26 dicembre 2017

COME LA LUNA



Sei come la luna,
splendente e segreta,
lontana e discreta,
anima inquieta.
Sei come la luna
che accende lo scuro,
sospesa nel cielo
tra passato e futuro.
Sei come la luna,
generosa dispensi
la luce alla notte,
ai suoi spazi immensi.

Sei come la luna
e io sono la fionda,
tu splendida e bruna,
io gatto di ronda.
Ti guardo da fuori
e or che arriva l'inverno,
conto i giorni e le ore
del mio freddo inferno.

Io come la fionda,
ti ho spinta a saltare,
tu di là, oltre l'Alpe,
sei andata a trovare
l'amor tuo nascosto,
che agli altri hai celato,
ma gli occhi e i tuoi sensi
lì hanno esultato.
Il tuo cuor, porta aperta
che non ho varcato,
ché son gatto randagio,
fuori al freddo
accucciato.

Sei come la luna
e io sono la fionda,
tu splendida e bruna,
io gatto di ronda.
Ti guardo da fuori
e or che arriva l'inverno,
conto i giorni e le ore
del mio freddo inferno.

Io come la fionda,
di là, in oriente
ti ho spinta laggiù,
a progettare il presente.
Or da fionda ti spingo
ancor, di là dal mare,
al tuo rifugio del cuore,
dove non posso entrare.
Tu sei gioia e calore,
vino con cui brindare,
io son gatto randagio,
resto fuori a guardare.

Sei come la luna
e io sono la fionda,
tu splendida e bruna,
io gatto di ronda.
Ti guardo da fuori
e or che arriva l'inverno,
conto i giorni e le ore
del mio freddo inferno.

Foto da https://rosanoci.wordpress.com

18 dicembre 2017

SCILLA E' CAMBIATA?



