30 dicembre 2011

IL TEMPO DELLA CERA E DELLO ZOLFO

image

 

Mi brucia 'u stomacu!

E chi veni mi ndi cunti? Direte voi.

Vu cuntu perché il bruciore non è dovuto all'inevitabile sacrificio culinario cui sono stato sottoposto in questi giorni. No.

E' uno stato di malessere, dovuto al fatto che siamo costretti ad assistere a vicende che di politico hanno poco ma che di convenienza personale hanno tantissimo.

Pirciò, mi sfogu! Pirmittiti.

Se fallisci come sindaco devi render conto ai tuoi cittadini, uno per uno. Se fallisci come deputato, non se ne accorge nessuno, perché -grazie a un balordo sistema elettorale- non ti ci ha eletto nessuno, ti ha solo nominato il segretario del tuo partito.
Ammettere il fallimento e poi rifugiarsi nel palazzo romano, come in ultimo ha candidamente fatto l'ex sindaco di Catanzaro nei giorni scorsi (ma è solo uno dei tanti), è come appiccare un incendio e poi scappare, senza nemmeno chiamare i pompieri, dicendo in pratica "ora sono c...i vostri!", preoccupandosi solo di non bruciarsi il c..o!!
E' un'azione di una slealtà e di una codardia tali, da augurarsi che gente così non metta più piede in Calabria!
Sarebbe loro dovere (se mai gente come questa conosca il significato di questa parola), perché a ciò chiamati dai loro elettori, pensare solo al mandato che hanno scelto di voler adempiere se chiamati dal popolo e non invece a tenersi da parte comode assicurazioni sulla vita politica, con le quali scappare al momento opportuno.

Questi personaggi, che si credono grandi nocchieri ed esperti nostromi, in realtà quando vedono che la nave sta per imbarcare acqua, scappano sulla scialuppa più comoda, lasciando che l'equipaggio affoghi affondando.
Si credono nocchieri e nostromi, in realtà non sono degni nemmeno di fare i mozzi! Con tutto il rispetto per i mozzi, con i quali mi scuso per il paragone.

A poco valgono le loro giustificazioni, che il più delle volte sconfinano nel più assoluto ridicolo, o il loro affannoso ed inutile arrampicarsi sugli specchi.

Questa sottospecie di instancabili spider men calabri non si rendono conto che le loro ragnatele sono ormai logore e piene di buchi.
Prima o poi cederanno, avviluppandoci tutti (grandi e piccoli, belli e brutti, buoni e cattivi).

E facendoci cascare insieme a loro cercheranno di nascondersi e nascondere la loro inettitudine.
A ciò si aggiunga che, intanto, dopo averci letteralmente bruciato il cervello, vogliono farci bruciare anche lo stomaco. Ma così facendo, va a finire che oltre a non sopportarli, non li digeriremo proprio.

Per la politica calabra è giunta l'ora. E' il tempo della cera e dello zolfo. Sentendo che il terreno sul quale hanno finora impiantato le loro trame è divenuto scivoloso (per la presenza della cera) e respinti dall'odore emesso dallo zolfo, non ritorneranno (o non dovrebbero tornare) più ad avvinghiarsi al loro scranno. Proprio come si fa con il ragno aggrappato alla “fulina” nell'angolo tra le due pareti di una casa vecchia.

E' tempo di togliere di mezzo questi spider men e le loro ragnatele scassate.

 

27 dicembre 2011

PANI E NDUJA

(Malatrasposizione calabro-scigghitana di “Hallelujah” di Leonard Cohen nella versione di Jeff Buckley, nell'album “Grace”)


Su' ddu' prodotti naturali,
pigghiaru peri nto Stivali,
sì, chistu non si può negari cchiù.
Dalla Calabria, 'u senti, 'nchiana
finu ammunti, in Val Brembana,
'u sciauru di pani 'i 'ranu e nduja.

Pani e nduja...Pani e nduja....

Nt' ogni putìa ormai li trovi,
e chi sapuri quand' 'i provi!
sì, di sicuru, non t'u sperdi cchiù.
Su' chini 'i treni e pur l'aeri,
va oltri tutti li frunteri,
'u sciauru di pani 'i 'ranu e nduja.

