Altra settimana di guerra a Gaza. Il bilancio dei morti, al momento in cui scrivo ha superato quota 1000: più dell'80% sono civili e, tra essi, buona parte sono bambini e donne. Ma i morti di Gaza non sono numeri, sono esseri umani con le loro storie personali. Questo, purtroppo, sembra non interessare a nessuno.
Gaza è una terra profondamente ferita, mutilata, così come lo era già nel 1956, quando lo scrittore palestinese Ghassan Kanafani scrisse la “Lettera da Gaza”, nella quale invitava un suo amico a tornare in quella città martoriata, allora come oggi, tra le macerie, per imparare da tutti questi lutti e questo dolore “che cosa è la vita e cosa il valore dell’esistenza.”
E’ stata una settimana di notti quasi insonni, a leggere e vedere immagini impressionanti provenienti dalla Palestina. In una di queste notti insonni per questa estate di fuoco su Gaza, esattamente lunedi 21 Luglio, mi è capitato di imbattermi su twitter in un tale di nome Joseph (Joe) M Ryan.
Sul suo profilo campeggiano: sullo sfondo, la foto dell'ex Presidente U.S.A. Ronald Reagan e della moglie, con tanto di bacio alla bandiera; a fianco, la foto di lui -un signore sui 65/70 anni- che abbraccia il figlio Jason, sergente dello Stato Maggiore dell'esercito statunitense, di cui si dichiara essere padre orgoglioso.
Nella sua contraddittoria biografia, il Sig. Ryan dichiara di essere: a favore della vita, del secondo emendamento -quello che garantisce il diritto di possedere armi- nonché di essere membro della NRA (National Rifle Association, organizzazione no-profit il cui scopo dichiarato è difendere la costituzione degli Stati uniti, in particolare con le armi), membro del Tea Party di Sarah Palin (conservatori di estrema destra) e, infine, cristiano.
Cosa mi ha fatto entrare in contatto con una persona delle cui convinzioni e appartenenze non condivido nulla, a parte l'essere cristiano?
Semplicemente la sua convinzione, affermata pubblicamente, che “Dio sarà sempre dalla parte di Israele”, frase accompagnata da una sfilza di piccole bandierine a stelle e strisce, alternate a quelle con la stella di Davide.
Ne è scaturito il dialogo che segue:
- Io: “Dio non può stare con nessuno (israeliano o palestinese) che bombardi o uccida altra gente”
- Mr. Ryan risponde mostrando una lista di “torti” subiti da Israele ad opera di Hamas: il 15 Luglio abbiamo sospeso i bombardamenti su Gaza per 6 ore, nello stesso tempo Hamas ha sparato 50 missili contro Israele; 17 Luglio: abbiamo aderito alla richiesta delle Nazioni Unite per una finestra umanitaria a gaza. Hamas ha continuato a sparare da Gaza; 20 Luglio: abbiamo aderito alla richiesta della Croce Rossa di un cessate il fuoco a Shuja'iya. Hamas ha continuato a sparare da Shuja'iya.- Io: “Il popolo palestinese non sono tutti Hamas! Se continuate a bombardarli, il vostro UNICO risultato sarà più odio.”
- Mr. Ryan: “Hanno eletto Hamas come loro governo. Raccolgono ciò che seminano.”
- Io: “Perché non sostenete la politica dei partiti palestinesi “buoni”, invece di bombardare tutti quanti nella trappola a cielo aperto chiamata Gaza?”
- Mr. Ryan: “Israele sta solo difendendo i suoi cittadini, dov'è stato il clamore quando succedevano queste atrocità?...” Segue foto-elenco di atrocità commesse in Turchia,Egitto, Libia, Iran, Afghanistan, Sudan del Sud, Siria, Pakistan e Nigeria. La conclusione del manifesto-propaganda è agghiacciante: protestate solo per Gaza, allora non siete a favore dei diritti umani, siete solo contro Israele.
- Io: “Forse perché questo conflitto sta suscitando clamore nel mondo da 65 anni! Non è una questione di “sei con me o sei contro di me”....”
Mr. Ryan: “No è un problema di con o contro e se il mondo nel 1948 avesse preso posizione contro l'attacco a Israele non saremmo a questo punto oggi...E comunque Israele non ha mai cominciato queste guerre...” Segue foto di Golda Meir, con sopra riportata questa citazione:
“Possiamo perdonare gli arabi perché hanno ucciso i nostri bambini. Non possiamo perdonarli perché ci costringono a uccidere i loro bambini. Avremo pace con gli arabi solo quando ameranno i loro bambini più di quanto ci odiano.”
- Io: “Ma qualcuno (più di uno) in Israele non sembra pensarla allo stesso modo. Come spiega questo eccesso di difesa?”
- Mr. Ryan: “Si chiamano Sinistra o Pacifisti, entrambi sono mortali per la libertà. Per quanto tempo tollereresti i missili sparati contro di te e la tua famiglia ?”
- Io: “Dall'altra parte, i palestinesi potrebbero chiedere: per quanto ancora tollereresti i bombardamenti e la distruzione degli ospedali? Perciò, fermate la guerra!”
Non ha replicato oltre. Non poteva, le sue limitate convinzioni guerrafondaie, manifestamente ostentate con fierezza e a forza di slogan preconfezionati, glielo hanno impedito. Per lui, solo un pacifista di sinistra, quindi mortale per la libertà di tutti coloro che la pensano al suo stesso modo.
