O almeno, rischiamo seriamente di perderli.
Qualche anno fa, assistendo a una seduta di esami di laurea alla facoltà di Ingegneria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, mi colpì molto il discorso finale fatto dal Preside: era felice. Nel contempo, però, era anche triste, amareggiato.
Perché sapeva che già fin dal giorno dopo, quegli stessi laureati avrebbero cominciato a mandare curriculum a raffica presso le più grandi aziende nazionali e internazionali, nella speranza di ottenere un colloquio e poi un posto di lavoro. Solo che quelle aziende sono ben lontane da Reggio, dalla Calabria e dal Sud Italia.
La grande amarezza che traspariva dalle parole del preside, è racchiusa in poche parole, rivolte ai genitori e agli amici di quei giovani: noi facciamo crescere e formiamo le intelligenze, ma sono altri, lontano da qui, a raccoglierne i frutti. I nostri ciriveddhi ‘ndigini, sono destinati alla fuga!
E’ passato qualche anno da quel giorno, tante chiacchiere sul merito da premiare, tante parole. Poi, nel 2008, in Calabria sembrava fosse arrivata la svolta.
Con il più trasparente concorso che la storia della nostra Regione ricordi, pubblicizzato e sbandierato (giustamente) all’urbi e all’orbi, sono stati selezionati giovani residenti in Calabria, laureati tutti con 110/110, i quali dopo una fase di formazione, sono stati destinati a sperimentare sul campo le loro capacità tecnico-operative, attraverso degli stages da svolgere sia presso strutture regionali che presso i vari enti territoriali.
Alcuni di loro (tre per la precisione, un’ingegnere e due architetti), hanno svolto la loro esperienza lavorativa-formativa presso il Comune di Scilla, per conto del quale in questi due anni appena trascorsi, in collaborazione con l’Ufficio Tecnico del Comune, hanno predisposto diversi progetti preliminari che potranno così usufruire di finanziamenti sia a livello regionale che europeo.
E’ un’attività svolta in maniera tanto scrupolosa quanto discreta, svolta con un’intensità davvero mai vista prima, che in un futuro oramai prossimo potrà rivelarsi molto fruttuoso e potrà contribuire in maniera determinante a cambiare il volto del nostro bel paesello.
Sono progetti che, al di là delle scelte politiche fatte dall’attuale amministrazione, hanno una loro intrinseca validità tecnico-scientifica che è fuori discussione.
Certo, anche se auspicabile, non è pensabile che tutti i progetti presentati siano ammessi a finanziamento, ma almeno molti di loro hanno senz’altro buone probabilità di concretizzarsi realmente.
C’è il fondato rischio però che questa esperienza molto positiva e che ha già dato frutti importanti, abbia fine, come tutte le cose belle.
Il programma Stages 2008 aveva durata biennale e si è formalmente concluso il 21 Ottobre scorso!
In questi mesi che hanno preceduto la scadenza (fin dallo scorso Aprile), più volte gli stessi stagisti hanno tentato di far presente il problema agli organismi regionali competenti. Lo hanno fatto con lettere dirette al Presidente, Peppone Scopelliti e con diverse manifestazioni davanti alla sede della Regione in quel di Catanzaro.
Un risultato, seppur minimo ma che deve essere ancora confermato nei fatti, i nostri giovani ciriveddhi ‘ndigini, lo hanno ottenuto: il Consiglio Regionale ha approvato un emendamento che così recita: “al fine di non disperdere il patrimonio di conoscenza acquisito dai giovani impegnati nel Programma Stages” prevede un “contributo di euro 10.000,00 a favore degli enti che si impegnano a stipulare con ogni stagista …. tipologie contrattuali previste dalla normativa vigente per una durata non inferiore a 12 mesi di lavoro concertate attraverso uno specifico protocollo d’intesa stipulato tra la Giunta Regionale, Consiglio Regionale ed enti fruitori”.
Perché questa proposta non rimanga solo sulla carta ma diventi realtà, a partire da ieri, gli stagisti hanno in programma un sit-in a oltranza davanti alla sede riggitana del Consiglio Regionale. Un modo estremamente civile e democratico di far sentire la loro voce.
E, a proposito, mi tornano in mente le parole pronunciate in televisione giusto ieri sera dal Presidente della Camera dei Deputati, nella sua lista di valori della Destra:
"La Destra vuol costruire una società in cui il merito e le capacità siano i soli criteri per selezionare una classe dirigente. La Destra vuole un Paese in cui chi lavora di più e meglio viene pagato di più. Un Paese in cui chi studia va avanti. Un Paese in cui chi merita ottiene i maggiori riconoscimenti. La Destra vuole un'Italia che ha fiducia nel futuro perché, a ben vedere, ha fiducia in se stessa. E non la dobbiamo costruire dal nulla quest'Italia migliore, c'è già. Dobbiamo solo far sentire la sua voce, la sua voce profonda."
