20 marzo 2025

A SCILLA, FESTA DI SAN GIUSEPPE "SFOCATA"

 


Scilla si appresta a riassaporare il piacere dell’esercizio della democrazia. Con un decreto pubblicato giusto ieri 19 marzo, è stata fissata la data delle oramai prossime elezioni amministrative: torneremo alle urne il 25 e 26 maggio. Così, i due anni di commissariamento, durissimi da tanti punti di vista, si avviano al termine: la terna commissariale, dopo la pubblicazione del decreto di indizione dei comizi elettorali, si potrà dedicare solo alla gestione dell’ordinaria amministrazione.

In un paese normale, anche festeggiare un santo dovrebbe rientrare nell’ordinaria amministrazione. Eppure…

Proprio ieri, si è svolta come ogni anno e come da consolidata tradizione, la processione in onore di San Giuseppe per le vie dei quartieri di Chianalea e Marina Grande. Quest’anno, a causa dei fenomeni franosi di lieve entità che nei mesi scorsi si sono manifestati dalla rocca del castello sul lato di Marina Grande, il percorso ha subito una leggera variazione, essendo chiusa al transito la Via San Francesco da Paola –strada che collega Marina Grande al porto e, quindi, a Chianalea.

Tutto si è svolto come da programma, salvo una cosa: non ci sono stati fuochi artificiali.

Ora, va bene che si tratta di un evento di preminente significato religioso, ma ogni festa è di tutta la comunità, fatta di credenti e non credenti, anziani, giovani e bambini. Per tutti, i fuochi d’artificio sono uno dei segni peculiari della festa, tant’è che erano stati preannunciati anche nel programma ufficiale della festa, pubblicato dalla Parrocchia scillese ben 11 giorni prima lo svolgimento della manifestazione. 

Le feste costituiscono sempre un’attrattiva –vuoi per la bellezza dei fuochi in sé, vuoi per il particolare scenario in cui ha luogo lo spettacolo pirotecnico, un palcoscenico naturale invidiatoci da tutti. Per questo i fuochi legati alle feste tradizionali scillesi sono, da sempre, motivo di richiamo turistico, con conseguente vantaggi per gli operatori economici scillesi, che pure dovrebbero essere sostenuti dall’Ente a loro più prossimo.

Ebbene, quest’anno San Giuseppe è stato “sfocato”. 

Eppure, le richieste erano state presentate con il dovuto anticipo presso gli uffici comunali competenti. Si sarebbe dovuto sparare dal molo del porto, stessa location dei fuochi della scorsa festa in onore di San Rocco. Non è stato possibile, non è stata concessa l’autorizzazione né per il sito del porto né per altri siti (alcuni dei quali già utilizzati in passato, analogamente al porto), che pure erano stati proposti all’attenzione degli uffici e della terna commissariale come valide alternative, tecnicamente attuabili con le dovute precauzioni, come avvenuto in passato. Nessuna risposta ufficiale, nessuna motivazione ufficiale messa nero su bianco. Solo silenzio.

Come, ahimè, avvenuto già in altre circostanze e per altre vicende scillesi (vedasi il caso ASP per lo “Scillesi d’America”), anche per la festa “sfocata” non ci sono state risposte ufficiali, messe nero su bianco. Evidentemente gli scillesi non meritano risposte. Lo stato italiano non è in grado di dare risposte. Perciò, continueremo a vivere fino al 25 maggio ”tra color che son sospesi”, in un inferno che continua ad avere poco di poetico e molto di reale.

Evitare di dare risposte è la cosa che più fa male. Meglio un “no” deciso e motivato, del silenzio, che consuma chi lo subisce, moderna fiamma dell’inferno burocratico.

Mi chiedo: possibile che nessuna delle soluzioni proposte potesse essere attuata? Possibile che le leggi della Repubblica italiana siano talmente ferree da impedire perfino lo svolgimento di una semplice festa di paese?!

Non ci credo. Non è possibile che sia così, per una semplice ragione: se le leggi sono tali da impedire, nei fatti, la normale vita di una comunità, allora quelle leggi sono inutili e dannose perché non sono leggi di uno stato democratico. E fino a prova contraria, l’Italia è ancora uno stato democratico e Scilla ne fa parte.

