16 maggio 2013

CALAMIDDHA BINIRITTA

 

Na nottata ndi sciusciava
lu sciroccu, oh chi fu brutta!
manch' 'i cani, ti curcava,
ti vutava suprasutta.

Nci fu cui, sempri succeri,
occhiu propria non 'mbiddhau
'chì 'u sciroccu, peri peri,
'u paisi 'u scutulau.

E 'a matina t'arrussigghi,
vardi 'u cielu, è curiusu:
mangi sabbia, a pugna 'a pigghi,
fitta e para, non 'n purtusu.

Chinu esti lu cortili
e pur s'ancor non è stagiuni,
supr' 'a machina, 'u sedili!,
po' chiantari l'umbrelluni.

E cu sciroccu, è risaputu,
strata 'perta 'u mali trova,
'chì ti stramba, si' 'lluccutu,
ogni morbu si rinnova.

E cuntr' o' ventu e 'a mala stiddha
c'è cu' grira e cu' sa 'ncazza:
'chì già sicca 'a calamiddha,
s'a vulau cu la sparrazza!

Sul mu pensu veni 'a raggia,
oh chi sprecu! oh chi piccatu!
'chì lu sa la genti saggia,
quant'ha persu, o' ciel vulatu.

U sannu i 'randi e 'i figghioli:
ti nnorba 'u ventu e senti 'i stiddhi?
ca calamiddha fa' bagnoli,
pi cacciari li cariddhi.

E pur se 'a scienza oggi avanza,
nenti è megghiu, pi natura,
cuntra lu duluri 'i panza
o pi carmari 'a nerbatura.

Oh calamiddha biniritta!
puru 'u sciroccu s'a pigghiau:
cusì si potti stari addritta,
'chì, lu ventu si carmau.

 

Traduzione italica

CAMOMILLA BENEDETTA

Soffiava per tutta la notte
lo scirocco, quant’è stata brutta!
perbacco, buttava a terra,
ti girava sottosopra.

C’è stato chi, sempre succede,
proprio non ha chiuso occhio
perché lo scirocco, ovunque,
ha scosso il paese intero.

E la mattina ti svegli,
guardi il cielo, è strano:
mangi sabbia, la prendi a pugni,
è così fitta che non c’è un buco.

E’ pieno il cortile
e pur se ancora non è stagione,
sulla macchina, il sedile!,
puoi piantarci l’ombrellone.

E con lo scirocco, è risaputo,
il male trova una strada aperta,
perché ti fa sentire strambo, ti stordisce,
ogni morbo si rinnova.

E contro il vento e la cattiva stella
c'è chi grida e chi s’incazza:
perché la camomilla già secca,
se l’è volata via con tutta la sparrazza*!

Solo a pensarlo mi viene la rabbia,
oh che spreco! oh che peccato!
perché la gente saggia lo sa,
quant’ è andato perso, volato in cielo.

Lo sanno i grandi e i bambini:
il vento ti acceca e senti le stelle (dal dolore)?
con la camomilla fai gli impacchi,
per togliere l’accumulo di impurità dagli occhi.

E anche se la scienza avanza,
niente è meglio, per natura,
contro il mal di pancia
o per calmare i nervi.

Oh camomilla benedetta!
se l’è presa anche lo scirocco:
così si è potuto stare in piedi,
perché il vento s’è calmato.

*NB: Sparrazza = contenitore aperto generalmente di forma rettangolare, piatto e basso, in fascine di legno intrecciate, usato per seccare al sole camomilla, fichi, pomodori, ecc.

11 maggio 2013

VITE SENZA PUNTEGGIATURA

Il giorno in cui l'uomo ha imparato a misurare il tempo, ha cominciato a vivere ossessionato dal suo trascorrere.
Oggi non possiamo più fare a meno di un orologio. Se ci fate caso, gli orologi sono ovunque: al polso, sul comodino, in cucina, in soggiorno, in salotto, in bagno, sul cruscotto della macchina, nel computer, sul telefonino, ovunque.
Corriamo, andiamo di corsa, consapevoli che ogni secondo che passa in più è un attimo perso che non potremo recuperare. E' una cosa continua, fino a restare senza fiato: arriva il fine settimana e siamo esausti, svuotati, sentiamo il bisogno di chiudere il mondo fuori e tornare a respirare.

Questo modo di vivere si è inevitabilmente trasposto nel modo di scrivere.
Non è più una questione tecnica legata al mezzo che utilizziamo per comunicare. Quella che in origine era una semplice necessità tecnica (non legata alla necessità materiale di abbreviare i tempi della comunicazione), è divenuta oggi una nostra esigenza: abbreviare le parole è un modo ulteriore per risparmiare tempo.
Ma a furia di risparmiare tempo, si è quasi persa la voglia di usare le lettere maiuscole per scrivere i nomi propri o iniziare una frase; sempre più raro è l'uso dell'apostrofo, ritenuto quasi superfluo; si ignora a cosa serva un punto e virgola.
Insomma, scriviamo come viviamo: tutto d'un fiato.



Mi torna in mente la famosa scena della lettera che Totò e Peppino (i fratelli Caponi) scrivono alla Malafemmena perché lasci in pace il loro nipote che "è studente che studia, 'ché si deve prendere una "laura". La lettera si conclude con un "Punto, punto e virgola. Punto e punto e virgola", perché –è la preoccupazione di Totò- non si dica che "siamo provinciali, che siamo tirati".
Ecco, oggi si scrive in maniera sempre più "provinciale". Siamo tirati, sì, perché vogliamo risparmiare. Cosa? Il tempo, che sembra essere l'unica entità attraverso cui misurare tutto.

