02 novembre 2008

ALLA FINI, TUTTU CCA' RIMANI

Non pari, visto il ventinaio di gradi e la calurìa ru suli, ma simu a Novembri.

Oggi, ricorrenza dei defunti, divintamu tutti (i cristiani, almeno) picculi picculi. E' uno di quei giorni speciali, in cui ci si rende conto che c'è qualcosa o qualcuno più grande di noi, davanti al quale dobbiamo inevitabilmente fermarci, davanti al quale non simu nenti.
Fermarci, sì, a riflettere su quanto abbiamo fatto nella nostra vita, nel nostro lavoro, nel rapporto con la famiglia, con gli amici, con il prossimo.
Ognuno ricorda i propri cari defunti, coloro che -quand'erano ancora tra di noi- ci hanno insegnato a diventare ciò che ciascuno di noi oggi è.
Ma li ricordiamo non con tristezza, ma con un sorriso, figlio della gratitudine che dobbiamo loro e della nostra umana, cristiana speranza di poterli riabbracciare il giorno in cui ritorneremo ad assumere sulla terra la nostra forma originaria: polvere.

Forse non è un caso che, proprio oggi, in un'agenda di qualche anno fa, abbia ritrovato un pensiero che mi aveva molto colpito.

"Fratelli della Grande Prateria ora voi dovete ricominciare la vostra vita e dimenticare gli insegnamenti dei vostri padri.
Per diventare come l'Uomo Bianco e per imparare a vivere nel suo mondo, dovrete imparare ad accumulare cibo e ricchezza solo per voi stessi, e dimenticare i poveri e gli altri uomini, che non sono fratelli, ma selvaggina da cacciare.
Dovrete costruirvi una casa di legno e di pietra, e, quando la vostra casa sarà costruita, dovrete guardarvi intorno e cercare quale altra casa e quali altri ricchezze potrete portare via al vostro vicino.
Perché questa è la maniera dei bianchi e questo è il mondo nel quale il nostro popolo ora dovrà imparare a vivere e sopravvivere."
Nuvola Rossa (capo Lakota Sioux)
Fort Laramie 6-11-1869

Sono le amare ma sagge parole di un capo che aveva da poco realizzato l'inutilità delle guerre, imprigionato, cotretto a firmare la resa del suo popolo, della sua civiltà, sconfitto.
Parole pronunciate in questi stessi giorni 140 anni fa, ma la cui attualità -nella nostra società "civile"- è a dir poco sorprendente.

Mi piace ricordarle proprio oggi, secondo giorno del mese che -quando ancora le stagioni erano regolari- i Lakota chiamavano "Luna dei vitelli che mutano il pelo", mentre i nostri avi negli orti, usavano ancora chianiari i brocculi*.

E' un monito, quello del valoroso capo indiano. Una fotografia di noi stessi, di quello che -malgrado tutto- siamo (in parte) diventati o rischiamo (sempre più) di diventare.
E' giusto l'esatto contrario di quanto la religione cattolica -con la quale le credenze e la saggezza degli indiani d'America presenta sorprendenti analogie- ci ricorda spesso, anche con l'odierna ricorrenza.

E' perfettamente inutile accumulare ricchezze, case, terreni, portandoli via agli altri, facendo loro del male e finendo col comportarsi come bestie, perdendo la propria dignità di persona.
Dicivunu 'i 'ntichi: alla fini, tuttu ccà rimani.

Non serviranno a niente, il giorno in cui ci presenteremo davanti alla tenda di Dio (o Manito, come lo chiamavano i Sioux), nei beati territori di caccia del paradiso.


*N.B.: Pratica agricola che consisteva nel rendere piani i solchi dove erano piantati i broccoli.

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