02 febbraio 2014

LA VOCE FUORI CAMPO

Ma che film la vita” cantavano i Nomadi. Sì, la vita è un film di cui non siamo i registi. A ognuno è assegnata una parte specifica, anche se a molti di parti piace recitarne più d’una, non perché sia di bravura polivalente, ma solo per convenienza.

C’è chi è nato per fare l’attore protagonista; chi per fare l’attore non-protagonista; c’è chi è nato pe fare il caratterista, chi, invece, la semplice comparsa. Tutti hanno un ruolo, un copione da recitare e da rispettare (anche se a volte qualcuno crede di poterlo fare ‘a soggetto’). Tappe standard da affrontare, chi più, chi meno velocemente. Tappe che tutte insieme costituiscono il giro della vita, la trama del film di cui sono parte, dove la fine coincide con l’inizio.

Ma c’è chi nel film appare e scompare, una luce che si accende solo quando serve, poi si spegne, anonima.

E’ la voce fuori campo, la didascalia, quella che descrive il film degli altri: ne scandisce i passaggi, le tappe; ne esalta le caratteristiche; ne sottolinea i momenti importanti. La voce fuori campo si sente poco; la didascalia si vede un attimo, molte volte la si vede ma non la si guarda oppure, nel migliore dei casi, la si legge distrattamente e quasi mai fino alla fine.

Nessuno, seguendo la trama del film, si chiede mai che fine abbia fatto, di che vita viva la didascalia, la voce fuori campo. Nessuno si chiede se quella scritta, quella voce, in realtà abbia una vita propria o semplicemente vive perché a vivere davvero sono i personaggi che descrive, che racconta.

Me lo sono chiesto. Me lo chiedo, e la risposta credo di conoscerla.

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