21 aprile 2013

LA DEMOCRAZIA ITALIANA: SCONOSCIUTA E DISCONOSCIUTA

Grazie, Presidente Napolitano.
Non c'è da dire altro, a conclusione di tre giorni durante i quali si è assistito a un teatrino indegno di una democrazia occidentale.

Una democrazia vilipesa quella italiana, una democrazia che dopo appena 65 anni (pochi se paragonati a quelli degli Stati Uniti), si è disconosciuta e quasi rischiato di mandare in pensione.

Lasciando da parte movimenti e aggregazioni dove regna assoluto il centralismo democratico, l'unico soggetto democratico, almeno nelle intenzioni dettate dal nome, è il PD. E' un partito che a sei anni dalla nascita non riesce a staccare il doppio cordone ombelicale che lo lega al passato. E non potrà pensare di rappresentare le istanze della società moderna se non sarà capace di farlo, pur avendo al suo interno il potenziale per farlo.
Dopo la figuraccia rimediata con la bocciatura di Prodi -non per il nome, pur pesante, ma per il modo con il quale essa è avvenuta- più che un partito ha dimostrato di essere un laboratorio di idee autonome, per di più confuse.
Il PD è come quei filosofi che studiano, esaminano, approfondiscono, si preparano, ma poi al momento di mettere in pratica il risultato dei loro studi, si dimostrano impreparati, incapaci. E stavolta gli errori sono stati tanti e tali che è impossibile rimandarli a Settembre (quando era stato fissato il congresso), sono da bocciare, tant'è che il gruppo filosofico dirigente ha preferito “abbandonare la scuola” prima della fine dell'anno.

E' a causa del disconoscimento del metodo democratico che regola la vita interna non di ogni partito ma di ogni libera associazione di cittadini che, in occasione dell'elezione del Presidente della Repubblica, il PD ha dimostrato di non saper sfruttare quella che è la forza della democrazia, ovvero la forza dei numeri.
L'ha dimostrato non riuscendo ad eleggere né Prodi, né Marini, due figure nettamente di parte e non accettate dalla piazza Italia.
L'ha dimostrato dividendosi nella scelta se votare o meno un personaggio come Rodotà -ritenuto troppo di sinistra- facendo sfumare definitivamente ogni possibilità non dico di matrimonio (ormai vanno poco di moda) ma quanto meno di “fidanzamento” con il M5S.
Quella con i grillini è una storia complicata, un amore impossibile. Richiama alla mente la storia di un pretendente (Bersani) che bussa più volte alla porta della giovane creatura desiderata come zzita (M5S), ma la zzita non lo calcola, non lo vuole. Poi quando la zzita finalmente si decide ad offrire la propria disponibilità, è il pretendente ignorato a fare l'offeso e il risentito, ma ormai con la testa così annebbiata dall'orgoglio, da non riuscire più a riprendersi dal rifiuto ricevuto, nonostante ne abbia tutte le forze.
E così, il pretendente Bersani si è ritrovato costretto a tornare da papà Giorgio, il quale, non ha avuto altra scelta che trovare per il figlioccio politico una zzita vecchia e brutta (Berlusconi), che mai il giovane avrebbe voluto.
Era l'unica possibilità offerta dalla regola democratica -di cui il Presidente Napolitano ha dimostrato di essere rigoroso garante- che vuole che sia la maggioranza ad avere ragione.