Mi limito ad osservare che il rispetto delle tradizioni, degli usi e consuetudini locali -feste religiose comprese- è la prima forma di rispetto verso lo Stato democratico, poiché essi sono alla base della piramide delle fonti del diritto italiano. Rispettare tradizioni, usi e consuetudini locali, quindi, è la prima forma di legalità.

Ma se le tradizioni non vengono rispettate perché lo stato è incapace o, peggio ancora, evita di dare risposte? E Il cittadino, le associazioni, gli enti che operano sul territorio, da chi le dovrebbero avere queste risposte? 

Forse, mi è venuto da pensare, chi ha deciso di non rispondere l’ha fatto ritenendo che la Bibbia l’abbiamo letta tutti e non ci fosse bisogno di nessun’altra spiegazione.

Sì, ho pensato, perché chi ha deciso di non rispondere, ha ritenuto che San Giuseppe potesse fare a meno dei fuochi d’artificio. A Lui -che in piena notte prese con sé Maria e il Bambino Gesù e li portò via fino in Egitto, per sfuggire alla furia omicida del re Erode- avrebbero dato fastidio i botti e le luci dei fuochi d'artificio. Per la fuga, è molto meglio il buio dell’oscurità della notte, nella quale San Giuseppe ha saputo bene come muoversi. E se l’ha fatto dalla Palestina fino in Egitto, figurati se non può farlo da Chianalea a Marina e ritorno! Quindi, se proprio si doveva scegliere un Santo da far rimanere al buio, senza i botti e le luci dei fuochi artificiali, chi meglio di San Giuseppe?!

n.b.: foto di Rocco Panuccio 

09 febbraio 2025

DAL FEUDO DEI RUFFO AL MAR SCIGGHIU


 Sette anni di lavori porteranno il mare di Favazzina di Scilla a Melia di Scilla, fino alle terre dell'antico feudo del Principe Ruffo, per un obbrobrio linguistico oggi chiamate Fego, traduzione italica malriuscita del dialettale "'u Feu" (da feudo, appunto).

Non sarebbe una cosa inedita, considerato che circa 5.000 anni fa le terre del piano di Melia si trovavano sul fondo del mare, come testimoniano le Grotte di Tremusa, con le loro pareti punteggiate da conchiglie di Pecten.

Tra poco, ciò sarà di nuovo possibile, con la prevista costruzione di un "impianto di accumulo idroelettrico mediante pompaggio", il cui progetto è stato proposto da Edison S.p.A. già quasi due anni fa, in coerenza con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), nell'ambito del più ampio pacchetto europeo Energia e Clima 2030.

Solo l'area di cantiere sarà di circa 6.000 metri quadrati (cioè 60 appartamenti di metratura media). Nella tabella che segue, tratta dalla relazione generale del progetto, sono riportate le caratteristiche geometriche del grande invaso che sarà realizzato a Melia:


Per dare l'idea: l'invaso sarà alto più di un palazzo di otto piani; avrà un perimetro pari quasi alla metà del circuito di Montecarlo e a quasi un quarto del circuito di Monza, dove corrono le Formula 1; la superficie dello specchio acqueo ad altezza normale, sarà pari a quasi 14 campi da calcio come il Maracanà di Rio de Janeiro; il volume di acqua, corrispondente a 240 serbatoi da 5000 litri ciascuno, se fosse desalinizzata, darebbe da bere a circa 1.900 utenze.

Il progetto di Edison fa espresso riferimento all'impianto realizzato dalla Terna, non solo per i necessari collegamenti con la rete elettrica. Infatti, ripercorre lo stesso schema attuato a suo tempo dalla Terna per la realizzazione dell'elettrodotto a 380 kV "Sorgente-Rizziconi" di collegamento tra la Sicilia e la Calabria: opere di presa a Favazzina, tunnel dentro la collina fino a Melia, arrivo al bacino di monte, ubicato non a caso nell'area antistante la centrale elettrica.
Piccolo particolare: la Soprintendenza, croce e delizia di ogni progetto che prevede di murare due mattoni a Scilla, ha già dato parere favorevole sul progetto, seppur con prescrizioni, già il 9/7/2024.

