Manch' i cani chi iurnata!
E' da poco trascorso il centenario del sisma del 1908 -che ancora comunque viene ricordato con mostre e manifestazioni- ma, inveci ru terremotu -che tutti abbiamo in qualche modo esorcizzato- sembra che sulla Calabria e sulla provincia riggitana si stia abbattendo di tutto, comu pi 'na speci di leggi del contrappasso nostrana.
Iorna e iorana di pioggia senza sosta, ci hanno messo in ginocchio. Aundi ndi vutamu e ndi giramu, è tuttu 'na frana: pi Bagnara, oramai ndi cacciammu u viziu puru mi pinsamu mi iamu; da qualche giorno, non 'rrivamu mancu a Favazzina, pirchì si varau menzu costone appena sutta 'a Nucareddha, precisamente nella zona della scalinata 'i Sutt' o' Serru (vedi foto).
Da ieri sera alle 22, è chiuso anche il transito sulla "A3", dallo svincolo di Scilla in direzione Reggio. In questo caso non c'è stata una frana -almeno non ancora- ma ovvi motivi di prudenza, dopo quel che è successo nel tratto cosentino della stessa autostrada, hanno portato il Prefetto a questa decisione, una volta che si è verificato il precario equilibrio di un tratto delle nostre montagne.
La viabilità alternativa -oltre la S.S. 18 intasata- è rappresentata dalla provinciale che sale a Melia per poi scendere a Campo Calabro, ma puru 'sta strata ha i suoi problemi: nella sola giornata di oggi, all'altezza ra "Funtaneddha" -poco sopra l'acquedotto- il terreno si è "varato" per ben due volte. Per domani è atteso un sopralluogo dei tecnici della Provincia: cosa potranno mai fare?
A questo quadro, si aggiungono anche i lavori in corso sulla "A3": nel nostro tratto, è in corso lo smontaggio delle travi dei viadotti, con conseguenti rallentamenti del traffico quotidiano da Ieracari al paesello.
Oggi, per andare a Reggio si è impiegato qualcosa come due ore! due ore! E' una situazione al limite della sopportazione umana.
Per le strade di Scilla sembrava fosse il pomeriggio del giorno di Pasquetta, quandu pi calari ra chiazza a' Marina ci s'impiega menz'ura.
La stessa cosa si è verificata in tutta la provincia: ieri le pagine della cronaca locale della "Gazzetta del Sud" sembravano il bollettino della Protezione Civile.
E' in momenti come questi che ci si accorge di quanto sia facile rimanere "intrappolati" come topi in trappola, sì nta suricera.
Ma è 'na suricera speciali, a cielo aperto, il cielo pulito, tipico delle giornate di tramontana.
Ddhà tramuntana sicca, chi ti trasi nta l'ossa, che fa sembrare la Sicilia e le isole Eolie ancora più vicine di quanto non lo siano. Che ti fa pensare: ma chi bisognu nc'è mi fannu 'u ponti? Tanto, pare che basta quasi allungare la mano per toccare Punta Faro.
La stessa domanda -ma chi bisognu c'è mi fannu 'u ponti?- mi veni vardandu tutti ddhi machini, ddhi autotreni, fermi, incolonnati per chissà quanto lungo quella tortuosa vineddha che è la vecchia, scassata, Statale 18.
Lo so che non è così, ma mi pari chi il numero (18) non indica più il progressivo delle arterie di traffico nazionali, ma le prime due cifre dell'anno in cui è stata sparmentata: 18.., quandu ancora si caminava ch' i scecchi!
L'unica cosa positiva è che anche oggi è passato e, a parte gli enormi disagi, non ci sono state conseguenze o problemi di altro tipo. Possiamo tirare un respiro di sollievo: fiuuuù!
Per poco però: perché in serata -ore 20:30 circa- pari a causa di lavori di manutenzione della rete elettrica da parte dell'Enel, che naturalmente non sono stati comunicati in nessun modo, 'i casi 'i menzu paisi (o quasi) ristaru o' scuru all'improvviso: e cusì, nci fu cu' brusciau 'u computer e cu' brusciau 'u piscistoccu ch'i patati e ristau puru a ddiunu e mortu 'i fami!
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