Mentre ero in attesa del responso dell'ultima votazione, ho riletto il discorso d'insediamento pronunciato dal Presidente Pertini nel 1978, subito dopo la sua elezione, un discorso che sembra scritto oggi:
<<Dobbiamo operare perché, pur nel necessario e civile raffronto fra tutte le ideologie politiche, espressione di una vera democrazia, la concordia si realizzi nel nostro paese. Farò quanto mi sarà possibile, senza tuttavia mai valicare i poteri tassativamente prescrittimi dalla Costituzione, perché l’unità nazionale, di cui la mia elezione è un’espressione, si consolidi, si rafforzi. Questa unità è necessaria, e se per disavventura si spezzasse, giorni tristi attenderebbero il nostro paese.
Non dimentichiamo, onorevoli deputati, onorevoli senatori, signori delegati regionali, che se il nostro paese è riuscito a risalire dall’abisso in cui fu gettato dalla dittatura fascista e da una folle guerra, lo si deve anche e soprattutto all’unità nazionale realizzata allora da tutte le forze democratiche. È con questa unità nazionale che tutte le riforme, cui aspira da anni la classe lavoratrice, potranno essere attuate. Questo è compito del Parlamento.
Bisogna sia assicurato il lavoro ad ogni cittadino.
Bisogna risolvere il problema della casa, perché ogni famiglia possa avere una dimora dignitosa, dove poter trovare un sereno riposo dopo una giornata di duro lavoro....
Deve essere tutelata la salute di ogni cittadino, come prescrive la Costituzione....
Anche la scuola conosce una crisi che deve essere superata....
Libertà e giustizia sociale costituiscono un binomio inscindibile, l’un termine presuppone l’altro: non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà, come non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale. Di qui le riforme cui ho accennato poc’anzi. Ed è solo in questo modo che ogni italiano sentirà sua la Repubblica, la sentirà madre e non matrigna. Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati. Così l’hanno voluta coloro che la conquistarono dopo venti anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione
.>>
E, in conclusione, ammoniva: << Sui risentimenti nulla di positivo si costruisce, né in morale, né in politica.>>

Sono parole riecheggiate spesso negli ultimi sette anni negli interventi del Presidente Napolitano ma rimaste, ahimè, inascoltate.
Quest'uomo anziano, va ringraziato. Avrebbe avuto tutto il diritto di riposarsi dopo una vita spesa al servizio del Paese, è stato chiamato a continuare la sua opera di -mi si passi il paragone- buon pastore istituzionale, per servire e per cercare di salvare ciò che rischiamo seriamente vada perduto: la democrazia.
Una sua rinuncia avrebbe lasciato il Paese in uno stallo pericolosissimo.

Dopo queste giornate intense, ieri doveva essere un giorno di festa, invece c'era un'atmosfera di tristezza. La tristezza deriva dal fatto che questa riconferma di Napolitano ha in sé qualcosa di innaturale.
Nel corso naturale della vita, i figli dovrebbero essere il bastone della vecchiaia dei propri genitori. Dovrebbero essere loro a sorreggerli, ma a dimostrarsi capaci di andare avanti da soli, di riuscire ad attualizzare gli insegnamenti ricevuti.
I nostri politici -tutti- si sono dimostrati incapaci. Invece di rappresentare il bastone che avrebbe dovuto sorreggere e aiutare a rimettersi in piedi un'Italia stremata da una crisi economica e sociale senza precedenti, sono stati loro ad aggrapparsi al bastone di un anziano che, con le forze rimastegli dovrà sopperire alle loro mancanze e reggere le sorti del Paese.

Dovrà farlo, Napolitano, in un'atmosfera per certi versi simile  ma più delicata di quella in cui si trovò Enrico De Nicola, suo primo predecessore.
Allora c'era da costruire la democrazia italiana e il Presidente De Nicola poté contare su un'Assemblea Costituente che costituisce ancora oggi un esempio unico nella costruzione di un sistema democratico.
Oggi non c'è un'Assemblea Costituente, ma serve una forte cura ricostituente e di ammodernamento di questo sistema, partendo proprio dal concetto stesso di democrazia, a tanti sconosciuto e da molti disconosciuto.

07 aprile 2013

L’ITALIA, UN P.I.L.: PAESE A IRRESPONSABILITA’ LIMITATA

Guardo alla situazione politica italiana e mi viene in mente una parola sola: irresponsabilità.
E' la caratteristica che accomuna tutti i protagonisti, senza distinzioni, di un teatrino dell'assurdo reale. Un'emergenza a cui non possiamo permetterci di porre a più presto un limite.

L’Italia non ha quasi più un PIL, visto che si ndi calau ri ‘ngagghi, diminuendo continuamente in maniera preoccupante. In compenso è diventata un P.I.L. –Paese a Irresponsabilità Limitata.

