28 dicembre 2012

STREUSA PU MAR

(libera versione in dialetto scigghitano di “Creuza de ma” di Fabrizio De André)










All'umbra ri sciur ra chiappirara c'è
nu vecchiu piscaturi, varda a' Chianalea:
ccà 'u Strittu cerca a' luna la manu sua,
chi sutta 'ddhumau 'u casteddhu e 'a rua.

E' 'n pugnu 'i casi ch' ha criatu Diu,
ch'i peri a mari, ad arcu li mintiu.
Nisciu ca so' barca e ru mar si cugghìa,
pinsò nda menti: “Ah, bbonu pi mia!”


S'u furister nci spia, da paisà
cu arti e fantasia 'u sa 'ccumpagnà.
'A genti di luntan ca bucca 'perta sta
ccà mi vai a spassu, nci piaci assa'
si faci maravigghia quand'è stagiuni
si c'è 'n figghiol chi pisca ru so' barcuni.



'U varda e pensa “Pi mia tardu è già”
a' casa torna, ch’è ura di mangia'.
Frittura di fracaglia e 'na schizza i vinu
'u sciauru è bbonu, puru p'u vicinu.
Si bagna 'a bucca e 'i quant' è forti 'llucchi,
tunnu in agrodolci e 'nsalata di pruppi


E ca so barca mbicina, propria sutta, nde scogghi,
'u figghiu randi ch' 'a zzita, 'i pateddhi nci cogghi.
E ampestru matin, nesci e prestu s'accogghi
'ch 'i friddu trema, comu li fogghi.
'Ttaccandu ca corda la so' barca sa
ch' 'a so' vita l'ha fatta, ma streusa pu mar.





Traduzione italica

PAZZA PER IL MARE


All'ombra dei fiori del cappero c'è
un vecchio pescatore, guarda la Chianalea:
qui lo Stretto chiede alla luna la sua mano
che sotto ha illuminato il castello e la strada.

E' un pugno di case che ha creato Dio,
con i piedi a mare, ad arco le ha messe
Era uscito con la sua barca, dal mare tornava
pensò nella mente: “Ah, buon per me!”


Se il forestiero glielo chiede, da paesano
con arte e fantasia lo sa accompagnare.
La gente che viene da lontano resta con la bocca aperta
passeggiare qua, piace molto
e ci si meraviglia quando è la stagione
se c'è un bambino che pesca dal suo balcone.



Lo guarda e pensa “Per me è già tardi”
a casa torna, perché è ora di mangiare.
Frittura di fragaglia e un goccio di vino
l'odore è buono, lo sente pure il vicino.
Si bagna la bocca e per quanto è forte è stordito,
tonno in agrodolce e insalata di polpi.


E con la sua barca s'avvicina, proprio sotto, negli scogli,
il figlio grande che raccoglie le patelle per la fidanzata.
E il mattino dopo, esce ma torna presto
'ché trema di freddo, come le foglie.
Legando con la corda la sua barca sa
che la sua vita l'ha fatta, ma pazza per il mare.

26 dicembre 2012

SOGNO DI UNA NOTTE DI…NATALE

Non mi capita spesso di sognare. Non so se sia un male o un bene ma dopo quel che mi è successo la notte scorsa....Beh, giudicate voi.
Notte tra il 24 e il 25 ultimi scorsi, dormivo.
A un certo punto, mi passa davanti una signora che tiene per mano un bimbo che sgambetta procedendo a fatica, avrà avuto due anni, sì e no.
Quando arriva davanti a me, la madre scompare alla mia vista, il bimbo si ferma e mi guarda: è piccolo, abbastanza paffutello.
 
Gli sorrido, come si fa con tutti i bambini e gli faccio "ciao" con la mano.
E' un attimo, il bimbo mi salta sulle gambe e continua a fissarmi con un sorriso, ma c'è qualcosa di strano: è quasi del tutto calvo, tranne una striscia continua di capelli che adorna la sa testa all'altezza della fronte e di metà nuca, a mo di corona, a tipu monicu francescanu.
Nel sogno, mi stropiccio gli occhi come a svegliarmi realmente e lo guardo con più attenzione: sul suo nasino compaiono due piccole lenti tonde di cui si vede solo la montatura, i vetri sono letteralmente trasparenti; dal nasino, compaiono dei piccoli peli neri.
Il bimbo continua a fissarmi, sempre sorridente, poi apre la bocca come per volermi dire qualcosa, ma non parla, canta, così: <<E per la gente del porto mi chiamo... Gesù Bambino.>>
Quel bimbo era Lucio Dalla, che ha cantato "4 Marzo 1943" per la prima volta, a Sanremo nel 1971. Qualche mese più tardi sono nato io.
Lascio a chi se ne intende ogni plausibile interpretazione.