Visto quanto accaduto poco più di dieci anni fa, non credo che la pur lodevole iniziativa popolare di far nascere un comitato che faccia sentire le ragioni degli indigeni scigghitani -ahimè, sono malitempi per tutte le popolazioni indigene!- sia destinata ad avere la meglio su un progetto che, già solo per l'ambito in cui è stato proposto ha, al contrario, concrete possibilità di vedere la luce.

Una consolazione, comunque, c'è. Se l'impianto, una volta realizzato, non dovesse funzionare per produrre energia, c'è già l'alternativa: portiamo o' Feu la sabbia dalle Grotte di Tremusa (conchiglie comprese), facciamo una spiaggia, ci piantiamo gli ombrelloni e usiamo il grande bacino di invaso come un lago d'acqua salata. Dopo il Mar Morto e il Mar Caspio, avremo il Mar Scigghiu.
Così, chi non trova posto a Marina, all'Oliveto, a Trunca, a San Grioli o a Favazzina, può salire a fare il bagno a Melia.

26 gennaio 2025

LA LIMA E LA RASPA


<<Tutto quello che vogliamo combattere fuori di noi è dentro di noi; e dentro di noi bisogna prima cercarlo e combatterlo>> -cit. da Candido, di Leonardo Sciascia.


Mentre scrivo queste righe, migliaia di Gazawi (così si chiamano i disgraziati abitanti della Striscia di Gaza) sono bloccati dall'esercito israeliano in uno stretto budello che separa la parte nord dalla parte sud della Striscia più famosa del mondo, e non possono fare ritorno alle rovine e alle macerie di quelle che, fino a pochi mesi orsono, furono le loro case.

Sui social mi passano davanti agli occhi decine di filmati di questa gente che non ha oramai altro da perdere, che ha messo da parte tutte le emozioni umane tranne la paura: quella di non poter manco rivedere le rovine della propria casa. Di rivivere, dopo 77 anni, il dramma della Nakba. E allora vedo anziani, coi loro volti induriti dalla polvere e dal sole di chi è abituato a vivere fuori, all'aperto, con solo una tenda come riparo, vedo questi anziani che oramai hanno un solo desiderio: rimanere dove sono, nella loro terra, disposti a morire pur di non abbandonarla.

Il motivo per cui l'esercito israeliano li ha bloccati è: i terroristi di Hamas non hanno rispettato i patti. Sabato scorso avrebbero dovuto liberare un ostaggio ma al suo posto ne hanno liberato un altro!

A mio modesto avviso, è l'ennesima scusa puerile di chi non ha nessuna intenzione di fare un passo avanti nella soluzione di una vicenda -quella dei rapporti tra israeliani e palestinesi- che dura da tanto, troppo tempo e a cui il mondo si è stancato di assistere.

Gli ostaggi liberati da Hamas raccontano di aver vissuto per quasi un anno e mezzo in condizioni disumane. Gli stessi racconti vengono riferiti dai prigionieri palestinesi - in molti casi giovanissimi- rilasciati da Israele dopo mesi di detenzione, molte volte senza una condanna o perfino senza un'accusa. 

Per uno Stato che si dice democratico, non può essere un vanto, considerato che sono comportamenti tipici delle dittature (vedi Iran) e delle moderne "democrature" (vedi Russia, Turchia, Myanmar).

Questo governo israeliano agisce in spregio a ogni regola democratica e si comporta, nei fatti, con la stessa logica dei regimi illiberali, che non è poi tanto dissimile da quelli utilizzati dai terroristi, tanto che i risultati sono lì, sotto gli occhi di tutti: morti, devastazioni, lutti e dolore per tutti.

Dall'altra parte, i palestinesi non sono mai riusciti ad esprimere una forma di loro autogoverno capace di affrancarsi dai metodi propri del terrorismo, capace di non identificare Israele come il male assoluto.

