Barack Obama è il 44° Presidente degli Stati Uniti d'America.
Tanti sono stati e saranno i commenti al discorso di inaugurazione. Un discorso che ha illustrato al mondo la nuova visione americana del tempo in cui viviamo. Un tempo pieno di sfide, da affrontare nella consapevolezza storica di un cammino che non si è mai interrotto, nemmeno davanti alle più grandi avversità.
Un cammino che prosegue oggi, dopo le grandi conquiste del passato, illuminato da quegli ideali che hanno permesso di costruire una grande nazione che è stata -e vuole continuare a essere- una guida per il mondo intero.
Ideali cui gli uomini, le donne, i bambini, di ogni razza, religione o credo politico -la nuova generazione- devono ispirarsi, forti delle loro diversità, per uno scopo comune: trasmettere la libertà, il dono più bello che Dio ci ha donato, alle generazioni future.
Senza dilungarmi oltre, nella convinzione che sia un messaggio rivolto anche alle nuove generazioni di tutto il mondo -e quindi anche a noi italiani- ho pensato che la cosa migliore fosse quella di tradurre il discorso d'insediamento, il cui testo ho tratto dalla trascrizione fatta da CQ Transcriptions, pubblicata dal sito del
New York Times* * * *
Miei concittadini: sono qui oggi umile nell'incarico che abbiamo davanti, grato per la fiducia che mi avete accordato, memore dei sacrifici fatti dai nostri antenati.
Ringrazio il Presidente Bush per il suo servizio alla nazione.... così come per la generosità e la cooperazione che ha dimostrato durante la transizione.
Quarantaquattro americani hanno ora prestato il giuramento presidenziale.
Le parole sono state pronunciate durante le maree montanti della prosperità e le calme acque della pace. Ancora, troppo spesso il giuramento è prestato nel bel mezzo dell'addensarsi di nubi e tempeste che infuriano. In questi momenti, l'America è andata avanti non semplicemente per via della capacità o della visione di coloro che avevano alti incarichi, ma perché Noi il Popolo siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri antenati, e fedeli ai nostri documenti costituenti.
Così è stato. Così dovrà essere con questa generazione di Americani.
Che siamo nel mezzo della crisi adesso è ben noto. La nostra nazione è in guerra contro una rete di violenza e odio che viene da lontano. La nostra economia è fortemente indebolita, una conseguenza dell'avidità e dell'irresponsabilità da parte di alcuni ma anche il nostro fallimento collettivo nel fare scelte difficili e preparare la nazione per una nuova generazione.
Case sono andate perse, posti di lavoro persi, attività chiuse. La nostra sanità è troppo costosa, le nostre scuole sono troppo insufficienti, e ogni giorno porta prove sempre maggiori che i modi in cui usiamo l'energia rafforza i nostri avversari e minaccia il nostro pianeta.
Questi sono gli indicatori della crisi, destinati alle statistiche. Meno misurabile, ma non meno profondo, è un fiaccarsi della fiducia nel nostro paese; una fastidiosa paura che il declino dell'America sia inevitabile, che la prossima generazione dovrà diminuire i suoi interessi.
Oggi vi dico che le sfide che affrontiamo sono reali, sono serie e sono molte. Non si farà loro fronte facilmente o in un breve periodo di tempo. Ma sappi questo America: faremo loro fronte.
In questo giorno, siamo riuniti perché abbiamo scelto la speranza alla paura, l'unità d'intento al conflitto e alla discordia.
In questo giorno, arriviamo a proclamare la fine dei piccoli motivi di lagnanza e delle false promesse, le recriminazioni e i logori dogma che troppo a lungo hanno soffocato la nostra politica.
Restiamo una nazione giovane, ma nelle parole della Scrittura, è venuto il tempo di mettere da parte le cose infantili. E' venuto il tempo per riaffermare il nostro spirito durevole; scegliere la nostra storia migliore; portare avanti quel dono prezioso, quella nobile idea, passati di generazione in generazione: la promessa che Dio ci ha dato che tutti sono uguali, tutti sono liberi, e tutti meritano una possibilità di inseguire la loro piena misura della felicità.
Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione, comprendiamo che la grandezza non è mai un dono. Deve essere guadagnata. Il nostro viaggio non è mai stato di scorciatoie o preparato per poco.
Non è stato il sentiero per i leggeri di cuore, per quelli che preferiscono il tempo libero al lavoro, o cercano solo i piaceri dei ricchi e la fama.
Piuttosto, è stato chi ha preso dei rischi, chi ha agito, chi ha fatto delle cose -alcune celebrate, ma più spesso uomini e donne che hanno lavorato nell'ombra- che hanno portato avanti il lungo, vigoroso cammino verso la prosperità e la libertà.
Per noi, loro hanno impacchettato i loro pochi averi e hanno attraversato gli oceani in cerca di una nuova vita. Per noi, hanno faticato nelle fabbriche di sudore e sistemato il West, resistito alla sferzata della frusta e arato la dura terra.
Per noi, hanno combattuto e sono morti in posti come Concord e Gettysburg; la Normandia e Khe Sahn.
Nel tempo questi uomini e donne hanno lottato, si sono sacrificati e hanno lavorato fino a scorticarsi le mani così che noi possiamo vivere una vita migliore. Hanno visto l'America più grande della somma delle nostre ambizioni individuali; più grande di tutte le differenze di nascita o ricchezza o fazione.
Questo è il viaggio che continuiamo oggi. Restiamo la più prosperosa, potente nazione sulla Terra. I nostri lavoratori non sono meno produttivi di quando questa crisi ha avuto inizio. Le nostre menti non hanno meno inventiva, i nostri beni e servizi non sono meno bisognosi di quanto fossero la scorsa settimana o il mese scorso o lo scorso anno. La nostra capacità rimane intatta. Ma il nostro tempo del non mutare posizione, di proteggere interessi limitati ed emettere decisioni spiacevoli- quel tempo è sicuramente passato.
A partire da oggi, dobbiamo tirarci su, toglierci di dosso la polvere, e cominciare di nuovo a lavorare per rifare l'America.
Poiché ovunque guardiamo, c'è del lavoro da fare.
Lo stato della nostra economia ci chiama all'azione: coraggiosi e rapidi. E agiremo non solo per creare nuovi posti di lavoro ma per gettare le nuove basi per la crescita.
Costruiremo le strade e i ponti, le griglie elettriche e le linee digitali che alimentano il nostro commercio e ci tengono uniti.
Rimetteremo la scienza al suo giusto posto e maneggeremo i prodigi della tecnologia per aumentare la qualità della cura della salute...e abbassare i suoi costi.
Utilizzeremo il sole e i venti e il suolo per far camminare le nostre automobili e condurre le nostre fattorie. Trasformeremo le nostre scuole e i licei e le università per andar incontro alle richieste della nuova generazione.
Tutto questo possiamo fare. Tutto questo faremo.
Ora, ci sono alcuni che mettono in dubbio la scala delle nostre ambizioni, che suggeriscono che il nostro sistema non può tollerare troppi grossi piani. Hanno memoria corta, poiché hanno dimenticato cosa questo paese ha già fatto, cosa gli uomini e le donne libere possono raggiungere quando all'immaginazione si unisce lo scopo comune e la necessità al coraggio.
Quel che i cinici difettano di comprendere è che il terreno sotto di loro ha cambiato direzione, che le stantìe argomentazioni politiche che ci hanno consumato per così tanto, non si applicheranno più.
La domanda che ci poniamo oggi non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funziona, se aiuta le famiglie a trovare lavori con un salario decente, cure che possano affrontare, una pensione che sia dignitosa.
Dove la risposta è sì, intendiamo andare avanti. Dove la risposta è no, i programmi avranno termine.
E coloro di noi che hanno a che fare con il denaro pubblico dovranno render conto, spendere in modo saggio, modificare le cattive abitudini, e fare il nostro lavoro alla luce del giorno, perché solo allora potremoricostruire la vitale fiducia tra la gente e il suo governo.
Ne è davanti a noi la domanda se il mercato sia una forza per chi sta bene o male. Il suo potere di generare ricchezza ed espandere la libertà è indiscusso.
Ma questa crisi ci ha ricordato che senza un occhio vigile, il mercato può girare fuori controllo. La nazione non può prosperare a lungo quando favorisce solo colui che prospera.
