26 maggio 2010

I SCECCHI BARDATI 'I CADORNA E I SCECCHI MODERNI

Il mese di maggio è il mese del giro d'Italia. In particolare, gli ultimi giorni dell'edizione  di quest'anno ci ha regalato e ci regaleranno ancora grandi emozioni, grazie soprattutto alle grandi montagne. In pochi giorni si sono scalati prima il Monte Grappa (1775 m s.l.m.) e poi lo Zoncolan (1730 m s.l.m.), la più dura salita del Friuli e una delle prime 10 d'Italia. A venire, venerdi prossimo, nella tappa che arriverà ad Aprica si scalerà il passo del Mortirolo (1854 m s.l.m.) e sabato il mitico tappone finale, con la cima più alta di quest'anno: il passo del Gavia, con i suoi 2618 metri s.l.m.
Sono tutte montagne storiche del nostro Giro, posti incantevoli cui si arriva attraverso stradine spesso strette e tortuose, con pendenze da capogiro, che uno, a vederli pensa: ma pirchì 'a ficiru 'sta 'strata?
Beh, nel caso del monte Grappa e dello Zoncolan, sono stradine realizzate nel corso della prima guerra mondiale (1918). A guardarle dall'alto sembrano disegnate da un computer di ultima generazione: le curve sono modellate sul terreno in una maniera così precisa che sembra quasi che il nastro stradale sia incollato solo temporaneamente, per permettere il passaggio dei corridori, e che verrà tolto via appena la carovana del giro sarà passata. 
I vari tornanti seguono il profilo naturale della montagna e, dall'alto, è possibile ammirare la perfezione con cui raccordano i tratti di strada a quota diversa.
Ma quale macchina ha consentito all'uomo di realizzare queste opere? Nessuna.
Queste vie di comunicazione sono state costruite nel 1918, quando i computer non erunu mancu nta menti 'i Ddiu, cu rispettu parrandu. 
Gli autori di queste opere d'arte dell'ingegneria stradale italiana sono stati...i scecchi bardati!
Sì, proprio loro, i simpatici asinelli, assurti per chissà quale motivo, a simbolo negativo. E invece no: erano loro a guidare letteralmente gli ingegneri che li cavalcavano e gli uomini del generale Cadorna, su per gli impervi versanti delle Alpi. 
Per sua disposizione naturale, infatti, 'u sceccu bardatu percorre i tratti di terreno che hanno pendenza costante, scegliendo quindi il percorso più agevole per superare dislivelli anche importanti, per di più trasportando pesi non indifferenti.
Questo scecchigno istinto naturale è divenuto poi base scientifica per la progettazione delle strade, grazie al cosiddetto "tracciolino".
Si andò avanti così fino agli anni '50. Poi le cose sono cambiate: grazie a Dio iammu tutti a' scola, ndi pigghiammu tutti nu pezzu 'i carta e, con l'avvento dei computer e delle macchine divintammu tutti archi di scienza.
Cusì, i scecchi 'i rassammu prima nte staddhi e poi li abbiamo mandati in pensione, spingendoli quasi all'estinzione. Ora abbiamo i satelliti, il GPS, i computer e le motopale, perché mai dovrebbe servirci nu sceccu bardatu?
Capita spesso però che la nostra sicurezza vacilli.
Vardati:
in questa foto scattata da Angela Gatto -una ragazza che si diverte facendo voli in parapendio e simili, volteggiando allegramente per l'aere scigghitanu- si vedono chiaramente (in basso a sinistra) i container posti a salvaguardia del traffico transitante sulla A3, dopo il crollo dell'enorme pezzo di roccia staccatosi dalla soprastante montagna che ne ha provocato la chiusura totale per diversi giorni.
La roccia s'è staccata -secondo i rilievi effettuati dagli esperti- circa 300 metri a monte rispetto all'autostrada.
Ma allora, ci siamo chiesti tutti, che collegamento può esserci tra l'autostrada e una parte di territorio impervio posto trecento metri più sopra? Elementare, Watson: 'na strada!
O, almeno, 'na speci di mulattera, quella appunto che si vede nella foto.
A dire il vero, qualcosa s'intravede anche nei particolari di queste foto:


Nelle immagini -in particolare nella seconda, tratta dal Centro Cartografico della Regione Calabria- tra gli alberi è possibile notare una sorta di W, la stessa che si vede nella prima foto. E' una strada sterrata che si diparte da una vecchia stradella che arrivava fin sotto al Piano di Bova, come visibile nella carta sotto

Gli stessi esperti hanno fin qui escluso che la frana sia stata dovuta a fenomeni naturali. Un dato che può confermarlo è il Piano di Assetto Idrogeologico: la zona interessata non è segnalata come a rischio frana, come visibile nella relativa cartografia:
Di chi la colpa? Non lo so, lo appureranno le autorità competenti che stanno conducendo le indagini.
Quello che so è che piuttosto che una volta esclusa la causa naturale, non rimane che una causa antropica, vali a diri, generata dall'intervento umano.
Ma l'uomo potrebbe, anzi dovrebbe ricordare che le macchine, i computer e tutti gli ausili e i mezzi che adopera, non agiscono in modo naturale ma obbediscono solo a dei comandi meccanici predefiniti e preimpostati sulla base di calcoli che, purtroppo, spesso non siamo più nemmeno in grado di verificare.
Voi pensatela pure come volete. Personalmente, preferirei che i sapientoni e i professoroni tuttologi dei nostri giorni prendessero esempio dagli ingegneri di un tempo e avessero l'umiltà e soprattutto l'intelligenza di affidarsi a nu sceccu bardatu, com' e tempi 'i  Cadorna, piuttosto che dimostrarsi nei fatti degli emeriti scecchi. Computerizzati magari, moderni quantu vuliti, ma scecchi.

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