Il professore entrò, posò l'agenda sulla cattedra, si voltò verso di noi e con le mani conserte disse: «Buongiorno! Mi chiamo Francesco Barillà e da oggi sarò il vostro professore di diritto per i prossimi cinque anni.» Non molto alto, capelli corti crespi, barba, occhiali spessi (con tempo, avremmo saputo che la sua vista non era delle migliori), l'eloquio sciolto, franco, diretto, senza fronzoli. Un tipo molto intelligente, insomma, in parole povere, un figghiu 'i bona mamma -nel senso più affettuoso e riconoscente del termine.
«Quanti siti 'i Rriggiu? E ra provincia?», spiò siccu in dialettu. Capii subito che saremmo andati d'accordo.
Fatte le presentazioni, entrò subito nel merito della materia: «In questo primo anno, parleremo delle varie ideologie e della Costituzione Italiana».
Correva l'anno 1986, il Presidente del Consiglio era Bettino Craxi e il muro di Berlino era ancora lì, a dividere il mondo secondo schemi e limiti ben precisi, imposti dalla Guerra Fredda (che però si stava scongelando): i Paesi buoni da una parte, i cattivi dall'altra, proprio come i nomi segnati sulla lavagna. Chi fosse il buono e chi il cattivo, dipendeva da come ciascuno la pensava. Per questo, il professore Barillà, con estrema onestà intellettuale, si premurò di fare una precisazione: « Figghioli, ieu v'u dicu subitu, non vi vogghiu influnzari: ieu sugnu comunista! Se c'è 'n cacch'unu tra vui chi 'a ensa com' a mia, mi faci piaciri. A cu' 'a pensa 'i 'natra manera, 'u rispettu 'u stessu!»
Sentendo quelle parole, capii che quell'uomo che avevo davanti mi avrebbe insegnato non solo una materia, ma a capire gli uomini, il mondo. E così fu. Sì, perché è inutile negarlo: sono gli anni della scuola media (inferiore prima, le superiori dopo) a formare il carattere e il modo di pensare di un individuo. O almeno, era così a quei tempi. Oggi non sono tanto sicuro che ciò avvenga.
Alla fine dell'anno, dopo aver completato il programma, mi ritrovai rafforzato nelle mie convinzioni: tra tutte le ideologie, la più bella era sicuramente il socialismo.
Da bambino ero cresciuto vedendo Sandro Pertini -una figura carismatica, il Presidente-Partigiano, esultare a Madrid come e più di tutti gli altri suoi connazionali, non in quanto tifoso della nazionale, ma in quanto Italiano -nel senso più alto, forte e intimo della parola. L'avevo ascoltato, negli anni del terrorismo, difendere con voce fremente, le Istituzioni e il senso dello Stato, per i quali quell'uomo aveva lottato e sofferto durante la Seconda Guerra Mondiale.
Insomma, nel socialismo ritengo sia racchiuso tutto il senso laico dello Stato. Lo Stato siamo noi cittadini e tutti dobbiamo essere messi in condizione di poter essere lo Stato. Lo sancisce in maniera bellissima, l'articolo 3 della nostra Costituzione:
«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»
Durante il mio ultimo anno alle superiori, il muro di Berlino cadde e in Italia si verificò uno sconvolgimento politico-giudiziario di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze: i giudici diventarono politici; i politici colpevoli -salvo pochissime eccezioni- invece di vergognarsi di quello che avevano fatto, si vergognarono delle loro idee e finirono col cambiare i simboli dei loro partiti, come se ciò poteva bastare a far dimenticare agli italiani quello che era un sistema ben noto a tutti, ma che solo in pochissimi ebbero il coraggio di ammettere pubblicamente.
Fatto sta che oggi, a livello europeo, la più forte espressione del socialismo puro è rappresentata dal Partito Socialista Francese. Ma anche al di là delle Alpi non mancano i guai.
L'economista francese Thomas Piketty -famosissimo negli Stati Uniti ma snobbato in patria- ha condotto uno studio approfondito sulle disuguaglianze nella struttura economica del capitalismo attuale, giungendo alla conclusione che l'assetto economico attuale dell'Europa è ancora di tipo ottocentesco: non vale la pena di lavorare, il mondo si basa “sui patrimoni accumulati senza fatica e non sui redditi frutto di merito e talento” -come scrive Stefano Montefiori sul Corriere della Sera. E' anche per questo che si fatica, invece, a far trovare lavoro, specie ai giovani.
Abbattere le disuguaglianze, tutte, è il fulcro, l'obiettivo principale su cui si fonda il socialismo. Ci si sarebbe dunque aspettato che il governo francese, guidato dai socialisti di Hollande, seguissero le indicazioni del noto economista. Invece... così non è stato.
Hollande &C. hanno preferito fare di testa loro, con la conseguenza che il governo francese si è spaccato e alcuni ministri hanno sbattuto la porta e se ne sono andati: ti saluto e sono!
Dal canto suo, Monsieur le Président -i cui poteri costituzionali sono paragonabili a quelli di un Re a mandato quadriennale- dimostra di avere una visione personale del socialismo, o almeno così lascia ad intendere.
Come rivela la sua ex compagna in un libro che sta letteralmente infiammando i media francesi (ed europei), il Presidente Hollande pare sia solito riferirsi ai più poveri chiamandoli con il nomignolo di “Sans dents” - Sdentati.
