23 agosto 2010

GRAZIE

srocco ‘A festa finìu.

Sugli aspetti ludico-ricreativi, è meglio fare come il fuochista, stendiamo un velo…fumoso.

Vorrei invece soffermarmi su una scena che mi ha molto colpito, avvenuta davanti alla porta dell’ospedale, al passaggio della processione.

Davanti a quel luogo che raccoglie (e sana) la sofferenza non solo di Scilla, ma anche dei paesi vicini, era tanta l’ansia di incontrare San Rocco, di vedere quell’immagine che infonde serenità, conforto e speranza.

E il più ansioso di tutti era sicuramente un ragazzo che da tempo sta lottando in ogni modo contro il nemico più vigliacco, infido, che si nasconde dentro il suo corpo.

Fino a poco tempo fa, questo ragazzo era una delle tante magliette blu e dei tanti fazzoletti amaranto, sulle quali la statua del Santo sembra quasi galleggiare. Portava il peso dello statua, insieme a quegli stessi amici che ieri lo hanno circondato per salutarlo, abbracciarlo, stringergli la mano, contenti di vederlo fra loro, contenti di sapere che quel ragazzo è uno di loro, con la stessa convinzione, la stessa forza di sempre.

E l’ha dimostrata ancora di più quella forza. Ma non era più soltanto forza fisica. In quel tendere le mani, in quell’aggrapparsi alla stanga anteriore della statua; in quel volersi alzare dalla carrozzina; in quello sforzo di voler essere ancora al suo posto, per pochi metri, guardando San Rocco direttamente negli occhi, c’era la forza della fede.

In quel volerGli dire: “Vedi, sono qui, mi affido a Te!”, c’era tutta la vera essenza della festa. L’elemento, unico e fondante, delle celebrazioni in onore del nostro Santo Patrono che, ahinoi!, troppo spesso dimentichiamo.

Lo confesso, ho pianto. Ho pianto di felicità, di gioia. Quella gioia che ti prende il cuore quando, in pochi istanti, in questi piccoli gesti di grande significato, riprendi forza, riprendi coraggio, e ringrazi il Signore di ogni più piccola cosa ti capiti ogni giorno.

A quel punto, il fuoco, il rumore, la musica, assumono un aspetto secondario, del tutto marginale.

Ecco, a quel ragazzo non c’è bisogno di dare nessun incoraggiamento. E’ lui che con il suo gesto, ha dato forza anche a me.

Per questo, a quel ragazzo pubblicamente, voglio dire semplicemente: grazie.

1 commento:

Giovanni Panuccio ha detto...

Un momento che è valso l'intera festa e che ho avuto il privilegio di vivere.