23 settembre 2006

E A TYSON ….NCI RUMPIRU I DENTI!









Cari amici, come volevasi dimostrare, è successo quello che tutti temevano: a Tyson, nci rumpiru i denti!
I risultati sono sotto i vostri occhi.















Ricordate i "cotti" che ricoprono da qualche mese le ex aiuole della Via Marina, simili alla dentatura del famoso pugile, di cui avevamo parlato prima dell’estate?
A pochi mesi di distanza, un buon numero di essi è ridotto letteralmente…a pezzi!
Come potete vedere direttamente dalle foto, qualche solito ‘ntelligente (e dalle nostre parti abbondano) ha pensato bene di testare a modo suo la tenuta del cemento, nonché le caratteristiche di resistenza del laterizio in questione.
C’è chi ha tirato via il "dente" lasciandolo intatto e, gentilmente, lo ha riposto poi a lato; chi invece ha dato una limatina alle parti più sporgenti e appuntite; chi se n’è portato via uno "spicchio" (forsi aiva fami e nci pariva ‘na fetta i parmiggianu?).
Visto che ormai Tyson sembra sia caduto a mbascia furtuna, speriamo solo che non debba combattere molto per racimolare i soldi in modo da poter andare al più presto….dal dentista!

21 settembre 2006

OGNI LIMITE HA UNA PAZIENZA





Oggi finisce l’estate. Come tutti, anche per il blog c’è stata una pausa, pur se più lunga del previsto a causa di motivi tecnici.
La bella stagione finisce solo oggi (stando al calendario) ma a Scilla essa ha chiuso i battenti con oltre venti giorni d’anticipo, quasi un mese esatto. Infatti, come ogni anno, dopo ‘a botta o’ scuru della notte di San Rocco, è stato il solito susseguirsi di saluti e abbracci con parenti e amici, i quali per "cause di lavoro maggiore" sono ritornati ai loro abituali domicili. Prossimo appuntamento nello Scigghio, a Natale (salvo qualche "raid" fuori ordinanza). Fino a Natale occorre…pazienza!
Finito il tran tran estivo, chi rimane in riva allo Stretto si chiede: com’è andata? I turisti? Le attrazioni? Le serate? Le cose che non hanno funzionato?
Cominciamo col dire, anzi, col dare atto che dal punto di vista degli spettacoli, quest’anno si è saliti leggermente sopra la media dell’ultimo quinquennio. Nomi come quelli di Ruggeri, Barbarossa e –seppur "fuori stagione"- Locasciulli, certamente hanno costituito delle piacevoli novità, rispetto al livello mediocre del passato e hanno rappresentato sicuramente la nota più positiva della stagione scillese.
Per il resto, ahimè, c’è stato poco di cui rallegrarsi.
In primo luogo, abbiamo assistito a forti polemiche in merito alla decisione di protrarre l’orario dei parcheggi a pagamento fino a mezzanotte, con lamentele varie, in special modo da parte dei ristoratori.
L’intento di questa variazione era quello di "selezionare" la clientela. Selezione intesa ed attuata non certo con finalità discriminatorie ma, diciamo così, di distinzione del vero turista dal visitatore abituale, proveniente dai paesi limitrofi.
Pur non avendo a disposizione dati ufficiali, a giudicare dai vuoti o comunque dalle difficoltà di "riempire" i famosi parcheggi tra le strisce blu, si può dedurre che questo tipo di politica adottata non abbia in realtà avuto gli effetti positivi che si erano previsti. Pazienza!
Altro aspetto da considerare (che, purtroppo, finisce sempre col passare in secondo piano) è quello relativo alla particolare situazione vengono a trovarsi coloro che a Scilla risiedono stabilmente. Gli antichi –che di sicuro non parlavano mai a sproposito- ci hanno tramandato un vecchio detto che recita: ‘i scecchi si sciarriunu e ‘i barriddhi levunu ‘a furia.
Sì, perché, incastrati nella strenua lotta tra "turisti professionali" e "turisti limitrofi", gli scigghitani sono venuti a trovarsi in questa situazione.
Quelli di Marina Grande o Chianalea, han dovuto prestare attenzione anche all’ora in cui andare a far la spesa (preferibilmente di prima mattina, quando ancora i nottambuli erano immersi nel sonno ristoratore) o ad ingegnarsi, inventando i metodi più strani e fantasiosi –ma efficaci- per mantenere libero il posto auto di competenza e/o l’uscio di casa. E ch’aimu a fari: pacenzia!
Non parliamo poi dei Sangiorgiari o di coloro residenti sulla un tempo verde collina periferica di Ieracari.
Per poter scendere in riva al mare a passare alcune ore in compagnia degli amici o, in generale, per sbrigare le incombenze quotidiane hanno dovuto ricorrere a ogni tipo di stratagemma o di parcheggio simil-temporaneo, con automobili parcheggiate in "regolare" ma inevitabile divieto di sosta.