Così, dai Sans culottes -i partigiani della Rivoluzione di oltre due secoli addietro- siamo arrivati ai Sans dents, la classe più indifesa e umile della società francese.
Seppur involontariamente dunque, Hollande finisce col dare ragione alle teorie di Piketty: la struttura sociale non è cambiata. Anzi, il divario tra poveri e ricchi, se possibile, si è ulteriormente allargato: gli eredi di coloro che due secoli fa non avevano i pantaloni alla moda, oggi non solo non hanno i pantaloni, ma non hanno nemmeno i denti!
Gli eredi di chi ha combattuto per far nascere uno Stato democratico, oggi sono ridotti ai limiti della sopravvivenza, emarginati dallo stesso Stato di cui sono parte integrante -in quanto cittadini- e, per di più, derisi in maniera pesante da colui che dello Stato è il massimo rappresentante.
Naturalmente, alla rivelazione contenuta nel libro, ha fatto seguito una miriade di commenti. Tra i tanti, mi ha colpito quello di una ragazza che ha scritto: “Anche per mangiare il caviale non servono i denti.” Verissimo.
Allora, verrebbe da pensare, avrà capito male la compagna di Hollande? Era ai ricchi che si riferiva M. le Président? A quelli che frequenta e incontra giornalmente, in giro per il mondo, per questioni istituzionali? Se così fosse, detta da un socialista -come lui dichiara di essere- sarebbe una delle migliori battute di sempre.
Invece non è così: Hollande si riferiva proprio ai poveri. E il fatto che egli, in conferenza stampa, si sia affrettato a rivendicare i propri meriti nelle tante iniziative a favore dei ceti più deboli e, quindi, a smentire l'affermazione contenuta nel libro , se da un lato ha in qualche modo limitato i danni, agli occhi e alle orecchie dei francesi, e miei!, non ha fatto altro che avvalorarne la veridicità.
Come mai, allora, il socialista Hollande ha utilizzato questa espressione nei confronti di una parte del popolo francese (e, per estensione, di tutti quelli nelle stese condizioni socio-economiche) che, proprio per i principi di cui egli è, al momento, il massimo portavoce, avrebbe dovuto difendere a spada tratta (come ha rivendicato di aver fatto in passato)?
Forse perché, stando a contatto con il bel mondo, con l'alta società, con “quelli che contano” frequentando chi non usa i denti perché mangia caviale, ha finito con equipararli a chi non solo non usa i denti perché ha poco o niente da metterci sotto, ma i denti magari non ha nemmeno la possibilità economica di curarli. Ma questo dettaglio, evidentemente, sfugge a Hollande. Per lui, a quanto pare, non c'è differenza: “Sans dents” sono i ricchi, perché i denti possono non usarli; “Sans dents” sono i poveri, perché i denti non possono usarli e perciò, non usandoli e non potendoli curare (come invece fanno i ricchi), finiscono col perderli del tutto.
Pour Hollande, tout le monde est sans dents! Tutti sono sdentati. E' questa, secondo lui, l'Égalité -sacro principio fondativo dello Stato francese, alla faccia delle disuguaglianze di cui parla Piketty.
Lasciando da parte il sarcasmo, l'espressione utilizzata da Hollande (perché, ripeto, che l'abbia utilizzata non ho alcun dubbio), è sicuramente infelice e fa rabbrividire, specie perché detta da uno che si dice -e fa pensare a chi lo ha eletto- essere socialista.
L'égalité cui si ispira il socialismo, non è un'uguaglianza “finale”, non risiede cioè nel fatto che sia i ricchi che i poveri, alla fine, per ragioni diametralmente opposte, possono considerarsi tutti “sans dents”.
L'uguaglianza tra gli individui, cittadini di uno Stato democratico, per essere davvero tale, deve essere un’uguaglianza iniziale: sia i ricchi che i poveri devono avere la possibilità di decidere se mangiare utilizzando i denti o meno, ma prima devono poter avere la possibilità di mangiare, tutti, perché membri di una stessa comunità, di una stessa famiglia! Una volta che la tavola sarà apparecchiata per tutti allo stesso modo, con le stesse posate, gli stessi piatti e gli stessi bicchieri, una volta che saranno seduti -ricchi e poveri,fianco a fianco- alla stessa tavola, ognuno potrà scegliere in piena libertà se mangiare con o senza denti. Tutto questo per dire che non ci può essere vera Égalité, se non ci sono la Fraternité e la Liberté!
Égalité, Fraternité e Liberté non sono altro che gli stessi principi fondamentali del socialismo, un'idea, un orientamento politico, civile e culturale dell'individuo, il cui obiettivo -espresso dall'articolo 3 della nostra Costituzione, sopra richiamato- è tanto bello quanto ambizioso e difficile da raggiungere.
Per questo il socialismo non è sfuggito al destino di tutto ciò che è bello: la sua storia è stata sempre tormentata da scissioni, differenziazioni, polemiche, sofferenze, tradimenti.
Disse Pietro Nenni -grande socialista italiano: « Il socialismo è portare avanti tutti quelli che sono nati indietro.»
Perciò, credo io, rispettare il socialismo è anche fare un passo indietro quando ci si è spinti troppo avanti, oltre i limiti della decenza. Ma credo che Hollande questo non lo voglia capire.
Merci pour ce moment de honte socialiste, Monsieur le Président.
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