma iniziative e progetti in grado di rendere il suo amore ancora più bella, affascinante, attraente e, possibilmente, più ricca.
Ma è altrettanto noto che il troppo amore fisico e materiale, nnorba. Finisce, cioè, che l’attenzione per i dettagli fa perdere di vista quelle che sono le necessità-base.
Oggi, Scilla ha ancora troppe necessità-base e criticità cui dover far fronte. Fermandomi alle poche di cui ho conoscenza diretta: pianificazione urbanistica, regolamentazione del commercio, situazione sanitaria, acquisizione del Castello Ruffo.
Sono temi che richiedono tempi lunghi, me ne rendo conto, ma credo che in tante occasioni si siano poste in essere iniziative certamente apprezzabili nell’intento, ma la cui applicazione pratica ha provocato notevoli problemi pratici, sia ai cittadini che ai tecnici degli stessi uffici comunali.
Mi riferisco, in particolare, alla mancanza di un Piano Strutturale (il “nuovo” Piano Regolatore), atteso oramai dal 2005 (la Legge Urbanistica Regionale che lo prevede, è del 2002) e, con esso, di un Piano di Spiaggia la cui latitanza è oramai divenuta insopportabile. Una cittadina che punta la sua intera economia sul turismo non può fare a meno dello strumento che dovrebbe regolare l’utilizzo delle aree demaniali più prossime al mare. La possibilità di effettivo riordino e modernizzazione dell’offerta turistica balneare e commerciale dei quartieri di Marina Grande e Chianalea, passa inevitabilmente dall’approvazione di questo strumento urbanistico. Non si può “tamponare” il problema facendo un Piano ogni anno.
La mancanza di questi strumenti rende problematico –per non dire impossibile- il superamento dei vincoli presenti (paesaggistico, vincolo da Codice della Navigazione, ecc.) per ogni tipo di attività che si intende svolgere sul territorio.
Ora, poiché i tempi sono lunghi, come detto, nel frattempo sarebbe oltremodo opportuno procedere a stipulare appositi accordi con gli enti competenti (Regione, Città Metropolitana, Soprintendenza) cosa, peraltro, consentita dalle vigenti disposizioni di legge, al fine di non condannare operatori economici e cittadini ad essere costretti a sostenere sforzi economici la cui utilità è, alla prova dei fatti, nulla.
Nell’affrontare il problema del commercio, poi, si è preferito partire dalla fine, predisponendo un regolamento finalizzato principalmente alla riscossione dei canoni per l’occupazione delle aree pubbliche comunali, piuttosto che porre le basi (che poi sono sempre le regolamentazioni urbanistiche) per consentire agli operatori economici una fruizione delle stesse aree che fosse pienamente regolare, consentendo loro di svolgere la propria attività in modo tranquillo, piuttosto che indurli ad adottare soluzioni temporanee o di fortuna, estremamente onerose se paragonate al breve periodo di effettivo utilizzo, limitato al solo periodo estivo.
Stesso discorso vale, in queste ultime settimane, per gli operatori dei lidi balneari i quali sono stati chiamati dal Comune a regolarizzare la propria situazione urbanistica, pur in assenza degli idonei strumenti di pianificazione di cui si è detto (Piano Strutturale e Piano di Spiaggia). Se il Comune non provvede in tempi brevi a stipulare idonei accordi con gli Enti competenti, tale regolamentazione sarà, nei fatti, impossibile, con le conseguenze negative che si possono facilmente immaginare, soprattutto sull’offerta turistico-balneare della prossima stagione estiva.
Riguardo alla situazione sanitaria, con l’ospedale “Scillesi d’America” (sì, mi piace chiamarlo ancora così), a metà novembre c’è stata la novità positiva del “risveglio” della vicenda giudiziaria relativa al ricorso pendente al TAR. Sarà ancora lunga, ma ci sono tutti gli elementi perché il ricorso venga accolto e ci possa essere restituito un ospedale degno di questo nome. Una struttura che, l’ho scritto tante volte ma lo ripeto, può rivelarsi d’importanza fondamentale se vista nell’ambito dell’offerta sanitaria della Città Metropolitana, che ha bisogno di un proprio Piano Sanitario. Un Piano che, come osservato dagli addetti ai lavori, non può essere redatto sulla base degli stessi indici delle altre Regioni italiane (specie quelle del Nord), ma deve tener conto della forte incidenza sul nostro territorio di patologie serie e gravi, le cui cause dovrebbero essere oggetto di uno studio di ricerca approfondito. Il Comune di Scilla, con in testa il Sindaco –prima autorità sanitaria sul territorio- dovrebbe farsi promotore di un tale studio (contando su accordi con le facoltà universitarie di medicina della Calabria o anche della vicina Messina), coinvolgendo anche gli stessi studenti scillesi o che hanno a cuore la nostra Scilla.
Infine, riguardo all’acquisizione del Castello Ruffo –consentita dalla normativa vigente- era stata fatta richiesta all’epoca della vicenda giudiziaria che ha contrapposto il Comune a una rete d’imprese composta da operatori commerciali scillesi, vicenda che è ancora in corso e sulla quale, pertanto, non mi pronuncio. A quella richiesta, per la concreta finalizzazione della procedura amministrativa avrebbe dovuto seguire la predisposizione di un Piano di Valorizzazione del Castello Ruffo e tutto l’iter avrebbe dovuto concludersi nell’arco di circa un anno. Ebbene, di tempo ne è passato parecchio di più, ma non abbiamo avuto nessuna notizia. Che fine ha fatto la richiesta? E’ stato redatto il Piano di Valorizzazione? Il futuro di Scilla passa anche dalla definizione di questa richiesta.
In definitiva, per rispondere alla domanda posta all’inizio:
Scilla è cambiata, sì, ma è come una principessa che si è rifatta il trucco, ha qualche vestito nuovo in più nell’armadio, un bel rossetto, una bella acconciatura. Sì, insomma, si presenta meglio agli occhi di chi la guarda. Il suo corpo –cioè i suoi cittadini- è debole, ancora troppo debole e ha bisogno di una cura ricostituente piuttosto urgente, non limitata al solo aspetto finanziario/contabile (che pure ha la sua importanza) ma che sia finalizzata proprio a ricostituire le regole urbanistiche che sono alla base dell’uso del territorio da parte degli operatori commerciali e turistici e di tutti i cittadini; ha bisogno di un presidio clinico che sia sostegno delle sue membra più deboli; ha bisogno del suo simbolo per eccellenza, il Castello Ruffo, che dal punto di vista formale, e quindi legale, non è ancora del Comune di Scilla e, quindi, di tutti gli scillesi.
Sono convinto che l’Amministrazione e il Sindaco in primis, da innamorato di Scilla qual è, sia consapevole che ci sia ancora parecchio cammino da fare per far sì che sotto quell’aspetto nuovo –che può anche sembrare attraente- vi sia un corpo sano, robusto, in grado di muoversi senza difficoltà verso il futuro. E’ l’auspicio non solo di chi ne è innamorato pazzo ma di tutti coloro che hanno Scilla nel cuore.

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