Nel corso di questi 77 anni, i governi e le forze politiche espressione della volontà di israeliani e palestinesi, hanno dimostrato una cosa sola: sono più simili tra loro di quanto non dicano di essere. 

Sono come la lima e la raspa, due utensili d'acciaio usati per la lavorazione del legno e di altri materiali, che quando vengono a contatto tra loro producono scintille. Israeliani e palestinesi, invece di lavorare insieme per produrre dal legno (la terra di Palestina), qualcosa di utile, non fanno altro che battersi uno contro l'altro, facendo scintille -e che scintille!- e finendo solo con il consumarlo il legno.

Pur con le dovute eccezioni, infatti, hanno combattuto il male ricevuto solo restituendo all'altro ancora più male. Lo continueranno a fare fintanto che non troveranno la capacità e la forza di combattere il male che ciascuna delle due parti ha dentro di sé: l'odio.

23 gennaio 2025

IL GOLFO DEI MULTIMILIARDARI TRUMPIANI

 

Il golfo del Messico -nome in vigore da oltre un secolo, attribuito in onore delle rotte utilizzate dagli imperi maya e aztechi, la cui prima apparizione risale alle mappe utilizzate dagli esploratori spagnoli ben due secoli prima della fondazione degli Stati Uniti- è "situato a sud degli Stati Uniti e a nord del Messico, e delimitato da due grandi penisole, lo Yucatán e la Florida, rispettivamente in Messico e negli Stati Uniti, comprende i litorali di undici Stati: Florida, Alabama, Mississippi, Louisiana e Texas (per gli Stati Uniti) e Tamaulipas, Veracruz, Tabasco, Campeche, Yucatán e Quintana Roo (per gli Stati del Messico). Sul golfo si affaccia anche Cuba" (cit. da Wikipedia)

Con uno degli ordini esecutivi firmati nel giorno del suo insediamento lunedi scorso, Trump ha ordinato alle agenzie federali degli Stati Uniti di rinominarlo "Golfo d'America".

Ora, per sua stessa natura, il mare non è patrimonio esclusivo degli Stati Uniti, ma è fisicamente condiviso con altri Paesi (Messico e Cuba). Già questo dovrebbe bastare. Inoltre, la sola ridefinizione di "Golfo d'America", potrebbe lasciare credere che Trump abbia inteso tale golfo come patrimonio dell'intero continente americano. Così non è.

L'ordine è motivato con queste parole: « È nell'interesse nazionale promuovere lo straordinario patrimonio della nostra Nazione e garantire che le future generazioni di cittadini americani celebrino l'eredità dei nostri eroi americani. La denominazione dei nostri tesori nazionali, tra cui meraviglie naturali mozzafiato e opere d'arte storiche, dovrebbe onorare i contributi di americani visionari e patrioti nel ricco passato della nostra Nazione.»

Riguardo al Golfo del Messico, è considerato patrimonio americano per i seguenti motivi:

è una delle regioni petrolifere e del gas più prodigiose al mondo;

fornisce circa il 14% della produzione di petrolio greggio e vi è abbondanza di gas naturale, con alcuni dei più profondi e ricchi giacimenti di petrolio al mondo;

è un mare molto pescoso (dentici, gamberi, cernie, granchi);

è una destinazione preferita per il turismo americano e le attività ricreative;

è una regione vitale per l'industria marittima statunitense multimiliardaria

 Il confine marittimo tra Stati Uniti e Messico fu stabilito in due accordi stipulati nel 1972 e nel 1978. Come si vede dalle immagini, partendo dalla foce del Rio Bravo, che segna il confine terrestre tra i due stati, il confine marittimo segue una linea pressoché rettilinea e, arrivato all'altezza della penisola dello Yucatan, si abbassa in un semicerchio verso Cuba.



