25 ottobre 2008

SPINELLI SCIGGHITANI

Le cene di famigghia, da molti ritenute 'na gran camurrìa, sono dal sottoscritto (e dai suddoli in generali, comu a mia) molto apprezzate, non sulu per la quantità e la qualità mangiatoria ma anche perché, il più delle volte, finiscono col rivelarsi una miniera di informazioni che oserei definire malanovamente istruttive.
Cena di famiglia per festeggiare un compleanno da "cuntu paru". Al tavolo simu in setti, età media 65 anni, escluso il sottoscritto, 'u cchiù figghiolu.
I miei commensali ricordunu i loro tempi, i mitici anni '60 ru Scigghiu: 'i iati a fungi, castaniti castaniti; i mangiati 'i pisci friscu, appena piscatu, nei locali cittadini, ecc.
Certo, erano tempi "ruspanti", genuini, dove ognunu s'industriava comu putiva, anche in tema di "vizi giovanili". E, parrandu di vizi e di fumu in particolari, di sigaretti cu filtru o senza filtru, ru tabaccu ch'i cartini, ecc., a sorpresa, un amico confessa:
"A mucciuni, mi ndi sintimu 'randi, siccomu 'i sigaretti custavunu, ndi calaumu nto Vaddhuni 'i Livurnu* e ndi fumaumu 'i ramitti sicchi ri cucuzzi 'i spina." Tanto erano preziosi e "proibiti" che, continua l'amico "'i tiniumu 'mmucciati tra li petri 'ill'armacii".
Lo ammetto:provo quasi tenerezza davanti a questo tipo di "trasgressioni".
Eh già. Negli anni '60, la 'ndrangheta non si era ancora urbanizzata e non produceva certo quanto oggi: il giro d'affari (sporchi) è pari a quasi 1/5 della ricchezza prodotta in Calabria. Di questa "ricchezza" particolare, poco più del 60% deriva dal traffico di stupefacenti che le 'ndrine calabre (e reggine in primis) importano direttamente dal Sud America.
A quel tempo, gli unici legami che univano la Calabria e l'Aspromonte con l'America erunu sulu Garibaldi (ferito ad una gamba quando si trovò tra le nostre montagne e poi divenuto l'eroe dei due mondi) e i vapuri carichi dei nostri emigranti che sbarcavano a Ellis Island (Stati Uniti) o a Mar del Plata (Argentina), inconsapevoli di ciò che li aspettava e, soprattutto, del fatto che -dopu quarant'anni- avrebbero fatto la fortuna (loro e) di...Raffaella Carrà.

Ma parrandu di fumu, trattandusi di tema delicatu e pi non criari cunfusioni vista la difficoltà di leggere e comprendere a volte il dialetto, prima mi vi 'mmaginati cu sapi chi, mi tocca spiegari megghiu a cosa si riferisse l'amicu meu.
Tra le tante specie di zucca (o cucuzza che dir si voglia), ce n'è una i cui frutti sono caratterizzati dalla presenza, sulla buccia, di piccole ed esili parti legnose, appuntite simili a spine, da cui il nome scigghitano: cucuzzi 'i spina.
Questa pianta, crisci in fusti prostrati o rampicanti, muniti di viticci ramificati, la cui sezione circolare è pari -cchiù o menu- a quella delle comuni sigarette. Proprio per questo, i viticci venivano quindi essiccati, tagghiati a misura e fumati.
Di norma, il combustibile di queste "sigarette" era il tabacco. A lu voti però, in periodi di fami nira, approfittando del fatto che ci si trovava spesso vigni vigni, il tabacco veniva sostitito dalle foglie secche delle viti.
C'era anche chi alle "sigarette" di campagna preferiva (essendu cchiù viziusu oppuru attento lettore di Tex Willer), le più "aristocratiche" cartine, che si trovavano nei tabacchini.
I loro emuli cchiù povireddhi, invece di andare al tabacchino, le cartine le realizzavano da soli, utilizzando carta di giornale e, in particolare, la parte bianca -priva d'inchiostro- compresa tra l'inizio della pagina e la testata.
Ora, siccomu mi piaci essiri completu nell'apprendere le cose, comu fu e comu non fu, soo andato a pigghiari il vocabolario della lingua italiana Treccani, che testualmente riporto:

