23 gennaio 2007

GLI ECOMOSTRI, IL...MAMAO DEL NUOVO MILLENNIO

  • Da qualche giorno, su giornali e tv varie, non sento parlare d'altro: gli ecomostri!
  • Per fortuna (?) ho una certa età e quindi 'sti paroluni non mi fanno 'mprissione. Ma se fussi statu nu picciriddhu mi sarei veramente preso di schianto!
  • Ma torniamo, anzi, torno seriu.
  • Tutto è iniziato con l'avvio delle operazioni di abbattimento dell'ecomostro di Copanello. Era nu palazzuni "disteso" sulla costa rocciosa che degrada verso il mare. A guardarlo da lontano non era poi così brutto, considerato che era stato costruito con "l'accortezza" di limitare l'altezza di ogni piano a una sola elevazione, seguendo l'andamento a terrazze del terreno. L'unica cosa esagerata è che queste terrazze (o "lenze", in scigghitano) erano forse più di una decina, con la spiacevole conseguenza che il tutto dava leggermente nell'occhio! E va bo' direte voi, una vergogna in meno. Mi domando e dico: dov'era il comune -o chi altri avrebbe dovuto vigilare- durante l'esecuzione dei lavori? Quello non è "nu fungiu" che nasce così, ra sira a' matina! Eppure....
  • La notizia però che mi ha lasciato allibito è stata un'altra (come riportato nella homepage del sito): anche a Scilla si procederà all'abbattimento di un ecomostro!
  • Ora, va bo' che siamo stati da sempre abituati a sentire la storia di Scilla, del mostro a sei testi chi si mangiava i marinai, Ulisse, le Sirene, ecc. e quindi qualcuno si sia fatto suggestionare.
  • Si viene invece a scoprire che l'ecomostro che sarà raso al suolo, con tanto di bonifica dell'area (pigghilu!), è lo storico "Scoglio d'Ulisse".






Per capirci: avete presente quando si arriva al porto, dopo la galleria? Sulla sinistra, ci sono dei ruderi oramai in stato di abbandono da decenni, che hanno subito danneggiamenti fin dalla mareggiata del 1979-80 e seguenti.


  • Senti senti, questa zona è area militare, competenza della capitaneria di porto di Reggio Calabria in quanto inserita nell'ambito portuale. Ecco perché si spiegano tante cose.
  1. Anni addietro, sul posto esisteva un locale commerciale molto frequentato da tutti, scillesi e non.

  2. Qualche anno fa qualcuno aveva avuto la brillante idea di ripristinare questo locale e, sfruttando la sua particolarissima posizione, farne un ritrovo veramente caratteristico. Questa idea però non si è mai potuta concretizzare. Indovinate un po' chi ha avanzato riserve legate alla sicurezza della navigazione,ecc.? La capitaneria di porto.

  3. Negli anni passati, il Genio Civile opere marittime -sempre per conto della capitaneria- ha eseguito diversi interventi di manutenzione della galleria sotto il castello e di una parte del muro di protezione del porto, lasciando -a dire il vero- l'opera incompiuta, e in balia delle....galline!, per la consueta tiritera della limitatezza delle risorse (e quandu mai!). Di questo rudere, nessuno si accorse. Niente, come se non esistesse.

