14 maggio 2019

HA DA PASSA' 'A NUTTATA

Da qualche anno collaboro con l'ITG "A. Righi" di Reggio Calabria -istituto nel quale mi sono formato, umanamente e professionalmente- nel progetto scuola-lavoro, seguendo alcuni studenti e, in particolare, cercando di illustrare loro come trasferire nella professione le conoscenze che hanno acquisito durante questi anni di studio. Quest'anno seguo alcuni studenti di quinto anno, quelli che tra pochi mesi faranno gli esami di maturità.
Attraverso i loro racconti e  colloqui coi professori che li seguono nel progetto, mi sono reso conto di una cosa: sono drammaticamente ignoranti.
I programmi d'insegnamento sono stati stravolti, quelle che erano le materie formative e professionali sono ridotte a poco più di un articolo, un titolo di giornale: lo leggono, lo memorizzano giusto per qualche giorno, finché ne parlano in classe, poi se lo dimenticano come se non lo avessero mai fatto.
<<Dobbiamo andare avanti, dobbiamo finire il programma>> è il mantra che si sentono ripetere dai professori. Durante gli anni della mia formazione scolastica non credo di essere mai riuscito -con i miei compagni- a completare l'intero programma. Si faceva di meno, ma quel che si studiava si approfondiva, erano semi che restavano nel terreno, così da poter dare frutto negli anni successivi.
Oggi no, c'è una scuola frettolosa, si corre -come in tutte le faccende della vita di ogni giorno- si ha fretta di finire il programma, non curandosi di ciò che è rimasto nella testa degli alunni.
"'A iatta presciarola faci 'i iattareddhi orbi", dice un detto nostrano. E la scuola presciarola, non può ottenere altro che lo stesso risultato della gatta: i ragazzi saranno nel mondo come iattareddhi orbi, incapaci di saper prendere la direzione nelle loro vite, si fermeranno davanti al primo muro.
La notizia che agli esami di stato sarebbero state fatte loro alcune domande di "cittadinanza" (la vecchia educazione civica), li ha mandati nel panico: non sanno nulla o quasi nulla. A pensarci, è proprio buffo, se pensiamo che siamo governati attualmente da chi per non definirsi "onorevole", preferisce definirsi "cittadino", pensando -erroneamente- che sia un termine meno impegnativo ma che, comunque, serve (anch'esso) a livellare la società, a diminuire la distanza che separa il popolo dalle istituzioni.


Nel libro "Questa nostra Italia", Corrado Augias esamina lo stato della nostra nazione e riguardo alla scuola scrive parole che condivido in pieno e faccio mie:
La scuola detta "democratica" così come è stata applicata è stata, nei fatti, la negazione della democrazia...In una scuola dove erano stati eliminati i criteri di valutazione del merito, dove tutti sono diventati uguali, quelli che hanno sofferto di più sono stati i meno avvantaggiati perché se l'uguaglianza delle opportunità è una conquista, quella dei risultati è una beffa a danno proprio degli svantaggiati che si ritrovano un titolo di studio screditato e inutile, mentre i più agiati, i fortunati, trovano sempre il modo di cavarsela.
La scuola dell'indulgenza, i corsi, i testi, le prove d'esame, organizzate in modo da non affaticare troppo gli allievi, sono il contrario di ciò che la scuola dovrebbe essere (e che è stata), perché l'apprendimento è il lavoro della mente, come ogni altro lavoro costa fatica.
...Se la società è incolta, non legge, non sa parlare né pensare, non se ne preoccupa, non se ne vergogna, se anche la politica dà prova di sciatteria nel linguaggio e nel pensiero, non c'è scuola che possa fungere da rimedio.
...La democrazia è un sistema fragile, di uso delicato, presuppone un buon livello di consapevolezza nei cittadini utenti. Se il numero di chi non riesce a interpretare un articolo di giornale è troppo alto, la democrazia non funziona più, cresce il rischio che un qualunque dottor Dulcamara, venditore di magici elisir, se ne impadronisca.

A questo servivano i partiti politici, quando c'erano. Filtrare le esigenze, mediare i contrastanti interessi, farli arrivare al livello della decisione legislativa depurati dalla spinta più impetuosa e meno ragionevole, quella che non ha tempo per riflettere perché nasce dall'istinto. Nella Costituzione c'è scritto anche questo, proprio all'inizio, [articolo 1: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione" n.d.r.].
Forme e limiti. A questo servivano i partiti, finché hanno funzionato, dovevano rispettare le forme e i limiti, mediando le spinte. Oggi che quei partiti sono scomparsi, le spinte arrivano senza forma né limiti, col risultato che vediamo: caos. Quasi ovunque nel mondo, del resto.
Si dice sia il risultato del periodo di crisi che stiamo vivendo. Insomma:ha da passa' 'a nuttata.  Ma 'a nuttata, cioè la crisi, per sua stessa definizione, è un fenomeno passeggero, tanto che Augias (e io con lui) si chiede:
….Stiamo solo soffrendo come hanno sofferto molte altre generazioni che ci hanno preceduto. Loro ne sono venuti fuori, ne usciremo anche noi?

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