L'aria festiva non riesce a distogliermi dal dovere di tenermi impegnato, perciò ho deciso ti raccontarvi una storia, anzi, il prosieguo di una storia iniziata ben cinque anni fa.
A farmela tornare in mente è stato proprio il Natale.
C'era infatti una filastrocca che faciva cusì:
Serra serra, Mastru Natali,
chi 'i 'na chianca
non pigghia 'n mandali.
Ora, per i non indigeni, è bene dar qualche spiegazione. Il Mastru Natali della filastrocca è un falegname che...tantu mastru non è. Egli, infatti, nonostante l'impegno che ci mette, sega oggi e sega domani, da un'intera tavola (la chianca), non riesce a ricavare nemmeno una semplice maniglia della porta (il mandali).
Diciamolo subito: il Mastru Natali della nostra storia è nientepopodimeno che la Regione Calabria, la quale ha deciso di spendere (sarà vero?) gli ultimi spiccioli dei fondi POR CALABRIA FSE 2007 – 2013 per “Iniziative di politica attiva a favore di laureati calabresi già impegnati nel’’ Programma Stages’’ di cui all’art. 10 della Legge Regionale 22 Novembre 2010, n. 32”
Fuori dal linguaggio burocratico, stiamo parlando della norma con la quale la Regione assicurava un contributo (€ 10.000,00) a favore dei Comuni e degli Enti che stipulavano contratti di lavoro con i giovani impegnati nel Programma Stages" -meglio noti come i “Cervelli in fuga” calabresi- al nobile fine di non disperderne il patrimonio di conoscenza già acquisito.
L'iniziativa, per quanto lodevole, era però a tutti gli effetti altrettanto effimera, visto e considerato che i contratti duravano appena un anno, dopo di che....va' troviti pani!
Dalla scadenza di quella norma (peraltro ricca di aspetti paradossali, che fanno a pugni col diritto), più nulla, tutto morì, a stento.
Son passati oramai due anni, un tempo durante il quale ciascuno degli stagisti, proprio perché dotato di proprio autonomo e ben funzionante organo cerebrale, è andato dritto per la sua strada, a trovarsi da solo il pane che merita.
Sennonché, con un annuncio pubblicato -anzi, ripubblicato, visto che anche a luglio si era provato a giocare la stessa carta- sul sito istituzionale “Calabria formazione lavoro” il 20 dicembre, la Regione si pregia annunciare all'urbe e all'orbi è in corso di registrazione il Decreto di Approvazione dell'Avviso pubblico relativo alle iniziative di cui sopra.
Ora, va bene che siamo sotto Natale e che è tempo di regali; va bene che, come recita un nostro detto “cu' non 'ccetta, non merita” (ovvero, chi non accetta ciò che gli viene offerto, vuol dire che non lo merita); va bene tutto, insomma, ma leggere certe cose sapendo come si sono svolte le calabre “vicende cervellifere”, scusate la franchezza ma, con decenza parlando, suona come una vera presa per il culo, per una serie di motivi.
Primo: annunciarlo a pochi giorni dal Natale, è come dire: hei, guardate che bel regalo vi stiamo per fare!
Secondo: anche in questo ennesimo avviso, vi è la solita formula: “al fine di non disperdere il patrimonio di conoscenza già acquisito dai giovani impegnati nel “Programma Stages”. Intento già andato allegramente a farsi strabenedire nel recentissimo passato.
Terzo: anche in questo avviso si ripropongono esperienze di lavoro formative mediante voucher, incentivi sotto forma di prestiti d'onore (rispolverando il principio di una vecchia legge statale che in Calabria, in molti casi, è stata sfruttata a mo' di semplice futtisteriu di soldi pubblici) e -sintiti! sintiti!- doti occupazionali in aziende calabresi.
In merito a quest'ultima possibilità, viene semplicemente da ridere (per non piangere), atteso che di aziende sul territorio regionale non è che ve ne siano chissà quante e, per di più, le poche che ci sono, non sono generalmente in grado di far fronte ad assunzioni con contratti a tempo indeterminato. Inoltre, il concetto stesso di “dote occupazionale” lascia piuttosto perplessi. Siamo per caso tornati agli anni '50, quando per sposare una figlia, il padre o la madre erano soliti donarle in dote la casa che era stata dei nonni?
Nel caso dei “Cervelli in fuga”, le doti occupazionali non sono il frutto di regali o donazioni, ma il frutto di un lavoro vero e proprio (ho le prove di ciò che scrivo), portato avanti per due anni e oltre.
Non mi soffermo poi su altre questioni di carattere legale inerenti la regolarità di alcune delle procedure previste nell'avviso. Costituiranno materia per gli avvocati e i tribunali amministrativi regionali, come gran parte delle norme regionali sfornate negli ultimi dieci anni.
Mi chiedo soltanto: come può pretendersi o anche solo immaginarsi che 300 giovani e forti, nel pieno della vigoria fisica, rimangano fermi per due anni, in attesa dell'ennesima elemosina che la Regione è disposta ad offrire, in cambio della loro “fedeltà istituzionale”?
No, contrariamente a quanto pensano a Catanzaro, non c'è stata la riedizione in salsa calabra della “Spigolatrice di Sapri”. Gli stagisti erano 300, giovani e forti, sì, ma non sono morti. Hanno semplicemente trovato altre strade: chi si è inventato un lavoro; chi è emigrato quasi-definitivamente; chi si è buttato a capofitto nei più svariati concorsi e con esiti molto positivi.
Insomma, le 300 giovani piante, i 300 alberi del sapere hanno cercato, stanno ancora cercando, di ramificarsi e mettere radici su altri terreni, ben più fertili e disposti a consentirne la loro crescita, finalmente produttiva.
Non potevano certo rimanere nel ristretto spazio dell'orticello della Regione Calabria, accontentandosi di diventare delle “chianche”, ovvero delle semplici tavole lisce, che Mastru Natali – Regione Calabria- avrebbe continuato a piallare e ripiallare a suo piacimento, nella vana speranza di darle ogni volta una forma diversa, con l'unico risultato di sprecare tutto il materiale a disposizione e a non riuscire a realizzare manco un mandali.
Viene solo il forte sospetto che il Mastru Natali calabro ha dovuto solo giustificare in qualche modo la spesa (obbligata) di nuove tavole, con le quali non potrà far altro che ripetere sempre la stessa canzone:
Serra serra, Mastru Natali,
chi 'i 'na chianca
non pigghia 'n mandali.