Pani e nduja...Pani e nduja....

Fan beni o' cori e all'amuri,
non servun' atri sumpusturi,
no, ‘u dicunu li merici, chi vo' 'i cchiù?
E ca mulingiana ri buccacci,
s' 'u vinu novu ra butti cacci,
calunu megghiu pani 'i ranu e nduja.

Pani e nduja...Pani e nduja....

Ti sana 'i visciri, però
ampestru iornu, si' ko,
chist'è sicuru, non t'u sperdi cchiù.
Ma ti urdi 'u stessu se ti senti giù,
e tagghi e spalmi, ti tiri sù
cu sciauru di pani 'i 'ranu e nduja.

Pani e nduja...Pani e nduja....

Oh, Calabrisi chi, pi ddaveru,
va' sempri 'spertu, pu mundu interu,
'na cosa teni a menti e nenti cchiù.
Quandu ti futti 'a nostalgia,
basta mi iapri 'a to' scanzìa,
chi sciauru di pani 'i 'ranu e nduja!

Pani e nduja...Pani e nduja....
Pani e nduja...Pani e nduja....


Traduzione italica
Pane e nduja
Sono due prodotti naturali,
han preso piede nello Stivale,
sì, questo non si può negare più.
Dalla Calabria, lo senti, sale
fino al Nord, in Val Brembana,
l’odore di pane di grano e nduja.


Pane e nduja...Pane e nduja....

In ogni bottega ormai li trovi,
e che sapore quando li assaggi!
sì, di sicuro, non te lo dimentichi più.
Sono pieni i treni e pure gli aerei,
va oltre tutte le frontiere,
l’odore di pane di grano e nduja.


Pane e nduja...Pane e nduja....

Fanno bene al cuore e all'amore,
non servon altre diavolerie,
no, lo dicono i medici, che vuoi di più?
E con la melenzana (sott’olio) delle bocce,
se il vino nuovo dalla botte prendi,
si gustano meglio pane di grano e nduja.


Pane e nduja...Pane e nduja....

Ti guarisce le viscere, però
il giorno dopo, sei ko,
quest’ è sicuro, non te lo dimentichi più.
Ma ti ingozzi lo stesso se ti senti giù,
e tagli e spalmi, ti tiri su
con l’odore di pane di grano e nduja.


Pane e nduja...Pane e nduja....

Oh, Calabrese che, per davvero,
vai sempre in giro, per il mondo intero,
una cosa tieni a mente e niente di più.
Quando ti frega la nostalgia,
basta che apri la tua dispensa,
che odore di pane di grano e nduja!
 

Pane e nduja...Pane e nduja....
Pane e nduja...Pane e nduja....

18 dicembre 2011

RAPPORTI SCILLESI

image   La notizia ai più è passata inosservata. E’ apparsa sugli organi d’informazione locale e su internet quasi di striscio.

Ci riferiamo alla nuova “defaillance” in seno all’Amministrazione comunale di Scilla: la restituzione, da parte di Giuseppe Pollidori, della delega comunale ai “rapporti istituzionali con altri enti”.

Il fatto non ha raggiunto certo i picchi d’interesse suscitati dalla vicenda Delorenzo, né porta con sé conseguenze altrettanto rilevanti.

Ma leggere le motivazioni con le quali è stata restituita la delega, dobbiamo ammetterlo, ci ha fatto sorridere.

Dichiara Pollidori: <<Ho deciso di restituire la delega comunale ai “rapporti istituzionali con altri enti” poiché ho constatato la mancanza di rapporti tra il sottoscritto e la locale Amministrazione comunale.>>

Per quanto possa sembrare paradossale –e lo è- il ragionamento di Pollidori non fa una grinza e non gli si può rimproverare  di non aver seguito alla lettera il mandato ricevuto.

Era stato infatti incaricato a tenere i rapporti istituzionali con gli altri enti, mica con il Comune di Scilla??!!

Come si dice, pi ‘sta vota comu fu’ fu’.