Come si vede graficamente, il confine divide in due parti per lo più uguali questo specchio di mare. Eppure, Trump lo vuole tutto per sè. E' noto che gli statunitensi tendono a identificare il loro Paese come "l'America", e ciò potrebbe essere già sufficiente a spiegare la presunzione Trumpiana. Ma "The Donald" va oltre: se il Golfo del Messico è statunitense per merito dei multimiliardari, allora mezzo Messico sarebbe solo del trio Mursk-Bezos-Zuckerberg: il loro patrimonio è, infatti, pari al 49,7% del PIL dell'intero Messico. Ma se mezzo Messico potrebbe fare parte degli Stati Uniti, allora la fiumana di disperati immigrati che tentano di passare il Rio Bravo in ogni modo, non avrebbero necessità di farlo perché sarebbero già negli Stati Uniti. Finirebbero probabilmente a far da manovalanza al soldo dei multimiliardari che, arricchendosi ancora di più, giustificherebbero ulteriori annessioni, di ogni genere. Una visione del mondo "Multimiliardicentrica", che costituisce un circolo vizioso pericolosissimo.


19 gennaio 2025

HALLELUJAH!


Alexandra Imelda Cecelia Ewan Burke, conosciuta semplicemente come Alexandra Burke, era un fagottino di nemmeno tre mesi quando, il 15 novembre 1988, ad Algeri l’Autorità Nazionale Palestinese guidata da Yasser Arafat proclamò la nascita dello Stato palestinese e contestualmente riconobbe quello israeliano.

Vent’anni dopo, nel 2008, Alexandra Burke trionfò a X Factor in Inghilterra, regalandoci con la sua voce potente una delle versioni più belle di "Hallelujah", poema in musica, sospeso tra il sacro e il profano, tra amore e perdita, tra gioia e disperazione. Un gioiello composto da Leonard Cohen, cantautore, poeta, scrittore e compositore canadese –di origine ebrea, deceduto nel 2016.


Come l’ha definita la cantautrice Regina Spektor, il brano è “una preghiera contemporanea” e “un manuale per la sopravvivenza moderna”. «“Hallelujah” si ispira a storie bibliche e ai testi sacri ebraici, che cantano l’umana debolezza del Re Davide, suonatore di corde d’arpa segrete e vittima della tentazione della bellezza di Betsabea, illuminata dai raggi lunari tra le acque di un bagno. Cohen canta un Davide devoto e peccatore, che perde il controllo per amore di una donna ma reagisce alle difficoltà cantando l’Hallelujah, la preghiera a Dio.» [tratta da www.capital.it]

La parola ebraica Halleluyah  -che si traduce letteralmente "preghiamo/lodiamo Yah" (forma abbreviata di Yahweh, il dio del popolo ebraico) è il massimo ringraziamento, esprime la massima gioia e trionfo anche per noi cristiani.

Oggi, questa nuova tregua tra israeliani e palestinesi, raggiunta dopo 468 giorni di bombardamenti, devastazioni e lutti, per quanto essa sia fragile, non può che essere salutata da tutti, anche da Dio, con un Hallelujah!

Mi ergerò davanti al Dio della Canzone

E dalle mie labbra altro non uscirà che Alleluja.


Questa è la traduzione del testo completo della canzone [tratta da www.capital.it]

HALLELUJAH -di Leonard Cohen

Ho sentito di un accordo segreto

suonato da David e gradito al Signore

Ma a te della musica non importa poi molto, vero?

Beh, fa così:

Il quarto, il quinto

Il minore scende, il maggiore sale

Il re perplesso compone l’Alleluja

Hallelujah

La tua fede era salda ma avevi bisogno di una prova

La vedesti fare il bagno dalla terrazza

La sua bellezza e il chiaro di luna ti vinsero

Lei ti legò alla sedia della cucina

Ti spaccò il trono, ti rase i capelli

E dalle labbra ti strappò l’Alleluja.

Hallelujah

Dici che ho pronunciato il Nome invano

Ma se non lo conosco nemmeno il Nome

Ma anche se fosse, a te poi cosa importa?

