Scilla è cambiata! proclama, trionfante e soddisfatto, il
volantino che annuncia un incontro pubblico nel corso del quale il Sindaco e l’Amministrazione
comunale colloquieranno oggi con i cittadini, tracciando un bilancio di questi due
anni e mezzo di amministrazione, praticamente metà mandato.
Ma è davvero così? Scilla è cambiata?
E’ indubbio che in questi due anni sono stati posti in
essere diversi interventi finalizzati al recupero della decenza urbana che
dovrebbe caratterizzare una cittadina come Scilla, che vive essenzialmente
della sua immagine offerta ai turisti –vicini e lontani.
Si è puntato a recuperare un minimo di senso civico e di
ordine e credo che lo sforzo profuso dagli amministratori, abbia portato i suoi
primi frutti. Non starò qui a elencare tutti gli interventi messi in atto –ci ha
già pensato il Sindaco nei post pubblicati sulla sua pagina Facebook, e ci
penserà lui stesso a ricordarli sicuramente nel corso dell’incontro in
programma questo pomeriggio- ma è obiettivamente visibile un inizio di
cambiamento d’immagine della nostra Scilla.
Scilla, Scilla, luogo le cui origini sconfinano nel mito,
nei miti, uno dei quali la vuole splendida principessa. E come si fa a non
innamorarsi di una splendida principessa?!
Il nostro Sindaco, da primo cittadino, è il primo ad essere
attratto dal fascino di questa principessa: personalmente conosco poco il
Sindaco, ma nell’esercizio delle sue funzioni, pur avendo i suoi innegabili
difetti –come tutti gli altri scillesi- si nota che di Scilla è innamorato, ma
innamorato pazzo, come Celentano nel famoso film con Ornella Muti.
Ed è noto che chi è innamorato, ci tiene a che il soggetto
o, in questo caso, l’oggetto delle sue attenzioni si presenti sempre bella,
impeccabile ed invidiabile anche agli occhi degli altri che la guardano, anche se
da più lontano.
Così, moltiplica l’attenzione ai particolari, cura ogni
dettaglio, programma iniziative e progetti in grado di rendere il suo amore
ancora più bella, affascinante, attraente e, possibilmente, più ricca.
Ma è altrettanto noto che il troppo amore fisico e
materiale, nnorba. Finisce, cioè, che l’attenzione per i dettagli fa
perdere di vista quelle che sono le necessità-base.
Oggi, Scilla ha ancora troppe necessità-base e criticità cui
dover far fronte. Fermandomi alle poche di cui ho conoscenza diretta:
pianificazione urbanistica, regolamentazione del commercio, situazione
sanitaria, acquisizione del Castello Ruffo.
Sono temi che richiedono tempi lunghi, me ne rendo conto, ma
credo che in tante occasioni si siano poste in essere iniziative certamente
apprezzabili nell’intento, ma la cui applicazione pratica ha provocato notevoli
problemi pratici, sia ai cittadini che ai tecnici degli stessi uffici comunali.
Mi riferisco, in particolare, alla mancanza di un Piano
Strutturale (il “nuovo” Piano Regolatore), atteso oramai dal 2005 (la Legge
Urbanistica Regionale che lo prevede, è del 2002) e, con esso, di un Piano di
Spiaggia la cui latitanza è oramai divenuta insopportabile. Una cittadina che
punta la sua intera economia sul turismo non può fare a meno dello strumento
che dovrebbe regolare l’utilizzo delle aree demaniali più prossime al mare. La
possibilità di effettivo riordino e modernizzazione dell’offerta turistica
balneare e commerciale dei quartieri di Marina Grande e Chianalea, passa
inevitabilmente dall’approvazione di questo strumento urbanistico. Non si può “tamponare”
il problema facendo un Piano ogni anno.
La mancanza di questi strumenti rende problematico –per non
dire impossibile- il superamento dei vincoli presenti (paesaggistico, vincolo
da Codice della Navigazione, ecc.) per ogni tipo di attività che si intende
svolgere sul territorio.
Ora, poiché i tempi sono lunghi, come detto, nel frattempo sarebbe
oltremodo opportuno procedere a stipulare appositi accordi con gli enti
competenti (Regione, Città Metropolitana, Soprintendenza) cosa, peraltro,
consentita dalle vigenti disposizioni di legge, al fine di non condannare
operatori economici e cittadini ad essere costretti a sostenere sforzi
economici la cui utilità è, alla prova dei fatti, nulla.