E' irresponsabile Berlusconi. Croce (per moltissimi) e delizia (solo per le sue truppe scelte) di questi ultimi vent'anni di vita politica italiana.
Che lo si voglia o no, ha fatto il bello e il cattivo tempo di questa nostra epoca.
Poco convincenti appaiono le sue proposte populiste fatte in campagna elettorale, destinate a porre rimedio ai danni da lui stesso provocati ma la cui responsabilità si vuol far ricadere sugli altri (leggi Monti).
L'irresponsabilità Berlusconiana (almeno quella politica dell'ultimo periodo) aumenta qualora si consideri che è stato lui a mettere fine a un'esperienza di governo breve che dopo aver rimesso in piedi la reputazione italiana nel mondo e si avviava -seppur tra errori e contestazioni inevitabili- a rimettere in sesto l'Italia, la sua economia e il suo tessuto sociale.
Non potrà perciò accusare nessuno se non il suo recente comportamento se la sua attuale disponibilità a un governo di larghe intese suona poco credibile alle orecchie degli altri teatranti.
Se dobbiamo credere ai numeri e non alle favole che ha cercato di propinarci ancora fino a Ottobre del 2011, è il principale responsabile dell'irresponsabilità imperante in Italia.
E i suoi show con figuranti a pagamento a Roma o da parte dei suoi "tenituri di candila" sulle scale del tribunale di Milano, non fanno che confermarmi in questo mio convincimento, che so essere da tanti condiviso.

E' irresponsabile Bersani. Indicato leader della coalizione di centrosinistra a furor di primarie tarocche (ma niente a che vedere con le omonime arance, buonissime), pilotate dall'appartato della segreteria PD.
L'entusiasmo iniziale è evaporato col passare dei giorni. Dopo poche settimane, di quello che è stato propagandato come un grande esercizio democratico non è rimasto che un flebile ricordo. Un po' come la bottiglia di spumante rimasta aperta: se non usi il trucco -pur ininfluente- del cucchiaino capovolto inserito nel collo della bottiglia, l'alcool sbenta, evapora e il sapore si perde. Il centrosinistra non ha nemmeno provato a usare il cucchiaino, con la conseguenza che molti di quelli che avevano votato per Renzi alle primarie, hanno finito per non votare centrosinistra alle elezioni.
L'irresponsabilità Bersaniana aumenta se si pensa che non è riuscito a rendersi conto che la sua figura -per quanto sia personalmente nu bravu cristianu- non avrebbe mai incontrato il favore delle altre forze politiche: del M5S per una questione generazionale; del PdL per una questione di carattere, completamente opposto a quello di Berlusconi.
Insomma, Bersani mi ha dato l'impressione della figlia maggiore, oramai in età non più da marito e dal carattere scontroso e inacidito, che il padre voleva a tutti i costi dare in sposa, in osservanza di una consuetudine oramai altrettanto decrepita.
Quando lo capirà sarà forse troppo tardi, per lui e per il Paese.

E' irresponsabile Grillo. Assurto sulla scena politica a furor di rabbia popolare, rifiuta in modo categoricamente assoluto di parlare con coloro che sono ritenuti responsabili della situazione politica italiana.
E' un atteggiamento che non condivido. Se sei frutto della rabbia della gente per come le cose non funzionano, devi metterti in condizione almeno di farle cominciare a funzionare. E anche se la "compagnia" con la quale ti devi imbarcare non ti piace, non puoi fare altro, devi sacrificarti se davvero vuoi essere utile al Paese e alla sua richiesta di rinnovamento.
L'irresponsabilità Grillina aumenta quando si citano a sproposito articoli della Costituzione senza conoscerli.
Gli articoli 76 e 77 citati da Grillo ribadiscono che la funzione legislativa è di competenza del Parlamento. Tale funzione può essere delegata al Governo -mediante apposite Leggi Delega- per materie precise e per tempi limitati, o assunta dal Governo solo nei casi straordinari di necessità e urgenza, mediante i Decreti-Legge che dovranno comunque essere convertiti in legge dal Parlamento.
Dagli stessi articoli non deriva affatto la conseguenza che la nostra Repubblica possa fare a meno di un Governo, com'è stato invece affermato anche da numerosi organi d'informazione.
Se il Parlamento è l'organo principale cui spetta la funzione legislativa, il Governo è l'organo incaricato dalla Costituzione dell'indirizzo politico ed amministrativo e del coordinamento dell'attività dei ministri e quindi dei ministeri e degli organi amministrativi ausiliari.
C'è una differenza che sfugge a Grillo e ai grillini ma che è fondamentale: mentre la funzione legislativa può essere delegata dal Parlamento al Governo, la funzione svolta dall'esecutivo di governo non può essere delegata al Parlamento.
E perché ci sia un Governo, ci deve essere una maggioranza che lo sostenga, cosa che al momento, purtroppo, appare un'utopia.
Nel frattempo, dopo quella dei bastoni, giunge l’ultima minaccia, ennesimo esempio di irresponsabilità: occupare le Camere se le Commissioni non saranno operative. Anche qui l'ignoranza è palese. A parte il fatto che il Parlamento non è una qualunque università e che un simile atto potrebbe avere rilevanti conseguenze penali, ricordo solo che una proposta simile è stata avanzata di recente da Assunta Almirante a una recente manifestazione del PdL. Ho detto tutto.

