26 gennaio 2025

LA LIMA E LA RASPA


<<Tutto quello che vogliamo combattere fuori di noi è dentro di noi; e dentro di noi bisogna prima cercarlo e combatterlo>> -cit. da Candido, di Leonardo Sciascia.


Mentre scrivo queste righe, migliaia di Gazawi (così si chiamano i disgraziati abitanti della Striscia di Gaza) sono bloccati dall'esercito israeliano in uno stretto budello che separa la parte nord dalla parte sud della Striscia più famosa del mondo, e non possono fare ritorno alle rovine e alle macerie di quelle che, fino a pochi mesi orsono, furono le loro case.

Sui social mi passano davanti agli occhi decine di filmati di questa gente che non ha oramai altro da perdere, che ha messo da parte tutte le emozioni umane tranne la paura: quella di non poter manco rivedere le rovine della propria casa. Di rivivere, dopo 77 anni, il dramma della Nakba. E allora vedo anziani, coi loro volti induriti dalla polvere e dal sole di chi è abituato a vivere fuori, all'aperto, con solo una tenda come riparo, vedo questi anziani che oramai hanno un solo desiderio: rimanere dove sono, nella loro terra, disposti a morire pur di non abbandonarla.

Il motivo per cui l'esercito israeliano li ha bloccati è: i terroristi di Hamas non hanno rispettato i patti. Sabato scorso avrebbero dovuto liberare un ostaggio ma al suo posto ne hanno liberato un altro!

A mio modesto avviso, è l'ennesima scusa puerile di chi non ha nessuna intenzione di fare un passo avanti nella soluzione di una vicenda -quella dei rapporti tra israeliani e palestinesi- che dura da tanto, troppo tempo e a cui il mondo si è stancato di assistere.

Gli ostaggi liberati da Hamas raccontano di aver vissuto per quasi un anno e mezzo in condizioni disumane. Gli stessi racconti vengono riferiti dai prigionieri palestinesi - in molti casi giovanissimi- rilasciati da Israele dopo mesi di detenzione, molte volte senza una condanna o perfino senza un'accusa. 

Per uno Stato che si dice democratico, non può essere un vanto, considerato che sono comportamenti tipici delle dittature (vedi Iran) e delle moderne "democrature" (vedi Russia, Turchia, Myanmar).

Questo governo israeliano agisce in spregio a ogni regola democratica e si comporta, nei fatti, con la stessa logica dei regimi illiberali, che non è poi tanto dissimile da quelli utilizzati dai terroristi, tanto che i risultati sono lì, sotto gli occhi di tutti: morti, devastazioni, lutti e dolore per tutti.

Dall'altra parte, i palestinesi non sono mai riusciti ad esprimere una forma di loro autogoverno capace di affrancarsi dai metodi propri del terrorismo, capace di non identificare Israele come il male assoluto.

Nel corso di questi 77 anni, i governi e le forze politiche espressione della volontà di israeliani e palestinesi, hanno dimostrato una cosa sola: sono più simili tra loro di quanto non dicano di essere. 

Sono come la lima e la raspa, due utensili d'acciaio usati per la lavorazione del legno e di altri materiali, che quando vengono a contatto tra loro producono scintille. Israeliani e palestinesi, invece di lavorare insieme per produrre dal legno (la terra di Palestina), qualcosa di utile, non fanno altro che battersi uno contro l'altro, facendo scintille -e che scintille!- e finendo solo con il consumarlo il legno.

Pur con le dovute eccezioni, infatti, hanno combattuto il male ricevuto solo restituendo all'altro ancora più male. Lo continueranno a fare fintanto che non troveranno la capacità e la forza di combattere il male che ciascuna delle due parti ha dentro di sé: l'odio.

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