11 febbraio 2007

CINEMA A PORTE CHIUSE

  • Mi ha fatto un certo effetto vedere una partita senza pubblico. Mi ha riportato alla mente uno storico Verona-Juventus di coppa campioni, disputato a spalti deserti circa 22 anni fa.
  • Oggi, come allora, ho avuto la sensazione di assistere a qualcosa di forzato. Si è giocato ugualmente, anche senza pubblico, perché lo spettacolo deve andare avanti; perché "perdere" un'altra settimana di tempo avrebbe comportato problemi nel trovare poi altre date libere in cui recuperare, considerato che il calendario internazionale è piuttosto fitto di appuntamenti.
  • E allora si è giocato. Qualche società (vedi Milan), ha fatto i salti mortali e in un paio di giorni ha recuperato un lassismo di anni, solo per accontentare i suoi tifosi, così che potessero vedere il nuovo arrivato Ronaldo.
  • Questo la dice lunga sul fatto che molte "parrasìe" e discorsi a vuoto fatti in questi giorni dai presidenti delle squadre, si sarebbero potuti certamente evitare, così come quello che è successo la settimana scorsa.
  • Se dobbiamo considerare il calcio uno spettacolo, è evidente che esso si svolge sul palcoscenico stadio. Ora, tutti sanno che se un teatro o un cinema -proprio per la loro particolare destinazione- non rispettano i requisiti di sicurezza previsti dalla legge, non possono essere aperti.
  • Senza andare troppo lontano, prendiamo ad esempio il caso Reggio Calabria. Ricordo che proprio per mancati adeguamenti alle nuove norme in materia, qualche anno fa è stato chiuso il cinema Margherita (oggi riconvertito ad altra attività).
  • Ricordo pure che il rinnovato teatro Cilea, seppur completamente ultimato nelle sue parti strutturali, è rimasto poi chiuso a lungo, in attesa che i vigili del fuoco certificassero secondo le norme il sipario tagliafuoco.
  • In ultimo, ricordo che solo fino a pochi anni fa, la Reggina ha potuto disputare le partite casalinghe allo stadio Granillo, solo grazie al fatto che l'allora sindaco Falcomatà si assunse la responsabilità in prima persona, poiché lo stesso stadio non rispettava i normali requisiti di sicurezzza.
  • Perciò, se dopo quello che è successo, s'intende veramente cambiare sistema, sarebbe stato logico non giocare in tutti quegli stadi non ancora a norma. Gli indubbi danni economici (nonostante la provvidenziale manna dei diritti televisivi) avrebbe certamente spinto i presidenti ad aprire gli occhi (che hanno tenuto chiusi per un bel po') e muoversi in maniera più celere per la definitiva regolarizzazione dei palcoscenici dove si esibiscono ogni domenica i loro giocatori, cosa che hanno dimostrato di saper fare, una volta messi con le spalle al muro e davanti alle loro responsabilità. Noi sportivi, saremmo senz'altro sopravvissuti lo stesso.
  • Disputare le partite a porte chiuse (escludendo il caso particolare di Messina-Catania, perché il San Filippo sarebbe stato già a norma), non ha giovato e non giova a nessuno: ai presidenti perché non guadagnano quanto potrebbero; ai tifosi e agli sportivi perché privati di qualcosa cui hanno diritto; agli stessi giocatori, che si sono impegnati come gli attori quando fanno le prove, davanti a file di sedie vuote.
  • Sì, è stato proprio come aver proiettato un film -in qualche caso anche bello- ma in un cinema vuoto.

1 commento:

T@to ha detto...

...compa, scusa la 'gnoranza.. ma la storia dei 'ritornelli' non era vecchia (vedi decreto Pisanu)..com'è che in due anni non ci sono rinisciuti... e ambece hanno risolto tutto in 2 jorna?...MISTERO!