  4. Un paio di mesi fa, è venuta fuori la notizia che -finalmente!- sembra si siano smosse le acque (del mare!) in merito alla famosa ed annosa questione dell'allungamento del molo foraneo del porto, a protezione dell'intero quartiere di Chianalea -fino all'Annunziata (chiesa di San Giuseppe). Vedi, in proposito, gli studi sulle correnti marine di cui aveva riferito anche il nostro malanovissimo sito. Anche in questa occasione però, nessuno ha fatto caso al mostro, che ha continuato a dormire sonni beati.
  • Poi, una bella mattina, veniamo informati che a Scilla è stato scoperta l'esistenza dell'ecomostro "Scoglio d'Ulisse" e che la sua definitiva demolizione è stata approvata dal Ministero, unitamente a quella di altre otto opere del malingegno moderno.
  • A dire il vero, l'intero sito denota in modo più che evidente la sua fatiscenza, con i rischi che tale stato di fatto comporta: primo fra tutti l'incolumità pubblica; secondo fra tutti, le condizioni precarie igienico-sanitarie. Di conseguenza, la demolizione e la bonifica sono interventi necessari e improrogabili.
  • Ma se lo Scoglio è ridotto in queste condizioni, ciò è dovuto principalmente all'inerzia dovuta a un'incomprensibile paralisi burocratica -figlia di una miriade di passaggi di competenze- di chi avrebbe dovuto prendersi cura di un bene di sua esclusiva proprietà: lo Stato.
  • Se davvero di ecomostri vogliamo parlare:
  • diamo un'occhiata alle case sull'acqua di Chianalea, alla cui disarmonicità architettonica nessuna soprintendenza potrà mai porre riparo;
  • diamo un'occhiata al proliferare di scali d'alaggio....a domicilio;
  • diamo un'occhiata a quel fulgido esempio di architettura moderna -palazzo multipiano, con ampia terrazza sostenuta da bracci metallici tipo Shuttle -che è possibile ammirare sempre a Chianalea, località Annunziata- giusto in prossimità di un monumento nazionale.
  • Mali dovuti a mancanza di controllo urbanistico del territorio e di adeguati strumenti regolatori (vedi piani di recupero oramai datati e da aggiornare o piani di spiaggia la cui ridefinizione è stata sempre rimandata per chissà quali particolari, quanto incomprensibili, ragioni).
  • Perciò adesso, coloro che per decenni si sono tappati occhi ed orecchie, per non vedere e nemmeno sentire le lamentele che pure, più di una volta, si sono manifestate al riguardo, è inutile che fingano di ergersi a paladini dell'ambiente, agitando lo spettro del....mamao!
  • Sono proprio loro che hanno contribuito ad "allevare" e far crescere queste creature che no, non fanno paura, fanno solo rivoltare lo stomaco.
  • L'unico mostro di cui ha paura la gente comune è quell'infernale creatura chiamata burocrazia e non certamente il mamao. Al mamao non credono più nemmeno i bambini.

