29 dicembre 2013

REGGIO E LA CULTURA... DEL “FUTTIRI CUMPAGNU”

 

museopienomuseovuotoDopo aver letto l'analisi fatta nell'articolo "Facce da Bronzi" di Claudio Cordova su ‘Il Dispaccio’–che condivido in pieno, non posso non rilevare che anche in questa occasione abbiamo avuto la conferma di due cose:

1) Il reggino non si tira mai indietro quando ha l'opportunità di usufruire di qualcosa gratis. Che si tratti della sagra del "pani cu l'ogghiu e cu rriniu", della "frittolata di Natali o capudannu" o dei bronzi di Riace, non fa alcuna differenza: si partecipa. Ma solo per poter dire agli amici: "Ancora n'e viristi i bronzi?....Ah, ieu ia quandu non si pavava, e chi su' fissa?"

Potrò sembrare brutale, ma questo non significa fare cultura ma continuare a giocare a "futtiri cumpagnu".

2) Che i mestieranti della politica parlino di una rinascita non stupisce, ma tutti sappiamo che una città non è né un gatto né una fenice.

Forse a loro (ai mestieranti intendo), basterà avere i titoli sui giornali locali o nei tg nazionali; basteranno le inquadrature di quelle che non sono code per la cultura ma banali code del gratis -come davanti ai negozi quand' è tempo di saldi. E' solo fumosa propaganda.

La verità è che, se proprio vogliamo essere buoni, Reggio ha confermato di essere una città turistica buona da visitare o da gustare (vedi l'ennesima riapertura del Cilea) per un solo giorno.

Dalla cultura vera, fatta di teatri e musei che siano anche fonte di ricchezza e di risorsa economica reale, siamo -ahinoi!- ancora molto lontani.

*N.B: foto tratta da http://www.ildispaccio.it/

25 dicembre 2013

I CERVELLI IN FUGA E MASTRU NATALI

 

b_falegnameL'aria festiva non riesce a distogliermi dal dovere di tenermi impegnato, perciò ho deciso ti raccontarvi una storia, anzi, il prosieguo di una storia iniziata ben cinque anni fa.
A farmela tornare in mente è stato proprio il Natale.
C'era infatti una filastrocca che faciva cusì:

Serra serra, Mastru Natali,
chi 'i 'na chianca
non pigghia 'n mandali.

Ora, per i non indigeni, è bene dar qualche spiegazione. Il Mastru Natali della filastrocca è un falegname che...tantu mastru non è. Egli, infatti, nonostante l'impegno che ci mette, sega oggi e sega domani, da un'intera tavola (la chianca), non riesce a ricavare nemmeno una semplice maniglia della porta (il mandali).

Diciamolo subito:  il Mastru Natali della nostra storia è nientepopodimeno che la Regione Calabria, la quale ha deciso di spendere (sarà vero?) gli ultimi spiccioli dei fondi POR CALABRIA FSE 2007 – 2013 per “Iniziative di politica attiva a favore di laureati calabresi già impegnati nel’’ Programma Stages’’ di cui all’art. 10 della Legge Regionale 22 Novembre 2010, n. 32”
Fuori dal linguaggio burocratico, stiamo parlando della norma con la quale la Regione assicurava un contributo (€ 10.000,00) a favore dei Comuni e degli Enti che stipulavano contratti di lavoro con i giovani impegnati nel Programma Stages" -meglio noti come i “Cervelli in fuga” calabresi- al nobile fine di non disperderne il patrimonio di conoscenza già acquisito.
L'iniziativa, per quanto lodevole, era però a tutti gli effetti altrettanto effimera, visto e considerato che i contratti duravano appena un anno, dopo di che....va' troviti pani!

Dalla scadenza di quella norma (peraltro ricca di aspetti paradossali, che fanno a pugni col diritto), più nulla, tutto morì, a stento.

Son passati oramai due anni, un tempo durante il quale ciascuno degli stagisti, proprio perché dotato di proprio autonomo e ben funzionante organo cerebrale, è andato dritto per la sua strada, a trovarsi da solo il pane che merita.