Nell’affrontare il problema del commercio, poi, si è
preferito partire dalla fine, predisponendo un regolamento finalizzato principalmente
alla riscossione dei canoni per l’occupazione delle aree pubbliche comunali,
piuttosto che porre le basi (che poi sono sempre le regolamentazioni
urbanistiche) per consentire agli operatori economici una fruizione delle
stesse aree che fosse pienamente regolare, consentendo loro di svolgere la
propria attività in modo tranquillo, piuttosto che indurli ad adottare soluzioni
temporanee o di fortuna, estremamente onerose se paragonate al breve periodo di
effettivo utilizzo, limitato al solo periodo estivo.
Stesso discorso vale, in queste ultime settimane, per gli
operatori dei lidi balneari i quali sono stati chiamati dal Comune a
regolarizzare la propria situazione urbanistica, pur in assenza degli idonei
strumenti di pianificazione di cui si è detto (Piano Strutturale e Piano di
Spiaggia). Se il Comune non provvede in tempi brevi a stipulare idonei accordi
con gli Enti competenti, tale regolamentazione sarà, nei fatti, impossibile,
con le conseguenze negative che si possono facilmente immaginare, soprattutto
sull’offerta turistico-balneare della prossima stagione estiva.
Riguardo alla situazione sanitaria, con l’ospedale “Scillesi
d’America” (sì, mi piace chiamarlo ancora così), a metà novembre c’è stata la
novità positiva del “risveglio” della vicenda giudiziaria relativa al ricorso
pendente al TAR. Sarà ancora lunga, ma ci sono tutti gli elementi perché il
ricorso venga accolto e ci possa essere restituito un ospedale degno di questo
nome. Una struttura che, l’ho scritto tante volte ma lo ripeto, può rivelarsi d’importanza
fondamentale se vista nell’ambito dell’offerta sanitaria della Città
Metropolitana, che ha bisogno di un proprio Piano Sanitario. Un Piano che, come
osservato dagli addetti ai lavori, non può essere redatto sulla base degli
stessi indici delle altre Regioni italiane (specie quelle del Nord), ma deve
tener conto della forte incidenza sul nostro territorio di patologie serie e
gravi, le cui cause dovrebbero essere oggetto di uno studio di ricerca
approfondito. Il Comune di Scilla, con in testa il Sindaco –prima autorità
sanitaria sul territorio- dovrebbe farsi promotore di un tale studio (contando
su accordi con le facoltà universitarie di medicina della Calabria o anche
della vicina Messina), coinvolgendo anche gli stessi studenti scillesi o che
hanno a cuore la nostra Scilla.
Infine, riguardo all’acquisizione del Castello Ruffo –consentita
dalla normativa vigente- era stata fatta richiesta all’epoca della vicenda
giudiziaria che ha contrapposto il Comune a una rete d’imprese composta da
operatori commerciali scillesi, vicenda che è ancora in corso e sulla quale,
pertanto, non mi pronuncio. A quella richiesta, per la concreta finalizzazione
della procedura amministrativa avrebbe dovuto seguire la predisposizione di un
Piano di Valorizzazione del Castello Ruffo e tutto l’iter avrebbe dovuto
concludersi nell’arco di circa un anno. Ebbene, di tempo ne è passato parecchio
di più, ma non abbiamo avuto nessuna notizia. Che fine ha fatto la richiesta? E’
stato redatto il Piano di Valorizzazione? Il futuro di Scilla passa anche dalla
definizione di questa richiesta.
In definitiva, per rispondere alla domanda posta all’inizio:
Scilla è cambiata, sì, ma è come una principessa che si è
rifatta il trucco, ha qualche vestito nuovo in più nell’armadio, un bel
rossetto, una bella acconciatura. Sì, insomma, si presenta meglio agli occhi di
chi la guarda. Il suo corpo –cioè i suoi cittadini- è debole, ancora troppo
debole e ha bisogno di una cura ricostituente piuttosto urgente, non limitata
al solo aspetto finanziario/contabile (che pure ha la sua importanza) ma che
sia finalizzata proprio a ricostituire le regole urbanistiche che sono alla
base dell’uso del territorio da parte degli operatori commerciali e turistici e
di tutti i cittadini; ha bisogno di un presidio clinico che sia sostegno delle
sue membra più deboli; ha bisogno del suo simbolo per eccellenza, il Castello
Ruffo, che dal punto di vista formale, e quindi legale, non è ancora del Comune
di Scilla e, quindi, di tutti gli scillesi.
Sono convinto che l’Amministrazione e il Sindaco in primis,
da innamorato di Scilla qual è, sia consapevole che ci sia ancora parecchio
cammino da fare per far sì che sotto quell’aspetto nuovo –che può anche
sembrare attraente- vi sia un corpo sano, robusto, in grado di muoversi senza
difficoltà verso il futuro. E’ l’auspicio non solo di chi ne è innamorato pazzo
ma di tutti coloro che hanno Scilla nel cuore.