SPINELLO
: [Etimo incerto] Voce gergale, usata originariamente da carcerati per indicare la sigaretta fatta a mano con la cartina (o anche con carta qualsiasi) e poco tabacco. Nell'uso odierno, sigaretta confezionata artigianalmente con droga leggera, cioè con marijuana (o hascisc).

Varda, varda! Vo' viriri chi, da nu fatticeddhu cuntatu cusì, pi passari 'na sirata, abbiamo scoperto l'etimologia di una parola della lingua 'taliana?
Lo spinello, altro non era che la "sigaretta" che i giuvini scigghitani, già quarant'anni fa , ricavavanu ri ramitti sicchi ra cucuzza 'i spina!
Mi tocca comunicare la felice scoperta alla Treccani: l'etimo non è più incerto.

*N.B.: Vallone Livorno -Vallone ubicato nel quartiere Marina Grande, prende il nome dall'omonimo torrente che sfocia a mari, supr' a' spiaggia.

P.S.: Un ringraziamento a Pepè B. e a me' patri per le preziose informazioni.

07 ottobre 2008

PALAZZETTO DELLO SPORT: NON E' ANCORA TROPPO TARDI

MALANOVA!
La malaparola scigghitana per eccellenza, risuona alta e rimbomba tra le mura della palestra di Villa San Giovanni. Chi cintra Villa, ch' i scigghitani?
Cintra, cintra. Eh sì, cari mei, pirchì da quest'anno la formazione pallavollistica femminile scigghitana che con tanto onore s'era battuta nello scorso campionato di Serie D, non esiste più!
Lo Scillavolley ha infatti cambiato nome, in quanto il titolo sportivo è stato rilevato da imprenditori villesi e quest'anno, a disputare lo stesso campionato, sarà la società denominata Costa Viola Volley, come ci informa anche la lettera (piena di comprensibile amarezza) inviataci dalle stesse giocatrici, che potete leggere qui.
Cusì, 'na vota tantu chi nto Scigghiu c'era 'na cosa bona, positiva, di cui poter andare orgogliosi, fummu capaci mi nda facimu fuiri ri mani, a vantaggio di altre realtà a noi vicine che -a ragione e con pieno merito- hanno sfruttato l'occasione per poter avere a disposizione un patrimonio sportivo (ma anche sociale ed economico) di tutto rispetto. A' facci nostra!
Ma se a Scilla di 'sta cosa si sa poco o niente e si continua a vivere come se niente fosse, a mia personalmenti mi nturciuniunu i bureddhi!
Quando mi trasferii a Ieracari Hill -passaru quasi 25 anni!- era menzu cuntentu pirchì pensavo di avere la possibilità di passare le mie giornate al nuovo(all'epuca) campo sportivo, a tirare calci a un pallone. Pensavo che avrei avuto la possibilità di non perdermi nemmeno una partita della Scillese. Pinsavu...
Tutti 'sti pinseri e questi sogni, si sono rivelati essere ... farina chi si ndi iau a livatu!
Non sulu a Scillesi falliu e non esisti cchiù (meglio stendere un velo pietoso), ma l'attuale campo di gioco tuttu pari menu che un impianto dove si possono svolgere attività sportive. Vardati!
Manca poco, dopo che il circo avrà tolto le tende, che venga di nuovo dissodato e ci si ripiantino le viti -di zibibbu, magari- comu a 'na vota, quand'era tuttu vigni vigni e scalunati 'i petra.
Adesso, una società che -pur con grosssi sacrifici, ma con entusiasmo- riusciva a far parlare in maniera più che lusinghiera del nostro paisuzzo, è stata lasciata sola, senza alcun aiuto.
Ben vengano allora gli amici villoti! I quali non hanno fatto altro che 'llungari 'u coddhu appena al di là ru vaddhuni i San Gri'oli, scoprendo un splendida realtà sportiva, ricca di entusiasmo -come dicevo- e soprattutto, di talento. Talento puro, cristallino!