C’è un’esplosione di luce in ogni parola

E non importa se tu abbia sentito

Il sacro o il disperato Alleluja

Hallelujah

 Ho fatto del mio meglio, non era granché

Non provavo nulla, così ho provato a toccare

Ho detto il vero, non sono venuto per prenderti in giro

E anche se è andato tutto storto

Mi ergerò davanti al Dio della Canzone

E dalle mie labbra altro non uscirà che Alleluja

Hallelujah, Hallelujah…


01 gennaio 2025

LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

  ٱلسَّلَامُ As-salaam 'alaykum, significa "la pace sia su di voi", è il saluto più usato dai popoli di lingua araba.

שָׁלוֹם עֲלֵיכֶם Shalom aleichem, significa "la pace sia con voi", è il saluto più usato in lingua ebraica.

Entrambi sono espressioni di saluto che hanno fondamento nella religione: la musulmana e l'ebraica.

Se si va vedere, però, arabi ed ebrei hanno lo stesso saluto: quando incontrano gli altri, augurano loro la pace.

Sono cortesi e gentili arabi ed ebrei: augurano agli altri una delle due cose più importanti nella vita di un essere umano, insieme alla salute. La augurano agli altri la pace.

Già, agli altri. Loro, invece, arabi ed ebrei, in Medio Oriente  non se la augurano a vicenda da quasi ottant'anni.

Oggi il Papa, massimo esponente della terza religione monoteista, quella cristiana cattolica di rito latino, ha celebrato la giornata mondiale della pace, invocandola, ancora inascoltato, anche per i popoli di Israele e Palestina. 

Due nomi per indicare lo stesso pezzo di terra, nel quale le persone si salutano allo stesso modo, augurando il massimo bene, la pace, a tutti gli altri tranne che a loro stessi.

Qualcuno, ingenuamente, potrebbe essere indotto a pensare che sia indice di massima generosità nei confronti degli altri: seguendo i dettami delle rispettive religioni, augurano la pace agli altri ma loro sono talmente generosi da poterne fare a meno.

Credo, invece, che non sia indice di generosità bensì indice della massima stupidità umana, la cui espressione è l'esercizio della guerra, che da quelle parti va avanti da quasi otto decenni.

Al tempo della scuola, mi impressionò la storia della guerra dei cent'anni, quella tra inglesi e francesi (durò per esattezza centosedici anni). Ricordo che mi chiesi: come si fa a farsi la guerra per un secolo?! Bisognava essere proprio stupidi.

Mai avrei immaginato di vederne fare un'altra di guerra e di esserne testimone da oltre cinquant'anni, con il concreto pericolo che essa si protragga ancora, fino a superare in stupidità francesi e inglesi.

Perciò, l'augurio per quest'anno è che arabi ed israeliani, che da quasi ottant'anni facendosi la guerra non si capiscono, smettano di fare cieco esercizio di umana stupidità e trovino il coraggio di augurarsi a vicenda la pace, non solo per gli altri ma gli uni a favore degli altri. Pur parlando due lingue diverse, augurandosi la pace si capiranno.