18 gennaio 2007

I CALABRISI

  • Stamattina, ancora mezzo addormentato, mi capita tra le mani un foglietto. Lo leggo piano, assaporando e quasi metabolizzando ogni parola. Arrivo alla fine e sono completamente sveglio, gli occhi aperti su un nuovo giorno della vita reale. La vita di e da calabrese.
  • Quando fu il giorno della Calabria...
  • di Leonida Repaci
  • Quando fu il giorno della Calabria Dio si trovò in pugno 15.000 kmq di argilla verde con riflessi viola.
    Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese di due milioni di abitanti a! massimo. Era teso in un maschio vigore creativo il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro. Si mise all'opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi.
  • Diede alla Sila il pino, all'Aspromonte l'ulivo, a Reggio il bergamotto, allo Stretto il pescespada, a Scilla le sirene, a Chianalea le palafitte, a Bagnara i pergolati, a Palmi il fico, alla Pietrosa la rondine marina, a Gioia l'olio, a Ciro il vino, a Rosarno l'arancio, a Nicotera il fico d'India, a Pizzo il tonno, a Vibo il fiore, a Tiriolo le belle donne, al Mesima la quercia, al Busento la tomba del re barbaro, all'Amendolea le cicale, al Crati l'acqua lunga, allo scoglio il lichene, alla roccia l'oleastro, alle montagne il canto del pastore errante da uno stazzo all'altro, al greppo la ginestra, alle piane la vigna, alle spiagge la solitudine, all'onda il riflesso del sole.
  • Diede a Cosenza l'Accademia, a Tropea il vescovo, a San Giovanni in Fiore il telaio a mano, a Catanzaro il damasco, ad Antonimina il fango medicante, ad Agnana la lignite, a Bivongi le acque sante, a Pazzano la pirite, a Galatro il solfato, a Villa San Giovanni la seta greggia, a Belmonte il marmo verde...
    ...Poi distribuì i mesi e le stagioni alla Calabria. Per l'inverno concesse il sole, per la primavera il sole, per l'estate il sole, per l'autunno il sole.
  • A gennaio diede la castagna, a febbraio la pignolata, a marzo la ricotta, ad aprile la focaccia con l'uovo, a maggio il pescespada, a giugno la ciliegia, a luglio il fico melanzano, ad agosto lo zibibbo, a settembre il fico d'India, a ottobre la mostarda, a novembre la noce, a dicembre l'arancia.
    Volle che le madri fossero tenere, le mogli coraggiose, le figlie contegnose, i figli immaginosi, gli uomini autorevoli, i vecchi rispettati, i mendicanti protetti, gl'infelici aiutati, le persone fiere leali socievoli e ospitali, le bestie amate.
  • Volle il mare sempre viola, la rosa sbocciante a dicembre, il cielo terso, le campagne fertili, le messi pingui, l'acqua abbondante, il clima mite, il profumo delle erbe inebriante.
  • Operate tutte queste cose nel presente e nel futuro il Signore fu preso da una dolce sonnolenza, in cui entrava il compiacimento del creatore verso il capolavoro raggiunto.
  • Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità: le dominazioni, il terremoto, la malaria, il latifondo, le fiumare, le alluvioni, la peronospora, la siccità, la mosca olearia, l'analfabetismo, il punto d'onore, la gelosia, l'onorata società, la vendetta, l'omertà, la violenza, la falsa testimonianza, la miseria, l'emigrazione. Dopo le calamità, le necessità: la casa, la scuola, la strada, l'acqua, la luce, l'ospedale, il cimitero. Ad esse aggiunse i! bisogno della giustizia, il bisogno della libertà, il bisogno della grandezza, il bisogno del nuovo, il bisogno del meglio. E, a questo punto, il diavolo si ritenne soddisfatto del suo lavoro, toccò a lui prender sonno mentre si svegliava il Signore.
  • Quando, aperti gli occhi, poté abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla creatura prediletta, Dio scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo. Poi, lentamente rasserenandosi, disse: "Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l'ho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto. Utta a fa juornu c'a notti è fatta".
  • Una notte che già contiene l'albore del giorno.
  • ...volle il mare sempre viola...
  • ... diede... all'onda il riflesso del sole...
  • Leonida Repaci nato a Palmi il 23/4/1898, è morto a Roma nel 1985.
  • Scrittore, poeta e animatore culturale fu il fondatore del "Premio Viareggio". La sua opera più importante è "Storia dei fratelli Rupe". Scrisse inoltre: "Taccuino segreto ", "II sud è morto", "Francesco Cilea", ed altre opere. Porta il suo nome " La Casa della Cultura " uno dei centri culturali oggi fra i più attivi in Calabria, realizzato a Palmi, in un'accogliente e funzionale struttura, immersa nel verde alla periferia della città.

16 gennaio 2007

REGGIOMESSINA

  • Come penso tutti sappiate, lunedi scorso un aliscafo partito da Reggio è stato quasi tagliato in due da una nave portacontainer. Purtroppo sono decedute quattro persone -tutte membri dell'equipaggio- e ci sono stati una novantina di feriti, dei quali -per fortuna- moltissimi già sono ritornati a casa.
    Superato il momento della tragedia, vi sono degli aspetti che leggendo i giornali, hanno attirato la mia ttenzione:

  • LA STATISTICA. Certo l'incidente è stato il più grave dal punto di vista del "prezzo" in vite umane. Non è comunque la prima volta che nel braccio di mare che ci separa dalla Sicilia (sì, perchè se ci fate caso, noi siamo più siciliani che calabresi), si verificano simili episodi. Ve ne sono stati ben 45 (compreso quello di lunedi scorso) in 50 anni, cioè poco meno di uno all'anno! Se consideriamo l'enorme traffico "smaltito" dallo Stretto ogni anno, non sono poi nemmeno tanti. Sì, sono pur sempre statistiche, ma servono a dare un quadro generale al momento in cui devono essere prese delle decisioni.