Misurare il risparmio di tempo e tradurlo in moneta, in grandezza economica, è un'operazione logica, da economia dei trasporti. E' l'unica logica che si può utilizzare in una società che va continuamente da una parte all'altra, si sposta di continuo ma spesso senza sapere dove né perché.
Ironia della sorte, nell'epoca in cui tutti hanno avuto (per fortuna) la possibilità di studiare e di imparare a scrivere (ma non è detto che l'abbiano fatto), si è ritenuto di poter fare a meno di una conoscenza fondamentale della scrittura: l'uso della punteggiatura.
Se le parole scritte esprimono il nostro pensiero, la punteggiatura esprime ciò che le parole non possono: una pausa (più o meno breve), un respiro, un'esclamazione, un interrogativo. La punteggiatura serve a indicare le nostre sensazioni, segna sulla carta il ritmo del nostro cuore.
Ma il pulsare del cuore è superato, soverchiato ormai dal rumore che ci circonda e ci fa divenire sordi, ciechi, insensibili a tutto fuorché al passare del tempo.

Abbiamo assegnato alla punteggiatura un nuovo ruolo, marginale: quello di affiancare lettere, linee e asterischi per descrivere le espressioni del nostro volto nei "dialoghi" telematici. E' un nuovo codice di comunicazione che personalmente non utilizzo. Credo che solo la parola scritta, accompagnata dalla giusta punteggiatura possa esprimere pienamente pensieri e sensazioni.
Sarà perché sono un appassionato di fumetti, un mondo in cui l'illustrazione grafica non è altro che la traduzione disegnata di ciò che la parola scritta e la punteggiatura esprimono, insieme, dentro la "nuvola parlante".
Per questo credo che faremmo bene a tornare a usare (o imparare di sana pianta) la punteggiatura nel modo più appropriato, come ci ha insegnato la maestra alle elementari fin dal primo dettato.

Viviamo una vita senza punteggiatura. Dimentichiamo che la punteggiatura aiuta a respirare, a riflettere, a sentire le nostre sensazioni. Dimentichiamo che la punteggiatura allunga la vita.

03 maggio 2013

CUI?

(trasposizione scigghitana di “Quem?” di Maria Gadú & Lenine)

Cu' va' grirandu è seriu? Cui?
Nu griru, ch’angoscia pi ddaveru,
ndo pettu, chi batti, nu cor truvau.

Cu' va' ittandu focu? Cui?
Ah! China hav’ ‘a panza 'i prima matina,
si chiama fora, 'chì già scassau.

Cu' vo' sapir ra casa?
Cu', mi sa, gira 'u mundu?
Rassu star, n'o seguu? Viri chi già scurau?
Sap’ usar 'a 'ngiuria? Cu' ha ntra l'anchi 'a cura?
E sta ndo so' propriu broru?
Cu' sa' pirdir pigghiau?

Cu' va' grirandu è seriu? Cui?
Nu griru, ch’angoscia pi ddaveru,
ndo pettu, chi batti, nu cor truvau

Cu' va' ittandu focu? Cui?
Ah! China hav’ ‘a panza 'i prima matina,
si chiama fora, 'chì già scassau.

'U sognu non ha’ fretta? Cu' sa sognar non 'spetta?
Cu' sa' 'iutari a 'n'atru? Cu vai se 'u 'bbandunau?
Rimmi ch'hai 'i peri a' fossa, sì ma non sposta 'a curpa
Cu' giustifica 'u fattu? Cu' sa' cu’ t'a iarmau?

Soffru pirchì su' lentu? Cu' s'aiuta c’è cu ventu?
Cu' mai non resta arretu? sempri sì s'addubbau?

Cu' vo' sapir se ddhumu? Cu' sa' fumar 'u fumu?
Cu' voli 'ssiri seriu?
Cu' vali si ndi iau?

 

Traduzione italica

CHI?

Chi va gridando è serio? Chi?
Un grido, che angoscia davvero,
nel petto, che batte, ha trovato un cuore.

Chi va spargendo odio? Chi?
Ah! Ha la pancia piena di prima mattina,
si chiama fuori, perché è già fuori di testa.

Chi vuol sapere da casa?
Chi, per sapere, gira il mondo?
Lascia stare, non lo seguo? Vedi che ha già fatto buio?
Sa’ usare il soprannome? Chi ha tra le gambe la coda?
E' proprio nel suo brodo?
Chi sa perdere ha preso?

Chi va gridando è serio? Chi?
Un grido, l’angoscia davvero,
nel petto, che batte, ha trovato un cuore.

Chi va spargendo odio? Chi?
Ah! Ha la pancia piena di prima mattina,
si chiama fuori, perché è già fuori di testa.

Il sogno non ha fretta? Chi sa sognar non aspetta?
Chi sa aiutare un altro? Chi va se l’ha abbandonato?
Dimmi che hai i piedi nella fossa, sì ma non sposta la colpa
Chi giustifica il fatto? Chi sa chi te l’ha combinata?

Soffro perché sono lento? C’è chi si aiuta col vento?
Chi non resta mai indietro? si è sempre arrangiato?

Chi vuol sapere se accendo? Chi sa fumare il fumo?
Chi vuole esser serio?
Chi vale se n’è andato?