25 dicembre 2012

NOTTI ‘I NATALI














E’ natu Gesù, è natu Bambinu,
pi stari a nuiatri un po’ cchiù vicinu.


E' natu Gesù, 'perti ha li brazza,
porta la gioia, comu 'na carizza.


E' natu Gesù, ru mundu è la luci,
pa strata ndi varda cu l'occhi so', ruci.


E' natu Gesù, re senza nenti,
ma caddìa lu cori, dà luci alla menti.


E' natu Gesù, nta 'sta notti speciali:
'a cchiù bella di utti, lu Santu Natali.


16 dicembre 2012

LETTERA AL PRESIDENTE OBAMA

BrianCaro Sig. Presidente,

il dolore per quello che è successo nella scuola elementare di Newtown –Connecticut non è solo degli americani, ma del mondo.

Pur essendo italiano, per diversi motivi mi sento particolarmente legato agli Stati Uniti e, sinceramente, fa rabbia dover assistere per l’ennesima volta ad atti così tragici che colpiscono sempre luoghi (scuole, università, cinema) frequentati da giovani o da bambini, che sono il futuro di una Nazione.

Nella recente campagna elettorale che l’ha riconfermata alla guida di una grande Nazione come gli Stati Uniti, la sua vittoria è stata legata al fatto che la maggioranza del popolo statunitense ha creduto alle sue parole e si è affidata alla sua umanità e alle sue promesse per il futuro dell’America e degli americani.

 

Ma è un’America che deve fare i conti con una violenza che mette in pericolo la vita dei più giovani e dei bambini, cioè di coloro che rappresentano il futuro di una Nazione.

So che Lei è consapevole di tutto ciò e che non esiterà a porre in essere ogni iniziativa per arginare ed eliminare questo pericolo da cui nessuno è immune, senza distinzioni. Ma non sarà facile.

La Costituzione degli Stati Uniti garantisce a ogni cittadino il diritto di possedere un'arma.

In verità il secondo emendamento è stato concepito a quel tempo (più di 200 anni fa) per consentire la formazione di milizie di cittadini per difendere la sicurezza di uno Stato.
Credo che tale fine non abbia più ragione d'esistere: a mantenere l’ordine pubblico e perseguire i delinquenti ci sono già polizia, FBI e sceriffi, oltre all’esercito.

La Costituzione non è certo immutabile, tutt'altro. Essa deve essere in grado di stabilire principi adeguati, tali da rendere possibile la sicurezza dello Stato e quindi dei suoi cittadini, in ogni tempo.
Nessun esercito, nessuna polizia al mondo potrà mai avere la forza di difendere la collettività da atti orribili e tremendi posti in essere da da “persone normali”, soggetti singoli, non individuabili,

L’unica forza che può difendere i cittadini e i giovani americani  in particolare da questo orrendo pericolo è quella della Legge.

Certo, ognuno può avere il diritto di possedere un'arma, ma solo con dei limiti ristretti (è inconcepibile che si possano acquistare liberamente fucili automatici che sono vere e proprie armi da guerra), per finalità ben determinate e, in ogni caso, previa verifica di determinati requisiti psicofisici dei soggetti che intendono esercitare questo diritto. Occorre quindi regolamentare in maniera seria l’intera materia, è una cosa che gli Stati Uniti hanno rinviato per troppo tempo, ma adesso il tempo è scaduto.

Ma non basta. Anche se il meccanismo legislativo è lungo e complicato, bisogna modificare il secondo emendamento, aggiornandolo ai nostri giorni, un tempo in cui sulle strade americane non ci sono più le milizie armate.

La Corte Suprema con le sue decisioni ha equiparato il diritto di possedere un’arma ai diritti inviolabili. Ma il diritto di possedere un’arma (anche solo per difendersi) provocando la morte, non può essere equiparato al diritto alla vita!

E' dunque il momento di aggiornare questa norma Costituzionale, poiché il suo abuso ha prodotto un risultato contrario a quello che chi l'ha concepita si prefiggeva di conseguire.

E' il momento di porre fine al libero arbitrio di individui che, armati come in guerra perché in guerra con il mondo che li circonda, mettono a repentaglio la vita dei cittadini e, quindi, la sicurezza stessa dello Stato e il futuro della sua esistenza.
Con profonda stima e fiducia