15 agosto 2013

DEAFEST 2013: A PODARGONI, TRA PASSATO E FUTURO

podargonilogoMemori del successo del 2012,  anche quest’anno siamo ritornati nella vallata del Gallico, partecipando alla tappa di Podargoni del DEAfest 2013, tenutasi lo scorso 14 Agosto.

Il titolo di questa edizione era TRASH & CLEAN ​​LATERRANONSPORCA, ovvero la contrapposizione tra “Il mondo della spazzatura, della insostenibilità, del consumare l’ambiente, del disperdere le tradizioni e l’identità dei luoghi, dell’abusivismo edilizio, della scarsa attenzione per i diritti e la solidarietà” e “il mondo della buona gestione dell’ambiente, della programmazione attenta alla persona, della conservazione del patrimonio identitario, del rispetto delle regole, della valorizzazione dei prodotti locali e delle tipicità, della fruizione responsabile dei luoghi”.

Il programma è stato molto ricco, con l’allestimento per le vie del piccolo borgo di opere d’arte contemporanea dal titolo “Absence, tra riciclo creativo e scarti d’autore” –a cura dell’Associazione Nonsense. Vi hanno partecipato undici artisti, che hanno messo in mostra le loro personali elaborazioni che conducono dall' abbandono e dal rifiuto a molteplici modi di produrre, creare, innovare e far riflettere.

Poi è stata la volta dello spettacolo teatrale itinerante “Mattone dopo Mattone -Un on the road cacio e pepe” di Emiliano Valente. Curiosa la trama, che vede protagonista un uomo alla guida della sua Panda che resta bloccato ma, pur non potendosi muovere fisicamente, inizia a percorrere con la mente le vie di Roma, osservando le opere incompiute, la miriade di nuove costruzioni di una città che continua a espandersi, senza regole e limiti.

Da buoni calabresi, non poteva mancare la satira, con la presentazione del progetto “Lo Statale Jonico -Ci rifiutiamo di rassegnarci” con Isidoro Malvarosa e Antonio Soriero, ovvero l’uso dell’ironia non solo come forma di autodifesa ma piuttosto come arma di denuncia della condizione del nostro meridione.

maxmaber-orkestar-gruppo-per-stradaA chiudere la serata e ad accompagnare la consueta degustazione di prodotti enogastronomici tipici della vallata del Gallico, il concerto della MAXMABER ORKESTAR, una band italo-jugoslava che al ritmo klezmer –la musica dei balcani- e di vecchie canzoni italiane rivisitate, ci ha letteralmente svuotato il cervello di ogni pensiero e deliziato le orecchie per quasi due ore, regalandoci più di un bis.

Il gruppo triestino –che pochi giorni prima aveva suonato al Lethargy Festival di Zurigo ed è giunto a Podargoni passando dal “Borgofuturo” di Cinquefrondi, si è dimostrato davvero sorprendente, con sonorità coinvolgenti, ben supportati dal folto pubblico presente, che ha danzato al ritmo della musica balcanica fino a notte fonda.

E a proposito di TRASH & CLEAN, facciamo notare che i ragazzi triestini (qui alcuni loro brani) hanno saputo costruire un ponte ideale tra “il mondo brutto e sporco” dei gitani –almeno così viene percepito dalle “civili” popolazioni occidentali- e della loro musica, con “il mondo bello e lindo” dell’occidente, della musica popolare italiana, specialmente quella  della dirimpettaia Emilia-Romagna, con l’esecuzione di molti pezzi valzer e mazurche.

podargoniCome l’anno scorso, abbiamo fatto un giro per le viuzze di Podargoni, dove siamo giunti quand’era già sera, facendo lo slalom tra i paesini della vallata del Gallico che, a guardarli, sembravano dei piccoli presepi. Gioiellini che DEVONO essere tutelati, preservati e valorizzati come meritano ma una politica che ha perso la propria identità, non ne è capace, nonostante le molteplici possibilità offerte anche dall’Europa per la salvaguardia dei borghi antichi.

Sono luoghi dove magari non ci sono le comodità di tutti i giorni –cose superflue di cui potremmo fare tranquillamente a meno- ma dove è possibile ritrovare un proprio equilibrio, una propria pace interiore, riscoprendo tradizioni e valori che troppo spesso restano soffocati dalla “modernità”.

A Podargoni sembra che il tempo si sia fermato. Forse è per questo che non senti il bisogno di guardare l’orologio, indicatore di ansie che, in posti del genere, svaniscono come per incanto.

In realtà non è così. Podargoni pensa al futuro, Podargoni ha un futuro. Ce lo assicurano le vocine acute ma infinitamente dolci dei bambini che si rincorrono per le viuzze e le scalette del borgo, inventando dei giochi per passare il tempo –proprio come facevamo una volta nelle traverse.

Bambini che a una semplice domanda, forse scambiandoci per l’agente della Dogana de “Non ci resta che piangere”, con la semplicità dell’innocenza ma con fierezza tutta calabrese, ti dicono il proprio nome e quello dei rispettivi fratelli e sorelle; ti raccontano di chi sono figli e chi li accompagna; ti spiegano con precisione e senza incertezze come è costituita la loro famiglia e dove vivono.

Li vedi correre avanti e indietro, instancabili, liberi e felici. Si fermano soltanto un po’, a dissetarsi alla fontana dove scorre l’acqua spremuta dalle rocce dell’Aspromonte che ci sovrasta.

E’ aspra, dura, ripida questa nostra terra, ma proprio per questo è bella, di una bellezza selvaggia, semplice, naturale, senza artifici, che fa tenerezza per la sua fragilità. Podargoni ce lo ricorda.

E’ una bellezza simile a quella di quei bambini che riescono a fermarsi tutti insieme, giusto il tempo per una foto, che cattura un attimo passato, ma che rappresenta anche l’immagine del futuro: quello di quei bimbi e del borgo a cui si sentono già così legati che, ne siamo sicuri, torneranno sicuramente a visitare negli anni a venire.

Lasciamo Podargoni che la notte è già alta. Nell’aria fresca, le note del klezmer hanno ceduto il passo all’immancabile tarantella finale, che mette insieme anziani, meno giovani e giovani, in una sorta di unione generazionale che non è facile trovare per le strade di città.

E’ quasi un silenzioso passaggio di testimone, suggellato dalla musica della tarantella, espressione della più pura tradizione calabrese.

La Podargoni vecchia si affida ai giovani per conservare le tracce del proprio passato,  per proiettarlo nel futuro e continuare a far sentire la propria voce: squillante, gioiosa, allegra, spensierata, come quella dei bambini che si rincorrono per le sue viuzze.

 

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