E' già
passato un mese dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina. In tutto questo
tempo non ho voluto scrivere più. Cosa c'è di più insensato della guerra? Non
ha senso scrivere di qualcosa che non ha senso, sarebbero parole inutili.
Di
parole, bastano quelle dei resoconti di guerra quotidiani degli inviati dei
giornali e/o di radio e tv, a raccontare frammenti di esistenza rubati alla
vita di gente che si è dovuta rintanare negli scantinati o nella metropolitana;
di gente, quella di Mariupol (città nel sud dell'Ucraina, meta
turistico-balneare dei ricchi russi), si è ridotta a bere l'acqua dei
termosifoni, in attesa di un corridoio utile per riuscire a lasciare quel
mucchio di macerie che prima erano la sua città.
I
russi, da parte loro, continuano a morire come mosche. In un mese di guerra,
secondo le stime più prudenti e al netto della propaganda dei due contendenti,
sono morti quasi la metà dei soldati morti in vent'anni di occupazione in
Afghanistan.
Hanno
la "Z" stampata sui carri armati e sui mezzi di trasporto. Non è una
lettera dell'alfabeto cirillico, la "Z" era il simbolo della 4a
Divisione Granatieri Panzer della Polizia delle SS.
Un
certo Vladlen Tatarsky ha scritto sul canale Telegram della Guardia Nazionale
russa:
<<Rappresento una delle istituzioni di esperti forensi
in Russia, mi occupo del profilo del contrasto all'estremismo (soprattutto
radicale di destra) e al terrorismo. Vedo che nella zona dell'operazione
speciale sono rilevanti le misure di filtrazione relative all'ispezione per la
presenza di simboli nazisti. Apparentemente, i riservisti del NM DPR potrebbero
avere difficoltà oggettive nell'identificare i simboli nazisti, che potrebbero
influire negativamente sul risultato. In qualità di esperto in questo campo,
sono pronto a fornire qualsiasi consulenza e assistenza metodologica a distanza
completa in materia di denazificazione e riconoscimento delle manifestazioni
corrispondenti. Chiedo che i canali di comunicazione disponibili portino
all'attenzione del personale addetto alle misure di filtrazione e all'ispezione
visiva delle persone questa tabella di simboli delle divisioni SS [la "Z" è il quarto simbolo da sinistra -n.d.r.]
nel formato più conciso (su 1 foglio, conveniente per
la distribuzione). La stragrande maggioranza dei simboli è usata dai
battaglioni nazionali.>>
Per la
propaganda putiniana, è un'operazione speciale per denazificare l'Ucraina. Per
farlo, le sue truppe -composte in gran numero da giovani militari di leva
portati in suolo ucraino con l'inganno- utilizzano il simbolo e i sistemi
-stando alle testimonianze di diverse fonti sul campo- della polizia delle SS.
Danno la caccia ai nazisti, mostrandosi e comportandosi da nazisti, bombardando
i sacrari eretti in memoria delle vittime del nazismo.
La
ragione della guerra, in verità, è essenzialmente la stupidità di Putin, come
ha detto il filosofo israeliano Yuval Noah Harari: <<Il regime di Putin usa la ricchezza
del suo paese per finanziare la sua macchina da guerra, non il benessere del
suo popolo. E' una cosa stupida.>>
"Luntanu ri storti!", diceva sempre mia
nonna. Lo avranno detto anche le nonne dei tanti, giornalisti, informatici, ma
anche tecnocrati e militari, che in questi giorni stanno lasciando la Russia.
Lo avranno detto anche le nonne di quei soldati russi che in Ucraina hanno
ucciso il loro comandante, reo di mandarli incontro a morte sicura.
Dall'altro
lato l'Ucraina, tra i primi paesi d'Europa dal punto di vista economico per la
produzione agricola, anch'essa messa in serio pericolo dal conflitto in corso.
Lo ha
raccontato in modo mirabile lo scrittore e giornalista triestino Paolo Rumiz,
narrando dell'anima contadina e della forza delle donne dell'Est, in un
bellissimo articolo pubblicato sul numero di Robinson di ieri, che invito tutti
a leggere.
Scrive
Rumiz. <<E' come se i viaggi a Est
fossero soprattutto viaggi nel tempo. Non in un mondo "altro", ma
alle fondamenta del nostro, un'escursione onirica nelle radici contadine
perdute della nostra parte d'Europa. Luoghi dove gli occhi e le rughe raccontano
ancora storie e le facce non sono ancora spianate dal benessere.>>
Putin,
aggiunge Rumiz <<….rischia di portare il
suo paese alla rovina finale con una guerra che non gli ridarà affatto Kiev, la
città-madre dove mille anni fa nacque la Russia cristiana, ma la allontanerà
definitivamente da sé. Farà come il serbo Milosevic che, attaccando la Croazia,
l'ha legittimata come nazione. Peggio, finirà per farsi battere dal
protagonista di una serie tv. E io non vorrei essere un Putin sconfitto a quel
modo, seduto sulla sua valigetta dell'atomica, solo con i suoi pretoriani in un
paese immenso e spopolato, che il formicaio cinese non vede l'ora di far suo.
Se ciò accadrà, ci accorgeremo troppo tardi che
eravamo figli della stessa madre e che la Russia era Europa a tutti gli
effetti. Parte di un'Europa che, anche nel mito greco, è fino a prova contraria
una donna che viene da Est. I Greci chiamavano "Europa" lo spazio a
Nord dell'Egeo e poi i Latini estesero il concetto a tutto il nord del
Mediterraneo.>>
Rumiz
conclude: <<Se avessimo dei leader capaci
di intendere questa fratellanza e se l'Unione stellata avesse un soprassalto
identitario all'altezza dei padri fondatori, capiremmo che è proprio questa
l'ultima occasione per incontrare…la parte migliore di uno smisurato paese che
ha sofferto come pochi e oggi rischia di ricadere nel gelo stalinista,
infliggendo sofferenza ai fratelli slavi e al mondo intero. Che l'Europa sia
consapevole delle sue origini, e si comporti come tale.>>
Il problema è che non sappiamo fino a che punto ne sia consapevole anche Putin.