Sennonché, con un annuncio pubblicato -anzi, ripubblicato, visto che anche a luglio si era provato a giocare la stessa carta- sul sito istituzionale “Calabria formazione lavoro” il 20 dicembre, la Regione si pregia annunciare all'urbe e all'orbi è in corso di registrazione il Decreto di Approvazione dell'Avviso pubblico relativo alle iniziative di cui sopra.
Ora, va bene che siamo sotto Natale e che è tempo di regali; va bene che, come recita un nostro detto “cu' non 'ccetta, non merita” (ovvero, chi non accetta ciò che gli viene offerto, vuol dire che non lo merita); va bene tutto, insomma, ma leggere certe cose sapendo come si sono svolte le calabre “vicende cervellifere”, scusate la franchezza ma, con decenza parlando, suona come una vera presa per il culo, per una serie di motivi.

Primo: annunciarlo a pochi giorni dal Natale, è come dire: hei, guardate che bel regalo vi stiamo per fare!
Secondo: anche in questo ennesimo avviso, vi è la solita formula:  “al fine di non disperdere il patrimonio di conoscenza già acquisito dai giovani impegnati nel “Programma Stages”. Intento già andato allegramente a farsi strabenedire nel recentissimo passato.
Terzo: anche in questo avviso si ripropongono esperienze di lavoro formative mediante voucher, incentivi sotto forma di prestiti d'onore (rispolverando il principio di una vecchia legge statale che in Calabria, in molti casi, è stata sfruttata a mo' di semplice futtisteriu di soldi pubblici) e -sintiti! sintiti!- doti occupazionali in aziende calabresi.
In merito a quest'ultima possibilità, viene semplicemente da ridere (per non piangere), atteso che di aziende sul territorio regionale non è che ve ne siano chissà quante e, per di più, le poche che ci sono, non sono generalmente in grado di far fronte ad assunzioni con contratti a tempo indeterminato. Inoltre, il concetto stesso di “dote occupazionale” lascia piuttosto perplessi. Siamo per caso tornati agli anni '50, quando per sposare una figlia, il padre o la madre erano soliti donarle in dote la casa che era stata dei nonni?
Nel caso dei “Cervelli in fuga”, le doti occupazionali non sono il frutto di regali o donazioni, ma il frutto di un lavoro vero e proprio (ho le prove di ciò che scrivo), portato avanti per due anni e oltre.

Non mi soffermo poi su altre questioni di carattere legale inerenti la regolarità di alcune delle procedure previste nell'avviso. Costituiranno materia per gli avvocati e i tribunali amministrativi regionali, come gran parte delle norme regionali sfornate negli ultimi dieci anni.

Mi chiedo soltanto: come può pretendersi o anche solo immaginarsi che 300 giovani e forti, nel pieno della vigoria fisica, rimangano fermi per due anni, in attesa dell'ennesima elemosina che la Regione è disposta ad offrire, in cambio della loro “fedeltà istituzionale”?
No, contrariamente a quanto pensano a Catanzaro, non c'è stata la riedizione in salsa calabra della “Spigolatrice di Sapri”. Gli stagisti erano 300, giovani e forti, sì, ma non sono morti. Hanno semplicemente trovato altre strade: chi si è inventato un lavoro; chi è emigrato quasi-definitivamente; chi si è buttato a capofitto nei più svariati concorsi e con esiti molto positivi.

Insomma, le 300 giovani piante, i 300 alberi del sapere hanno cercato, stanno ancora cercando, di ramificarsi e mettere radici su altri terreni, ben più fertili e disposti a consentirne la loro crescita, finalmente produttiva.
Non potevano certo rimanere nel ristretto spazio dell'orticello della Regione Calabria, accontentandosi di diventare delle “chianche”, ovvero delle semplici tavole lisce, che Mastru Natali – Regione Calabria- avrebbe continuato a piallare e ripiallare a suo piacimento, nella vana speranza di darle ogni volta una forma diversa, con l'unico risultato di sprecare tutto il materiale a disposizione e a non riuscire a realizzare manco un mandali.

