Nel 1982, anno della vittoria ai mondiali di calcio di Spagna, Sandro Pertini era in tribuna, primo a esultare a ogni goal azzurro. Al festival di Sanremo dell’anno dopo, ‘na canzuni di Toto Cutugno (l’Italiano), rendeva omaggio al Paese italico, che aveva “un partigiano come presidente”.
Passaru quasi trent’anni e, caso mai Toto Cutugno avesse ‘ntinzioni di partecipari al festival del 2011, che canzone potrebbe scrivere?
Certo, il presidente Napolitano rimane l’unico baluardo della politica educata e gentile di quel tempo della nostra storia identificato –quasi con disprezzo- come “Prima Repubblica”. Una politica fatta per lo più attraverso la stampa, una stampa che era fondamentalmente di partito, nel senso che ogni gruppo politico aveva il proprio organo d’informazione ufficiale (l’Unità, l’Avanti, il Popolo, la Voce Repubblicana, il Secolo XIX, ecc.).
Non c’era la necessità di offendere nessuno, perché si riconosceva il diritto degli altri di pensarla in modo diverso: ognunu si liggiva chiddhu chi nci piaciva e era cuntentu.
Oggi non è più così. I canali informativi si sono moltiplicati e, soprattutto, il tempo in cui una notizia si diffonde è divenuto brevissimo: se qualcuno ha starnutito a New York in questo momento pirchì avi ‘u raffridduri, lo sappiamo subito, puru a Scilla.
Vi è di più. Poiché i partiti (e le macchine propagandistiche che gli stavano dietro, giornali ufficiali compresi) sono stati mandati a farsi strabenedire dai “nuovi” politici italiani nel nome del rinnovamento, il confronto –o forse sarebbe meglio chiamarlo scontro- avviene a livello personale.
Cchiù tempu passa e più ci accorgiamo quanto sia difficile oggi trovare due uomini politici capaci di affrontare un discorso serio per più di cinque minuti, senza lanciarsi addosso le peggiori ingiurie.
Parlano tutti, ma nessuno ascolta nessuno.
Ecco perciò che l’unico mezzo possibile per farsi sentire e attirare l’attenzione è quello dei video mandati in rete. Il web è il moderno balcone di Palazzo Venezia: quando Mussolini vi si affacciava, si rivolgeva alla piazza silente. Oggi, Berlusconi, Fini (solo per citare i casi più recenti) si rivolgono all’ecumene attraverso una telecamera altrettanto silente.
A dir la verità, i nostri politici non sono i primi a utilizzare le possibilità offerte dal web. Negli Stati Uniti Obama li ha preceduti: il tradizionale discorso del sabato, che fin dai tempi di Lincoln veniva diffuso via radio, da tempo oramai raggiunge gli americani attraverso il sito della Casa Bianca.
Ma il primo in assoluto a comprendere l’importanza della rete è stato, ahinoi!, Osama Bin Laden, i cui video-messaggi (deliranti sì, ma drammaticamente efficaci) sono un’arma potentissima per fare proseliti.
Cosa centra, direte voi, Osama con Fini e Berlusconi? Niente, per fortuna. Ma, fatte le dovute proporzioni, dalle loro parole è nato e cresciuto quel “clima di odio”. Le motivazioni sono senz’altro diverse e le differenze profondissime, è ovvio ma il risultato finale, non lo si può negare, è sorprendentemente simile.
Che canzone potrebbe scrivere dunque oggi Toto Cutugno?
Beh, a Sanremo non puoi certo parlare di odio, è nu festival. Anzi, è nu festival nazional-popolare.
Perciò, considerato che al Presidente della Repubblica la canzone l’ha già dedicata, con buona pace di Napolitano, potrebbe scrivere una canzone sul Presidente del Consiglio: un barzellettiere come Presidente!
Bersaglio preferito dell’umorismo incompreso del cavalier Berlusca è la povera Rosy Bindi: son già quattro volte che Silvio le dedica tanta attenzione.
Come dice quel detto? “Chi disprezza vuol comprare”.
Mi sorge un dubbio: vuoi vedere che il Cavalier col tacco dopo aver frequentato ogni genere di veline, letterine e simili; dopo esser passato per mille e mille cene con le sue deputate; dopo aver chiuso i ponti con la signora Veronica; dopo esser passato indenne dalle escort-nights, all’alba dei 74 anni ha finalmente deciso di cambiare e, in realtà, è innamorato della Bindi?!
Beh, una simile eventualità non sarebbe poi tanto male: il Berlusca ha davvero bisogno di rriggitarsi i ciriveddhi e smetterla di spararle sempre più grosse un giorno sì e l’altro pure, provocando reazioni a valanga sempre più fuori controllo. E chi meglio di una donna può tenerlo a bada e farlo riflettere prima di aprire bocca? Figuriamoci poi se questa donna fosse la Bindi!
Ma ve l’immaginate Silvio e Rosy ‘ffacciati al balcone di Piazza Venezia? ‘Na barzelletta!
Lei con la solita faccia seria; lui che saluta cuntentu e, abbandonando per un momento l’usuale impettito stile-Mussolini, ripete allegramente il simpatico gesto delle corna che lo ha reso famoso nel mondo.
La folla resta silente, senza parole per la sorpresa.
Ma la Bindi sa che se il re non fa corna, Berlusconi sarebbe capacissimo di fargliele davvero. Così prepara la sua vendetta: tutti divranno sapere come stanno davvero le cose, qual’ è stato attuale del nostro Paese.
La gente radunatasi sotto al balcone continua a guardarli silenziosa e sempre più sbigottita, per poi esplodere in un boato di risate (gioia?) non appena la Bindi pigghia a Berlusconi e facendo il segno della vittoria, rirendu sutt’ e baffi, lo spinge giù dal balcone in puro stile Mussolini, mandandolo a catafottersi tra la folla a testa sutta e peri all’aria!
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