15 settembre 2008

NO, 'A SCOLA 'I ME' NONNU NO!

DRIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNN! Tutti a' scola!
'A 'stati finiu e cari figghioli, dovete turnari a menz' e' banchi, a faticare.
Il tempo, comunque, da una mano, nel senso che ieri, dopo quattro mesi e mezzo di attesa, tanto tuonò che piovve!
Menu mali, cusì a racina unchia ancora 'n autru pocu e ndi vindignamu menzu cofunu 'i cchiù!
Eravamo veramente struriati da nu caddu umidu chi mancu nta foresta Amazzonica, cusì aieri a 'ittau a pagghiolati pi tutta 'a iurnata. Nda ricriammu: Aaaaaahhhhhhh!

Cusì oggi, chi pari cchiù autunnu chi fini 'stati, belli frischi e ripusati, senza alcun rimpianto pi ddhu mari-tavula cusì caddu chi parivi essiri alle terme, bimbi, figghioleddhi, figghioli, ragazzi, bacchettuni e calamari (alias ripetenti), ritornano a frequentari le aule scolastiche.

Ma chi scola troveranno?

Il discorso rischia di essiri longu assai, appirciò cercherò di ricapitolarlo in brevi.
'U Guvernu (sempre lui, chi altri se no?), si mintiu nta testa chi nci sunnu troppi prufissuri, maestri, insegnanti, ecc. e che, siccomu si cerca di limitari li spisi in quantu soldi non ci ndé, dal 2009, parecchie decine di migliaia dei suddetti dipendenti del Ministero dell'Istruzione dovranno cominciare a trovarsi altro da fare.

Sinceramenti, a mia 'sta cosa non è chi mi cala tantu.

Quandu ancora iava a scola superiori -e parru di vint'anni fa, cchiù o menu- i me' prufissuri (previggenti, bontà loro!) non facivunu autru mi ndi ripetunu: dovete essere flessibili, avere la capacità di cambiare lavoro. Questo non significa che dovete saper far tutto ma che se siete bravi in quello che fate, sarete più richiesti dal mercato. Questo è possibile solo in un modo: con la specializzazione.
Ricordo anche che ero in una sezione "sperimentale", nella quale erano stati modificati i programmi classici di alcune materie o se ne erano aggiunte di nuove, come l'informatica (eh, sì, all'epuca era 'na cosa nova!).
Ebbene, il mio professore di informatica, era lo stesso che ci insegnava a ...far di conto. Sì, pirchì, in quanto trattavasi di cosa nova, il prufissuri di matematica aveva semplicemente fatto dei corsi di informatica per poterci poi trasferire quasi "in diretta" le sue conoscenze su software, hardware, linguaggio Pascal [ch'era bellu, praticamenti 'u nonnu di windows], ecc.

Ora, dopo anni di cambiamenti, siamo arrivati al punto di aviri 'na scola che funziona (?) né cchiù né menu comu negli Stati Uniti d'America. 'Azz'! direte voi. Invece non c'è niente di cui andare fieri: siamo riusciti a copiare i 'mericani in una delle poche cose in cui le cose non vanno tanto bene: la scuola, apppunto.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il generale impoverimento culturale dei nostri ragazzi, i quali -come ha affermato giustamente il dott. Gratteri sabato scorso, durante la presentazione del suo ultimo libro- "sono sì informati, ma non colti".

Adesso ci si è accorti dello sfascio in cui si è andati a finire e si cerca di correre ai ripari. Come? Turnandu a' scola 'i me' nonnu!
Va bene il richiamo alla disciplina, al 6 in condotta al ritorno del voto (ma prendere sufficiente o prendere 6, mi spiegati chi cangia?), all'educazione civica (era ura, nta 'sti tempi cusì bastardi!), al grembiule ca nnocca d'ordinanza.
Non va bene il ritorno al maestro unico.
No, perché mentri 'na vota si iava a' scola ca cartella 'i pezza, che custodiva il diario, i pinni bic, due quaderni (uno a righe, per i temi e la grammatica, e uno a quadri per i numeri), magari nu quadernoni (pi' ricerchi, da scriviri a manu, dopo aver letto menza Treccani) e il famoso abeccedario, oggi i figghioli hannu bisognu comu minimu 'i nu trolley se non propriu 'i nu carrellu i chiddhi ri supermercati mi si carrìunu tutto il necessario.

E no, cari ministri, non è cchiù possibili.

In una società ultra specializzata, dove si arriva a fare l'insegnante attraverso una moltitudine di percorsi formativi diversi, l'insegnante di matematica non poti insegnari l'italianu o l'informatica, oppuru l'inglesi. Ma non pirchì è sceccu (chistu magari è tutto da dimostrare), ma pirchì non ci 'a poti fari, cusì comu già non ci 'a faciva ddhu 'maricchieddhu ru me' prufissuri i matematica -che saluto.
La non attuabilità di questo discorso, i difetti di quanto si (ri)propone oggi, il sottoscritto li ha già vissuti, sperimentati ben ventidue anni fa, mica aieri!

Un discorso diverso è quello della localizzazione delle scuole. Visto che ci avviamo verso il federalismo, anche questa dovrebbe essere una materia da discutere. 'Na cosa è avere dieci plessi scolastici nella pianura padana, tutta un'altra cosa è avere quattru scoli elementari in Calabria: a Matiniti, a Sulanu, a Melia e a Petrastorta.
Lasciando da parte i problemi di carattere sociologico e passando agli aspetti pratici, mi spiegati vui comu faci nu figghiolu calabrisi i sei anni mi si iaza prima ru iaddhu, pi mi poti iari a scola a trenta chilomitri di distanza, cu acqua, nivi e ventu e attraverso strade chi sunnu mulatteri?
Quale la soluzione, allora?
Non è stato lu stessu Guvernu attuali a inchiri giurnali, radiu e televisioni col discorso delle tre "i":internet, inglese, impresa?
Perchè dunque non proseguire su questa strada? Intendo dire che si potrebbero lasciare sia i professori attuali che le sedi attuali. Come? Sfruttando le enormi potenzialità di internet. I ragazzi potrebbero seguire le lezioni sempre nela loro scuola, tutti insieme, magari utilizzando i moderni strumenti informatici, con lezioni svolte via internet, in videoconferenza (è mai possibili che si debba utilizzare solo per ascoltare i pentiti in tribunale?).
Sarebbe così salvaguardata la cosiddetta "funzione sociale" della scuola, vista come punto di aggregazione; si abbatterebbero i costi; si garantirebbe la reale professionalità degli insegnanti.
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