Per ovviare a questo improvviso espandersi dell’istinto cittadino alla trasgressione delle norme del Codice della Strada, i nostri vigili urbani –con molta accondiscendenza e comprensione- hanno cercato (ove possibile) di far finta di non vedere o comunque hanno seguito le parole del sommo poeta: <>.
Meno male che non hanno fatto come a Reggio, dove nei quattro giorni di festa in onore della Madonna della Consolazione, per di più in coincidenza con la "notte bianca", il Comune pare abbia incassato qualcosa come 35.000 euro di sole multe, cioè elevando ben 250 multe al giorno. Iarmiti ‘i pacenzia e pava!
Se a Reggio ha avuto luogo una "notte bianca" che ha suscitato molte polemiche, (di cui riferirò in una prossima occasione) a Scilla, come ogni anno, l’abbiamo anticipata: tra domenica e lunedi di San Rocco.
Una buona affluenza di pubblico si è registrata in occasione dell’ormai tradizionale esibizione dei nostri amici: i fratelli Chiarenza. Folla sì, ma in diminuzione rispetto a uno o due anni fa. Effetto Reggio? Forse, pazienza.
Puntuali ed immancabili come i fuochi, sono spuntati i soliti chioschetti fatti ‘i prescia, cu 4 tavuli ‘i carpenteria, ‘nchiuvati alla bell’ e meglio, con il piano coperto di panini "preconzati" –tipu chiddhi ri stazioni- e iarmati di ravigghia d’ordinanza sulla quale si vutavunu e giravunu una buona scorta di satizzi, pronte a far scoppiare lo stomaco e a far gridare il fegato gli imperterriti avventori. ‘A fami è fami: a dar l’assalto non erano certo i turisti esteri (del Nord), ma quelli nostrani, paisani per i quali, parafrasando un noto spot si potrebbe dire: no paninu ca satizza, no festa ‘i Sant’a Roccu! Alla faccia di transaminasi e trigliceridi vari, con buona pace dei dietologi. Pacenzia.
E, consapevoli di questo "rito" pagano alternativo che accompagna la festa, i venditori ambulanti (professionisti, o improvvisati di giornata), hanno fatto a gara per accaparrarsi ‘u megghiu postu per avere maggiore visibilità agli occhi dei potenziali clienti.
Il primo premio di quest’anno è certamente da assegnare a un ambulante che è riuscito a parcheggiare il suo camioncino-bar-pizzeria-ristorante letteralmente sul marciapiede! E’ lui ad aver battuto tutti gli altri "bugigattoli" nonché le altre bancarelle che oramai da anni caratterizzano stabilmente la nostra via Marina nei mesi estivi. Complimentoni!
A proposito di costoro. E’ oramai divenuta cronica la perdurante assenza di una soluzione invocata da tempo che regolarizzi la presenza di questi esercizi ambulanti. Siamo convinti che se organizzati in modo più ordinato e secondo la normativa del commercio vigente in Italia, essi possano davvero costituire un’attrazione turistica e non un semplice "mercatino" selvaggio!
Così, per l’ennesima volta, hanno resistito impassibili e completamente insensibili ai controlli (??) operati (???) dai vigili urbani, offrendo un vasto campionario di merce: dai tappeti, all’abbigliamento, ai giocattoli per bambini, all’artigianato, ad articoli d’arredamento, ecc. generosamente esposti fino a ridurre il marciapiede –in origine largo ben 5 mt.- a ‘na mulattera, anzi che dico, a ‘nu violu ‘i campagna, mancu fussimu a’ Carcara!
Ora, senza voler fare polemica o essere tacciati di razzismo (comu putimu? Simu già calabrisi nui e ndi basta!), sarebbe bello sapere se questi commercianti sono dotati di regolare autorizzazione da parte del demanio –considerato che ancora l’intera via Marina (strada e marciapiede) sono di proprietà dello Stato e non del Comune, come pensano molti- così come lo sono –per legge- quelli dei vari lidi balneari.
Ci piacerebbe sapere se e quante tasse pagano per quello che guadagnano; ci piacerebbe non vederli essere costretti a dormire sotto le loro "postazioni", sdraiati su un semplice foglio di cartone; ci piacerebbe non vederli costretti a lavarsi e fare i loro comodi nel greto di un torrente. Ci piacerebbe, sì, però la realtà è diversa, pazienza.
Ci piacerebbe non dover assistere a scene come quelle che abbiamo visto a fine stagione, dopo i giorni della festa (vedi foto). Pazienza.
Infine, ci piacerebbe non dover assistere a cacce all’uomo da parte delle forze dell’ordine, come quella verificatasi alcuni giorni dopo la festa, a stagione quasi finita, quando uno degli ambulanti ha indirizzato le sue attenzioni su una bambina e si sono potute evitare conseguenze più spiacevoli solo per puro caso.
La mattina seguente, come per incanto, niente più bancarelle, niente più "mercateddhu". Si è dovuto superare il limite ma, come diceva il grande Totò, "ogni limite ha una pazienza!". Loro se ne sono resi conto. E noi?