Beh, Fini parlava dei valori della Destra, ma, a dire il vero, quelli richiamati dal Presidente della Camera sono valori condivisibili da tutti (o comunque da grandissima parte) i cittadini italiani, siano essi di destra o di sinistra.
Infatti, e non deve sembrar strano, sono le stesse parole con le quali gli stagisti concludevano speranzosi e orgogliosi, nella lettera aperta inviata a Peppone il Governatore (che pure della Destra è stato un autorevole rappresentante), lo scorso aprile: “Continuiamo a lavorare convinti che nella vita conti il merito, la preparazione, l’impegno, la serietà e che questa è la Calabria che vogliamo, la Calabria che noi stessi siamo”.
Un’annotazione economica. Trovare i soldi necessari per continuare ad avere a disposizione nel nostro Comune (e negli altri enti calabresi) una tale risorsa di conoscenze, non costa poi così tanto, specie se paragonato ai benefici oggettivi che una piccola comunità come quella scillese può trarne.
Prendendo come base la somma di € 10.000,00/anno per ogni stagista come previsto dalla Regione, significa che per continuare a usufruire del lavoro dei giovani tecnici che hanno operato a Scilla, servono € 30.000,00.
Considerando che il nostro paisuzzo conta 5.125 abitanti, significa che i tre ciriveddhi ci verrebbero a costare poco meno di € 6,00 annue a scigghitanu, vale a diri 50 centesimi o’ misi! Se così stanno le cose, personalmente sono disposto a portare a Reggio i miei sei euro puru a peri!
CARO PEPPONE
Caro Peppone il Governatore, vorrei, per una volta, che venissero messe da parte le assurde (il)logiche politiche bipolari, secondo le quali tutto quel che fa una parte politica, per l’altra è da buttare.
Sono ragionamenti stupidi di chi è curtu i ciriveddhu. Ma tu, caro Peppone, si’ bellu longu, randi e grossu, pirciò se l’uomo di Vitruvio ha un fondamento (e l’avi), il tuo cervello dovrebbe esserlo altrettanto.
Se la giunta Loiero ha avuto il merito di avviare questo progetto, alla tua giunta spetta il dovere di farlo andare avanti, per un solo valido motivo: perché, comu rinnu i previti, è cosa buona e giusta. I meriti, eventualmente, ti saranno riconosciuti dopo.
Dopo le belle parole –come quelle enunciate dal tuo ex Presidente, sopra riportate- che, di sicuro, non potrai non condividere, sarebbe bello far seguire fatti concreti.
Perciò, parafrasando un noto regista, ti dico: caro Peppone il Governatore, fai qualcosa di destra!
E falla presto, pure, altrimenti, questi nostri ciriveddhi, seguendo la moda in voga in questi giorni, sarebbero costretti e dover salire sui tetti (pirchì già stazioni e binari sono occupati dagli LSU-LPU).
Nel caso scigghitano, però, si pone il problema: su quale tetto?
Chiddhu ru cumuni? No, pi comu è cumbinatu c’è il rischio chi si spunda, in quanto rinesci mi supporta assembramenti di folla sulu ‘na vota l’annu: quandu c’è ‘u trionfinu.
Chiddhu ru casteddhu? No, mancu. Per via dei lavori di consolidamento già avviati, sarebbe pericoloso per la pubblica incolumità.
Resterebbe allora solo un’altra possibilità: ‘u ‘ffacciaturi. E’ alla stessa altezza del castello ma, in più, è bellu longu e in grado di ospitare tutti i ciriveddhi incompresi calabrisi, così come, per vocazione storica, da sempre ha fatto e farà, con quelli scigghitani.
L’unico pericolo, potrebbe essere rappresentato dal rischio di cadere…nto bucu pi l’ascensore. Ma è un pericolo ancora lontano e mi auguro che il problema si risolva prima che il periglio diventi reale.
Traducendo Saviano in lingua ‘ndigina, potrei dire che solo la parte della Calabria che ha i ciriveddhi sani può sconfiggere ddhi ciriveddhi micciu calabrisi che oramai hanno infestato non solo l’Italia intera ma anche il mondo intero.
Ma in Calabria stiamo dando la medicina sbagliata a quelli che u ciriveddhu l’hannu giustu: il Fuiforti!
E farli fuìri forti, lasciarsi scappare una risorsa umana e professionale così qualificata, così grande, oltre che incomprensibile sarebbe davvero imperdonabile: mettere i cervelli in fuga è un’azione che può permettersi di fare solo colui al quale è andato in fuga il cervello!
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