Il successo della nostra economia è sempre dipeso non solo dalla misura del nostro prodotto interno, ma dalla ricerca della nostra prosperità; dall'abilità di estendere l'opportunità ad ogni cuore di buona volontà non dalla carità, ma perché è la strada più sicura per il nostro bene comune.
Come per la nostra difesa comune, rifiutiamo come falsa la scelta tra la nostra sicurezza e i nostri ideali.
I nostri padri fondatori hanno affrontato pericoli che noi a fatica riusciamo a immaginare, scelto una carta per assicurare il ruolo della legge e i diritti dell'uomo, una carta espansa dal sangue delle generazioni.
Quegli ideali illuminano ancora il mondo, e non li abbandoneremo nell'interesse della convenienza.
E così, a tutti gli altri popoli e ai governi che ci stanno guardando oggi, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove nacque mio padre: sappiate che l'America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che cerca un futuro di pace e dignità, e siamo pronti a fare da guida ancora una volta.
Ricordo che le generazioni precedenti hanno affrontato il fascismo e il comunismo non solo con missili e carri armati ma con le alleanze forti e le convinzioni durevoli.
Hanno capito che il nostro potere da solo non può proteggerci, né può darci il diritto a fare come ci piace. Invece, sapevano che la nostra potenza cresce attraverso il suo prudente uso. La nostra sicurezza emana dalla giustezza della nostra causa; la forza del nostro esempio; le qualità moderanti dell'umiltà e della misura.
Siamo i custodi di questa eredità, guidati da questi principi ancora una volta, possiamo affrontare quelle nuove minacce che richiedono anche uno sforzo più grande, anche più grandi cooperazione e comprensione tra le nazioni. Cominceremo a lasciare responsabilmente l'Iraq al suo popolo e a forgiare una pace duramente guadagnata in Afghanistan.
Con i vecchi amici e i nemici di una volta, lavoreremo instancabilmente per minimizzare la minaccia nucleare e riportare indietro lo spettro del riscaldamento planetario.
Non ci scuseremo per il nostro modo di vivere né vacilleremo in sua difesa.
E per coloro che cercano di avanzare le loro mire inducendo il terrore e facendo strage di innocenti, vi diciamo adesso che, “Il nostro spirito è più forte e non può essere abbattuto. Non potete sopravvivere a noi, e vi sconfiggeremo.”
Poiché sappiamo che la mescolanza del nostro retaggio è una forza, non una debolezza.
Siamo una nazione di Cristiani e Musulmani, Ebrei e Indù, e non credenti. Siamo formati con ogni lingua e cultura estratti da ogni angolo di questa Terra.
E perché abbiamo assaggiato l'amara ubriacatura della guerra civile e della segregazione e siamo emersi da quell'oscuro capitolo più forti e più uniti, non possiamo fare a meno di credere che i vecchi odi un giorno passeranno; che le linee della tribù si dissolveranno presto; che mentre il mondo diventa più piccolo, la nostra comune umanità si rivelerà; e che l'America dovrà giocare il suo ruolo nell'inaugurare una nuova era di pace.
Al mondo Musulmano, cerchiamo un nuovo modo di andare avanti, basata sul mutuo interesse e il mutuo rispetto.
A quei leader nel mondo che cercano di seminare il conflitto o dare la colpa dei mali della loro società all'Occidente, sappiate che il vostro popolo vi giudicherà su ciò che riuscite a costruire, non su quel che distruggete.
A coloro...A coloro che si attaccano al potere con la corruzione e l'inganno e mettendo il silenziatore al dissenso, sappiate che siete sul lato sbagliato della storia, ma che vi porgeremo la mano se avrete la volontà di aprire il vostro pugno.
Ai popoli delle nazioni povere, ci impegniamo a lavorare al vostro fianco per far prosperare le vostre fattorie e far scorrere acque pulite; per nutrire corpi che soffrono la fame e nutrire menti affamate.
E a quelle nazioni come la nostra che godono di relativa abbondanza, diciamo che non possiamo sopportare oltre l'indifferenza nei confronti dei sofferenti fuori dai nostri confini, né possiamo consumare le risorse del mondo senza aver riguardo degli effetti. Poiché il mondo è cambiato, e dobbiamo cambiare con esso.