No, figghioli, non è pi fari sviolinati ('a musica na sacciu mancu leggiri). E' sulu a virità. E chi di talento se ne intende, di certo non fa nessuna fatica ad accorgersene.
Che fare, dunque?
Pi st'annu, comu fu, fu. Sarebbe il caso che qualcuno degli imprenditori scigghitani aprisse gli occhi davanti a questa realtà. E' mai possibile che pensino solo a lamentarsi (legittimamente, pi carità) se non cala l'acqua o se i parcheggi sono pochi o se gli stessi danneggino la loro attività piuttosto che favorirla?
Possibile che non ci sia nessuno in grado di poter contribuire fattivamente a sostenere una piccola società sportiva che -com'è facile rendersi conto- può rappresentare un fattore economico di non secondaria importanza, nell'ambito di una realtà difficile come quella scigghitana?
Finora, dispiace dirlo, è stato possibile.
E il Comune? Silenzio di tomba!
Certo, direte voi, è facile parlare. Quando bisogna muoversi, agire, 'ccuminciunu i duluri.
A diri 'a virità, da questo blog già nello scorso mese di aprile, era partita una segnalazione che, ahimé, non fu sintuta da nuddhu.
Avevamo parlato della possibilità, offerta dalla Regione Calabria in accordo con il Coni regionale, di procedere all'accensione di mutui,
a favore di Enti e federazioni sportive calabresi che hanno in programma la costruzione o anche il completamento, l'ampliamento e la riqualificazione di impianti sportivi.
Ora, il DIPARTIMENTO N. 12 TURISMO, BENI CULTURALI, SPORT E SPETTACOLO, POLITICHE GIOVANILI, ha emesso il DECRETO n. 10821 del 5 agosto 2008, pubblicato sul B.U.R.C. parte III n. 35 del 29.8.2008, con il quale ha approvato l'impegno di spesa complessivo, pari a € 1.000.000,00.
Il termine per la presentazione della domanda per accedere ai contributi scade il 26.11.2008.
Come dicevo nel post datato 12.6.2007, il progetto del Palazzetto dello Sport è già stato predisposto ed era stato bandiato a suo tempo pure sui giornali.
Adesso ci sono a disposizione le "risorse" economiche per poterlo realizzare.
"Chiedi, e ti sarà dato", rissi Gesù Cristo un paio di milleni arretu. Cos' altro si aspetta? Faciti 'sta domanda!
'U tempu passa viatu...e non 'spetta. Pertanto ho solo un invito da fare alla nostra Amministrazione:
MUVITIVI!!!

03 ottobre 2008

E A CATANZARU, SI CHIANTARU!

Nel novembre del 2007, v'aiva cuntatu la tragicomica vicenna, tutta calabrisi relativa all'assegnazione della sede regionale dell'Agenzia delle Dogane.
Con una sentenza tutta da ridere, il Tar del Lazio aveva infatti stabilito che la sede regionale spettava a Catanzaro in quanto capicoddhu...ehm...capoluogo di regione.
Questa decisioni era stata accolta malamenti in riva allo Strittu, poiché da chi mundu è mundu, la sede doganale per eccellenza è stata sempri Riggiu.
Da qui, il ricorso presentato al Consiglio di Stato, che è stato accolto in pieno dal massimo organo di giustizia amministrativa.
Se all'epoca della sentenza del TAR i catanzarisi aivunu 'ittatu 'u bandu pi mari e pi terra, da quando è stata resa nota la decisione del Consiglio di Stato dagli abitanti della città (?) dei tre (capi)colli non è pervenuto manco un fiato, un commento, 'na parola, nenti di nenti. Si chiantaru!
E' la più evidente e lampante dimostrazione di una sola cosa: avevano torto marcio!