20 luglio 2014

IL PARADISO, L’INFERNO E L’ASSOPIGLIATUTTO

 

Non mi è facile parlare d'altro in questi giorni, giorni in cui a Gaza si vive per l'ennesima volta l'inferno.
Il Medio Oriente, Israele e la Palestina portano concentrati in pochi chilometri quadrati il meglio e il peggio dell'umanità, il Paradiso e l’inferno in terra.
Da una parte quella che si chiama “Terra Santa”, Gerusalemme, il cuore delle religioni, la città santa per tutti, cristiani, musulmani ed ebrei.
Dall'altra parte, 100 km o poco più, Gaza, la prigione a cielo aperto più grande del mondo, bombardata in lungo e in largo, assaltata, distrutta.
Case, strade, ospedali, nulla viene risparmiato nonostante la “selezione chirurgica” di cui si vanta esser capace l'esercito israeliano. E' inevitabile quando si va in guerra.
Abbiamo avvisato i civili perché andassero via. Hamas li ha costretti a restare, li ha messi sulla linea del fuoco”.
Questa la dichiarazione –via twitter- dell'esercito israeliano per giustificare la messa a ferro e fuoco di Shuja'iya, un paese dove -secondo gli israeliani- Hamas piazza i razzi lanciati contro Israele, i tunnel che consentono il passaggio di viveri ma anche di armi e i propri centri di comando. La stessa cosa si ripete per glia altri paesi della Striscia colpiti in questi giorni.
Come dire: noi, anime candide, li abbiamo avvertiti, sono loro i diavoli, responsabili dei loro stessi morti.
Molte sono le ragioni di un conflitto la cui fine sembra essere oggi sempre più lontana, ma dietro la propaganda fatta da ciascuna delle due parti, dietro le razze e le religioni si nascondono gli interessi economici, i miliardi (in valore) dei giacimenti di gas e petrolio che la Natura ha formato proprio davanti al mare della Striscia di Gaza. E Israele li vuole, li pretende e sono certo farà di tutto per prenderseli.

asso-di-bastoniQuello di Israele è sempre lo stesso gioco: l'assopigliatutto. Questa terra è mia perché me l'ha promessa Dio; questa terra è mia perché mi tocca, come risarcimento per l'Olocausto subìto; questo mare è mio perché sta davanti a quella terra, quindi sono libero di metterci tutte le navi e di bombardare a mio piacimento, tanto nessuno mi dirà nulla. E nessuno, in effetti, ha fatto nulla per fermarlo e farlo ragionare.
Sì, farlo ragionare. Fare capire a Israele che nel 2014 il mondo non è più disposto a ragionare con le bombe e con le cannonate. E' difficile l'impresa, considerato che nella regione si vanno diffondendo sempre di più califfati islamici che ci riportano al più buio medioevo. Al loro confronto, il modo di ragionare israeliano è sicuramente più evoluto, sì, ma solo dal punto di vista militare.
Non vuole capire Israele. Non vuole capire che è proprio lui il primo a cui conviene avere come vicino di casa uno Stato Palestinese, organizzato come una moderna democrazia. Uno Stato con cui avere rapporti economici e commerciali così come fanno tutti (o quasi) gli altri stati nel mondo; uno Stato con cui fare accordi militari per la difesa del territorio da ogni forma di estremismo islamico mirante ai califfati; uno Stato con il quale, in definitiva, essere amico.
Per questo Israele dovrebbe aiutare i palestinesi a liberarsi di Hamas politicamente, prima ancora che militarmente. Invece, preferisce bombardare e imporre il proprio volere secondo la logica dell'assopigliatutto. Una logica basata sul disprezzo dell’altro e che, spesso, sconfina nell’odio; una logica che –è dimostrato- in tutta la storia umana non ha mai pagato, se non con il sangue, i lutti, la distruzione.

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