  • LA SICUREZZA. E' quello di cui maggiormente si parla. Sono state aperte quattro o cinque inchieste per capire quale era la rotta delle imbarcazioni coinvolte e di quelle che transitavano nei paraggi al momento dell'incidente. Oltre all'aliscafo e alla portacontainer, vi era anche una nave della Caronte, la "Zancle", che però pare fosse già lontana dal punto dell'impatto, diretta verso Villa San Giovanni (come dimostrerebbero i dati in possesso della stessa società).
    A questo punto, la prima cosa fatta è stata quella di visionare i tracciati delle rotte delle due navi. E qui -nonostante la tragedia- cominciano a venir fuori gli aspetti tragicomici della vicenda.
    E' certo che l'aliscafo non fosse dotato di apparecchiatura in grado di registrare i suoi movimenti e, se anche l'avesse avuta, sarebbe andata comunque distrutta a seguito dell'impatto che ha devastato proprio la plancia di comando. L'unica ad essere in grado di fornire elementi certi è la portacontainer.
    Ci sarebbero anche i dati che avrebbe dovuto fornire un'apposita stazione ubicata sulla collina che domina il porto di Messina, località "Giostra".
    Se non che, si è scoperto che questa stazione, realizzata negli anni '90 e dotata di apparecchiatura all'avanguardia all'epoca della sua costruzione, aveva chiuso i battenti alle ore 17:00, cioè appena 53 minuti prima dell'incidente! Sembra infatti che, non potendo contare sulle moderne tecnologie in quanto mai aggiornate, questa postazione viene utilizzata solo ed esclusivamente alla stegua di una scuola di specializzaziione in cui gli allievi possono fare pratica. Pertanto, essa rimane aperta tutto il giorno solo una volta a settimana (se non ricordo male, il giovedi), mentre nei restanti giorni, chiude i battenti alle 17:00 in punto!
    E allora, per sdrammatizzare con una battuta, mi sa che se dovremo andare a Messina, sarà meglio andarci di mattina e poi tornare indietro prima delle 17:00.
    Qualcuno, come sempre, ha già cominciato a speculare sopra la tragedia. Il succo è: visto che la sicurezza della navigazione è piena di lacune, cosa si aspetta a costruire il ponte sullo Stretto?
    Beh, se i numeri servono a qualcosa e se non sbaglio, mi sa che sulle strade (ponti compresi), c'è più di un incidente all'anno!

  • LE INDAGINI: Dalle prime indiscrezioni (tutte da confermare), sembrerebbe che la portacontainer abbia ridotto sensibilmente la sua velocità al fine di evitare lo scontro, arrivando fino a 2 nodi/ora. L'aliscafo invece, lasciata passare la Zancle, ha mantenuto una velocità costante -superiore ai 20 nodi/ora.
    Tutti coloro che conoscevano il comandante dell'aliscafo, sono concordi nell'affermare che aveva troppa esperienza per incorrere in un errore del genere, tenendo presenti che le condizioni meteo-marine erano pressochè perfette.
    Da un'esame visivo del relitto dell'aliscafo, si vede che è stato centrato in pieno, all'altezza del ponte di comando, che è stato completamente distrutto. Non vi sono segni di "strisciamento" lungo tutto il resto della fiancata dell'aliscafo, indice -secondo gli esperti- che il natante fosse quasi completamente fermo! Se così fosse, ciò significherebbe che il mezzo abbia avuto un'avaria improvvisa ai motori. E' quello che dovranno chiarire le perizie che saranno effettuate dai numerosi tecnici incaricati.

  • REGGIOMESSINA: Tante volte, parlando dei nostri dirimpettai peloritani, l'abbiamo fatto con scherno, a mo' di sfottò, soprattutto in ambito calcistico. E loro hanno fatto altrettanto nei nostri confronti.
    In realtà, le città dello Stretto hanno dimostrato ancora una volta di essere unite più che mai, soprattutto in occasioni del genere. Forte, puntuale e totale è stata la mobilitazione di tutti coloro che hanno prestato soccorso dalla sponda calabra. Tempestiva e decisa l'azione comune delle due procure e delle due capitanerie di porto interessate da questo triste episodio, che hanno agito per il bene di tutti infischiandosene -molto giustamente- di andare a verificare di chi fosse la competenza prevista dalla legge. Concorde, infine, la decisione dei sindaci delle due città di proclamare il lutto cittadino in occasione dei funerali delle vittime.
    Mai, come questa volta possiamo dire che anche se fisicamente sono separate -Reggio da una parte, Messina dall'altra- a parte le tradizionali sfide campanilistiche, nel cuore e nell'animo di tutti noi calabresi e siciliani delle due sponde, in riva allo Stretto vi è una sola grande città: REGGIOMESSINA.