E Napolitano? Poviru vecchiareddhu chi nci 'mbattiu!

Tra tutti i teatranti, onestamente è quello a cui mi sento di attribuire la colpa minore, poiché gli va riconosciuto il merito di aver fatto di tutto, in questi ultimi due anni in maniera più intensa e quotidiana, per tenere le redini di un Paese imbizzarrito.
Dopo aver constatato amaramente che era impossibile far ragionare 945 irresponsabili, s'è giocato l'inedita carta di due commissioni -dette di "saggi", ma solo per distinguerli dagli irresponsabili.
A dire il vero, in molti non ne hanno ravvisato la necessità, visto che vale il detto "quandu u sceccu non voli 'mbiviri, ambatula nci frischi" -traduzione indigena del "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire".
Considerato che è oramai a fine mandato e che la sua azione è per forza di cose limitata, personalmente credo che abbia fatto quest'ultimo tentativo con l'intento di fornire quanto meno uno spiraglio, un appiglio in più al suo ormai prossimo successore.
L'ha fatto animato anche da una segreta speranza che è anche un auspicio di chi ha a cuore la Repubblica: riuscire a mettere d'accordo almeno 6 persone "sagge" è, almeno sulla carta, più facile che farlo trovando una maggioranza tra 945 irresponsabili.
L'ha fatto per arginare il fiume in piena dell'irresponsabilità, per porre un limite, ma non sarà certo facile avere dei buoni risultati, atteso che già al momento della nomina si sono lamentate esclusioni o mancanze rappresentative di genere.
Ma quando sei con l'acqua alla gola, in balìa del fiume in piena, mica puoi stare a vedere com'è composta la squadra dei pompieri che ti butta il salvagente?!

Infine, poiché oggi è domenica, m'è facile il salto dall'acqua alla gola all'acquolina alla gola.
Conversando via internet di gastronomia (come capita spissu e vulinteri), son venuti fuori due esempi che, applicati alla politica, risultano estremamente rappresentativi di questa situazione. Evidentemente, nell'inconscio siamo talmente saturi di informazioni politiche che vengono fuori anche quando si è davanti ai fornelli.

Dice Letizia Cuzzola: "La pasta frolla come parabola della società: se ogni ingrediente se ne sta per conto suo è impossibile creare qualcosa di buono".

Le fa eco Elisa Violetta: "Suggerisco allora anche la maionese: se ogni ingrediente non sta con gli altri come dovrebbe, il tutto impazzisce."

Applicando questi due aspetti della gastronomia –tra loro simili- alla situazione politica attuale direi che:
1) La pasta frolla, a furia di metter farina per cercare di tenere insieme gli ingredienti, è venuta malamente;
2) La maionese è letteralmente andata in acido.

Ribatte, giustamente, Letizia: "Ma si pigghiamu sempri cristiani chi non si sannu mancu còciri n'ovu".
Beh, è vero, i cuochi non mbannu 'na chiappira (per restare in tema culinario), ma in gran parte ce li ha imposti una legge elettorale orrenda.

E così, da perfetti irresponsabili, non sulu ndi rassaru a ddiunu, ma ndi stannu bruciandu puru 'a pignata!