Ci auguriamo che il Sindaco la prossima volta specifichi bene e per iscritto in cosa consistano i compiti assegnati con la predetta delega, magari modificandone il “titolo”: mantenere i rapporti istituzionali tra il Comune di Scilla e gli altri Enti territoriali.

Tanto per evitare equivoci e situazioni francamente imbarazzanti, che come minimo fanno davvero (sor)ridere.

 

 

 

 

11 dicembre 2011

THE DOG AND THE MOON

 

Coyote

I watch the clock, it’s 3 a.m.,

I stop workin’ hard, how tired I am!

In spite of all, I cannot sleep

and I can’t count not even one sheep.

So I stand by the window,  I watch through the glass,

I’m still thinkin’ of you, Yes, here I confess.

Then I see somethin’ which catches my eye:

I wanna tell you about or at least I try.

 

There is a dog alone in the night,

he wanders the street, nobody in sight.

When he looks above, up in the sky,

what a wonderful show! he almost cries.

There’s a lot of stars with their shinin’ skin,

they circle around the moon like a queen.

She makes the night clear with her bright face,

wrappin’ up the dog in a friendly embrace.

 

Now he’s not all alone, in the night deep and wide,

because he has a friend flyin’ high by his side.

She smiles to the dog which is barkin’ loud

and she greets him gently while approachin’ a cloud.

Oh, he felt so happy and he bayed at her this

but it didn’t last long, it was just a short bliss.

She sneaks in and out from the cloud, with a trick,

just like she was playin’ to hide and seek.

 

But she must take her light to some other land,

so the dog bays his “Hi!” at his travellin’ friend.

Now he’s so sad while she flies far apart,

but he knows she’s so close, ‘cause she warms his heart.

I’m still standin’ here as the light seems to change,

with you in my mind, and I feel really strange.

Because as the day is about to begin,

I feel just like the dog, that keep up his chin .

04 dicembre 2011

REGIONE CALABRIA: FAVI, PISELLI E… MACCARRUNI

 

imageIn quale regione d'Italia possono permettersi di pensare alle fave e ai piselli, piuttosto che al bilancio?

In Calabria, of course!

Appena due settimane fa, la Corte Costituzionale con la sentenza n° 310/2011 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di ben 7 artcoli (su 52 disposizioni) della Legge Regionale n° 34/2010 - Collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2011.

Gli articoli “presi di mira” dai giudici delle leggi, sono quelli che riguardano incarichi dirigenziali conferiti a soggetti esterni per la copertura dei posti vacanti, copertura dei posti di qualifica dirigenziale e assunzioni in varie forme, ritenuti illegittimi perché contrastanti con i principi fondamentali in materia di coordinamento della finanza pubblica, vuoi perché prevedono procedure a dir poco “atipiche”, dimenticandosi delle normali procedure di selezione. Per la serie: il concorso, questo sconosciuto.

Altra norma sotto giudizio, quella che prevedeva la compatibilità tra le cariche di presidente ed assessore della Giunta provinciale e di sindaco ed assessore comunale con la carica di consigliere regionale. E' stata dichiarata incostituzionale poiché, oltre a essere in contrasto con la normativa statale in materia elettorale, lede il principio di eguaglianza tra i cittadini nell’accesso alle cariche elettive. Decade così uno dei “privilegi” che i ….soliti noti si erano auto-concesso.

E pensare che la Regione Calabria si è dotata di un “Comitato per la qualità e fattibilità delle leggi“, il cui compito dovrebbe essere quello (dichiarato) di innalzare “il livello della qualità ed efficacia della legislazione calabrese”.

Purtroppo, a causa dei tagli alle spese cui la Regione sarà obbligata dagli attuali “chiari di luna”, il Comitato lavorerà solo fino a dicembre 2012. Considerati i risultati, invece che purtroppo, dovremmo dire per fortuna!

Ma noi calabresi siamo furbi, ...per questo, mentre il bilancio lo lasciamo valutare alla Corte Costituzionale (che ci possiamo mettere a perder tempo ad esaminare il bilancio noi?), ci dedichiamo a progetti di legge di ben altra qualità, appunto.