Scilla è cambiata! proclama, trionfante e soddisfatto, il volantino che annuncia un incontro pubblico nel corso del quale il Sindaco e l’Amministrazione comunale colloquieranno oggi con i cittadini, tracciando un bilancio di questi due anni e mezzo di amministrazione, praticamente metà mandato.
Ma è davvero così? Scilla è cambiata?
E’ indubbio che in questi due anni sono stati posti in essere diversi interventi finalizzati al recupero della decenza urbana che dovrebbe caratterizzare una cittadina come Scilla, che vive essenzialmente della sua immagine offerta ai turisti –vicini e lontani.
Si è puntato a recuperare un minimo di senso civico e di ordine e credo che lo sforzo profuso dagli amministratori, abbia portato i suoi primi frutti. Non starò qui a elencare tutti gli interventi messi in atto –ci ha già pensato il Sindaco nei post pubblicati sulla sua pagina Facebook, e ci penserà lui stesso a ricordarli sicuramente nel corso dell’incontro in programma questo pomeriggio- ma è obiettivamente visibile un inizio di cambiamento d’immagine della nostra Scilla.
Scilla, Scilla, luogo le cui origini sconfinano nel mito, nei miti, uno dei quali la vuole splendida principessa. E come si fa a non innamorarsi di una splendida principessa?!
Il nostro Sindaco, da primo cittadino, è il primo ad essere attratto dal fascino di questa principessa: personalmente conosco poco il Sindaco, ma nell’esercizio delle sue funzioni, pur avendo i suoi innegabili difetti –come tutti gli altri scillesi- si nota che di Scilla è innamorato, ma innamorato pazzo, come Celentano nel famoso film con Ornella Muti.
Ed è noto che chi è innamorato, ci tiene a che il soggetto o, in questo caso, l’oggetto delle sue attenzioni si presenti sempre bella, impeccabile ed invidiabile anche agli occhi degli altri che la guardano, anche se da più lontano.
Così, moltiplica l’attenzione ai particolari, cura ogni dettaglio, programma iniziative e progetti in grado di rendere il suo amore ancora più bella, affascinante, attraente e, possibilmente, più ricca.
Ma è altrettanto noto che il troppo amore fisico e materiale, nnorba. Finisce, cioè, che l’attenzione per i dettagli fa perdere di vista quelle che sono le necessità-base.
Oggi, Scilla ha ancora troppe necessità-base e criticità cui dover far fronte. Fermandomi alle poche di cui ho conoscenza diretta: pianificazione urbanistica, regolamentazione del commercio, situazione sanitaria, acquisizione del Castello Ruffo.
Sono temi che richiedono tempi lunghi, me ne rendo conto, ma credo che in tante occasioni si siano poste in essere iniziative certamente apprezzabili nell’intento, ma la cui applicazione pratica ha provocato notevoli problemi pratici, sia ai cittadini che ai tecnici degli stessi uffici comunali.
Mi riferisco, in particolare, alla mancanza di un Piano Strutturale (il “nuovo” Piano Regolatore), atteso oramai dal 2005 (la Legge Urbanistica Regionale che lo prevede, è del 2002) e, con esso, di un Piano di Spiaggia la cui latitanza è oramai divenuta insopportabile. Una cittadina che punta la sua intera economia sul turismo non può fare a meno dello strumento che dovrebbe regolare l’utilizzo delle aree demaniali più prossime al mare. La possibilità di effettivo riordino e modernizzazione dell’offerta turistica balneare e commerciale dei quartieri di Marina Grande e Chianalea, passa inevitabilmente dall’approvazione di questo strumento urbanistico. Non si può “tamponare” il problema facendo un Piano ogni anno.
La mancanza di questi strumenti rende problematico –per non dire impossibile- il superamento dei vincoli presenti (paesaggistico, vincolo da Codice della Navigazione, ecc.) per ogni tipo di attività che si intende svolgere sul territorio.
Ora, poiché i tempi sono lunghi, come detto, nel frattempo sarebbe oltremodo opportuno procedere a stipulare appositi accordi con gli enti competenti (Regione, Città Metropolitana, Soprintendenza) cosa, peraltro, consentita dalle vigenti disposizioni di legge, al fine di non condannare operatori economici e cittadini ad essere costretti a sostenere sforzi economici la cui utilità è, alla prova dei fatti, nulla.