ٱلسَّلَامُ السلام عليكم، وتعني "السلام عليكم"، هي التحية الأكثر استخدامًا من قبل الشعوب الناطقة بالعربية. "شالوم عليخم"، والتي تعني "السلام معك"، هي التحية الأكثر استخدامًا في اللغة العبرية. وكلاهما تحية لها أصل في الدين: المسلم واليهودي. ولكن إذا نظرت، فإن العرب واليهود لديهم نفس التحية: عندما يلتقون بالآخرين، يتمنون لهم السلام. إنهم عرب ويهود مهذبون ولطيفون: يتمنون للآخرين أحد أهم شيئين في حياة الإنسان، إلى جانب الصحة. يتمنون السلام للآخرين. نعم للآخرين. ومن ناحية أخرى، فإن العرب واليهود في الشرق الأوسط لم يتمنوا الخير لبعضهم البعض منذ ما يقرب من ثمانين عاما. احتفل اليوم البابا، الداعية الأكبر للديانة التوحيدية الثالثة، الديانة المسيحية الكاثوليكية ذات الطقس اللاتيني، باليوم العالمي للسلام، مستحضرًا إياه، دون أن يُسمع به بعد، لشعبي إسرائيل وفلسطين أيضًا. اسمان للدلالة على نفس قطعة الأرض، حيث يسلم الناس على بعضهم البعض بنفس الطريقة، متمنين الخير الأكبر، والسلام، للجميع ما عدا أنفسهم. يمكن أن يُدفع شخص ما، بسذاجة، إلى الاعتقاد بأن ذلك مؤشر على أقصى قدر من الكرم تجاه الآخرين: فهم يتمنون السلام للآخرين، باتباعهم لإملاءات ديانتهم، لكنهم كرماء جدًا لدرجة أنهم يستطيعون الاستغناء عنه. ولكنني أعتقد أنه ليس مؤشرا على الكرم، بل هو مؤشر على منتهى الغباء الإنساني، الذي يعبر عنه بممارسة الحرب التي مستمرة في تلك الأجزاء منذ ما يقرب من ثمانية عقود. في المدرسة، تأثرت بقصة حرب المائة عام، الحرب بين الإنجليز والفرنسيين (التي استمرت مائة وستة عشر عامًا على وجه الدقة). وأذكر أنني سألت نفسي: كيف تذهب إلى الحرب لمدة قرن؟! كان عليك أن تكون غبيًا حقًا. لم أكن أتخيل أبداً أن تندلع حرب أخرى وأشهدها منذ أكثر من خمسين عاماً، مع الخطر الحقيقي المتمثل في استمرارها إلى أبعد من ذلك، إلى حد تجاوز الفرنسيين والإنجليز في الغباء. ولذلك فإن الأمل هذا العام هو أن العرب والإسرائيليين، الذين لم يفهموا بعضهم البعض منذ ما يقرب من ثمانين عاما، سوف يتوقفون عن ممارسة الغباء الإنساني الأعمى، وأن يجدوا الشجاعة ليتمنى كل منهم السلام للآخر، ليس فقط للآخرين، بل لصالح الجميع. من الآخر. على الرغم من أنهم يتحدثون لغتين مختلفتين، إلا أنهم من خلال رغبتهم في السلام سوف يفهمون بعضهم البعض.
ٱلسَّلَامُ, פירושו "שלום עליכם", זוהי הברכה המשמשת ביותר עמים דוברי ערבית. שלום עליכם, כלומר "שלום עליכם", היא הברכה הנפוצה ביותר בשפה העברית. שניהם ביטויי ברכה שיש להם בסיס בדת: מוסלמי ויהודי. אבל אם תסתכלו, לערבים וליהודים יש את אותה ברכה: כשהם פוגשים אחרים, הם מאחלים להם שלום. הם ערבים ויהודים אדיבים ואדיבים: הם מאחלים לאחרים את אחד משני הדברים החשובים בחייו של אדם, יחד עם בריאות. הם מאחלים שלום לאחרים. כן, לאחרים. מצד שני, ערבים ויהודים במזרח התיכון לא מאחלים זה לזה כבר כמעט שמונים שנה. היום האפיפיור, המייצג הגדול ביותר של הדת המונותיאיסטית השלישית, הדת הנוצרית הקתולית של הטקס הלטיני, חגג את יום השלום העולמי, כשהוא קורא לו, שעדיין לא נשמע, גם עבור עמי ישראל ופלסטין. שני שמות לציון אותה פיסת אדמה, שבה אנשים מברכים זה את זה באותה צורה, מאחלים את הטוב הגדול ביותר, שלום, לכל השאר מלבד עצמם. מישהו, בתמימות, יכול להוביל לחשוב שזה מעיד על נדיבות מרבית כלפי אחרים: בהתאם לתכתיבי הדתות שלהם, הם מאחלים שלום לאחרים אבל הם כל כך נדיבים שהם יכולים להסתדר בלעדיו. עם זאת, אני מאמין שאין זה אינדיקציה לנדיבות אלא אינדיקציה לטיפשות אנושית מרבית, שביטויה הוא הפעלת מלחמה, המתקיימת באותם אזורים כבר כמעט שמונה עשורים. בבית הספר התרשמתי מסיפור מלחמת מאה השנים, זו שבין האנגלים לצרפתים (נמשך מאה ושש עשרה שנה ליתר דיוק). אני זוכר ששאלתי את עצמי: איך יוצאים למלחמה במשך מאה שנה?! היית צריך להיות ממש טיפש. לעולם לא הייתי מעלה על הדעת לראות מלחמה נוספת מתרחשת ולראות אותה למעלה מחמישים שנה, עם סכנה ממשית שהיא תימשך עוד יותר, עד כדי התעלות על הצרפתים והאנגלים בטמטום. לכן, התקווה לשנה זו היא שהערבים והישראלים, שלא הבינו זה את זה כבר כמעט שמונים שנה, יפסיקו לעסוק בטמטום אנושי עיוור וימצאו את האומץ לאחל שלום זה לזה, לא רק עבור האחרים אלא בעד אחד. של האחר. למרות שהם מדברים בשתי שפות שונות, ברצון לשלום הם יבינו זה את זה.

