16 marzo 2013

GLI ARTIFICIERI E LA DEMOCRAZIA DEL TELECOMANDO

Dopo lo tsunami del voto, che ha spazzato via la Seconda Repubblica -quella di chi ha rubato per riempirsi le tasche- si è avviato un processo di ringiovanimento della rappresentanza politica (M5S in testa) che lascia ben sperare.

In questi giorni non si sente che un coro: "Basta, andatevene a casa!" rivolto ai protagonisti della politica dell'ultimo ventennio e passa, paragonati a ragnatele difficili da distruggere.
A guidare il coro, gli elettori di M5S -circa un quarto del corpo elettorale che si è recato alle urne.
Ma c'è qualcosa che non mi quadra.
Se da un lato si vuole che "i vecchi" si facciano da parte, dall'altra gli esponenti del Movimento di Grillo hanno paura di rimanere "Triturati da meccanismi ben oliati e da persone senza scrupoli".
Loro sono nuovi, scontano l'ovvia inesperienza, ma il Parlamento non è la casa degli orrori né una tana lupi e M5S non è certo Cappuccetto Rosso.
Grillo è tutto tranne che ingenuo e i quasi 160 neo eletti appartenenti al suo Movimento sono -almeno per la maggior parte- ben capaci di decidere con la loro testa.

Nonostante ciò, sembrano smentire sé stessi e le loro intenzioni.

Hanno detto e ripetuto più volte -sostenuti anche da numerosi giornalisti "esperti" analisti politici- che i grillini sono stati eletti per esercitare una funzione di controllo. Ma, sono stati eletti al Parlamento o hanno vinto un concorso all'ENAV o nei Vigili Urbani?!

Hanno detto e continuano a dire: siamo dentro il Palazzo, faremo vedere sul web come funzionano le Commissioni parlamentari e come vengono spesi tempo e soldi.
Ai più potrà sembrare un'innovazione, in realtà non lo è per niente.
I Radicali lo fanno da quasi quarant'anni attraverso Radio Radicale e anche oggi sul web attraverso il loro sito internet; la Rai ha un canale dedicato; in tv, Camera e Senato trasmettono le sedute d'aula su loro canali specifici da anni. Se uno vuole informarsi nello specifico sulla vita delle Istituzioni, i canali non mancano di certo, e da parecchio anche.

Richiesti di una condivisione di parti di un programma che consenta di poter governare, hanno risposto sdegnati: "Legittimare chi ci ha portato allo sfascio? La patata bollente è la loro!" cioè di PD e PDL, compreso Monti.
Guidati da questa convinzione, dichiarano perciò convinti di "Astenersi sulla fiducia al Governo e sostenere solo le leggi [da loro -ndr] condivisibili".

Viene dunque naturale chiedersi: come pensano di realizzare il loro programma?

Lasciando la patata bollente in mano a coloro che l'hanno gestita negli ultimi vent'anni, contraddicendo in maniera clamorosa quello che è il loro intento (sbarazzarsi dei protagonisti della vecchia politica e del cattivo modo di farla) e tradendo la fiducia che hanno avuto dagli italiani?
In quest'ottica, hanno dichiarato che gli starebbe bene un Governo PD-PDL (praticamente la riproposizione della grande alleanza guidata da Monti, caduta al primo "dispetto").
E' un atteggiamento che ritengo vigliacco. Fate voi -dicono- noi non vogliamo sporcarci le mani, non vogliamo "contaminarci" con gli inciuci della politica sporca.
Sotto questa immagine pura, immacolata e da falsi innovatori, si nasconde il realtà il trucco, il grande bluff da cui Grillo spera di trarne ancora maggior vantaggio: lasciamo fare a loro, noi staremo lì a controllare. E se non ci approvano le proposte che portiamo avanti, li sbeffeggeremo davanti alla Nazione intera costringendoli a dimettersi e a scappare.
La voglia di sbeffeggiare c'è tutta. Si vede che i neo eletti "cittadini" muoiono dalla voglia di farsi guidare in Parlamento da Grillo in versione Nelson Muntz -il personaggio de “I Simpson” che è il capo dei bulli della scuola elementare di Springfield.

Secondo il piano strategico che Grillo ha dato al suo Movimento, si dovrebbe andare al voto e M5S spera così di ottenere non il 25% ma il 50% dei voti e quindi di poter governare da solo.
Un disegno che si va chiarendo ogni giorno che passa, ma che gli altri non saranno certo disposti a far avverare.