Nell’affrontare il problema del commercio, poi, si è preferito partire dalla fine, predisponendo un regolamento finalizzato principalmente alla riscossione dei canoni per l’occupazione delle aree pubbliche comunali, piuttosto che porre le basi (che poi sono sempre le regolamentazioni urbanistiche) per consentire agli operatori economici una fruizione delle stesse aree che fosse pienamente regolare, consentendo loro di svolgere la propria attività in modo tranquillo, piuttosto che indurli ad adottare soluzioni temporanee o di fortuna, estremamente onerose se paragonate al breve periodo di effettivo utilizzo, limitato al solo periodo estivo.
Stesso discorso vale, in queste ultime settimane, per gli operatori dei lidi balneari i quali sono stati chiamati dal Comune a regolarizzare la propria situazione urbanistica, pur in assenza degli idonei strumenti di pianificazione di cui si è detto (Piano Strutturale e Piano di Spiaggia). Se il Comune non provvede in tempi brevi a stipulare idonei accordi con gli Enti competenti, tale regolamentazione sarà, nei fatti, impossibile, con le conseguenze negative che si possono facilmente immaginare, soprattutto sull’offerta turistico-balneare della prossima stagione estiva.
Riguardo alla situazione sanitaria, con l’ospedale “Scillesi d’America” (sì, mi piace chiamarlo ancora così), a metà novembre c’è stata la novità positiva del “risveglio” della vicenda giudiziaria relativa al ricorso pendente al TAR. Sarà ancora lunga, ma ci sono tutti gli elementi perché il ricorso venga accolto e ci possa essere restituito un ospedale degno di questo nome. Una struttura che, l’ho scritto tante volte ma lo ripeto, può rivelarsi d’importanza fondamentale se vista nell’ambito dell’offerta sanitaria della Città Metropolitana, che ha bisogno di un proprio Piano Sanitario. Un Piano che, come osservato dagli addetti ai lavori, non può essere redatto sulla base degli stessi indici delle altre Regioni italiane (specie quelle del Nord), ma deve tener conto della forte incidenza sul nostro territorio di patologie serie e gravi, le cui cause dovrebbero essere oggetto di uno studio di ricerca approfondito. Il Comune di Scilla, con in testa il Sindaco –prima autorità sanitaria sul territorio- dovrebbe farsi promotore di un tale studio (contando su accordi con le facoltà universitarie di medicina della Calabria o anche della vicina Messina), coinvolgendo anche gli stessi studenti scillesi o che hanno a cuore la nostra Scilla.
Infine, riguardo all’acquisizione del Castello Ruffo –consentita dalla normativa vigente- era stata fatta richiesta all’epoca della vicenda giudiziaria che ha contrapposto il Comune a una rete d’imprese composta da operatori commerciali scillesi, vicenda che è ancora in corso e sulla quale, pertanto, non mi pronuncio. A quella richiesta, per la concreta finalizzazione della procedura amministrativa avrebbe dovuto seguire la predisposizione di un Piano di Valorizzazione del Castello Ruffo e tutto l’iter avrebbe dovuto concludersi nell’arco di circa un anno. Ebbene, di tempo ne è passato parecchio di più, ma non abbiamo avuto nessuna notizia. Che fine ha fatto la richiesta? E’ stato redatto il Piano di Valorizzazione? Il futuro di Scilla passa anche dalla definizione di questa richiesta.
In definitiva, per rispondere alla domanda posta all’inizio:
Scilla è cambiata, sì, ma è come una principessa che si è rifatta il trucco, ha qualche vestito nuovo in più nell’armadio, un bel rossetto, una bella acconciatura. Sì, insomma, si presenta meglio agli occhi di chi la guarda. Il suo corpo –cioè i suoi cittadini- è debole, ancora troppo debole e ha bisogno di una cura ricostituente piuttosto urgente, non limitata al solo aspetto finanziario/contabile (che pure ha la sua importanza) ma che sia finalizzata proprio a ricostituire le regole urbanistiche che sono alla base dell’uso del territorio da parte degli operatori commerciali e turistici e di tutti i cittadini; ha bisogno di un presidio clinico che sia sostegno delle sue membra più deboli; ha bisogno del suo simbolo per eccellenza, il Castello Ruffo, che dal punto di vista formale, e quindi legale, non è ancora del Comune di Scilla e, quindi, di tutti gli scillesi.
Sono convinto che l’Amministrazione e il Sindaco in primis, da innamorato di Scilla qual è, sia consapevole che ci sia ancora parecchio cammino da fare per far sì che sotto quell’aspetto nuovo –che può anche sembrare attraente- vi sia un corpo sano, robusto, in grado di muoversi senza difficoltà verso il futuro. E’ l’auspicio non solo di chi ne è innamorato pazzo ma di tutti coloro che hanno Scilla nel cuore.