09 novembre 2024

12.231.251,12

Sono gli euro di risultato negativo da ripianare del bilancio del Comune di Scilla, per il quale è stata deliberata l'approvazione del Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale, che avrà durata ventennale. Quest'ultimo è lo strumento -alternativo all'ennesimo dissesto- che dovrebbe consentire di sanare i molteplici fattori di squilibrio strutturale del Comune scigghitanu

In parole povere: il bilancio è come un palazzo che ormai non si teni quasi cchiù addritta e deve essere rimesso in piedi, almenu com' 'a torri 'i Pisa. Solo che non si può tirar su tutto in un colpo, ché, altrimenti, si rischia di fare più danno, ma l'operazione andrà fatta con calma, pochi centimetri l'anno, per vent'anni.

Dopo tanti spifferi di corridoio, sussurri da arbiru ra scienza e rigghiocculi di piazza (e non), la cifra è ufficiale, sancita dalla delibera della Commissione Straordinaria -coni poteri del Consiglio Comunale- n. 26 del 05/11/2024. Se avete pacenzia e dimestichezza con i numeri, cliccate sul link e potrete scaricare la delibera e il Piano nella sua interezza (spoiler: è di 61 pagine, ordinate non in maniera impeccabile, a onor del vero, ma buona parte sono tabelle e figure, non vi schiantati).

Alla fimminina, € 12.231.251,12 di debiti fanno una media di € 611.562,56 di debiti all'anno per vent'anni, che equivalgono a € 50.963,55 di debiti al mese, per vent'anni.

Ora, tenendo conto che le famiglie scillesi sono 2061 (dato 2022), stiamo parlando di € 24,73 di debiti al mese, per famiglia, per vent'anni.

Considerando che, a regime (cioè senza offerte) l'abbonamento a Netflix costa intorno a € 20/mese; a Sky  TV o Sky Sport, costa intorno a € 25-27/mese; a DAZN costa circa € 35/mese, ecc. è un sacrificio tutto sommato sostenibile.

Perciò, quelli che hanno questi abbonamenti, invece di guardare lo sport o il cinema in tv, da qui fino al 2045 leggeranno qualche libro in più (che non fa mai male) ascoltando le partite alla radio, come e' tempi 'i Carosio e, ora ch' avissi arrivari 'u 'mbernu (ma non è ancora sicuru), ndi 'ssittamu o' focularu e ndi cuntamu ddu' fatticeddhi, comu facivunu i nonni.

Per quelli che gli abbonamenti TV non ce l'hanno, significa rinunciare al caffè al bar per circa 25 giorni al mese. Ma vi restano disponibili le quattro domeniche e un giorno, da scegliere liberamente in base a compleanni, onomastici o ricorrenze familiari.

Nello stramente, ci tocca mettere da parte 25 euro al mese, dei quali: € 24,73 li diamo al Comune per rimetterlo in piedi e € 0,27 li mettiamo ndo catuseddhu. 

Tra vent'anni, non solo avremo ripianato i debiti del Comune, ma ci avanzeranno pure € 64,80, che ogni famiglia sarà libera di spendere per festeggiare l'evento, come meglio gli aggrada.

Coraggiu!