Come, per esempio, la Proposta di legge n. 77/9^, il cui fine, sancito nel primo articolo, è quello di “Salvaguardare, sostenere ed incrementare la coltura, la produzione e la commercializzazione di fave e piselli nel territorio dell'Alto Ionio cosentino”.

imageVisti i personaggi che han discusso e approvato questa legge, mi viene in mente però una proposta che potrebbero prendere in seria considerazione, poiché non faticherebbero a scriverla a loro immagine e somiglianza: ci vuole una legge per la valorizzazione ri maccarruni...'i casa!

(foto da http://www.sgroppino.altervista.org/5.htm)

Restiamo in fiduciosa attesa. Per intanto, non ci resta altro da fare: iamu zzappamundi u favu!!

La (mala)sorte, beffarda, ha voluto che l' ortalizia proposta di legge fosse discussa dal Consiglio Regionale proprio quando il suo proponente, l'on. Francesco Morelli, non ha potuto essere presente in aula, in quanto arrestato poiché accusato di aver favorito un clan della 'ndrangheta, con ramificazioni a Milano.

Ebbene sì, la Lega si può mettere l'anima in pace. Dopo l'ultima operazione di pochi giorni fa (ma si può tranquillamente prevedere che ce ne saranno altre), è confermato: oramai Milano è come la Calabria.
Ma qualcuno l'aveva previsto, Totò.

Mi torna in mente una frase di “Totò, Peppino e... la malafemmina” (anno 1956), nella scena in cui Antonio Capone -con tanto di carta geografica (capovolta) sul tavolo- spiegava la geografia al fratello Peppino Capone: «Milano? Come, non sai dov'e' Milano? Milano e’ la capitale della Calabria!» Aveva capito tutto, con quasi sessant' anni di anticipo!

Certo, vedere coinvolti in maniera così diretta e pesante, i rappresentanti di quella giustizia che dovrebbe tutelarci, non può che lasciare sgomenti. A prescindere dalle responsabilità personali di chi è oggi oggetto di indagini, è tutto l'apparato giudiziario che, volenti o nolenti, ne esce “ammaccato”.

Finché si parla di connivenze, di condotte equivoche, ecc., finché si riempiono giornali e libri di analisi sociologiche utili sì ma che vengono spesso dimenticate, è un conto. Ma quando ti vedi davanti fatti, nomi, circostanze provate, dimostrate o dimostrabili, beh, allora lì vacilli.

Qualche certezza che prima avevi, comincia a venir meno.

Dall'altro lato, però, vedi le facce di continua a lottare senza sosta, ogni giorno, cercando di far valere quella “ragion di stato” cui tutti ci aggrappiamo.

Lo Stato è forte, ha i mezzi, ha le leggi, ma ha anche un limite: è fatto di uomini. Lo Stato sarà forte finché ci saranno uomini forti, capaci cioè di sopportare il dolore, sì, il dolore di doversi accorgere di essere attorniato da colleghi che, in realtà, tentano di vanificare anni di lavoro e si rammaricano di non aver scelto strade diverse da quelle della legalità. Non hanno avuto, personaggi del genere, nemmeno questo coraggio di scegliere da che parte stare. Vivono nell'ombra, in quella zona grigia che gli uomini forti -e ce ne sono- stanno cercando di cancellare.

C'è stato chi si è lamentato del fatto che in Consiglio Regionale quasi non si sia fatto alcun cenno all'ennesima vicenda giudiziaria di 'ndrangheta che vede indagati anche dei politici.

Ma diciamoci la verità: a cosa servirebbe un dibattito in Consiglio Regionale? Sarebbe un'inutile esercizio di "smarcamento" da comportamenti che dovrebbero essere del tutto estranei a chi amministra la cosa pubblica (e almeno a parole, lo sono), ma la cui esistenza e realtà vengono provate e dimostrate quasi ogni giorno dopo dalle indagini giudiziarie.
Vi è perciò una grande amarezza nel constatare che nei fatti, alla fine, non si fa altro che continuare a girare e rigirare il coltello dentro una piaga già aperta da tempo, che rischia di divenire ancora più ampia e che soprattutto, ormai quasi non sanguina più.