Mentre teniamo in considerazione la strada che si svela davanti a noi, ricordiamo con umile gratitudine quei coraggiosi Americani che, proprio in quest' ora, pattugliano deserti e montagne lontani. Hanno qualcosa da dirci, proprio come gli eroi caduti che giacciono ad Arlington sussurrano attraverso le generazioni.
Li onoriamo non solo perché sono i guardiani della nostra libertà, ma perché incarnano lo spirito di servizio: una volontà di trovare un significato in qualcosa più grande di loro stessi.
E ancora, in questo momento, un momento che definirà una generazione, è precisamente questo lo spirito che deve essere in tutti noi. Poiché per quanto il governo può e deve fare, alla fine sono la fede e la determinazione del popolo Americano sui quali questa nazione fa assegnamento.
E' la benevolenza a ospitare un estraneo quando si rompono gli argini; l'autoflessibilità di lavoratori che preferirebbero tagliare il loro orario piuttosto che vedere un amico perdere il lavoro che ci accompagna nelle nostre ore più buie.
E' il coraggio dei vigili del fuoco a prendere d'assalto una scala piena di fumo, ma anche la volontà di un genitore a nutrire un bambino, che alla fine decide il nostro destino.
Le nostre sfide possono essere nuove, gli strumenti con i quali le affrontiamo possono essere nuovi, ma quei valori dai quali dipende il nostro successo, onestà e duro lavoro, coraggio e correttezza, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo -queste cose sono antiche.
Queste cose sono vere. Sono state la forza silenziosa del progresso attraverso la nostra storia.
Quel che è richiesto allora è un ritorno a queste verità. Cosa ci viene richiesto adesso è una nuova era di responsabilità -un riconoscimento, da parte di ogni Americano, che abbiamo doveri verso noi stessi, la nostra nazione e il mondo, doveri che non accettiamo malvolentieri ma piuttosto prendiamo con orgoglio, fermi nella consapevolezza che non c'è nulla di così soddisfacente per lo spirito, che definisce il nostro carattere che dar tutto in un lavoro difficile.
Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza
Questa è la fonte della nostra fiducia: la consapevolezza che Dio ci ha chiamato per dar forma a un destino incerto.
Questo è il significato della nostra libertà, del nostro credo, perché uomini e donne e bambini di ogni razza e di ogni fede possano unirsi nella celebrazione per tutta questa magnifica spianata. E perché un uomo il cui padre meno di 60 anni fa poteva non essere servito in un ristorante può adesso stare davanti a voi a prestare uno dei più sacri giuramenti.
Quindi lasciateci segnare questo giorno in ricordo di chi siamo e di quanto lontano siamo andati.
Nell'anno della nascita dell'America, nel più freddo dei mesi, un piccolo gruppo di patrioti si riunì in nove bivacchi sulle rive di un fiume ghiacciato.
La capitale era stata abbandonata. Il nemico avanzava. La neve era macchiata di sangue. Nel momento in cui la riuscita della nostra rivoluzione era più in dubbio, il padre della nostra nazione ordinò che queste parole venissero lette al popolo:
"Lasciate che si dica al mondo futuro che nella profondità dell'inverno, quando nient' altro che la speranza e la virtù potevano sopravvivere, che la città e il paese, allarmati da un comune pericolo, si fecero avanti per affrontarlo."
America, di fronte ai nostri comuni pericoli, in quest' inverno della nostra avversità, ricordiamoci queste parole senza tempo; con speranza e virtù, affrontiamo ancora una volta le correnti ghiacciate, e resistiamo a ciò che possono portare le tempeste; lasciate che si dica ai figli dei nostri figli che quando siamo stati messi alla prova abbiamo rifiutato di porre fine a questo viaggio, che non ci gireremo indietro né esiteremo; e con gli occhi fissi all'orizzonte e la grazia di Dio sopra di noi, porteremo avanti quel grande dono della libertà e lo porteremo al sicuro alle generazioni future.
Grazie. Dio vi benedica. E Dio benedica gli Stati Uniti d'America.