16 luglio 2009

PUM! - PUM!

Pum!-Pum!
Con un uno-due degnu dei migliori pugili del passato, ha preso uffcialmente il via l'attività del nuovo anfiteatro scigghitano.
Dopu un anno dalla sua ultimazioni e tanto tempo passato senza che nessuno si accorgesse quasi della sua prisenza, nello scorso fine settimana si sono svolte presso la nuova struttura comunale, due sirate consecutive organizzate dalla Provincia di Reggio Calabria, che hanno avuto come protagonista l'acqua e la storia delle tradizioni tra l'uomo e l'acqua, fonte di vita primaria.
Bello il tema, considerato che si è in estate avanzata e chi faci un caddu umidu chi si mbiddha; bello lo spettacolo; bello lo scenario.
C'è voluto quanto c'è voluto, pensavo, contento, domenica sera ma alla fine Scilla ha finalmente una struttura in grado di ospitare manifestazioni di un certo livello!
Certo, qualche disagio c'è stato, come del resto era prevedibile. Mi riferisco al caos creatosi -specie nella serata di sabato- a causa del parcheggio selvaggio: automobili un po' dappertutto; le traverse di via Libertà al limite della capienza; autovetture letteralmente "arrampicate" alla bell'e meglio sui marciapiedi. Beh, se lo spettacolo all'interno dell'anfiteatro è stato bello, non altrettanto può dirsi del contorno.
Pum-Pum!
Passunu appena ddu' iorna e l'anfiteatro torna agli onori della cronaca. 'Sta vota però, non c'è nessuno spettacolo. C'è solo la stupidità idiota di chi ha creduto bene di danneggiare quello che deve essere un bene prezioso per l'intera comunità scillese.
L'intento degli ignoti (almeno finora) vandali è stato chiaro: 'u usastu 'na vota, no' usati cchiù!
Risultato: danni piuttosto pesanti, che richiederanno un intervento in tempi ristretti -se si vuole continuare a utilizzare l'anfiteatro per la rimanente parte della stagione estiva- che sicuramente comporterà un impegno economico non indifferente.
Quel che salta agli occhi con drammatica evidenza, è la necessità di custodire meglio il nuovo anfiteatro, esposto non sulu all'acqua e o' ventu e alle intemperie della natura ma soprattutto alle intemperanze figlie della stupidità e dell'ignoranza di chi cerca di mascherarle, nascondendole vigliaccamente nel buio della notte o, ancora peggio, ammantandole di buone maniere, di falsi sorrisi, dell'illusoria superficiale superiorità di chi ti dice (e lo pensa davvero): Ieu sugnu megghiu 'i tia!
E si capisci! A elementi come questi, 'a scienza nci nesci ri ricchi. Sunnu unu megghiu 'i 'n autru. Non hanno bisogno di cultura. Non sanno proprio che farsene! L'unico anfiteatro di loro conoscenza, massima espressione della loro cultura, che è consono al loro modo di agire, è quello di cui parla un celebre personaggio dei film anni '70.
Non sanno che farsene di uno strumento che sì, non sarà l'Arena di Verona o il teatro greco di Taormina, ma è una struttura che sicuramente può contribuire -e non poco- a instillare nella loro modesta quantità di materia cerebrale (peraltro in gran parte già andata a male) quella curiosità verso la cultura di cui invece dimostrano- compiendo atti del genere- di avere assolutamente bisogno, per combattere e debellare la mala pianta dell'ignoranza la quale, invece, continua a diffondersi peiu ra ramigna!
Pum!-Pum!
Passunu atri ddu' iorna e abbiamo notizia di atri ddu' botti. 'Sta vota, però, non sunnu né chiddhi ri pugili, né chiddhi ri vandali.
Sunnu botti chi hannu 'u rumuri e 'u sapuri ru chiumbu. Sunnu botti chi 'llordunu la strata di sangu.
Non ha nessuna importanza che i due giovani trovati cadavere in contrada Pacì fossero 'i fora paisi.
Quel che importa, purtroppo, è il dover constatare che non ci si ferma proprio davanti a niente, nemmeno davanti alla vita -che, per di più, deve in gran parte ancora essere vissuta- di altri esseri umani, pur di soddisfare un'ignobile sete di supremazia, pur di punire chissà mai quale "mancanza di rispetto".
Anche in questo caso, il messaggio che chi ha sparato ha voluto mandare, è chiaro: 'u facistu 'na vota, no' faciti cchiù!

In meno di una settimana, siam passati da due "botti" pugilistici, metaforici ma festosi, a due "botti" reali, di piombo e luttuosi.
E il piombo, ahimé è risaputo
, fa più rumore dei pugni.

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