Nei giorni e nelle notti seguenti, Israele ha proseguito i bombardamenti, prendendo di mira ospedali, le moschee, le scuole. L'ultimo rifugio per la popolazione sono le chiese cattoliche, tre, presenti nella Striscia. La propaganda dell’esercito israeliano, nelle cui fila ci sono stati più di trenta morti, recita il suo copione e avverte: “Usiamo le armi per proteggere i civili israeliani. Hamas usa i civili di Gaza per proteggere le sue armi”. Altro che "Bordo protettivo"! È sempre più operazione "Striscia pulita"
Mohammed Omer, giovane giornalista di Gaza, che scrive anche sui maggiori giornali americani come Washington Post e New York Times, twitta: “Ci stiamo abituando a questi bombardamenti aerei. Fanno paura, ma non c'è altra opzione, tranne che essere uccisi".
Mentre qui in terra proseguono i bombardamenti, nonostante si susseguano gli appelli alla tregua e le iniziative per chiedere un embargo militare ad Israele, il 23 Luglio ai media giunge un'immagine dallo spazio, postata da Alexander Gerst, astronauta tedesco della Stazione Spaziale Internazionale.
Si vede una zona della Terra illuminata a giorno da quelli che sembrano fuochi artificiali dorati, come quelli che siamo abituati a vedere nelle nostre feste patronali. Ma non è niente di allegro: sono le luci delle esplosioni e degli incendi causati dai bombardamenti su Gaza. Da lassù, non si distinguono confini, muri, non ci sono distinzioni. E' solo la Terra, un unico grande pianeta, dove non ci sono distinzioni tra ebrei, arabi o chiunque altro. Così è la Terra vista dallo spazio, il punto di vista di Dio.
E invece cadono le bombe. In quelle esplose a Gaza sono stati trovati chiodi con la punta filettata, tagliente, per fare ancora più danni alle persone colpite. E' pura tecnica terroristica!
In questo atto di guerra, le vittime innocenti sono soprattutto i bambini palestinesi (secondo l'ultimo bollettino ufficiale 215 sono morti, centinaia sono feriti). I bambini non sono terroristi o danni collaterali, sono il futuro di un popolo, e lo stanno uccidendo!
Chissà cosa sarebbero potuti diventare quei bambini uccisi in maniera così atroce...Medici, ingegneri, scrittori, poeti, avvocati, scienziati....
E' a questo che ho pensato ieri, quando, per caso, mi sono ritrovato sul lungomare, a condividere l'ombra di una piccola palma con un ragazzo.
E' vestito bene, pantaloni lunghi e camicia con le maniche lunghe con i polsini abbottonati nonostante il caldo e un piccolo zainetto sulle spalle. E' un po' più alto di me, più robusto, ha la pelle scura, ambrata, delle terre d'oriente. Lo guardo, sembra stanco, assonnato, ha gli occhi stretti come due fessure, si stiracchia un po', come un gatto. Cominciamo a parlare e, parlando, gli occhi tornano ad assumere dimensioni normali: viene dal Pakistan, ma studia all'università di Cosenza, biologia e lingua italiana, che parla già più che bene; mi racconta che ha uno zio e un cugino che vivono in Calabria da qualche anno, a Gioia Tauro e gli hanno consigliato di venire a proseguire gli studi in Italia, qui da noi. Ha voglia di parlare, mi dice che un suo amico gli ha chiesto una mano in questi due mesi per vendere bigiotteria in giro per i lidi. Così, prende il treno da Gioia Tauro e viene fino a Scilla, Bagnara, Villa San Giovanni o Reggio. Ogni sera, a fine giornata, fa il percorso inverso. Si lamenta -da vero commerciante- delle poche presenze nei lidi nonostante la stagione oramai inoltrata e sorride. Ha lo sguardo intelligente, mi chiede quanti anni ho, e quanti ne do io a lui: dico ventidue/ventitre, invece ne ha venti. Sembra più grande, forse per via della barbetta leggermente lunga, o più probabilmente perché vive già da uomo.
Mi saluta con un sorriso e con una stretta di mano prolungata, forse umile segno di riconoscenza per quel po' d'attenzione ricevuta: buona giornata! Solo allora mi rendo conto di non avergli chiesto come si chiama, ma non fa niente, ci vedremo in giro.
Mentre mi allontano, in direzione opposta alla sua, un pensiero mi assale: chissà se qualcuno di quei bimbi morti a Gaza sarebbe venuto a studiare qui da noi? Chissà se, tra dieci o vent'anni, l'avrei potuto incontrare in un giorno di fine luglio, sulla spiaggia di Scilla, illuminata dal sole? Chissà...Resteranno domande senza risposta le mie. Perché a Gaza, tanti bambini come i bimbi che giocavano su una spiaggia illuminata dallo stesso sole che faceva brillare il mare di Scilla, non ci sono più. Si rincorrevano e si nascondevano, in una versione da Striscia di Gaza del nostro nascondino: giocavano a “israeliani e palestinesi”, i cowboys e gli indiani dei nostri tempi.
Ma né loro né gli altri bambini innocenti hanno avuto il tempo di accorgersi che il loro gioco si è trasformato, in un attimo, nella più tragica delle realtà. Parafrasando José Saramago, l’Erode israeliano non ha voluto aspettare che quegli innocenti bimbi palestinesi crescessero, per non restare con questo peso sulla coscienza e ha sovraccaricato di angeli il cielo di Gaza.