20 settembre 2024

L'ARTE DEL NON TACERE

Caru Petruzzu,

è passato un anno da quando, commossi e attoniti, ti abbiamo salutato.

Scilla era piena, come accade solo nei giorni della festa di San Rocco. Basta solo questo dato oggettivo a dare dimostrazione dell'affetto di cui sei stato capace di circondarti, ma soprattutto è stato il riconoscimento di un'intera comunità a un giovane uomo che con le sue capacità umane e professionali, è stato capace di tratteggiarne i pregi e i difetti, le cose buone e le cose tinte, l'entusiasmo e l'avvilimento, la voglia di fare e l'apatia, la lena e l'accidia.

Nel rivedere le tue foto nelle immagini che ti hanno dedicato i tuoi colleghi della TGR Calabria, non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa avresti annotato sui tuoi taccuini o su un pezzo di carta qualsiasi, sui quali avresti colto l'attimo -proprio come un attento fotografo, osservatore di ciò che lo circonda- lasciandovi impresso lo spunto per le tue acute e taglienti riflessioni.

Cosa avresti detto nel continuare a vivere l'oramai cronica inefficienza della sanità regionale, della quale hai denunciato non poche storture; cosa avresti scritto della scandalosa chiusura da oramai due anni di gran parte della struttura sanitaria che per noi scillesi è e rimane 'u 'Spitali, quello "Scillesi d'America" la cui strana storia amministrativa, che sotto la tua direzione era stata portata all'attenzione pubblica sulle colonne del piccolo mensile "Scilla", non è stata a tutt'oggi chiarita. Cosa avresti scritto e detto, nell'apprendere che da due anni l'ASP e la Regione da cui essa dipende, non riesce a dare una risposta sul destino di una struttura che era punto di riferimento nel fornire risposte alla legittima richiesta di diritto alla salute cui aspira questo territorio, che almeno sulle carte appartiene ancora alla Repubblica Italiana.

Mi chiedo quali altre magagne della macchina amministrativa degli enti che ci governano, dal livello regionale a quello cittadino, avresti fatto saltare fuori, continuando la tua opera di scoperchiatura di spesso malcelati altarini.

Non posso fare a meno di chiedermi cosa avresti pensato, scritto e detto della tua Scilla, che vedi bellissima dall'alto, i cui mali -visibili solo a chi la vive ogni giorno- conoscevi nel dettaglio.

Cosa avresti detto, dell'attuale situazione amministrativa, delle buone intenzioni che si perdono per strada, vittime delle porte in faccia e, peggio, dell'applicazione senza pari dell'arte del rimando nonché del quotidiano esercizio dell'arte del non decidere, con l'unico risultato di lasciare i cittadini senza risposte.

Posso solo immaginare le tue risate amare, nel vedere file di persone in attesa di ricevere una risposta. Risate, sì, perché avresti visto proprio là davanti, sutt' all'arbiru ra scienza, il formarsi di gruppetti più o meno evidenti di persone, di rigghiocculi, nei quali magicamente si trovano le soluzioni più disparate ai tanti problemi che, invece, oltre quei quattro gradini e quelle quattro mura della casa comunale, appaiono irrisolvibili.

La risposta a queste mie domande, alla mancanza di risposte sofferte dai cittadini, so essere una sola: non avresti taciuto.

E' questa l'eredità più preziosa che lasci a noi tutti, dalla tua famiglia agli amici, fino a coloro che magari hanno avuto modo di incontrarti solo per caso.

Nel ricordarti, ti prometto che davanti a tutto questo, eserciterò l'arte del non tacere, che è poi esercizio di umana dignità. Continuerò a indignarmi, a parlare pubblicamente e in ogni modo ed occasione in cui ne avrò la possibilità. Te lo devo, amico mio. Ciao, Petruzzu.