Viene solo il forte sospetto che il Mastru Natali calabro ha dovuto solo giustificare in qualche modo la spesa (obbligata) di nuove tavole, con le quali non potrà far altro che ripetere sempre la stessa canzone:

Serra serra, Mastru Natali,
chi 'i 'na chianca
non pigghia 'n mandali.

10 dicembre 2013

LA COMMEMORAZIONE DI MANDELA. OBAMA: “UN GIGANTE DELLA STORIA”

Discorso di Obama alla commemorazione di Mandela: "Un gigante della storia"

A Graça Machel e alla famiglia Mandela; al Presidente Zuma e ai membri del governo; ai capi di stato e di governo, passati e presenti; distinti ospiti è un onore singolare essere con voi oggi, per celebrare una vita diversa da ogni altra. Al popolo del Sud Africa -popolo di ogni razza e cammino di vita- il mondo vi ringrazia per aver condiviso con noi Nelson Mandela. La sua lotta è stata la vostra lotta. Il suo trionfo è stato il vostro trionfo. Le vostre dignità e speranza hanno trovato espressione nella sua vita, e la vostra libertà, la vostra democrazia è la sua eredità che serbate nel cuore.
E' difficile fare l'elogio di qualunque uomo -catturare nelle parole non solo i fatti e le date che fanno una vita, ma la verità essenziale di una persona- le loro gioie e i loro dolori privati; i momenti di tranquillità e le qualità uniche che illuminano l'anima di qualcuno. Quanto è più difficile fare questo per un gigante della storia, che ha spinto una nazione verso la giustizia, e nel processo ha spinto miliardi di persone nel mondo.

03 dicembre 2013

Nessuno ama Reggio e la Calabria?...Ancora qualcuno c'è...

Leggendo l’articolo di Antonio Calabrò dal titolo “Reggio e la Calabria? Nessuno le ama, neanche i calabresi” nella mia mente si è formata l’immagine di un giovane reggino che tra 50-60-90-100 anni, per sua fortuna, riuscisse a recuperare dagli archivi internettiani questa testimonianza dolorosa di quella che oggi è la nostra realtà.
<<Vivevano davvero così a Reggio 100 anni fa?>> Credo sarà questa la prima domanda che si porrà il giovane lettore del 2113.
Non so dove sarà quando lo leggerà, se a Reggio, in una città che tornerà ad essere bella e gentile come poco più di un decennio fa, oppure lontano mille migliaia di chilometri, lontano dalle rovine che questa nostra generazione rischia seriamente di lasciargli in eredità.
E’ verissimo, non è colpa della ‘ndrangheta, non solo.
Non è solo colpa di un serpente che –a dire il vero- ogni giorno che passa dimostra di avere molto più che due teste soltanto. Non è solo colpa di questo mostro, all’ombra del quale molti calabresi –altrettanto colpevolmente- si sono nutriti e sono cresciuti come e peggio della peggiore specie di parassiti esistente in natura.
La colpa è anche nostra, che col mostro e i suoi parassiti non abbiamo niente a che fare. Stiamo perdendo l’amore, la passione e il sentimento per questa nostra terra che, non dimentichiamolo, è e sarà sempre (che ci piaccia o no) nostra madre. Ma se perdiamo amore, passione e sentimento, non saremo altro che figli ingrati.
So che, in realtà, molti di noi non accettano questa deriva (che a lungo andare ci porterà all’autoestinzione) e combattono.
Molti di noi non si rassegnano a starsene inoperosi, correndo il rischio di diventare definitivamente incapaci di risolvere le equazioni matematiche, la cui soluzione viene oramai affidata al proprio computer più che al proprio cervello.
Sono molti, siamo in molti, i calabresi che non si rassegnano a far la fine del tacchino come negli Stati Uniti nel giorno del ringraziamento, perché consapevoli che se ci rassegnassimo, se ne salverebbe solo uno, ma solo perché graziato.