Ci sono fatti che, pur in questa epoca di
ipercomunicazione, passano inosservati, solo perché non viene dato loro il
risalto che meritano.
Uno di questi è la pubblicazione sull’Albo Pretorio del
Comune di una Delibera della Giunta Comunale (la n° 165 del 30/10/2017) che
potrebbe portare alla clamorosa (a questo punto, sì) riapertura dell’Ospedale “Scillesi
d’America”.
In verità, lo diciamo da tempo, la riapertura dell’ex
nosocomio scillese, oggi divenuto un amorfo poliambulatorio quasi del tutto
anonimo, non sarebbe per niente clamorosa ma esclusivamente giusta. Sì, giusta,
perché la disattivazione della struttura disposta dall’ex Presidente della
Regione Calabria Giuseppe Scopelliti (allora Commissario al Piano di Rientro sanitario
regionale) con Decreto n° 92 del 18/6/2012, fu un atto illegittimo.
Difatti, il Piano Sanitario Regionale non prevedeva
affatto la disattivazione dell’ospedale “Scillesi d’America” – dichiarata con Delibera n. 184 del 29 Marzo 2012 del
Direttore generale dell'ASP di Reggio Calabria, di cui il citato Decreto ha
preso atto- bensì la sua riconversione a “Casa della Salute”. [vedi
link: http://www.malanova.it/2012/09/19/ospedale-di-scilla-il-consiglio-di-stato-ecco-la-chiave-per-riaprire-lospedale/]
Contro il Decreto 92/2012 il Comune di Scilla aveva fatto
ricorso al TAR –presentato il 27/11/2012 al n° 658/2012, dopo che il Consiglio
Comunale aveva appositamente deliberato ben due mesi prima- ma non era stata contestualmente
presentata istanza di sospensiva del provvedimento impugnato, con la
conseguenza che il Decreto ha prodotto i suoi effetti e, intanto, il ricorso è
stato messo a dormire in un fascicolo.
Ma se ‘u santu (ricorsu) non camina, ‘a cira squagghia ‘u
stessu pirchì ‘u tempu passa. E così, sono passati quasi cinque anni. Infatti,
mancano solo una ventina di giorni prima che il ricorso vada in “perenzione”,
tecnicamente definita come “L'estinzione del rapporto processuale
amministrativo per il mancato espletamento ad opera della parte e per un certo
tempo, di atti processuali di sua pertinenza.”
In poche e più povere parole, in quasi cinque anni il Comune
di Scilla –attraverso il legale a suo tempo incaricato- non ha prodotto alcun
altro atto aggiuntivo, il che dopo cinque anni fa "morire" la causa.
Eppure, in tutto questo tempo di novità ce ne sono state
parecchie.
Diversi sono stati i comuni calabresi che hanno impugnato
il famigerato Decreto e, con motivazioni in parte diverse rispetto a ciò che è
accaduto allo “Scillesi d’America”, hanno avuto ragione a farlo, dato che il
Consiglio di Stato (massimo organo amministrativo) ha sentenziato la riapertura
di diversi nosocomi che erano stati ridotti a CAPT in maniera non conforme alle
previsioni del Piano di Rientro per quel che riguarda il mantenimento dei LEA
(livelli essenziali di assistenza).
Adesso, finalmente!, in piena “zona Cesarini” si cerca di
correre ai ripari. Con la recente Delibera, infatti, si è dato incarico a un
nuovo legale –lo stesso che ha seguito la vicenda giudiziario-amministrativa
che ha permesso di riaprire l’ospedale di Praia a Mare- perché “resusciti” il
fascicolo dello “Scillesi d’America”.
Non usiamo il termine “resuscitare” a caso, vista l’attuale
situazione sanitaria e visto che la Delibera n° 165 è del 30/10/2017 vigilia
di Halloween, la notte delle streghe, ed è stata pubblicata all’Albo Pretorio il 02 Novembre, festa dei
defunti. Ma lo "Scillesi d'America" è un morto che può tornare a nuova vita, alla faccia delle streghe e della "mavare"!
Metafore a parte, accogliamo con profondo piacere la
notizia. Finalmente, in difesa dell’ospedale di Scilla è stato fatto un passo
significativo, che potrebbe essere decisivo per un più tranquillo futuro sanitario
della nostra comunità e di quelle alla nostra limitrofe.
E’ un atto che doveva e poteva, magari, essere fatto
prima ma poco importa: meglio tardi che mai, guardiamo avanti con un po’ di fiducia
in più che possa essere ripristinato un servizio sanitario degno di questo nome
e che non può non includere un nome importante, quello dello “Scillesi d’America”,
che racchiude in sé il nome dei tanti scillesi che sacrificando parte dei loro
risparmi, donarono a Scilla il suo ospedale.