Nel M5S non siamo certo ai livelli obbrobriosi dei Razzi e degli Scilipoti che tutti abbiamo criticato, salvo poi ritrovarceli seduti ancora lì sulle loro poltrone, ci sono giovani preparati. Ma è proprio per questo che non capisco perché nessuno di loro abbia minimamente reagito all'affermazione perentoria del Grillo capo: "Farete quel che dico io!".
Molti l'hanno paragonato ai dittatori. Non condivido queste affermazioni sicuramente esagerate. Di destra o di sinistra, poco importa, la dittatura non ha colore politico, ma fa del colore politico un pretesto, svilendone e annullandone il significato.

Piuttosto, questo modo di fare mi ha richiamato alla mente Giucas Casella, il noto personaggio televisivo che ha fatto la sua fortuna sfruttando le sue capacità di "mago", di suggestione del pubblico e di ipnotizzatore. Tutte qualità che rivedo in questi giorni: gli aderenti al M5S e gran parte dell'opinione pubblica influente -che non ha certo tardato a salire sul carro del vero vincitore di queste elezioni- sembrano sotto ipnosi. Sono finiti dentro qualcosa più grande di loro e non riescono a rendersene conto.
Raccogliere il malcontento e la voglia di cambiamento che è venuta dal Paese è una cosa -relativamente facile se si hanno le capacità che Grillo ha dimostrato di avere.
Trasformare il consenso e le aspettative in atti concreti è tutt'altra cosa, soprattutto se si vuol far finta di disconoscere quelli che sono i meccanismi costituzionali - di certo non immutabili- che reggono la nostra democrazia.

Nelle intenzioni di Grillo, M5S dovrebbe restituire lo Stato ai cittadini -così come vogliono essere chiamati deputati e senatori del Movimento- cioè potere al popolo, in una interpretazione strettamente terminologica della parola "democrazia" (deriva dal greco démos: popolo e cràtos: potere).
Ma il vero significato, conforme all'etimologia della parola "democrazia", è quello di "governo del popolo". Si tratta cioè non di un potere fine a sé stesso, ma di un potere che permetta al popolo di governarsi all'interno di uno Stato, regolando la propria sovranità, cioè l'insieme dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), con le forme e i limiti previsti dalla Costituzione.
Dunque, se M5S è un movimento democratico, come Grillo afferma, la sua azione rinnovatrice deve passare attraverso le Istituzioni.
Non c'è nessun "inciucio" da fare. Se lui e il suo Movimento incarnano il miglioramento del modo di fare politica, una politica onesta e che serva all'Italia, non possono, non devono aver paura di tirarsi su le maniche e mettersi a lavorare seriamente, all'interno delle Istituzioni, come hanno dimostrato di saper fare per esempio in Sicilia, fin qui con apprezzabili risultati.

Devono comprendere però che il Parlamento non è la televisione di casa (elettrodomestico di cui Grillo ha piena padronanza).
I bottoni per votare SI o NO in Parlamento non sono i tasti di un telecomando con il quale Grillo può far cambiare canale ai suoi ogni volta che un programma non piace.

In questo modo, come faceva notare Vittorio Sgarbi, quelli del suo Movimento saranno come Ambra Angiolini agli ordini di Buoncompagni ai tempi di “Non è la Rai”.

Più che controllori delle regole –come pretendono di essere, hanno dimostrato fin qui di essere regolarmente controllati dal “remote control” di Grillo-Casaleggio.

Dicano, cos'è meglio: cambiare canale ogni volta che il programma non piace? o piuttosto contribuire a scriverlo quel programma, nel modo in cui si ritiene più giusto e in maniera tale che sia condivisibile anche dall'altro pubblico?

Con il dovuto rispetto per chi ha vissuto quei giorni ben più drammatici, l'Italia è in condizioni simili a quelle in cui si è trovata subito dopo la Seconda Guerra Mondiale: bisogna ricostruire, non le Istituzioni (quelle ci sono già, per chi intende riconoscerle) ma la fiducia nelle Istituzioni, impresa di certo non meno ardua.
Ma bisogna prestare massima attenzione: ci sono ancora tanti ordigni disseminati lungo questo percorso tortuoso, pronti a saltare al minimo errore, perciò è necessario disinnescarli.
Oggi, come sessantacinque anni fa, non basta il lavoro degli artificieri, ovvero gli specialisti della politica, ma ognuno è chiamato a dare una mano, a dare il proprio contributo per togliere di mezzo la distruzione derivante dalla demolizione di ogni regola morale (di nuovo, e in forma ancora più grave, dopo vent'anni) e favorire la ricostruzione dell'orgoglio civile italiano, ferito gravemente ma ancora vivo.

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