05 novembre 2017

OSPEDALE DI SCILLA: NELLA NOTTE DELLE STREGHE SI RIACCENDE LA SPERANZA



Ci sono fatti che, pur in questa epoca di ipercomunicazione, passano inosservati, solo perché non viene dato loro il risalto che meritano.
Uno di questi è la pubblicazione sull’Albo Pretorio del Comune di una Delibera della Giunta Comunale (la n° 165 del 30/10/2017) che potrebbe portare alla clamorosa (a questo punto, sì) riapertura dell’Ospedale “Scillesi d’America”.
In verità, lo diciamo da tempo, la riapertura dell’ex nosocomio scillese, oggi divenuto un amorfo poliambulatorio quasi del tutto anonimo, non sarebbe per niente clamorosa ma esclusivamente giusta. Sì, giusta, perché la disattivazione della struttura disposta dall’ex Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti (allora Commissario al Piano di Rientro sanitario regionale) con Decreto n° 92 del 18/6/2012, fu un atto illegittimo.
Difatti, il Piano Sanitario Regionale non prevedeva affatto la disattivazione dell’ospedale “Scillesi d’America” – dichiarata con Delibera n. 184 del 29 Marzo 2012 del Direttore generale dell'ASP di Reggio Calabria, di cui il citato Decreto ha preso atto- bensì la sua riconversione a “Casa della Salute”. [vedi link: http://www.malanova.it/2012/09/19/ospedale-di-scilla-il-consiglio-di-stato-ecco-la-chiave-per-riaprire-lospedale/]
Contro il Decreto 92/2012 il Comune di Scilla aveva fatto ricorso al TAR –presentato il 27/11/2012 al n° 658/2012, dopo che il Consiglio Comunale aveva appositamente deliberato ben due mesi prima- ma non era stata contestualmente presentata istanza di sospensiva del provvedimento impugnato, con la conseguenza che il Decreto ha prodotto i suoi effetti e, intanto, il ricorso è stato messo a dormire in un fascicolo.
Ma se ‘u santu (ricorsu) non camina, ‘a cira squagghia ‘u stessu pirchì ‘u tempu passa. E così, sono passati quasi cinque anni. Infatti, mancano solo una ventina di giorni prima che il ricorso vada in “perenzione”, tecnicamente definita come “L'estinzione del rapporto processuale amministrativo per il mancato espletamento ad opera della parte e per un certo tempo, di atti processuali di sua pertinenza.”
In poche e più povere parole, in quasi cinque anni il Comune di Scilla –attraverso il legale a suo tempo incaricato- non ha prodotto alcun altro atto aggiuntivo, il che dopo cinque anni fa "morire" la causa. 
Eppure, in tutto questo tempo di novità ce ne sono state parecchie.
Diversi sono stati i comuni calabresi che hanno impugnato il famigerato Decreto e, con motivazioni in parte diverse rispetto a ciò che è accaduto allo “Scillesi d’America”, hanno avuto ragione a farlo, dato che il Consiglio di Stato (massimo organo amministrativo) ha sentenziato la riapertura di diversi nosocomi che erano stati ridotti a CAPT in maniera non conforme alle previsioni del Piano di Rientro per quel che riguarda il mantenimento dei LEA (livelli essenziali di assistenza).
Adesso, finalmente!, in piena “zona Cesarini” si cerca di correre ai ripari. Con la recente Delibera, infatti, si è dato incarico a un nuovo legale –lo stesso che ha seguito la vicenda giudiziario-amministrativa che ha permesso di riaprire l’ospedale di Praia a Mare- perché “resusciti” il fascicolo dello “Scillesi d’America”.
Non usiamo il termine “resuscitare” a caso, vista l’attuale situazione sanitaria e visto che la Delibera n° 165 è del 30/10/2017 vigilia di Halloween, la notte delle streghe, ed è stata pubblicata all’Albo Pretorio il 02 Novembre, festa dei defunti. Ma lo "Scillesi d'America" è un morto che può tornare a nuova vita, alla faccia delle streghe e della "mavare"!
Metafore a parte, accogliamo con profondo piacere la notizia. Finalmente, in difesa dell’ospedale di Scilla è stato fatto un passo significativo, che potrebbe essere decisivo per un più tranquillo futuro sanitario della nostra comunità e di quelle alla nostra limitrofe.
E’ un atto che doveva e poteva, magari, essere fatto prima ma poco importa: meglio tardi che mai, guardiamo avanti con un po’ di fiducia in più che possa essere ripristinato un servizio sanitario degno di questo nome e che non può non includere un nome importante, quello dello “Scillesi d’America”, che racchiude in sé il nome dei tanti scillesi che sacrificando parte dei loro risparmi, donarono a Scilla il suo ospedale.